"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 aprile 2013

Christianity in Iraq. X Seminar Day in London

By Baghdadhope*

SOAS website: http://www.soas.ac.uk/

Christianity in Iraq X: Synopsis
East Syrian mysticism possibly reached its apogee in Mesopotamia during the 7th and 8th centuries.
The renowned monastery of Rabban Shabbour in Khuzistan was a centre of mystical thought. Its most famous ‘son’ was St. Isaac of Nineveh (Isaac the Syrian) whose works transcended sectarian boundaries, and were received into the Miaphysite and Orthodox traditions, where their importance is still recognized today.
Another great mystic hailing from Rabban Shabbour was Dadisho of Qatar, whose writings, in Sogdian translation, have been found at Turfan in north-west China.
The ability of the East Syrian mystical works to transcend their boundaries impacted on Sufism.
The mutual interaction between Christian and  Sufi mystics is best exemplified in works of the twelfth century Syrian Orthodox maphrian Gregory bar Hebraeus that reveal a deep indebtedness to the writings of al-Ghazali, albeit applied within a Christian context. In this train of pari passu transmission between Syriac and Sufi mystics, al-Ghazali continued and adapted the trajectory of earlier East Syrian thinkers,  including Isaac of Nineveh.
Mysticism assumes a critical, powerful role in forging communication beyond sectarian boundaries as was noted by the renowned Islamicist, Louis Massignon, in his pioneering studies on Sufism. The mutual interaction between Christianity and Islam still plays a cardinal role today, helping to foster dialogue and promoting mutual discourse between two great religious traditions.
Baghdad was, under the Abbassids, a crucible of mystical thought.
Perhaps today, the endorsement of the mystical heritage shared by Christians and Muslims can be a consolidating trajectory in modern Iraq.

PROGRAMME
Morning Session.
[10.30 A.M. – 1.00 P.M.]
The morning session will consist of four papers exploring historic aspects of mysticism
Dr. Grigory Kessel (Marburg)
“God speaks to you through reading. A Syriac monk’s library."
Miss Nadira Khayyat (Baghdad and Paris)
The Syriac Mystics of the 7th and 8th centuries.

Miss Jennifer Griggs (SOAS)
Divine Love as Revelation in Gregory bar Hebraeus.

Dr. Sebastian Brock
(Oxford)
Crossing Boundaries: St. Isaac of Nineveh (Isaac the Syrian) and his Boundaries.


The afternoon session explores Christian-Muslim mystical dialogue in its modern context
Dr. Anthony O’Mahony (Heythrop)
Louis Massignon on Mysticism Christian and Muslim.
Presentations on the current situation of Christians in Iraq by various charities and representatives of the communities.

24 aprile 2013

Vescovi rapiti in Siria e violenze in Iraq. Il Patriarca caldeo, Mar Louis Raphael I Sako: "Liberateli" e "Dialoghiamo"

By Baghdadhope*

Padre Albert Zarazeer, responsabile delle comunicazioni sociali del Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha fatto pervenire a Baghdadhope il testo di due appelli lanciati dal Patriarca Mar Louis Raphael I Sako sugli ultimi eventi in Siria ed Iraq.  
Per quanto riguarda la Siria il Patriarca Mar Louis Raphael I Sako, aggiunge il suo appello a quelli già rivolti ai sequestratori dei due vescovi ortodossi rapiti in Siria due giorni fa.
"Tali atti" si legge nell'appello "non aiutano a cambiare la situazione in Siria perchè l'unica via per risolvere le tensioni è il dialogo coraggioso e franco. La vita delle persone ed il loro futuro sono responsabilità di tutte le persone di buona volontà."
"Guardiamo a questi rapimenti con viva preoccupazione per il futuro della tolleranza religiosa nella nostra regione e della coesistenza tra cristiani e musulmani." 
"I due vescovi" continua l'appello, "stavano visitando delle famiglie povere offrendo il loro aiuto come richiesto dalle religioni."
"La nostra speranza è quindi che i vescovi che hanno lavorato e lavorano per la Siria e per i Siriani senza distinzioni vengano liberati."

All'appello per i vescovi rapiti si aggiunge quello sugli eventi violenti che hanno colpito negli ultimi giorni diverse città irachene.
Mar Louis Raphael I Sako, nel porgere le sue condoglianze alle famiglie delle vittime civili e militari, implora Dio perchè allontani dall'Iraq le conseguenze di tali eventi e dia ad esso giorni di pace, e fa inoltre appello a tutti gli iracheni perchè si calmino ed evitino proclami in grado di istigare ulteriori violenze, perchè solo il confronto pacifico può risolvere la crisi in atto.  

Nella festa di San Giorgio, la Chiesa irakena celebra papa Francesco e la missione

di p. Albert Zarazeer, responsabile delle comunicazioni del Patriarcato Caldeo

Vescovi, sacerdoti, religiose, consacrati e decine di fedeli hanno gremito la parrocchia di San Giorgio, a Baghdad, per le celebrazioni in programma ieri e dedicate al patrono di Papa Francesco, del nunzio apostolico in Iraq e Giordania e del suo segretario. Una celebrazione che ha rilanciato il compito missionario della Chiesa e l'importanza delle vocazioni, anche e soprattutto in una terra dove la minoranza cristiana è vittima di persecuzioni.
Alla messa presieduta dal Patriarca Caldeo Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako, hanno preso parte il rappresentante pontificio mons. Giorgio Lingua, l'ausiliare caldeo di Baghdad mons. Shlemon Warduni, il vescovo dei latini mons. Jean Sleiman, assieme a mons. Emmanuel Dabbaghian, della Chiesa armena e mons. Marc Stenger, presidente di "Pax Christi" Francia.
Prima dell'inizio delle celebrazioni mons. Stenger - in visita in questi giorni in Iraq per portare la solidarietà della popolazione francese - ha sottolineato l'importanza "del dialogo e della riconciliazione" nel Paese. Egli ha confermato la volontà dei membri di "Pax Christi" di cooperare per la concordia e per lo sviluppo dell'Iraq.
Durante il discorso che ha seguito la lettura del Vangelo, Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako ha insistito sull'importanza "delle vocazioni sacerdotali" e della presenza dei "consacrati, perché il futuro della Chiesa in Iraq" dipende (anche) da loro. Il Patriarca caldeo ha quindi invitato tutti presenti a pregare per Papa Francesco e per il nunzio apostolico "che portano entrambi il nome di Giorgio" e per il patriarca Emmanuel Delly III che, nei giorni scorsi, "ha celebrato il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione vescovile".
La ricorrenza di San Giorgio, in cui si è festeggiato l'onomastico di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) e del nunzio apostolico, è diventa così occasione per rilanciare il compito missionario della Chiesa e l'importanza delle vocazioni. Difatti nella sua omelia mons. Lingua ha ripreso le parole del pontefice ai sacerdoti della diocesi di Roma, incoraggiati a "non dimenticare le sofferenze dei poveri e degli emarginati". Il prelato ha aggiunto: "Voi in Iraq avete una missione speciale... portare Cristo agli altri" attraverso le vocazioni e la dedizione completa della propria vita a Gesù.
Nel contesto delle celebrazioni, la parrocchia ha organizzato una mostra con opere di artisti cristiani che parlano della realtà irakena e delle speranze della popolazione. In precedenza p. Ghadeer, carmelitano a Baghdad, ha approfondito il tema dell'identità cristiana in Medio oriente e della sua crisi. Il sacerdote ha parlato delle sfide dei cristiani nella regione (scontri politici, migrazione e libertà religiosa), della testimonianza di Cristo attraverso la formazione del clero e il recupero degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, del seguire la strada indicata da Gesù ai discepoli attraverso il racconto di Giovanni sulla pesca miracolosa.

23 aprile 2013

Iraq's Kirkuk remains in legal limbo

by Karlos Zurutuza

Claimed by Kurds, Arabs and Turkmen, oil-rich Kirkuk remains one of Iraq's thorniest issues 10 years after the invasion. DW spoke with the different communities' most senior representatives about the region's problems.
Falah Salah was only a boy when he saw oil flow from the backyard of his family's home in Kirkuk: "One day we got up and there was a pool of black mud at the entrance. My father told us not to tell anyone," recalls Salah.
The family's discretion was understandable. "If the government had found out we would have been evicted and displaced to another neighborhood," explains Salah, now 38.
The Salahs' story is just one of thousands experienced by Kirkuk families displaced because of the wealth beneath their feet. That was the price to pay for daring to sink foundations on one of the largest oil reserves in the Middle East. 
"10,000 dinars and land to build a house in Kirkuk." That was Saddam Hussein's offer to thousands of Arab families from the south of the country back in the 1970s and 80s. These policies of Arabization meant uprooting local Kurds and Turkmen.
Today Kirkuk is still stranded in a legal limbo between Baghdad and Erbil - the capital of the autonomous Kurdish Region of Iraq.
A referendum originally scheduled for November 2007 would have decided if Kirkuk would be integrated into the Kurdish north or stay under the control of Baghdad. However, before the vote can take place, the controversial Article 140 of the Iraqi constitution states that measures should be taken to counterbalance the Arabization campaigns under Saddam Hussein.
Over the years as deadlines to meet these obligations come and go, both sides have dug in. Kurdish troops are deployed in the north of Kirkuk, while Baghdad has stationed a military contingent of exclusively Shiite Arabs in the south.
"We have no other choice because Baghdad does not respect the constitutional agreements," says Khaled Shwani, an MP with the Kurdish Alliance that represents the main coalition of Kurdish parties.
"Arab families are being given US$20,000 to move back to their native regions but they are still here," says Shwani. He also accuses Baghdad of "deliberately delaying" the constitutional requirement of addressing the demographic issues in Kirkuk.
The Kurdish MP can hardly hide his dismay about the complex status quo. "Kirkuk is the black well in which Iraq finds its reflection. There is no political agreement, no dialogue and no confidence between the different communities."

