Arcivescovado Caldeo di Kirkuk - Iraq
Luis Sako, Arcivescovo di Kirkuk, Iraq
2 settembre 2006
Il nostro bel Paese, l'Iraq - ricco di cultura e di civiltà, la terra di Abramo, dei primi codici legislativi (Hammurabi, Harun Alrashed e altre figure magnifiche) - si sta trasformando, purtroppo, in un serbatoio di tenebre. Ogni giorno ci sono molti morti e feriti!
Per poter uscire da questa situazione orribile, propongo alcuni punti perché ciascun iracheno, ovunque si trovi e qualsiasi ruolo occupi, interroghi la sua coscienza riguardo i suoi atteggiamenti verso il bene comune, verso la protezione delle vite innocenti e della loro dignità e quanto sia disposto a fare la propria parte per la riconciliazione e il perdono.
Sapendo che tutti noi adoriamo un unico Dio, creatore e giudice, apparteniamo alla stessa famiglia umana, partecipiamo allo stesso destino e aspettiamo un futuro migliore in cui predomina la fratellanza, la gioia e una vita umana dignitosa, dobbiamo, secondo questo spirito:
1. Dare forza al bene comune e utilizzare la ragione e il dialogo, nell'incontro fra le diversità, per eliminare la violenza, che rischia di diventare motivo di giustificazione per la costante presenza straniera sulla nostra terra.
2. Rispettare le diversità culturali, etniche, religiose. Diversità che devono essere colte come un dono di Dio. Dono da accettare, conservare, coltivare e far fruttificare in un clima di pieno rispetto e di massima fratellanza; in un clima in cui prevale la convivenza e il desiderio di pace, giacché abbiamo vissuto e condiviso l'unica storia nei suoi aspetti positivi e negativi, cosi che ciascun gruppo possa esprimersi in un modo pacifico, rispettando le differenze degli altri, condividendo i reciproci doni e lasciandosi arricchire a sua volta delle ricchezze altrui.
3. Impegnarsi coraggiosamente per conservare l'unità dell'Iraq e non lasciare nessuno spazio in cui possa crescere il fondamentalismo religioso ed etnico che è la rovina di ogni sforzo di pace.
4. Essere convinti che la religione è e rimane il principio unificatore e il fondamento principale per formare una generazione di iracheni aperti al dialogo e alla cultura del rispetto del diverso, e per la conservazione della fratellanza, della pace e dello sviluppo secondo l'insegnamento della religione islamica e cristiana. Dice il Corano: «Fate il bene e rifiutate il male». Dice il Vangelo: «Fate dunque agli altri ciò che volete che gli altri facciano a voi».
5. Impegniamoci dunque tutti - uomini di religione e tutti gli uomini di buona volontà - per realizzare questo scopo nobile, utilizzando le chiese, le scuole e tutti i mezzi di comunicazione perché regni sulla nostra terra la pace vera e sincera.
Cosi prepareremo un futuro luminoso per i nostri figli e figlie, e il nostro Paese diventerà un modello di convivenza perfetta.
Chi ha orecchi per intendere intenda.