By Asia News
di P. Albert Zarazeer, responsabile
delle comunicazioni del Patriarcato Caldeo
I martiri nella tradizione cristiana d'Oriente hanno un ruolo di primo piano e "le loro reliquie" sono "tesori preziosi" che rafforzano la fede. Essi rappresentano anche una "eredità spirituale viva" che apre le porte "alla vita e al futuro".
È quanto ha sottolineato il Patriarca Caldeo Mar Louis Raphael I Sako, durante l'omelia della messa celebrata ieri nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad.
Nello stesso giorno in cui papa Francesco ha lanciato un appello a favore dei martiri perseguitati nel mondo, ai quali augura di sentire "il conforto di Gesù Risorto", Il Patriarca ha voluto recarsi "di sua iniziativa" nel luogo simbolo della violenza estremista islamica in Iraq. Il 31 ottobre del 2010 l'edificio è stato attaccato da un commando legato ad al Qaeda, che ha compiuto una vera e propria carneficina: oltre 50 morti, fra i quali due giovani sacerdoti, e decine di feriti. Per i moltissimi fedeli presenti alla messa di ieri, presieduta da Sua Beatitudine assieme a un gruppo di sacerdoti è un gesto ecumenico carico di "speranza".
I martiri nella tradizione cristiana d'Oriente hanno un ruolo di primo piano e "le loro reliquie" sono "tesori preziosi" che rafforzano la fede. Essi rappresentano anche una "eredità spirituale viva" che apre le porte "alla vita e al futuro".
È quanto ha sottolineato il Patriarca Caldeo Mar Louis Raphael I Sako, durante l'omelia della messa celebrata ieri nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad.
Nello stesso giorno in cui papa Francesco ha lanciato un appello a favore dei martiri perseguitati nel mondo, ai quali augura di sentire "il conforto di Gesù Risorto", Il Patriarca ha voluto recarsi "di sua iniziativa" nel luogo simbolo della violenza estremista islamica in Iraq. Il 31 ottobre del 2010 l'edificio è stato attaccato da un commando legato ad al Qaeda, che ha compiuto una vera e propria carneficina: oltre 50 morti, fra i quali due giovani sacerdoti, e decine di feriti. Per i moltissimi fedeli presenti alla messa di ieri, presieduta da Sua Beatitudine assieme a un gruppo di sacerdoti è un gesto ecumenico carico di "speranza".
Il Patriarca ha iniziato l'omelia spiegando il senso del suo
"pellegrinaggio" alla chiesa dei martiri: "Vengo come pellegrino alla vostra
cattedrale - ha sottolineato Mar Louis Raphael I Sako - la cattedrale gloriosa
dei martiri, all'inizio del mio servizio patriarcale a Baghdad". Di seguito
ha voluto ringraziare "sua eccellenza Mar Yousif Abba", arcivescovo siro-cattolico
della capitale irakena, che definisce "fratello ed amico di studi nel seminario
di Mosul, per permettermi di fare questo cammino in tutte le sue dimensioni
spirituali". "Conosco alcuni martiri della strage - ha aggiunto Mar Sako -
soprattutto i due giovani sacerdoti, Tahir e Waseem, che hanno dato un ottimo
esempio di servizio e sacrificio" per la Chiesa.
Sua Beatitudine ha quindi evidenziato dopo il ruolo dei
martiri nella tradizione orientale: "Nella tradizione delle chiese orientali -
ha detto - i martiri hanno un ruolo illustre, nelle preghiere e nei santuari del
nostro paese". "Cantiamo, nella lode e nei vespri di ogni giorno, per il loro
coraggio, visitiamo le loro reliquie per ricevere la benedizione, perché esse
sono 'tesori preziosi', come canta il rito caldeo. I martiri rappresentano un'eredità
spirituale viva che ci apre nuove porte alla vita e al futuro".
Nell'omelia del Patriarca vi è poi il richiamo a
Tertulliano, teologo del terzo secolo d.C., che parlando dei martiri sottolinea
che "il loro sangue è seme di una vita nuova". "Nonostante la violenza che non è
fonte di gloria agli occhi di Dio e non rende onore all'uomo - afferma sua
Beatitudine - questi martiri rimangono al vertice dei valori religiosi, come emblemi
di pace, amore, servizio e sacrificio. Sono per noi segno di speranza della
vita eterna. Con loro entriamo nel Mistero Pasquale, cioè quello della
risurrezione di Cristo. Come non separiamo la morte di Cristo dalla sua
risurrezione, così non separiamo la morte dalla risurrezione del martire".
Mar Louis Raphael I Sako ha concluso la sua omelia
incoraggiando i fedeli a seguire i passi dei martiri nel cammino pasquale: "Questo
non deve avvenire a livello personale, ma come comunità e Chiesa che cammina in
un percorso pasquale. Il nostro popolo deve vincere la paura e riprendere la
forza per camminare verso la pace e la prosperità. La nostra Chiesa, quella
irachena in modo particolare, è marchiata con il segno pasquale. Non è degno
che si chiuda a se stessa, nelle sue difficoltà, ma deve capire - ha concluso
il Patriarca - che è invitata dalla sua coscienza a cambiare la realtà e le
sofferenze alla luce della Pasqua, della vita e del rinnovamento, con un
impegno totale".