Lessons from Sudan
The ongoing tension in the areas disputed by both Baghdad and Erbil is fuelled by the anti-government demonstrations in Anbar, Nineveh and Salahadin - the mainly Sunni regions in the west of the country.
Demonstrations in Kirkuk are much more modest due to its heterogeneous population, however in bloody incident the local coordinator of the protests, Bunyan al Ubeidy, was gunned down outside his home on March 9.
"It's our first martyr in this new phase of uprisings," Ahmed al Ubeidy tells DW. Ubeidy is a member of the same tribe as Bunyan al Ubeidy and is the spokesperson of the Arab Joint Meeting - the main Arab alliance in Kirkuk province.
The political activist rejects any sectarian grouping and emphasizes the participation of both Sunni and Shiite Arabs. As for the most desirable solution for Kirkuk, Ubeidy points to the Sudanese district of Abyei, a demilitarized zone between Sudan and South Sudan which has a special status.
"We have already forwarded this proposal to the UNAMI (United Nations Mission in Iraq). We want a buffer region between Erbil and Baghdad governed by representation quotas: 30.2 percent for Arabs, Kurds and Turkmen and 0.4 percent for Christians," details Ubeidy. "Article 140 expired in 2007 so new proposals are needed," he adds.
However, the senior leader brands as "illegal" the deployment of both Kurdish soldiers and Arab troops in the area.
"[Iraqi Prime Minister] Nouri al-Maliki has deployed that military contingent in the region under the pretext of ensuring our security but his sole purpose is to protect his regime in case the sectarian crisis deepens," explains the Arab spokesman.

The Turkmen model
Hundreds of turquoise flags on lampposts and balconies challenge the hegemonic grey to remind us that the Turkmens are the majority in the Tarik Baghdad neighborhood, a district in southwest Kirkuk. In Kirkuk there are tens of thousands of descendants of the former Ottoman merchants scattered along the Silk Road.
According to the city's last census, conducted by the British in 1957, Turkmens number around half a million, the largest ethnic group in Kirkuk after the Kurds.
Arshad al Salihi is chairman of the Iraqi Turkmen Front, the main political party of the Iraqi Turkmen, and also a member of parliament in Baghdad.
"The Turkmen have suffered both Saddam's Arabization campaigns and those of at the hands of the Kurds. The inhabitants of the citadel of Kirkuk have always been Turkmen while the Kurds came from the surrounding villages," says Salehi
"Kirkuk, Baghdad, Ramadi ... all these districts should work as small federal entities within a decentralized Iraq. It is the only formula that fits the complex diversity of the country," he explains.
Nonetheless, Salihi also acknowledges that certain Turkmen sectors would favour integrating into the Kurdish Autonomous Region. The conditions, though, are clear. "There must be Turkmens in high rank positions, Turkmen culture and language must be supported and we have to retrieve the areas stolen by the Kurds."

A place in Eden
After the decimated Mandaean community in Iraq - nine out of 10 have either died or fled since 2003 - Christians have perhaps suffered most over the past decade in Iraq.
Imad Yokhana Yago, a member of parliament in Baghdad for the Assyrian Democratic Movement denounces "genocide at the hands of Islamists" and the "continuous mass flight" of his people since 2003. But when asked about his solution for Kirkuk, Yago sounds more conciliatory
"I see no need to put barriers between us. We can live together as we have done for centuries," says the Assyrian leader.
But even Yago dares to dream of an exclusive project for his dwindling community. After the brutal suicide attack that killed over 50 Christians in Baghdad in October 2010, community leaders demanded an autonomous region in the plains of the neighboring region of Nineveh. It's the spot where the Bible locates the Garden of Eden but also another disputed land between Kurds and Arabs today. Many Eastern Christians claim that such a region could become a "ghetto" for their people. But Yago does not agree.
"A Christian autonomous region would protect us and serve as a buffer zone between Kurds and Arabs," he says.
"We are afraid, and not just us Christians, but all Iraqis."

20 aprile 2013

Parroci redentoristi di rito Cattolico Caldeo ad Antwerp (Belgio)


Provincia di San Clemente
Unità di Riti
Parroci redentoristi di rito Cattolico Caldeo ad Antwerp (Belgio)
Ives De Mey, C.Ss.R.

“I suoi membri appartengono a differenti riti”. Questa è una frase andata persa all’inizio delle Costituzioni  dei Redentoristi (Cost. #1). All’interno della Provincia di San Clemente abbiamo la fortuna di avere, in mezzo a noi, Confratelli di differenti riti. I Redentoristi della nostra Provincia operano nella liturgia cattolica secondo il rito Ucraino, Caldeo, Maronita, Melchita e, naturalmente, Latino.  Per essere precisi, una liturgia in rito Latino è fatta usualmente in lingua locale; i Cattolici Romani o Latini sono i Cattolici ‘normali’ nell’ovest.

Domenica 24 febbraio, 7 Confratelli fiamminghi hanno scoperto le ricchezze delle Chiese Orientali partecipando all’insediamento di P. Paulus Sati, C.Ss.R., come parroco della Chiesa Caldea di Antwerp, Belgio. I Cattolici Caldei, sono venuti principalmente dall’Iraq e dalla Turchia, e questo è il motivo per cui erano presenti i Consoli iracheni e turchi. Inoltre erano presenti anche i sacerdoti Caldei di Mechelen, di Brussels e di Essen, Germania, assieme al rappresentante europeo del Patriarca. Era presente anche il Vescovo Johan Bonny della Chiesa latina. E infine, last but no least, c’erano circa 500 fedeli caldei che hanno riempito la chiesa.
Per la comunità caldea questo è stato veramente un giorno di celebrazione. Un coro, istituito di recente,  ha dato il meglio di se stesso. E nella grande festa parrocchiale, alla sera, sono stati presentati molti piatti, amorevolmente preparati dalle donne della Parrocchia, in un “mosaicus abundantia” che ha nutrito la moltitudine dei presenti.
La liturgia ha avuto luogo in lingua aramaica, con canzoni in arabo e in turco e con la lettura e la Preghiera del Signore in olandese. Mons.  Bonny ha recitato le preghiere in olandese e in francese per farsi capire dai vari partecipanti, mentre il rappresentante del Patriarca ha parlato in italiano. In questo modo sono state usate molte lingue per rendere chiaro un fatto di per sé unico cioè che Caldei Turchi e Iracheni si sono riuniti per pregare, nel loro rito, di fronte al Vescovo locale di rito latino.
Nella sua Omelia, il Vescovo Bonny ha sottolineato che la comunità caldea ha una casa nella chiesa di Antwerp. Ha incaricato Padre Paulus Sati di far conoscere e di insegnare la tradizione caldea alle famiglie e ai giovani, con speciale attenzione alle vedove, ai disoccupati, agli abbandonati e agli ammalati, poiché molte famiglie di immigranti sono state ulteriormente disperse in altre parti del mondo. Per fare ciò, egli dovrà costruire una maggiore unità tra i credenti Iracheni e Turchi e infine, come parte dei suoi compiti nella cura pastorale di Rito latino, dovrà creare legami con la Chiesa fiamminga. Il Vescovo ha poi aggiunto che i fedeli, da parte loro, dovranno aver cura del loro pastore, non solo nutrendolo, ma anche pregando per lui!
Il sacerdote fiammingo Lucien Cop ha ricevuto una speciale parola di ringraziamento ed un applauso per il suo impegno, di una vita, verso il fedele caldeo in Iraq. Poi, il Visitatore Apostolico in rappresentanza del Patriarca, ha espresso la gratitudine della Chiesa caldea per il dono dei tre Redentoristi fiamminghi (il terzo era Padre Vincent Van Vossel) che hanno dato la loro intera vita alla Chiesa.
Nota dell’Editore: I nostri confratelli dei medio-orientali riti anche prendono cura anche dei fedeli - Latini, Caldei, Maroniti, Antiochia - in altre parti del mondo  come Meyassar Pedrus Behnam Moussa Al-Kas (Siriano-Antiocheno)in Iraq, l’Arcivescovo Bashar Matti Warda (Caldeo) in Iraq, Charles Coury (Maronita) e Elias Youself  Sader (Maronita) in Libano,  Padre Fawaz Kako(Caldeo) a Chicago, Il, USA, Padre Fadi Rahi (Maronita) in Sardegna, Italia, e Salam  Salim (Maronita) a Francavilla, Italia, Gary George (Maronita) in Florida, USA.
E non dimentichiamo i nostri Missionari veterani della Provincia di San Clemente (Belgio) che ancora stanno lavorando in Iraq e in Libano, in condizioni estreme: Vincent Van Vossel, Timon De Cock e Lucien Alfons Cop, il quale, come si è detto, da poco tornato in Belgio.

19 aprile 2013

Il Patriarca caldeo Sako: i cristiani iracheni non possono vivere in un ghetto

By Fides

I cristiani e gli altri abitanti dell'Iraq non possono vivere in enclavi disegnate su base etnica e religiosa. E la “militarizzazione della Primavera araba” rappresenta “una perdita per tutti”.
Cosi il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako è intervenuto su alcune questioni chiave dell'attualità mediorientale durante una intervista all'emittente televisiva al-Arabiya che verrà trasmessa in Iraq la sera di oggi, venerdì 19 aprile. Nella sua conversazione con il giornalista Hassan Moawad, riferita all'Agenzia Fides, S. B. Sako ha risposto alle voci ricorrenti di chi continua a ventilare l'istituzione di una zona autonoma speciale riservata ai cristiani iracheni (solitamente identificata con la Piana di Ninive), ribadendo che nè i cristiani nè gli appartenenti a altri gruppi confessionali o etnici possono vivere in un ghetto. Le proposte di suddivisione del territorio iracheno su base settaria esprimono secondo il Patriarca un approccio ormai obsoleto ai problemi che affliggono il Medio Oriente, dove l'unica prospettiva adeguata è quella di affermare il principio di cittadinanza uguale per tutti, “siano musulmani, cristiani, arabi, curdi, turkmeni”. Per lo stesso motivo al capo della Chiesa caldea appare fuori luogo l'eventualità di instaurare in Iraq uno Stato islamico: “Il mondo è cambiato, è plurale e diversificato” ha detto il Patriarca in merito a disegni politici che pretendono di adeguare per legge tutti i dettagli della vita individuale e collettiva a regole tratte dai Testi Sacri.
Riguardo al conflitto siriano, il Patriarca Sako ha detto che il regime di Assad deve accogliere le richieste di cambiamento: “Sosteniamo le esigenze della giustizia e dei diritti delle persone, e come cristiani siamo coinvolti nella Primavera araba, sia in Egitto o in Siria” ha sottolineato " ma siamo contro la militarizzazione di questa primavera” ha riferito Louis Raphaël I “perchè questa rappresenta una perdita per tutti”.

