Padre Philip Najim, procuratore della Chiesa caldea presso la Santa Sede, commenta così la crisi che si è aperta tra Turchia e Kurdistan iracheno dopo gli attacchi dei militanti del Pkk curdo ai militari di Ankara. “Da quattro anni la popolazione soffre questo conflitto sanguinoso che ha portato tanta emigrazione, in molti casi forzata, di cristiani e anche di musulmani che si sono rifugiati nel Kurdistan iracheno” dichiara al Sir il Procuratore. “Con questa crisi ad essere sottoposti alla pressione militare saranno i piccoli villaggi al confine turco e a farne le spese saranno ancora una volta i più deboli”. “Le parole di domenica – aggiunge - dimostrano come il Papa segua con apprensione quanto accade in questa regione. Gli iracheni sono stanchi e oppressi e non vogliono altre guerre”. Secondo padre Najim l’ago della bilancia in possibili negoziati sono gli “Usa che hanno notevoli interessi sia in Iraq che in Turchia e potrebbero avvicinare le parti ad una trattativa che ponga rimedio alla crisi”. “Da parte loro – conclude - i curdi devono riconoscere che esiste un governo centrale e che serve dialogare con la Turchia. Questa eviti di colpire perché a farne le spese saranno poveri innocenti. La politica deve difendere l’uomo, non distruggerlo”.
“Baghdad ha perduto la sua bellezza e non ne è rimasto che il nome.
Rispetto a ciò che essa era un tempo, prima che gli eventi la colpissero e gli occhi delle calamità si rivolgessero a lei, essa non è più che una traccia annullata, o una sembianza di emergente fantasma.”
Ibn Battuta
"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."
Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014
Baghdad, 19 luglio 2014