By Asia News
"L'Iraq è
ancora in balia di terroristi stranieri, non vi è sicurezza. Gli estremisti al
soldo di Paesi stranieri sfruttano l'instabilità per impedire alla popolazione
impegnata nella politica di ricostruire il Paese". E' quanto afferma ad
AsiaNews mons. Rabban al-Qas,
arcivescovo caldeo della diocesi di Amadiyah-Zakho, in
occasione dei recenti attentati e attacchi mirati contro politici cristiani avvenuti
a Baghdad e Kirkuk. Per il prelato, in tutto il Paese, soprattutto nella
capitale, la situazione è drammatica: "Il clima di terrore colpisce tutta la
popolazione cristiana e musulmana, sunniti e sciiti. Chi tenta di portare
avanti un dialogo viene colpito".
Fra il 20 e il 21 settembre, due violenti attentati hanno causato nella
sola Baghdad quasi 80 morti. Il primo ha colpito una moschea sunnita a Samarra,
a pochi chilometri dalla capitale. L'esplosione ha fatto 18 morti e 21 feriti.
Il secondo si verificato a Sadr City (nord di Baghdad) durante un funerale
della locale comunità sciita. Due ordigni sono esplosi in mezzo al corteo, uccidendo
73 persone e ferendone in modo grave almeno 200. Un attentato contro un
politico cristiano è avvenuto invece a Rafidayn, nella provincia di Kirkuk
(Kurdistan), dove terroristi hanno fatto esplodere l'appartamento di Emad
Youhanna, parlamentare cristiano membro dell'Assyrian Democratic Party. L'attacco non ha fatto vittime, ma ha
ferito circa 50 persone. Secondo le autorità i responsabili potrebbero essere
legati ai partiti di opposizione islamici che si oppongono alle politiche di
Mas'ud Barzani, presidente della regione e leader del partito democratico kurdo
(Dkp), grande sostenitore delle recenti elezioni regionali, che hanno permesso
a molti cristiani di lanciarsi in modo attivo nella politica locale.
Mons. Rabban spiega che chi vuole l'instabilità dell'Iraq "sono gruppi
islamisti di nazionalità straniera. I loro obiettivi sono soprattutto politici
e leader religiosi. Le loro azioni servono per scatenare il caos fra le
comunità". Il prelato spiega che "molti esponenti dei partiti di governo e
opposizione organizzano da mesi incontri per cercare una soluzione alla decennale
crisi irachena". L'ultimo è avvenuto di recente nella capitale e ha raccolto
tutti i rappresentanti delle comunità religiose ed etniche residenti in città e
provincia. Anche la Chiesa, su iniziativa del patriarca caldeo Mar Raphael I
Sako ha dato il via a una serie di incontri con i politici cristiani per
cercare un'agenda comune e unita per difendere i diritti delle minoranze e lavorare
per il bene del Paese.
Per mons. Rabban, gli islamisti ostacolano proprio questi tentativi di
riconciliazione portati soprattutto grazie ai cristiani: "I terroristi stanno
facendo di tutto per costringere la popolazione cristiana ad abbandonare l'Iraq.
Occorre proteggerli, dare loro una ragione per non fuggire. La presenza dei
cristiani in Iraq è fondamentale, la loro testimonianza di fede, di pace e
riconciliazione è un faro per la popolazione musulmana, che si è ormai
polarizzata".