17 aprile 2013

Iraq: grave ondata di violenza. Mons. Warduni: non dimenticateci


A pochi giorni dalle elezioni provinciali di sabato prossimo, l’Iraq vive un grave momento di tensione. Decine le vittime di vari attentati avvenuti nei giorni scorsi. Solo ieri una decina i morti causati da varie esplosioni a nord e a sud di Baghdad. Intanto, 21 appartenenti ad Al Qaida, riconosciuti colpevoli di atti di terrorismo sono stati messi a morte dalle autorità di Baghdad. Le nuove esecuzioni sono avvenute nonostante gli appelli internazionali per una moratoria.
Sui motivi del’aumento del livello di violenza, Giancarlo La Vella ha intervistato il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:

In tutte le nazioni, quando ci sono le elezioni, ci sono problemi perché ciascuno difende i suoi interessi, quelli del suo partito e della sua ideologia. Da noi, questo si manifesta in maniera più drammatica. Tutti sanno del livello di violenza e di discordia che c’è tra i partiti iracheni. Gli uni vogliono una cosa, gli altri ne vogliono un’altra, ciascuno vuole qualcosa per se stesso. L’egoismo: ecco qual è il problema. Ma questo è l’uomo quando non ci sono i principi veri, specialmente il credere in Dio e fare la sua volontà, perché la sua volontà è che tutti gli uomini si amino. Speriamo che ciascuno assuma la propria responsabilità, per lavorare tutti insieme, per ricostruire questa nostra Nazione molto, molto provata.
Queste elezioni ripropongono ancora una volta un problema di rappresentatività: dei 447 seggi in palio, solo nove sono destinati alle minoranze religiose e ancora meno – tre – a quella cristiana …
Quando non si trova la vera giustizia, l’intenzione di costruire una vera convivenza, queste cose succedono e succederanno sempre e certamente ci saranno ancora difficoltà per le minoranze.
Comunque, la Chiesa irachena si sta dando molto da fare per creare un clima di pacificazione in questo momento così importante per il Paese …
Certamente. Per quanto riguarda noi cristiani, i nostri principi sono conosciuti: la pace, la concordia e l’amore. I capi religiosi delle comunità cristiane, sotto la direzione del nuovo Patriarca Louis Raphaël I Sako, hanno presentato un’iniziativa per avvicinare le varie posizioni, per rimuovere gli ostacoli al dialogo che ci sono e tutti hanno promesso di cooperare a questa iniziativa. Speriamo che succeda qualcosa di buono e questo per il bene di tutta la Nazione
.

Elezioni provinciali: riservati ai cristiani 3 seggi su 447

By Fides

Alle imminenti elezioni provinciali, in programma il prossimo 20 aprile, i seggi in palio nelle diverse provincie sono 447, e di essi solo nove sono riservati all'insieme delle minoranze etniche e religiose presenti nel Paese. I seggi riservati in particolare ai cristiani sono 3, distribuiti nei Consigli locali di Baghdad, Ninive e Bassora.
Secondo i dati forniti dall'Onu, gli iracheni chiamati a votare nelle 14 provincie interessate dal turno elettorale saranno più di 28 milioni, dei quali più di 7milioni e 250mila concentrati nell'area della Capitale. Tra i 447 seggi a disposizione, 117 saranno occupati da donne.
Dei 9 seggi riservati alle minoranze, 2 andanno andranno a esponenti curdi e uno per ciascuno ai turkmeni, ai mandei, agli yazidi e agli Shabak. 

16 aprile 2013

Una nuova chiesa siro ortodossa nel nord dell'Iraq

By Baghdadhope*
Fonte della notizia: Ankawa.com

Bahzani è un piccolo villaggio a circa 20 km nord est di Mosul abitato prevalentemente da cristiani siro ortodossi che dal 1884, anno della sua costruzione, pregano nella chiesa dedicata a San Giorgio. Nel prossimo futuro però quei cristiani potranno farlo nella chiesa della Vergine Maria la cui pietra angolare è stata posta lo scorso 12 aprile.
Alla cerimonia della posa hanno partecipato Monsignor Timotheus Musa Al Shamani, vescovo siro ortodosso del Monastero di Mar Matti che ha giurisdizione su 6 villaggi a nord est di Mosul: Bahzani, appunto, Bartella, Ba'shiqa, Merga, Maghara ed Aqra; Raad Kachaci, direttore dell'ufficio governativo per le minoranze religiose cristiana, mandea e yazida; Khalis Ishua Istifan Yohanna, del Consiglio Popolare Caldeo, Siriaco ed Assiro e Duraid Hikmat Tobia, consigliere per gli affari delle minoranze del Governatorato di Ninive.
Dall'agosto del 2012 l'ufficio governativo per le minoranze religiose cristiana, mandea e yazida ha contribuito alla costruzione di tre nuove chiese in Iraq: quella della Vergine Maria a Bahzani, quella di San Giuseppe a Baghdida e la cattedrale copta ortodossa della Vergine Maria ed Amba Bola (Paolo di Tebe) a Baghdad.    

Il Patriarcato caldeo: i cristiani partecipino alle prossime elezioni, ma la politica compete ai laici

By Fides

Un incoraggiamento a partecipare alle imminenti elezioni provinciali e a formulare proposte serie e positive per contribuire al bene comune è stato rivolto a tutti i cristiani iracheni dal Patriarcato di Babilonia dei Caldei, alla cui guida si è insediato dallo scorso 6 marzo il nuovo Patriarca Louis Raphaël I Sako.
In un Comunicato, firmato da padre Albert Husham Zarazeer e giunto all'Agenzia Fides, il responsabile delle comunicazioni del Patriarcato caldeo esprime la persuasione che “i cristiani iracheni, i quali hanno radici profonde in Iraq e hanno giocato un ruolo rilevante nella sua costruzione, parteciperanno in molti alle elezioni locali dei consigli provinciali”. Secondo il testo diffuso dal Patriarcato caldeo la partecipazione alle consultazioni elettorali rappresenta “un compito nazionale essenziale”. I cristiani vengono incoraggiati “a adempierlo con coscienza”, in base alle proprie convinzioni e senza esitazioni, nella consapevolezza che la partecipazione alla vita politica nell'attuale momento storico “contribuisce a promuovere la pace” e a fare dell'Iraq la “Patria di tutti” gli iracheni. Allo stesso tempo – sottolinea padre Husham in una “chiarificazione” inviata all'Agenzia Fides - “il Patriarcato distingue il lavoro politico dal lavoro ecclesiale. Se c'è qualcuno che li mette insieme, lo fa assumendosene la responsabilità personalmente. Una realtà e una istituzione estesa come la Chiesa caldea non può coinvolgersi direttamente nel lavoro politico e nelle divisioni che esso comporta, perchè ciò avverrebbe a scapito della sua missione evangelica. Il lavoro politico è di competenza dei laici”.
Le elezioni provinciali sono in programma per i prossimo 20 aprile. Nell'imminenza della consultazione elettorale – la prima dopo la partenza delle truppe Usa, conclusasi nel dicembre 2011 – il Paese è stato investito da nord a sud da una nuova ondata di attentati terroristici che solo nella giornata di lunedì 15 aprile hanno provocato almeno cinquanta vittime e centinaia di feriti.
Nell'ultimo mese il Patriarca caldeo Mar Louis Raphaël I Sako ha incontrato tutti i personaggi della scena politica nazionale (è imminente anche un suo viaggio in Kurdistan per un colloquio con il Presidente della regione del Kurdistan iracheno Ma'sud Barzani) e a tutti ha rinnovato l'appello a lavorare per la pace e la concordia sociale, indicati come beni prioritari da tutelare pur nel confronto tra diverse posizioni e interessi politici.

15 aprile 2013

Patriarca Sako: dai martiri irakeni "esempio e testimonianza di fede cristiana"

di P. Albert Zarazeer, responsabile delle comunicazioni del Patriarcato Caldeo

I martiri nella tradizione cristiana d'Oriente hanno un ruolo di primo piano e "le loro reliquie" sono "tesori preziosi" che rafforzano la fede. Essi rappresentano anche una "eredità spirituale viva" che apre le porte "alla vita e al futuro".
È quanto ha sottolineato il Patriarca Caldeo
Mar Louis Raphael I Sako, durante l'omelia della messa celebrata ieri nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad.
Nello stesso giorno in cui papa Francesco ha lanciato un appello a favore dei martiri perseguitati nel mondo, ai quali augura di sentire "il conforto di Gesù Risorto", Il Patriarca ha voluto recarsi "di sua iniziativa" nel luogo simbolo della violenza estremista islamica in Iraq. Il 31 ottobre del 2010 l'edificio è stato attaccato da un commando legato ad al Qaeda, che ha compiuto una vera e propria carneficina: oltre 50 morti, fra i quali due giovani sacerdoti, e decine di feriti. Per i moltissimi fedeli presenti alla messa di ieri, presieduta da Sua Beatitudine assieme a un gruppo di sacerdoti è un gesto ecumenico carico di "speranza".
Il Patriarca ha iniziato l'omelia spiegando il senso del suo "pellegrinaggio" alla chiesa dei martiri: "Vengo come pellegrino alla vostra cattedrale - ha sottolineato Mar Louis Raphael I Sako - la cattedrale gloriosa dei martiri, all'inizio del mio servizio patriarcale a Baghdad". Di seguito ha voluto ringraziare "sua eccellenza Mar Yousif Abba", arcivescovo siro-cattolico della capitale irakena, che definisce "fratello ed amico di studi nel seminario di Mosul, per permettermi di fare questo cammino in tutte le sue dimensioni spirituali". "Conosco alcuni martiri della strage - ha aggiunto Mar Sako - soprattutto i due giovani sacerdoti, Tahir e Waseem, che hanno dato un ottimo esempio di servizio e sacrificio" per la Chiesa.
Sua Beatitudine ha quindi evidenziato dopo il ruolo dei martiri nella tradizione orientale: "Nella tradizione delle chiese orientali - ha detto - i martiri hanno un ruolo illustre, nelle preghiere e nei santuari del nostro paese". "Cantiamo, nella lode e nei vespri di ogni giorno, per il loro coraggio, visitiamo le loro reliquie per ricevere la benedizione, perché esse sono 'tesori preziosi', come canta il rito caldeo. I martiri rappresentano un'eredità spirituale viva che ci apre nuove porte alla vita e al futuro".
Nell'omelia del Patriarca vi è poi il richiamo a Tertulliano, teologo del terzo secolo d.C., che parlando dei martiri sottolinea che "il loro sangue è seme di una vita nuova". "Nonostante la violenza che non è fonte di gloria agli occhi di Dio e non rende onore all'uomo - afferma sua Beatitudine - questi martiri rimangono al vertice dei valori religiosi, come emblemi di pace, amore, servizio e sacrificio. Sono per noi segno di speranza della vita eterna. Con loro entriamo nel Mistero Pasquale, cioè quello della risurrezione di Cristo. Come non separiamo la morte di Cristo dalla sua risurrezione, così non separiamo la morte dalla risurrezione del martire".
Mar Louis Raphael I Sako ha concluso la sua omelia incoraggiando i fedeli a seguire i passi dei martiri nel cammino pasquale: "Questo non deve avvenire a livello personale, ma come comunità e Chiesa che cammina in un percorso pasquale. Il nostro popolo deve vincere la paura e riprendere la forza per camminare verso la pace e la prosperità. La nostra Chiesa, quella irachena in modo particolare, è marchiata con il segno pasquale. Non è degno che si chiuda a se stessa, nelle sue difficoltà, ma deve capire - ha concluso il Patriarca - che è invitata dalla sua coscienza a cambiare la realtà e le sofferenze alla luce della Pasqua, della vita e del rinnovamento, con un impegno totale".

