Da ieri mattina non si hanno notizie di p. Doglas, parroco caldeo di S. Elia. Il vescovo ausiliare di Baghdad: “Molto probabile il sequestro”. Si fa concreto il timore che queste iniziative criminali vogliano colpire le personalità religiose più attive, per scoraggiare i cristiani a rimanere in Iraq.
Baghdad (AsiaNews) – A Baghdad i cristiani temono si sia verificato l’ennesimo rapimento di un sacerdote. Padre Doglas Yousef Al Bazy - 34 anni, caldeo - è uscito dalla sua parrocchia ieri mattina e non è ancora tornato a casa...
L’allarme si è rapidamente diffuso in Iraq e nella diaspora tramite Internet ed Sms: i fedeli del giovane prete e i responsabili della Chiesa caldea irachena ritengono “molto probabile” che si tratti di un sequestro. Se così fosse, sarebbe l’ultimo caso di una lunga lista di rapimenti a danni di religiosi cristiani, dettati da moventi non solo di criminalità comune.
Il vescovo ausiliare dei caldei di Baghdad, mons. Shleman Warduni, riferisce ad AsiaNews: “Il patriarca Delly ed io abbiamo attivato i nostri contatti, sperando potessero darci qualche speranza, ma finora non abbiamo avuto risposte. Il rapimento è l’ipotesi più probabile, ma non ci sono conferme”.
Padre Doglas è stato ordinato circa 10 anni fa; mons. Warduni lo definisce come una figura “molto attiva nella diocesi, impegnato soprattutto a fianco dei giovani”. È segretario dell’Istituto per l’insegnamento religioso e anche del Consiglio dei capi delle Chiese a Baghdad. Da pochi mesi gli è stata affidata la parrocchia di S. Elia.
Secondo il vescovo ausiliare, “vi sono tante interpretazioni dietro il rapimento di un cristiano: criminalità, fanatismo religioso, denaro, l’intenzione di creare divisone tra la popolazione”. “Speriamo che chi lo ha preso abbia coscienza - sottolinea il presule - e capisca che noi sacerdoti desideriamo solo portare la Buona novella alla gente e lavorare per il bene di tutti gli iracheni. Siamo per l’unità dell’Iraq e chiediamo di poter operare insieme ai nostri connazionali per ricostruire il nostro Paese e ottenere pace e sicurezza”. Tra la comunità caldea, però, si fa sempre più strada l’idea che minacce e rapimenti non siano condotti in modo indististino, ma “mirino alle personalità più impegnate nella comunità cristiana, le più giovani e le più coraggiose, quasi a monito di chi continua a sperare di poter continuare a vivere in questo Paese”.
Fonti di AsiaNews riferiscono che ormai la situazione nel Paese è “insopportabile”: i cristiani escono raramente di casa, ma non sono gli unici a soffrire. “Nessun luogo è più sicuro - dicono - ormai non si è tranquilli nemmeno sul posto di lavoro: nei mesi scorsi sono stati uccisi dei panettieri a Baghdad solo perché sfornavano un pane tipico romboidale, col vago aspetto di una croce”. In conclusione mons. Warduni lancia un appello ai possibili rapitori di p. Doglas: “Se avete coscienza e credete in Dio, non fategli del male e liberatelo il prima possibile, sano e salvo”.
Il vescovo ausiliare dei caldei di Baghdad, mons. Shleman Warduni, riferisce ad AsiaNews: “Il patriarca Delly ed io abbiamo attivato i nostri contatti, sperando potessero darci qualche speranza, ma finora non abbiamo avuto risposte. Il rapimento è l’ipotesi più probabile, ma non ci sono conferme”.
Padre Doglas è stato ordinato circa 10 anni fa; mons. Warduni lo definisce come una figura “molto attiva nella diocesi, impegnato soprattutto a fianco dei giovani”. È segretario dell’Istituto per l’insegnamento religioso e anche del Consiglio dei capi delle Chiese a Baghdad. Da pochi mesi gli è stata affidata la parrocchia di S. Elia.
Secondo il vescovo ausiliare, “vi sono tante interpretazioni dietro il rapimento di un cristiano: criminalità, fanatismo religioso, denaro, l’intenzione di creare divisone tra la popolazione”. “Speriamo che chi lo ha preso abbia coscienza - sottolinea il presule - e capisca che noi sacerdoti desideriamo solo portare la Buona novella alla gente e lavorare per il bene di tutti gli iracheni. Siamo per l’unità dell’Iraq e chiediamo di poter operare insieme ai nostri connazionali per ricostruire il nostro Paese e ottenere pace e sicurezza”. Tra la comunità caldea, però, si fa sempre più strada l’idea che minacce e rapimenti non siano condotti in modo indististino, ma “mirino alle personalità più impegnate nella comunità cristiana, le più giovani e le più coraggiose, quasi a monito di chi continua a sperare di poter continuare a vivere in questo Paese”.
Fonti di AsiaNews riferiscono che ormai la situazione nel Paese è “insopportabile”: i cristiani escono raramente di casa, ma non sono gli unici a soffrire. “Nessun luogo è più sicuro - dicono - ormai non si è tranquilli nemmeno sul posto di lavoro: nei mesi scorsi sono stati uccisi dei panettieri a Baghdad solo perché sfornavano un pane tipico romboidale, col vago aspetto di una croce”. In conclusione mons. Warduni lancia un appello ai possibili rapitori di p. Doglas: “Se avete coscienza e credete in Dio, non fategli del male e liberatelo il prima possibile, sano e salvo”.