By Baghdadhope
Nella chiesa della Vergine Maria in Palestine Street, nella zona est si Baghdad, si è tenuta domenica scorsa una cerimonia a cui hanno partecipato circa 200 fedeli caldei ansiosi di ascoltare le parole del neo cardinale Mar Emmanuel III Delly. Malgrado le imponenti misure di sicurezza – perquisizioni all’entrata, guardie armate intorno alla chiesa e sul tetto, veicoli della polizia a bloccare l’accesso alla strada – i fedeli non hanno disertato questa occasione perché, come ha dichiarato alla AP la ventiseienne Hibba Nasser: “Siamo venuti in chiesa per far capire ai terroristi che non abbiamo paura di loro.”
Alla Santa Messa celebrata dal Cardinale Delly, da Monsignor Shleimun Warduni e da Padre Yousef Khalid, hanno partecipato anche Monsignor Jacques Isaac, Rettore del Babel College e Monsignor Francis A. Chullikat, Nunzio Apostolico in Iraq e Giordania. Dopo la cerimonia il Cardinale è stato salutato tra gli altri da Jassim al-Jazairi, l’imam della vicina moschea sciita che ha dichiarato di voler mostrare, con la sua presenza, “l’unità del popolo iracheno” e di essere felice della nomina cardinalizia perché “orgoglioso di qualsiasi iracheno, cristiano o musulmano il cui nome innalza quello dell’Iraq in ambito internazionale”
Foto By Ankawa.com
A Kirkuk, intanto, dopo quattro anni è stata riaperta la chiesa Armeno Ortodossa della Vergine Maria con una Santa Messa celebrata dal parroco della città, Padre Avaidak Dirusian.
Photo by Ishtar TV
Mentre a Bassora il parroco caldeo della città, Padre Emad Aziz Banna, ha celebrato oggi i funerali di Usama Fareed (31) e di sua sorella Maysoon i cui corpi, crivellati di proiettili, sono stati ritrovati in una discarica. Secondo quanto riportato sempre dalla AP, l’uomo era stato rapito da uomini armati che viaggiavano su un fuoristrada bianco senza targa e che lo avevano costretto a telefonare alla sorella chiedendole di lasciare il lavoro per incontrarlo.
Mentre a Bassora il parroco caldeo della città, Padre Emad Aziz Banna, ha celebrato oggi i funerali di Usama Fareed (31) e di sua sorella Maysoon i cui corpi, crivellati di proiettili, sono stati ritrovati in una discarica. Secondo quanto riportato sempre dalla AP, l’uomo era stato rapito da uomini armati che viaggiavano su un fuoristrada bianco senza targa e che lo avevano costretto a telefonare alla sorella chiedendole di lasciare il lavoro per incontrarlo.
Photo by Ankawa.com
Sempre a Bassora, alla vigilia del disimpegno britannico che presto ne lascerà il controllo agli iracheni, continuano le minacce contro le donne. La città, da molti considerata fuori controllo, è infestata da bande di miliziani islamici decisi a fare applicare alla lettera quelle che ritengono essere le buone norme di comportamento islamico. Secondo quanto dichiarato dal capo della polizia della città, il Maggiore Generale Jalil Khalaf, più di 40 corpi di donne sono stati ritrovati decapitati o mutilati negli scorsi cinque mesi. Accanto ai corpi sono stati trovati dei volantini con le scritte “uccisa per adulterio” o “uccisa per aver violato gli insegnamenti islamici” che qualificano gli omicidi come operati dalle bande che sempre più somigliano alla “polizia morale" che opera nel vicino Iran, e che colpiscono non solo le donne che non indossano il velo – musulmane e cristiane - ma anche comportamenti considerati illeciti: il non farsi crescere la barba o il non tagliarsi i capelli per gli uomini, il sedersi vicini di studenti e studentesse a scuola, l’ascoltare musica, il fare feste e persino il possedere sul prorpio cellulare immagini o video considerati “immorali.”
Una situazione che se ha per vittime anche i musulamani moderati è ancora più sentita dall’ormai sparuta minoranza cristiana della città la cui stessa identità viene messa in discussione come ha raccontato al Times la ventunenne Zeena che, quando ha spiegato ai miliziani scitti che pretendevano indossasse il velo per frequentare l’università che lei, essendo cristiana non era obbligata per fede a farlo, si è sentita rispondere che all’esterno dell’università lei poteva essere cristiana e fare ciò che voleva, ma all’interno no, pena la morte.
Sempre a Bassora, alla vigilia del disimpegno britannico che presto ne lascerà il controllo agli iracheni, continuano le minacce contro le donne. La città, da molti considerata fuori controllo, è infestata da bande di miliziani islamici decisi a fare applicare alla lettera quelle che ritengono essere le buone norme di comportamento islamico. Secondo quanto dichiarato dal capo della polizia della città, il Maggiore Generale Jalil Khalaf, più di 40 corpi di donne sono stati ritrovati decapitati o mutilati negli scorsi cinque mesi. Accanto ai corpi sono stati trovati dei volantini con le scritte “uccisa per adulterio” o “uccisa per aver violato gli insegnamenti islamici” che qualificano gli omicidi come operati dalle bande che sempre più somigliano alla “polizia morale" che opera nel vicino Iran, e che colpiscono non solo le donne che non indossano il velo – musulmane e cristiane - ma anche comportamenti considerati illeciti: il non farsi crescere la barba o il non tagliarsi i capelli per gli uomini, il sedersi vicini di studenti e studentesse a scuola, l’ascoltare musica, il fare feste e persino il possedere sul prorpio cellulare immagini o video considerati “immorali.”
Una situazione che se ha per vittime anche i musulamani moderati è ancora più sentita dall’ormai sparuta minoranza cristiana della città la cui stessa identità viene messa in discussione come ha raccontato al Times la ventunenne Zeena che, quando ha spiegato ai miliziani scitti che pretendevano indossasse il velo per frequentare l’università che lei, essendo cristiana non era obbligata per fede a farlo, si è sentita rispondere che all’esterno dell’università lei poteva essere cristiana e fare ciò che voleva, ma all’interno no, pena la morte.