Mar Louis Raphael I Sako: alloggi per le famiglie bisognose, "pulizia" nella chiesa, riconciliazione nazionale e l'invito al Papa a visitare Ur

By Baghdadhope*

L’elezione di Papa Francesco sta portando con sé una ventata di novità nella chiesa che ora, come mai prima, sembra voler concentrare la sua attenzione su chi ha bisogno.
Sembra anche che questa ventata partita da Roma stia soffiando lontano, ed in quel geograficamente lontano c’è l’Iraq.
Un mese e tredici giorni prima dell’elezione di Papa Francesco è stato eletto il nuovo patriarca della chiesa caldea, S.B. Mar Louis Raphael I Sako che, da quando è arrivato a Baghdad alla metà di febbraio, sembra addirittura aver anticipato il nuovo corso di rinnovamento della chiesa sancito definitivamente dal pontefice.
Da anni la chiesa caldea in Iraq – quella che conta il maggior numero di fedeli nel paese –non era così attiva.
Le situazioni politiche differenti, l’età avanzata e la malattia dei due patriarchi che hanno preceduto Mar Sako l’avevano fatta precipitare in una sorta di anarchia in cui erano prosperati la ricerca dell’interesse personale ed il particolarismo egoista, in cui il clero aveva perso negli anni la sua funzione di modello morale ed in cui gli stessi sacerdoti, privi di guida - nel migliore dei casi distante fisicamente o spiritualmente – erano demotivati e come i propri fedeli non sognavano altro che fuggire all’estero.
Ora, con il nuovo ed energico patriarca, le cose sembra stiano cambiando.
Prova ne è l’ultima decisione presa dal patriarca che riguarda l’edificio che fino al 2007 ospitava nella zona di Dora, a Baghdad, il seminario maggiore patriarcale che sarà trasformato in appartamenti da assegnare a famiglie bisognose.

Baghdadhope ha sentito a tal proposito S. B. Mar Louis Raphael I Sako che dal 1997 al 2001 è stato rettore di quel seminario:
“Nel gennaio 2007 per ragioni di sicurezza l’edificio del seminario è stato svuotato ed i seminaristi sono stati inviati per un ritiro spirituale nel nord dell’Iraq dove ancora attualmente studiano. Da quella data quindi il seminario è rimasto vuoto ma è un edificio enorme che comprende 70 stanze, aule, un grande cortile ed addirittura una chiesa. Ora che la sicurezza nella zona è migliorata abbiamo pensato di destinarlo a circa 20/25 famiglie tra le più bisognose, tra quelle che stanno per formarsi e magari quelle che sono fuggite all’estero, vorrebbero tornare ma non hanno una casa. Per ora ho sistemato alcune famiglie in alcune chiese vuote ma serve una soluzione migliore.”
Un impegno economico notevole immagino, i lavori di ristrutturazione e trasformazione peseranno non poco sul bilancio della chiesa.
“E’ vero ma è necessario affrontare tali costi. L’ufficio governativo per i cristiani, i sabei ed i mandei, ha assicurato il suo aiuto economico e quella zona ha bisogno di un segno tangibile di speranza. Sono circa 200 le famiglie cristiane che vi vivono e che non hanno neanche un parroco. Recuperare l’edificio del seminario significherà non solo dare un tetto ad alcuni ma anche creare un luogo di aggregazione per tutti i cristiani di Dora, e la chiesa di San Pietro e Paolo che ora non ha un parroco titolare lo avrà presto.”
Vuol dire che il seminario maggiore avrà definitivamente sede ad Ankawa?
“No. La chiesa caldea già dallo scorso anno ha iniziato i lavori di costruzione di una nuova sede patriarcale a Baghdad con annessi alcuni edifici che ospiteranno il seminario maggiore ed il Babel College.”
Se il Babel College ed il seminario maggiore saranno di nuovo operativi a Baghdad quelli di Ankawa rimarranno come sedi distaccate?
“E’ molto presto per dirlo, molto presto persino per pensare a riportare tutto a Baghdad. I lavori del nuovo patriarcato finiranno tra due anni e comunque bisognerà sempre considerare la situazione della sicurezza. In linea di massima però l’idea è di avere una sola sede per entrambi nella capitale.”
A Baghdad c’era anche il seminario minore, anch’esso da anni chiuso. Verrà riaperto?
“Del seminario minore si discuterà nel corso del prossimo sinodo che inizierà a Baghdad il 5 di giugno.”
Beatitudine, tra tutti i provvedimenti che ha preso da quando è arrivato a Baghdad quello che più ha colpito per la sua fermezza e novità è senza dubbio quello che ha riguardato il “congelamento” dei beni della chiesa e la richiesta ai responsabili delle sue istituzioni di seguire criteri di correttezza e trasparenza in materia finanziaria. Un’accusa molto grave anche se non circostanziata che l’ha portata a creare una commissione ad hoc formata da clerici e laici…
“Purtroppo negli ultimi anni a causa delle precarie condizioni di salute del Patriarca Emerito non in grado di esercitare il controllo sulle finanze della chiesa essa ha subito ingenti perdite che devono essere recuperate.
La commissione da me creata ha avuto il compito di investigare sulla questione ma presto sarà sostituita da una commissione di controllo. I responsabili delle appropriazioni indebite avvenute devono restituire ciò che non apparteneva loro ma alla chiesa e devono confessare le proprie colpe. Siamo pronti ad andare fino in fondo sulla questione, anche fino in tribunale.
E’ importante che la chiesa recuperi credibilità e fiducia tra i fedeli. Il popolo iracheno è un popolo generoso, pensi che il Venerdì Santo, nonostante le difficoltà che ancora viviamo, nelle nostre chiese è stata fatta una colletta per le chiese di Terra Santa cui i fedeli hanno risposto con ciò che hanno potuto.  Questa gente pronta a donare agli altri merita una chiesa pulita ed al suo servizio.”

Ha accennato alle difficoltà che ancora vivono gli iracheni. E’ per cercare di alleviarle che si è fatto promotore di un piano di riconciliazione nazionale? Nell’ultimo mese ha incontrato praticamente tutti i personaggi più in vista della scena politica nazionale ed a tutti ha parlato di dialogo e pace. Che bilancio ha tratto da questi incontri?
“Incontri che non sono ancora finiti. Nei prossimi giorni mi recherò infatti in Kurdistan per un colloquio con il presidente Mas’ud Barzani. Questi incontri servono non solo a promuovere un piano che conduca finalmente l’Iraq verso la pace quanto anche per rafforzare la presenza dei cristiani riconoscendo loro un ruolo importante nell’ambito culturale e della diffusione del dialogo e della pace. In Iraq, è innegabile, ci sono ancora molte tensioni ma ho avuto l’impressione che tutte le parti siano disposte e pronte alla riconciliazione. L’idea, alla fine di questo mio “giro” è di organizzare un incontro di tutte queste parti in cui esse possano dialogare, magari ascoltando l’inno del nostro amato paese.”
A proposito di riconciliazione. Che rapporti ci sono tra le chiese cristiane in Iraq?
“Buoni. La scorsa settimana, alla Messa data in onore di papa Francesco, era presente anche un vescovo della Chiesa Assira dell’Est, mancavano solo i rappresentanti delle chiese ortodosse ma erano assenti giustificati visto che per loro era periodo di quaresima.”
Fin dal giorno della sua elezione a patriarca lei ha parlato di riconciliazione tra la Chiesa Caldea e la Chiesa Assira dell’Est il cui rapporto negli scorsi anni si era notevolmente raffreddato. A che punto è ora?
“Ci vogliono buona volontà, coraggio e, perché no, anche iniziative a sorpresa. La tensione che negli ultimi anni si era creata a causa di frange nazionalistiche di ambo le parti si sta stemperando, i rapporti personali sono buoni. Certo gli ostacoli non mancano, la tradizione assira riconosce il primato di Roma dal punto di vista spirituale ma non giuridico – essendo essa una chiesa autocefala – ma si potrebbe trovare un accordo su ciò che è giuridico e che per esempio riguarda le nomine vescovili e la loro conferma da parte della Santa Sede. Certo è un cammino lungo, ma da percorrere insieme.”
Beatitudine, lei ha invitato Papa Francesco a visitare Ur, la città di Abramo. Ci sono novità da parte di Roma?
“La zona dove si trova Ur, nel sud, è una zona sicura. Baghdad lo è di meno ma sono certo che se davvero il Papa venisse in Iraq il governo farebbe l’impossibile per garantire la sicurezza e lo svolgimento sereno della sua visita. Il Papa in Iraq è atteso da tutti. Potrebbe recarsi direttamente ad Ur e lì leggere dei passi dell’Antico Testamento, la figura di Abramo così come è nel Corano, si potrebbe cantare insieme un inno per la pace e recitare una preghiera universale. Il giorno dopo potrebbe venire a Baghdad, incontrare i membri del governo e celebrare la Santa Messa in uno stadio..”
Beatitudine, da come parla sembra già cosa fatta, il programma è già dettagliato. Vuole darci una data?
“No, no. Sono idee, sogni. Intanto però ho in mente di guidare una delegazione che si rechi a Roma per chiedere al Santo Padre di visitare l’Iraq, e questa volta ufficialmente. Poi ne riparleremo.”

Nel 2009 l’allora Arcivescovo di Kirkuk, Mons. Sako, propose a Benedetto XVI di organizzare un sinodo per la Chiesa in Medio Oriente che si svolse nell’ottobre dell’anno successivo.
Ora si prepara ad andare a Roma per chiedere a Papa Francesco di visitare l’Iraq.
E’ presto per dire se ci riuscirà, o se la real politik mondiale o la diplomazia vaticana renderanno vani i suoi sforzi.
Se così non fosse si tratterebbe di un evento storico: un Papa su una Ziqqurat non si è mai visto finora. 

