Fonte: Catholic News Agency
Traduzione, adattamento e note di Baghdadhope
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Il Vescovo Cattolico Caldeo Monsignor Petros ha dichiarato questa settimana che una possibile incursione nel nord Iraq da parte delle forze turche alla ricerca delle milizie curde potrebbe avere come vittime principali gli iracheni cristiani.
La Turchia ha ammassato le truppe al confine con l’Iraq nella regione del Kurdistan ed ha lanciato attacchi sporadici nei confronti dei separatisti curdi che operano in Turchia ma cercano rifugio tra la popolazione del nord dell’Iraq.
Papa Benedetto XVI ha aggiunto la sua alle voci di chi è preoccupato della situazione. Ieri, dopo l’Angelus ha detto: “Incoraggio ogni sforzo teso al raggiungimento di una pacifica soluzione dei problemi recentemente emersi tra Turchia ed i curdi iracheni.”
Secondo Monsignor Petros, la cui sede vescovile è Dohuk, gli iracheni cristiani, sono ormai la metà rispetto a qualche anno fa. Essi: “temono un attacco turco in Kurdistan più degli altri perché non sanno dove andare dopo essere stati esiliati una, due, e persino tre volte sfuggendo dalle violenze.”
Dei circa 600.000 cristiani ancora in Iraq, dice il vescovo, 250.000 vivono in Kurdistan.
“I cristiani sono oggetto di un’autentica persecuzione in Iraq e solo qui nel Kurdistan trovano la pace grazie alla tolleranza del governo autonomo curdo.”
“A causa dell’occupazione americana del paese noi siamo considerati complici perché cristiani come loro ed allora ci sono i fanatici musulmani che vogliono purificare l’Iraq ed il Medio Oriente dalla presenza dei cristiani” spiega il prelato.
Dopo la caduta di Saddam Hussein i cristiani iracheni sono stati attaccati come le loro chiese. I più ricchi sono fuggiti all’estero mentre i poveri si sono trasferiti sulle montagne del Kurdistan. “Questa povera gente ha esaurito le risorse, possono solo rifugiarsi nelle tende, c’è chi vuole sterminare i cristiani ed i musulmani onesti non fanno niente per difenderci.”
Il vescovo intervistato è Monsignor Petros Hanna Al Harbouli, vescovo caldeo della Diocesi di Zakho. Il titolo "Mer" o "Mar" è di solito usato nella Chiesa Caldea per indicare il suo Patriarca: Mar Emmanuel III Delly.
La Turchia ha ammassato le truppe al confine con l’Iraq nella regione del Kurdistan ed ha lanciato attacchi sporadici nei confronti dei separatisti curdi che operano in Turchia ma cercano rifugio tra la popolazione del nord dell’Iraq.
Papa Benedetto XVI ha aggiunto la sua alle voci di chi è preoccupato della situazione. Ieri, dopo l’Angelus ha detto: “Incoraggio ogni sforzo teso al raggiungimento di una pacifica soluzione dei problemi recentemente emersi tra Turchia ed i curdi iracheni.”
Secondo Monsignor Petros, la cui sede vescovile è Dohuk, gli iracheni cristiani, sono ormai la metà rispetto a qualche anno fa. Essi: “temono un attacco turco in Kurdistan più degli altri perché non sanno dove andare dopo essere stati esiliati una, due, e persino tre volte sfuggendo dalle violenze.”
Dei circa 600.000 cristiani ancora in Iraq, dice il vescovo, 250.000 vivono in Kurdistan.
“I cristiani sono oggetto di un’autentica persecuzione in Iraq e solo qui nel Kurdistan trovano la pace grazie alla tolleranza del governo autonomo curdo.”
“A causa dell’occupazione americana del paese noi siamo considerati complici perché cristiani come loro ed allora ci sono i fanatici musulmani che vogliono purificare l’Iraq ed il Medio Oriente dalla presenza dei cristiani” spiega il prelato.
Dopo la caduta di Saddam Hussein i cristiani iracheni sono stati attaccati come le loro chiese. I più ricchi sono fuggiti all’estero mentre i poveri si sono trasferiti sulle montagne del Kurdistan. “Questa povera gente ha esaurito le risorse, possono solo rifugiarsi nelle tende, c’è chi vuole sterminare i cristiani ed i musulmani onesti non fanno niente per difenderci.”
Il vescovo intervistato è Monsignor Petros Hanna Al Harbouli, vescovo caldeo della Diocesi di Zakho. Il titolo "Mer" o "Mar" è di solito usato nella Chiesa Caldea per indicare il suo Patriarca: Mar Emmanuel III Delly.