Mar Louis Raphael I Sako: houses for families in need, "cleaning" in the church, national reconciliation and the invitation to the Pope to visit Ur

By Baghdadhope*

Pope Francis’ election is bringing with it a breath of fresh air in the church that now, as never before, seems to want to focus its attention on those in need.
It also seems that this breath started from Rome is blowing toward distant places among of which there is Iraq.
A month and thirteen days before the election of Pope Francis it was the turn of the new patriarch of the Chaldean church. Since his arrival in Baghdad in mid-February the newly elected Mar Louis Raphael I Sako seems to have anticipated the new course of renewal of the church sanctioned by the Pope.
For years, the Chaldean Church in Iraq - the one that has the largest number of faithful in the country- had not been so active.
The different political situations, the old age and the poor health of the two patriarchs who preceded Mar Sako had made it fall into a sort of anarchy in which the pursuit of personal profit and the selfish particularism had thrived, the clergy had lost over the years its role as a moral model and the priests, without a leader - at best distant physically or spiritually - were unmotivated and like the faithful dreamed only to flee abroad.
Now, with the new and dynamic patriarch, things seem to be changing.
The proof of this is the last decision taken by the patriarch concerning the building that until 2007 housed in the Dora neighborhood in Baghdad, the patriarchal seminary which will be converted into apartments to be awarded to needy families.

Baghdadhope talked about this with Mar Louis Raphael I Sako who between 1997 and 2001 was the rector of the seminary:
"In January 2007, for safety reasons, the seminary building has been emptied and the seminarians were sent to a spiritual retreat in northern Iraq where they are still currently studying. Since that date, then, the seminary was empty but it is a huge building that includes 70 rooms, classrooms, a large courtyard and even a church. Now that security has improved in the area we decided to allocate it to about 20/25 families among the most in need, the new ones and those who fled abroad, would like to return but do not have a home. For now I housed some families in some empty churches but we need a better solution "
A significant financial commitment I suppose, the renovation and transformation works will weigh more than a little on the budget of the church.
"It 's true but it is necessary to face those costs. The Government Office for the Christians, the Sabians, and the Mandaeans, has secured its economic aid and that area needs a tangible sign of hope. There are about 200 Christian families who live there and who have not even a parish priest. To renovate the seminary building will mean not only to give shelter to someone but also to create a meeting place for all the Christians of Dora, and the church of St. Peter and Paul will soon have a parish priest. "
Does it mean that the seat of the seminary will definitely be in Ankawa?
"No. The Chaldean Church since last year began the construction of a new patriarchal seat in Baghdad and of some buildings to house the Major Seminary and the Babel College. "
Once the Babel College and the major seminary are operational again in Baghdad what will be of the institutions now in Ankawa?
"It 's very early to say, very early to even think to bring everything back to Baghdad. The works for the new patriarchate will end in two years and in any case we must always consider the security situation. Generally speaking, however, the idea is to have a single seat for both in the capital. "
In Baghdad there was also the minor seminary which was also closed years ago. Will it be reopened?
"The problem of the minor seminary will be discussed during the next synod set up to start in Baghdad on June 5th."
Among all the measures taken since you arrived in Baghdad the one that most struck for its firmness and innovation is without any doubt the "freezing" of the goods of the church and the request made to the managers of the Church institutions to follow the criteria of fairness and transparency in financial matters. A very serious accusation even if not detailed that pushed you to create an ad hoc committee made up of clergy and laity ...
"Unfortunately in recent years due to the poor health of the Patriarch Emeritus unable to exercise control over the finances of the church the last suffered huge losses to be recovered.
The commission I created had the task to investigate this matter but will soon be replaced by a monitoring committee. Those responsible for the embezzlement occurred must return what does not belong to them but to the church, and to confess their sins. We are ready to go all the way on the issue, even up in court.
It is important for the church to recover credibility and trust among its faithful. Iraqis are generous, on Good Friday, for example, despite the difficulties we still live in our faithful gave all that they could for the collection we made for the churches of the Holy Land.
These people, ready to give to others, deserve a clean church."

You mentioned the difficulties Iraqis are still living in. Did you promote a
plan of national reconciliation in order to alleviate them? In the last month you met  the most prominent figures in the national political scene and to all of them you spoke of dialogue and peace. What is your evaluation of these meetings?
"Meetings that are not yet finished. In the coming days I will go to Kurdistan to talk to its President, Mas’ud Barzani. These meetings not only promote  a plan to lead Iraq towards peace but strengthen also the presence of Christians acknowledging their important role in the cultural field and in the spreading of dialogue and peace. In Iraq, it is undeniable, there are still a lot of tensions but I had the impression that all the parties are willing and ready to reconcile. The idea at the end of my "tour" is to organize a meeting of all the parts during which they could exchange opinions, maybe listening to the anthem of our beloved country. "
Just about reconciliation. What is the relationship among the Christian churches in Iraq?
"Good. Last week, for the Mass celebrated in honor of Pope Francis there was also a bishop of the Church of the East, only the representatives of the Orthodox churches were absent but they were excused because it was Lent for their church."
Since the day of your election as patriarch you talked about reconciliation between the Chaldean Church and the Assyrian Church of the East whose relationship in recent years had cooled considerably. How is it now?
"We need good will, courage, and, why not, surprising initiatives. The tension that had been created in recent years due to nationalistic fringes of both parties is softening and personal relations are good. Of course there are obstacles, the Assyrian tradition recognizes the primacy of Rome from the spiritual point of view, but not legally - since it is an autocephalous church - but we could find an agreement on what is legal and that, for example, concerns the appointment of bishops and their confirmation by the Holy See. Sure it's a long journey to be made together. "
You invited Pope Francis to visit Ur, the city of Abraham. Any news from Rome?
"The area where Ur is located is in the south and it is a safe area. Baghdad is less safe but I am sure that if the Pope really comes to Iraq the government  will do the impossible to ensure his safety and the smooth carrying out of his visit. Everyone in Iraq is waiting for the Pope. He could go directly to Ur and there read some passages from the Old Testament, the figure of Abraham as it is in the Quran, we could all sing a hymn to peace and say a universal prayer. The next day he could come to Baghdad, meet the members of the government and celebrate the Holy Mass in a stadium .. "
From your words one could say that everything’s ready, the agenda already detailed. Do you want you to give us a date?
"No, no. These are ideas, dreams. Meanwhile, however, I am planning to lead a delegation to Rome to ask to the Holy Father to visit Iraq, and this time officially. Theereafter we'll talk. "
In 2009, the then Archbishop of Kirkuk, Msgr. Sako, suggested to Benedict XVI to organize a synod for the Churches in the Middle East that took place in October of the following year.
Now he is planning to go to Rome to ask to the Pope Francis to visit Iraq.
It 's too early to say if he will succeed, or if the real politik or the Vatican diplomacy will cause his efforts to be fruitless.
If not it would be a historic event: a Pope on a Ziqqurat has never been seen before.

12 aprile 2013

Siria: strage a Daraa, 69 morti. La tragica testimonianza del vescovo caldeo di Aleppo


La Siria continua a preoccupare il mondo. Del conflitto se ne è parlato a Londra durante il G8 dei ministri degli Esteri e se ne parla in queste ore anche all’Onu, dove alcuni diplomatici – in via riservata – hanno fatto sapere di avere ''prove concrete'' dell'utilizzo di armi chimiche, almeno una volta, nella guerra siriano. Intanto sul campo si susseguono le stragi.
Il servizio è di Marina Calculli:

Sono almeno 69 i morti nell’assalto che le truppe governative di Asad hanno condotto ieri nella provincia di Daraa. Secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, tra le vittime oltre la metà sono civili. Tra di loro ci sarebbero anche molti bambini. Nella versione dei comitati di coordinamento locale, il raid è stato lanciato dopo che una decina di soldati ha defezionato, rifugiandosi nei due villaggi di Sanamein and Ghabagheb. La dinamica dell’assalto è ormai classica: il regime bombarda il luogo dove quelli che chiama “terroristi” si nascondono.
Human Rights Watch però denuncia in un rapporto: “Gli assalti dell’esercito uccidono civili e distruggono le loro case in modo indiscriminato”. Il rapporto sostiene inoltre che alcuni di questi attacchi sono deliberati, come quello dell’ospedale di Aleppo, bombardato ben otto volte. Tra le fila dei ribelli sale intanto l’imbarazzo per l’appello del Fronte al-Nousra al capo di al-Qaeda, al-Zawairi. Un comunicato dell’Esercito Siriano Libero ha condannato l’ingerenza di questo Fronte composto di stranieri e rivendica: “Le rivolte sono cominciate per instaurare uno Stato libero, pluralista e democratico”.

E' drammatica la situazione pure ad Aleppo; in quella che una volta era la capitale economica del Paese, oggi si vive una situazione di estrema povertà, come racconta il vescovo caldeo della città, mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria.
L’intervista è di Salvatore Sabatino:
Non c’è lavoro. La gente è diventata povera. Tutto è caro, c’è la guerra tutto intorno. E tutto questo provoca costernazione e amarezza nella gente. In questo contesto, ieri pomeriggio abbiamo celebrato una Messa con tutti i sacerdoti della parrocchia di Cheikh Maksoud, con i vescovi, con tutti quelli che lavorano con la Caritas, per dare questa testimonianza di solidarietà per far capire che siamo uniti in un atteggiamento di comunione e di attenzione.

Lei ha parlato di Cheikh Maksoud, che è un quartiere a maggioranza cristiana. Purtroppo ci sono dei problemi seri per i cristiani in questo momento che stanno fuggendo via…

Tutti hanno lasciato questo quartiere che si trova in collina, non lontano da noi. Sono venuti al centro della città con le loro famiglie. C’è un gruppo di frati che hanno un convento, hanno avuto una grande scuola, e ci sono gruppi di volontari che si prendono cura di loro. Ognuno fa quello che può!

In questi momenti di grande crisi e difficoltà, c’è anche evidentemente uno spirito di solidarietà tra la gente, che si aiuta…

Sì. Tutti fanno gesti di generosità. I più poveri sono quelli che hanno una sensibilità maggiore nell’aiutare quelli che sono più poveri di loro. E questa è veramente una bella testimonianza. Per me, è la più importante!

Lei è presidente di Caritas Siria. So che siete molto impegnati nell’aiutare la popolazione…

Sì. Insieme all’aiuto delle altre Caritas nel mondo, possiamo organizzare progetti per distribuire cibo, medicine e per aiutare - chi non può permetterselo - a pagare la casa. Ci sono gruppi di volontari che lavorano con uno spirito molto positivo. Quando in Siria si parla di Caritas, la gente mostra un rispetto profondo verso questa organizzazione, perché sa che è la presenza della Chiesa cattolica al servizio di tutti, non solo dei credenti, ma per tutti quelli che hanno bisogno. Per loro, la Chiesa cerca di essere presente.

So che ci sono anche problemi per quanto riguarda le cure, gli ospedali. Molti medici sono stati costretti a fuggire sotto minaccia…

È veramente un dramma. Due giorni fa ero in visita alle suore di San Giuseppe, che ad Aleppo hanno un ospedale molto importante. Mi hanno riferito che non c’erano più medici, perché, sotto minaccia, sono stati costretti ad andare fuori dalla Siria. È un vero problema. Abbiamo bisogno di questi medici specialisti, che sono obbligati a partire perché hanno paura di essere rapiti o uccisi.

Vuole lanciare un appello attraverso la Radio Vaticana?

Prima di tutto un ringraziamento per tutti quelli che pensano a noi che si adoperano per noi. Tutta la Chiesa, attraverso il mondo, prega. Anche il Santo Padre ha parlato della Siria il giorno di Pasqua. Tutti questi gesti ci aiutano molto. Non perdiamo la speranza per la pace! Cerchiamo di fare il possibile perché i cristiani in Siria e nel mondo rimangano un segno di speranza per la pace e la riconciliazione!

La Settimana Santa a Beirut.

 By Baghdadhope *

Alcune foto delle cerimonie pasquali nella diocesi caldea di Beirut.
Le cerimonie sono state guidate nella cattedrale dedicata a San Raffaele da Mons. Michael Kassarji assistito da diversi sacerdoti: Padre Rony Hanna, Padre Rafael Traboulsi, Padre Danha Youssef, Padre Elie Raad, Padre Charles Kattan e Padre Paul Saadeh S.J cui è stato affidato il sermone del Venerdì Santo.
Presenti alla cerimonia fedeli caldei arrivati da tutto il Libano e diversi membri di organizzazioni legate alla chiesa caldea nel paese dei Cedri.

10 aprile 2013

Il vescovo caldeo Audo: Aleppo sta morendo di fame

By Fides

“Si va avanti alla giornata. Ho l'impressione che le persone sono sempre più spossate. Sono tutti divenuti poveri e ognuno è alla continua ricerca di qualcosa da mangiare per sè e per la propria famiglia. Per le strade di Aleppo si vedono le persone che girano senza posa con le buste in mano, cercando un po' di pane...”
Così riferisce all'Agenzia Fides il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo SJ, Presidente di Caritas Siria, delineando un'immagine eloquente della condizione quotidiana vissuta da una città che era tra le più fiorenti e dinamiche di tutto il Medio Oriente, e che ora appare irrimediabilmente sfigurata dalla guerra civile.
L'ultima emergenza che coinvolge da vicino le Chiese in Aleppo è quella di centinaia di famiglie cristiane costrette a fuggire dal quartiere di Cheikh Maksoud, conquistato negli ultimi giorni dalle milizie anti-Assad.
“Giovedì pomeriggio” riferisce mons. Audo “ci sarà una messa per i cristiani sfollati da Cheikh Maksoud, con i preti e i vescovi che riusciranno a venire. Dopo ci sarà una distribuzione di aiuti per i rifugiati organizzata da Caritas Siria”.
Il vescovo caldeo descrive una situazione esplosiva, con gran parte delle strade divenute off limits: “Ieri” racconta a Fides mons. Audo
sono andato all'ospedale a trovare una persona, e per tornare a casa ho impiegato diverse ore, perchè molte strade erano chiuse al transito. Ho saputo che anche molti medici sono stati minacciati e costretti a fuggire. E rimane ignota la sorte dei due sacerdoti Michel Kayyal - armeno cattolico - e Maher Mahfouz - greco ortodosso - rapiti due mesi fa da un gruppo di persone armate sulla strada che da Aleppo conduce a Damasco”.
“L'anarchia della guerra – confida a Fides il vescovo caldeo – fa percepire per contrasto in maniera ancora più forte la grandezza della dignità umana, proprio nel momento in cui essa appare così umiliata. In tutto questo molti cercano Dio e chiedono a Lui la pace del cuore, nella preghiera”.

Iraq's Christian Leaders Warn of Dire Consequences

By AINA
Translated from Arabic for AINA by Aymenn Jawad Al-Tamimi.

The Council of the Heads of Christian Sects brought a proposal on Tuesday to the head of the Iraqiya List- Ayad Allawi- for dialogue and reconciliation, warning at the same time of the dire consequences of the continuation of disputes between political blocs with the upheaval in the regional situation. In this, Allawi expressed his cooperation and his agreement with the attitudes of the council.
Allawi said in a published statement following his reception of a delegation from the council headed by Patriarch Mar Louis Rafael- in a copy obtained by 'Sumaria News' from him- that "the two sides discussed the situation of Christians, the turbulent political crisis in the country and the proposal for reconciliation that the Council of Christian Sects strives for."
Allawi also spoke of "the role of Christians and their indigenous history: their being a fundamental part of society," expressing his "great dismay because of the exodus of the Christian component [of society] from Iraq."
He pointed to the "deterioration in the security situation, the collapse of institutions, the worsening of corruption and the poverty that have been greatly contributing to the exodus of our Christian brothers," adding that, "If there had been serious government measures, protection and stability would have been guaranteed for them when we witnessed this great exodus."
For his part, the Patriarch, according to the statement, spoke of "the disputes between the Iraqi political blocs, the upheaval in the regional situation, especially in Syria, which will have a great impact on the stability of the entire region." He emphasized that "it is necessary for all to find a solution to these problems. Otherwise, the consequences will be dire."
The statement pointed to the fact that "the meeting of the Council of the Heads of Christian Sects with the head of Iraqiya guarantees the advancement of a proposal for dialogue and reconciliation in order to rebuild Iraq," indicating that it [the proposal], "encompasses the requirement for the breaking of the growing deadlock between political and government factions with an urgent appeal for political factions to commit to prevent opening up the arena to foreign intervention, [to commit to] a solution to pending problems and to ensure to hasten the process of considering the dossiers of detainees."
The statement added that "the proposal for dialogue includes a guarantee for a roundtable featuring the most prominent religious and political figures from all sects and components [of society] to get out on paper an agreement to secure constructive dialogue and serious work to resolve pending issues."
Allawi thanked "the Council of Heads of Christian Sects headed by Patiarch Mar Louis for this proposal," expressing his "cooperation and agreement with the attitudes of the council since they are on a national level."
The head of the Chaldean Church in Iraq and the World- Cardinal Mar Louis Sako- had released his proposal on the 28th of March for dialogue and reconciliation between Iraq's political factions.
The Council of the Heads of Christian Sects brought forth the proposal during a meeting with the head of the Council of Representatives Osama al-Nujaifi on the 28th March and emphasized the need to "prevent opening up the arena to foreign intervention and hasten the process of considering the dossiers of innocent detainees." During this meeting, Nujaifi affirmed his "positive agreement" after studying the contents of the proposal.
In the same way did the deputy Prime Minister Saleh al-Mutlaq on the 5th of April this month express approval of the proposal, which the head of the Chaldean Church in Iraq and the World- Cardinal Mar Louis Sako- brought forth. During this time, the cardinal expressed his hope that the proposal would reverberate well among the politicians.

9 aprile 2013

Ricevimento a Baghdad in onore di Papa Francesco e di Mar Sako, patriarca caldeo. Le parole del Nunzio

By Baghdadhope*

Alla Santa Messa tenutasi il 5 aprile in onore di Papa Francesco nella chiesa di Nostra Signora Assunta a Baghdad è seguito il giorno 6 un ricevimento offerto dalla Nunziatura Apostolica guidata da Mons. Giorgio Lingua presso l'Hotel Ishtar, ricevimento durante il quale si è svolta la presentazione ufficiale del patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako al Corpo Diplomatico.            
Al ricevimento, oltre alle personalità della Chiesa già presenti alla messa cui si sono aggiunti Mons. Boutrous Moche, vescovo siro cattolico di Mosul e Mons. Avak Assadourian, vescovo armeno ortodosso, hanno accolto Mar Sako il Vice Primo Ministro incaricato delle questioni relative all’energia,  Hussain Ibrahim Saleh al-Shahristani, una rappresentante del Vice- Presidente, attualmente Acting President, Dr. Khodair al-Khozaei, il Ministro dell’Ambiente, il cristiano Sargon Lazar Sliwa, un rappresentante del Ministro degli Esteri e numerosi Ambasciatori.Durante il ricevimento sono state trasmesse su grande schermo le immagini più significative dell’inizio pontificato di Papa Francesco mentre il coro della Parrocchia di Nostra Signora Assunta ha eseguito gli inni nazionali del Vaticano e dell’Iraq.

Baghdadhope pubblica il testo del discorso tenuto dal Nunzio Apostolico Mons. Giorgio Lingua in italiano, in inglese ed in arabo.
 
  Festa del Papa 2013

Discorso del Nunzio Apostolico Mons. Giorgio Lingua

Signor Vice Primo Ministro, Sig.ra Rappresentante del Vice-Presidente, Beatitudine, Eccellenze,
Cari colleghi, distinti ospiti, 
vi ringrazio per aver accettato l’invito a partecipare a questa festa in cui vogliamo celebrare l’elezione al Pontificato di Papa Francesco. 
Negli ultimi due mesi la Santa Sede è stata sotto i riflettori delle televisioni di tutto il mondo, in quanto alcuni eventi di eccezionale rarità si sono verificati: quali la rinuncia di Papa Benedetto XVI, prima volta dopo circa 700 anni, e la nomina di Papa Francesco, per la prima volta nella storia della Chiesa, cioè da 2000 anni, è stato scelto come Vescovo di Roma e Successore dell’Apostolo Pietro un cardinale proveniente da quello che in Europa chiamiamo il nuovo mondo: le Americhe.
Ancor più singolare, se vogliamo - anche questo mai accaduto in 2000 anni di storia -, è stato l’incontro tra due Papi, Benedetto XVI e Francesco, di cui potete ammirare qualche momento nelle immagini che scorrono. 
Alla cerimonia di inizio ministero di Papa Francesco l’Iraq era rappresentato dal Ministro dell’Ambiente, On. Sargon Lazar Sliwa, che saluto, il quale ha subito colto l’occasione per invitare il Papa a visitare questa terra che, grazie al nostro Padre Abramo, la pace sia su di lui, è madre delle religioni monoteiste. Lo stesso invito è stato poi ripetuto da S.B. Louis Raphaël I SAKO, anche lui qui presente, nuovo Patriarca della Chiesa caldea. 
Proprio la recente installazione come Patriarca di S.B. Louis Raphaël I ha dimostrato i buoni rapporti tra le autorità governative e la Chiesa in questo Paese (parlo a nome della Chiesa cattolica, ma credo che i confratelli delle altre comunità cristiane, che ringrazio sentitamente per la loro presenza, possano confermarlo). Non possiamo che rallegrarci. Il Primo Ministro, Sig. Nouri al-Maliki, e il Presidente del Parlamento, Sig. Al-Nujafi, hanno onorato con la loro contemporanea partecipazione l’installazione del Patriarca, il 6 marzo scorso, esattamente un mese fa, nella Cattedrale caldea di Baghdad, gesto che è stato molto apprezzato. Entrambi i leader politici, prendendo la parola, hanno sottolineato che i cristiani sono una componente costituiva e fondamentale nella costruzione dell’Iraq di ieri e lo devono essere anche in quello di oggi.
Non posso dimenticare, inoltre, la presenza dello stesso Primo Ministro alla riapertura al culto della restaurata Chiesa Saydat al-Najat dopo l’orribile attentato del 31 ottobre 2010. In questa occasione, per la prima volta dal 2003, un Cardinale è venuto da Roma in Iraq, in rappresentanza del Santo Padre, l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. 
I cristiani in Iraq aspirano alla pace e sanno che l’Iraq è la loro patria, non ne hanno un’altra. Anche quando, per ben noti e tristi eventi, sono costretti a lasciare il Paese, rimangono attaccati a questa terra che portano sempre nel cuore. Essi sognano, comunque, di ristabilire con i fratelli musulmani rapporti di reciproca fiducia e stima per poter offrire così il loro modesto ma qualificato contributo alla ripresa economica, ma soprattutto morale, del Paese.
Nel primo incontro di Papa Francesco con i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, il nuovo Pontefice ha detto: “è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d’inizio del mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo islamico”.
Ci auguriamo che l’umile frate di Assisi che aveva incontrato il Sultano al-Malik al Kamil, stabilendo con lui un’amicizia che durò tutta la vita, aiuti il Papa che ha scelto il suo nome in questo cammino di conoscenza e stima reciproca.
Stimo doveroso concludere con un pensiero finale al Presidente della Repubblica, il Sig. Jalal Talabani, che da mesi si trova su un letto di dolore. A lui i nostri migliori auguri di pronta e completa guarigione. L’Iraq ha ancora bisogno del suo contributo. Preghiamo Dio che lo aiuti a ricuperare la salute e possa tornare presto tra di noi.
Grazie mille per la Vostra attenzione.

The Pope's day

Address of His Excellency Apostolic Nuncio Archbishop Giorgio Lingua
 
Honorable Deputy Prime Minister, Honorable Representative of the Vice-President, Beatitude, Excellences, 
Dear colleagues and distinguished guests, 
 I gladly thank you for having accepted the invitation to participate in this festivity in which we want to celebrate the inauguration of the Pontificate of Pope Francis.  

Over the past two months, the Holy See has been in the limelight of the world media as some exceptionally rare events have occurred: the renunciation of Pope Benedict XVI (first renunciation after around 700 years), and the election of Pope Francis. For the first time in the history of the Church, that is in 2000 years, a Cardinal who comes from what we, in Europe, call the new world: America, has been chosen as Bishop of Rome and Successor of the Apostle Peter.
Even more striking, as this has also never happened in 2000 years of history, was the historic meeting between two Popes, Benedict XVI and Francis. You can see some images on the screen. 
At the ceremony of the inauguration of the Pontificate of Pope Francis, the Republic of Iraq was represented by the Honorable Minister for the Environment, Mr. Sargon Lazar Sliwa, whom I greet, who immediately took the opportunity to invite the Pope to visit Iraq which is the mother of three great monotheistic religions, thanks to our Father Abraham (peace be upon him). H. B. Mar Louis Raphaël I Sako, who is also present here, the new Patriarch of the Chaldean Church, has repeated the same invitation.  Indeed, the recent installation ceremony of H.B. Louis Raphaël I as Patriarch has demonstrated the good relationship existing between the government authorities and the Church in this country. (Although I speak in the name of the Catholic Church, I think that the brothers of other Christian communities, whose presence here I gratefully acknowledge, will also confirm that.) We cannot but rejoice. The Honorable Prime Minister, Mr. Nouri al-Maliki and the Honorable President of the Parliament, Mr. Usama Al-Nujayfi, honored the ceremony of the installation of the Patriarch on March 6th, exactly one month ago, in the Chaldean Cathedral of Baghdad, with their presence. This gesture has been much appreciated. Both the political leaders in their discourses have underlined that the Christians have been a founding and fundamental component in the construction of Iraq in the past and they also have to be the same in the present.
I cannot forget, likewise, the presence of the same Prime Minister at the re-opening ceremony of the Church of Saydat Al-Najat after the horrible attack on October 31st, 2010. On this occasion, for the first time since 2003, a Cardinal came from Rome to Iraq, His Eminence Cardinal Leonardo Sandri, Prefect of the Congregation for the Oriental Churches, representing the Holy Father.
The Christians in Iraq strive for peace. They know that Iraq is their country. They don't have another one. Even when, for well-known and sad reasons, they are forced to leave this country, they are attached to this land that they keep in their hearts. They dream, however, to reestablish a relationship of mutual trust and respect with their Muslim brothers so as to offer their modest but qualified contribution to the process of economic revival, but above all, to the moral amelioration of the country.
Pope Francis, in the first meeting with the diplomats accredited to the Holy See said: “it is important to intensify dialogue among the various religions, and I am thinking particularly of dialogue with Islam. At the Mass marking the beginning of my ministry, I greatly appreciated the presence of so many civil and religious leaders from the Islamic world.” 
We hope that the humble monk of Assisi that met the Sultan Al-Malik Al Kamil and established with him a friendship that lasted a lifetime, helps the Pope, who has chosen his name, on the journey of a better understanding and mutual respect with the Muslim world.

I wish to conclude with a final thought to the Honorable President of the Republic, Mr. Jalal Talabani, who has been bedridden with pains for months. I offer him my best wishes for a speedy and full recovery. We pray God to help him regain his health and return to us soon.
  



حفل البابا 2013
خطاب السفير البابوي

فخامة الوزير، الغبطة ، السيادة،
الاعزاء الزملاء، والضيوف الكرام،
أشكر لكم قبول دعوة المشاركة في هذا الحفل والذي به نود الاحتفال بانتخاب الحبر الاعظم البابا فرنسيس.
على مدى الشهرين الماضيين، كانت الاضواء التلفازية في جميع أنحاء العالم مُسلطة على الكرسي الرسولي، بسبب الاحداث النادرة والاستثنائية التي حدثت: تنحي البابا بندكتوس السادس عشر، وهذه هي المرة الاولى بعد ما يقارب الـ 700 سنة. من ثم تعيين البابا فرنسيس، والذي ولأول مرة بتاريخ الكنيسة، أي من الفي عام، يتم إختيار خليفة لبطرس وأسقف لروما، كاردينال منحدر من ما نسميه في اوربا بالعالم الجديد: الامريكيتين.
وهناك حدث آخر، أكثرُ إثارةً للانتباه، يمكننا تامل الصور الموجودة عنه في لحظات قليلة. وكذلك لم يَقع في الالفي عام المنصرمة، ألا وهو اللقاء بين إثنين من البابوات: بندكتوس السادس عشر وفرنسيس.
العراق كان حاضراً في حفل إبتدأ الخدمة البطرسية للبابا فرنسيس، بمشاركة وزير البيئة: السيد سركون لازار صليوا، والذي إتخذ في فرصة السلام على البابا، مناسبة لدعوة البابا إلى زيارة هذه الارض، هذه الارض التي وبفضل ابينا ابراهيم (عليه السلام) أصبحت أماً للاديان التوحيدية. ومثل هذه الدعوة قد تكررت، لاحقا، من قبل غبطة البطريرك الجديد للكنيسة الكلدانية، لويس روفائيل الاول ساكو، والحاضر ههنا معنا أيضاً.
كما أن التنصيب الذي تم موخراً لغبطة لويس روفائيل الاول كبطريرك، أظهر العلاقات المتينة بين السلطات الحكومية والكنيسة في هذه الارض (أتكلم باسم الكنيسة الكاثوليكية، إلا اني اتوقع أن اخوتي من الكنائس المسيحية الاخرى، وانا ممتن جداً لحضورهم، يمكنهم أن يؤكدوا هذا). لا يسعنا إلا الفرح بهذا. فمشاركة سعادة رئيس الوزراء السيد نوري المالكي، وسعادة رئيس البرلمان السيد أسامة النجيفي في تنصيب البطريرك، وذلك قبل شهر من هذا التاريخ، يوم السادس من آذار الماضي، في الكاتدرائية الكلدانية في بغداد، كانت شرفاً كبيراً، ولفتة ذاتُ محل كبير من التقدير. كلاً من القادة السياسين الاثنين، في كلماتهم حينها، أشاروا إلى أن المسيحيين هم مُكوَّن أساسي وبنَّاء في بناء العراق، سواء في الماضي كما يجب ان يكونوا اليوم.
كما أنني لا استطيع أن أنسى، حضور ذات رئيس الوزراء في إعادة إفتتاح كنيسة سيدة النجاة بعد الهجوم المروع الذي تعرضت له في 31 تشرين الاول 2010. بهذه المناسبة وللمرة الاولى منذ العام 2003، ياتي كاردينال من روما، ممثل للأب الاقدس إلى العراق، الكاردينال ليوناردوا ساندري، رئيس المجمع الحبري للكنائس الشرقية.
المسيحيون في العراق يسعون إلى السلام ويعلمون أن العراق هو وطنهم وليس لهم بلد آخر. حتى ولو كان وبسببِ أحداثٍ معروفة جيداً ومؤلمة، هم مُجبرين على مغادرة البلد، إلا أنهم متعلقين بهذه الارض التي يحملونها في قلوبهم. فهم يحلمون بإعادة بناء علاقات من الثقة المتبادلة والاحترام مع الاخوة المسلمين كيما يستطيعوا أن يقدموا مساهمتهم المتواضعة ولكن المهمة، لتحقيق الانتعاش الاقتصادي، وبشكل أساسي الاخلاقي للبلد.
في اللقاء الاول بين البابا فرنسيس والدبلوماسيين المعتمدين لدى الكرسي الرسولي، ذكر البابا الجديد: "من المهم تعزيز الحوار بين مختلف الاديان المختلفة، واعتقد أنه اولاً وقبل كل ذلك مع الاسلام، وأنا في غاية الامتنان لمشاركة العديد من السلطات المدنية والدينية من العالم الاسلامي، في قداس إبتدأ خدمتي".
نأمل أن الراهب المتواضع من أسيزي، الذي التقي بالسلطان المالك الكامل، مقيماً معه بذلك علاقة صداقة دامت العمر كلهُ، يُساعد البابا الذي إختار اسمه تيمناً به في مسيرة التفاهم والاحترام المتبادل هذه.
إسمحوا لي أن أختتم خطابي بهذه الكلمات الموجهة إلى فخامة رئيس الجمهورية السيد جلال الطالباني، الذي ومنذُ أشهر هو على سرير الالم. أتمنى له أطيب تمنياتنا بالشفاء العاجل والكامل. فالعراق لا يزال بحاجة إلى مساهمته. نصلي إلى الله كيما يساعده على استعادة صحته والعودة عاجلاً فيما بيننا.
أشكركم كثيراً لحُسن إنتباهكم
 

Papa Francesco nelle parole del Patriarca Caldeo e del Nunzio Apostolico in Iraq: uomo di speranza e pace

 By Baghdadhope*

Venerdì 5 aprile il Patriarca della chiesa caldea, Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako ha presieduto una Messa per Papa Francesco nella Chiesa di Nostra Signora Assunta a Baghdad.
Erano presenti alla cerimonia tutti i vescovi cattolici di Baghdad e, in nome di quella fratellanza con la Chiesa Assira dell'Est - chiesa autocefala che non riconosce l'autorità papale - invocata da Mar Sako non appena divenuto patriarca anche Mons. Gewargis Sliwa.

Baghdadhope pubblica i testi integrali dell'omelia pronunciata in onore di Papa Francesco da Mar Louis Raphael I Sako, e del saluto finale pronunziato dal Nunzio Apostolico in Giordania ed Iraq, Mons. Giorgio Lingua in italiano, inglese ed arabo.


Francesco: il Papa della speranza

Omelia di Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako in occasione della messa di ringraziamento per l'inizio del ministero petrino di 
Papa Francesco

Il nuovo Papa è un regalo di Dio per la Chiesa e per la gente, il Papa dei poveri e degli emarginati. Un uomo che ha deciso di dare un segno di speranza scegliendo il nome di Francesco, il Santo di Assisi, perché come lui parla in modo semplice e spontaneo, come fecero i Profeti, di solidarietà, servizio, uguaglianza e fraternità tra gli uomini.
L'elezione del Papa non è stata frutto dei voti dei cardinali, uomini con i loro desideri, le loro ansie e le loro visioni talvolta in contraddizione ma, per il credente,   dono dello Spirito Santo.
Dio l'ha chiamato da un paese lontano per diventare discepolo e missionario del Suo amore paterno e del Suo perdono, per rafforzare la fede e rinnovare la Chiesa perché viva per Cristo e non per sé stessa.
Per capire come Dio sceglie una persona e gli affida la missione di guidare la gente è  utile rileggere la vocazione di Isaia che abbiamo appena ascoltato. Vocazione e scelta che sono, senza dubbio, una grazia del Creatore per il nostro tempo che ci guida nella giusta direzione verso la luce.
Il nuovo Papa è il Papa delle sorprese. Sorprende coloro che gli stanno intorno, non accetta la routine ma la cambia; è un papa diverso che ascolta, chiede, dialoga ed invita al dialogo e al rifiuto della violenza, che insiste sul servizio, sulla misericordia e su ciò che è nuovo e può apparire sorprendente.
Ascoltiamo a questo proposito l’inizio della omelia papale in occasione della veglia di Pasqua:

"Nel Vangelo di questa Notte luminosa della Veglia Pasquale incontriamo per prime le donne che si recano al sepolcro di Gesù con gli aromi per ungere il suo corpo (cfr Lc 24,1-3). Vanno per compiere un gesto di compassione, di affetto, di amore, un gesto tradizionale verso una persona cara defunta, come ne facciamo anche noi.

Avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce. Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: un certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata.
Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro. Ma a questo punto avviene qualcosa di totalmente inaspettato, di nuovo, che sconvolge il loro cuore e i loro programmi e sconvolgerà la loro vita: vedono la pietra rimossa dal sepolcro, si avvicinano, e non trovano il corpo del Signore. E’ un fatto che le lascia perplesse, dubbiose, piene di domande: “Che cosa succede?”, “Che senso ha tutto questo?” (cfr Lc 24,4).
Non capita forse anche a noi così quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? Ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo. La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede.
Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre!"
Il nuovo Papa parla di unità, di amicizia tra uomini diversi con bontà, entusiasmo ed un bel sorriso. L'incontro con lui dà gioia e forza e posso dirlo perché non solo ho seguito le notizie che lo riguardano ma anche perché ho potuto incontrarlo per una udienza speciale durata 20 minuti in cui mi sono sentito come un seminarista davanti al suo direttore spirituale. In quell’occasione l'ho invitato a visitare l'Iraq come fece San Francesco d'Assisi che partì per l'Oriente dove incontrò Sultan Al-Kamil.
La visita del Papa rafforzerebbe la nostra fede e darebbe alla nostra piccola comunità nella terra di Abramo coraggio e speranza.
Sua Santità si è mostrato felice per questo invito ed io gli ho chiesto anche di parlare dei musulmani, come faceva San Francesco, ponendo l'accento sull'importanza del dialogo religioso, perché quando un capo della Chiesa parla al mondo islamico noi cristiani siamo apprezzati e rispettati.
Nella messa di Pasqua, nel suo discorso Urbi et Orbi, il Papa ha chiesto di trasformare l'odio in amore e la guerra in pace rivolgendo un appello proprio per la pace in Medio Oriente, soprattutto in Siria ed Iraq,  e pregando perché cessi la violenza.
Questi paesi devono quindi aprirsi ad una nuova cultura, accogliere tutti senza eccezioni e trasmettere la cultura del dialogo e della riconciliazione.

Santa Messa per Papa Francesco

Saluto finale del Nunzio Apostolico

! أيها الإخوة والأخوات، مساء الخير

Fratelli e sorelle, buonasera!
Come sapete, queste sono le prime parole pronunciate da Papa Francesco appena si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni per salutare i numerosi fedeli riuniti in Piazza S. Pietro dopo la fumata bianca.
Un semplice saluto, che ha colpito molti: è una persona educata, saluta prima di parlare! Hanno commentato.
Ma quello che più ha colpito fin dalla prima apparizione in pubblico di Papa Bergoglio è stata la sua umiltà, con una richiesta di preghiera: “vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. Ha chiesto gentilmente un favore, di pregare per lui!
Già abbiamo pregato insieme durante la Messa, ma prima della benedizione finale vorrei invitarvi ad una ulteriore silenziosa preghiera per il Papa e per le sue intenzioni. Ritornando alle parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni il 13 marzo scorso, giorno dell’elezione, noi possiamo immaginare quali siano le intenzioni del Papa: “Incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo (...). Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia reciproca. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza”.
Ecco, queste sono le intenzioni del Papa a cui vogliamo unirci in questo momento di preghiera silenziosa: chiedere che nel mondo, che in Iraq in particolare, si depongano le armi e si inizi un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia reciproca. Rimaniamo qualche momento in silenzio pregando per queste intenzioni. 


Holy Mass for Pope Francis

Salutations of the Apostolic Nuncio

!أيها الإخوةوالأخوات،مساءالخير

Brothers and sisters, Good Evening!
As your know, these are the first words spoken by pope Francis just appeared at the Loggia of the Blessings to greet the many people gathered in St. Peter's square after white smoke billowed from the chimney on the Sistine Chapel.
A simple greeting which has been fascinated the sympathy of many.
But what most impressed right from the first public appearance of Pope Bergoglio was his humility, disclosed itself through a prayer request: "And now I would like to give the blessing, but first - first I ask a favour of you: before the Bishop blesses his people, I ask you to pray to the Lord that he will bless me; the prayer of the people asking the blessing for their Bishop. Let us make, in silence, this prayer: your prayer over me."
He politely asked for a favor, to pray for him!
Already we prayed together at Mass, but before the final blessing, I would like to invite you to a further silent prayer for the Pope and his intentions.
Returning to the words spoken from the Loggia of Blessings on March 13th, the day of his election, we can imagine what are the intentions of the Pope: "And now, we take up this journey: Bishop and People. This journey of the Church of Rome which presides in charity over all the Churches. 
A journey of fraternity, of love, of trust among us. Let us always pray for one another. Let us pray for the whole world, that there may be a great spirit of fraternity."
Behold, these are the intentions of the Pope, to which we want to join in this moment of silent prayer: ask that in the world, particularly in Iraq, to lay down their weapons and begin a journey of fraternity, love and trust. Let us remain a moment in silence praying for these intentions.

القداس الالهي للبابا فرنسيس


السلام الختامي للسفير البابوي


ايها الاخوة والاخوات، مساء الخير!

كما تعلمون، هذه هي الكلمات الاولى التي نطق بها البابا فرنسيس، بعد ظهوره الاول من شرفة البركات للترحيب بالجمع الغفير المتجمهر في ساحة القديس بطرس بعد ظهور الدخان الابيض.

تحية متواضعة وبسيطة، تعاطف معها الكثيرين، كما ان تواضع البابا بيركوليو كان أشد ما أُعجبت به الجماهير منذُ ظهوره العلني الاول. أفصح عنه من خلال طلب الصلاة: "أطلب منكم معروفاً: قبل ما أن يبارك الاسقف الشعب، أطلب منكم أن تُصلوا إلى الرب كيما يباركني: صلاة الشعب، الذي يطلب البركة لاسقفه، فلنصلي بصمت صلاتكم هذه من اجلي". طلبَ وبكل لطف، الصلاة من اجله.

لقد صلينا خلال الذبيحة الالهية مع بعض، ولكن وقبل البركة الختامية، أود ان ادعوكم لصلاة صامته اخرى من أجل البابا ومن أجل مقاصده. وبالعودة للكلمات التي نطق بها من شرفة البركات في الثالث عشر من آذار الماضي، يوم الانتخاب، نستطيع أن نتخيل ماذا كانت مقاصد البابا: "إبتدءاً من هذه المسيرة: اسقف وشعب (....) مسيرة أخوية، حُب، ثقة متبادلة. نُصلي دوماً من أجل بعضنا البعض. نصلي من أجل العالم أجمع، كيما يكون بمثابة أخوية كبيرة.

هذه هي مقاصد البابا، والتي نريد ان ننظم إليها في هذه لحظات الصلاة الصامتة: طالبين كيما في العالم، وبالعراق بشكل خاص، يتم التخلي عن السلاح وتُبتدأ مسيرة الاخوة، والمحبة، والثقة المتبادلة. فلنصلي بصمت بعض اللحظات من أجل هذه المقاصد (صمت).
والآن، أطلب من البطريرك والاساقفة الحاضرين أن يتقدموا معي لمنح البركة، معاً وبوحدة، ومع مقاصد الاب الاقدس، لكل اللذين شاركوا بهذه الرتبة المقدسة.