By Asia News - Reuters - El Nashra - Al Jazeera
“Una vera strage”. Così il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, descrive ad AsiaNews la tragedia dalla portata devastante che si è consumata nella serata di ieri a Qaraqosh, il più importante centro cristiano della piana di Ninive, nel nord dell’Iraq.
Un dramma che si è consumato mentre erano in corso i festeggiamenti per un matrimonio, quando all’improvviso all’interno della struttura è divampato un enorme incendio che ha sorpreso i presenti. “Il bilancio ancora provvisorio - racconta il porporato raggiunto al telefono - è di almeno 114 morti e oltre 200 feriti [alcune fonti parlano di 500], ma è destinato ad aumentare perché alcuni feriti sono in condizioni molto gravi”. “Ho visto di persona la grande aula dove si svolgeva la festa - prosegue - e non è rimasto nulla, tutto distrutto, ma appare evidente che la costruzione non era a norma”.
Un dramma che si è consumato mentre erano in corso i festeggiamenti per un matrimonio, quando all’improvviso all’interno della struttura è divampato un enorme incendio che ha sorpreso i presenti. “Il bilancio ancora provvisorio - racconta il porporato raggiunto al telefono - è di almeno 114 morti e oltre 200 feriti [alcune fonti parlano di 500], ma è destinato ad aumentare perché alcuni feriti sono in condizioni molto gravi”. “Ho visto di persona la grande aula dove si svolgeva la festa - prosegue - e non è rimasto nulla, tutto distrutto, ma appare evidente che la costruzione non era a norma”.
“Ho incontrato un prete, che si chiama Petros* racconta il card. Sako - che ha perso almeno 10 persone della sua famiglia nell’incidente. Sono morti suoi nipoti ancora bambini, fratelli, una tragedia”. Quanto è successo è “una catastrofe” prosegue il primate, che ha voluto portare di persona la propria solidarietà e vicinanza (unita a quella della Chiesa siriaca) alle vittime e ai familiari in un momento travagliato della Chiesa caldea col trasferimento della sede patriarcale, e che ha finito per investire l’intera comunità cristiana.
“I feriti sono curati negli ospedali di Mosul ed Erbil, ma quello che impressiona - afferma il porporato - è il numero delle vittime, altissimo. È la prima volta che si conta un numero così elevato di morti per la nostra comunità, nella strage alla cattedrale [del 2010] si sono contati una cinquantina di morti, qui il numero è raddoppiato”.
“I feriti sono curati negli ospedali di Mosul ed Erbil, ma quello che impressiona - afferma il porporato - è il numero delle vittime, altissimo. È la prima volta che si conta un numero così elevato di morti per la nostra comunità, nella strage alla cattedrale [del 2010] si sono contati una cinquantina di morti, qui il numero è raddoppiato”.
Secondo quanto ha riferito alla Reuters il vice-governatore di Ninive Hassan al-Allaq il rogo sarebbe divampato intorno alle 22.45 di ieri ora locale, cogliendo di sorpresa le persone intente nei festeggiamenti seguiti alle nozze.
L’incidente ha sconvolto il più importante centro cristiano del nord dell’Iraq e, dal clima di festa, l’intera cittadina di Qaraqosh è oggi avvolta da un silenzio misto di dolore e cordoglio mentre si cerca di risalire alle cause che hanno innescato le fiamme.
L’incidente ha sconvolto il più importante centro cristiano del nord dell’Iraq e, dal clima di festa, l’intera cittadina di Qaraqosh è oggi avvolta da un silenzio misto di dolore e cordoglio mentre si cerca di risalire alle cause che hanno innescato le fiamme.
Questa mattina è intervenuto anche il governatore di Ninive, il quale ha sottolineato che non vi sono ancora dati definiti dei morti e il numero è destinato ad aumentare nelle prossime ore. Il rogo ha investito e semidistrutto una sala dedicata agli eventi. In una nota la Protezione civile irachena riferisce che alla base del rogo vi sarebbero i fuochi d’artificio usati durante la festa, i quali hanno innescato l’incendio esteso poi alla struttura.
L’uso dei giochi pirotecnici è una prassi comune durante le celebrazioni nuziali in Iraq e secondo le prime informazioni almeno mille persone erano presenti all’interno della struttura quando è divampato l’incendio. Ad aggravare il bilancio l’uso di materiale infiammabile in fase di costruzione, oltre al fatto che l’edificio non disponeva di adeguate misure di sicurezza fra le quali uscite di emergenza in caso di incidente, come è poi avvenuto. Fra gli elementi che hanno alimentato le fiamme vi sarebbero anche pannelli prefabbricati all’interno della sala “altamente infiammabili” e in “palese violazione” delle più elementari norme di sicurezza.
Nelle immagini e video successivi all’incendio riprese dai presenti si vedono i soccorritori arrampicarsi sopra i resti delle macerie, fra cui un tetto crollato e resti di metalli (e di corpi) carbonizzati. Fra questi pannelli in fiamme che cadono dal soffitto e gli invitati presenti che tentano una fuga disperata per sfuggire alle fiamme. Il primo ministro Mohammed Shia al-Sudani ha ordinato un’inchiesta e esortato le forze di sicurezza a prestare i soccorsi, mentre camion carichi di aiuti e medicine sono in arrivo a Ninive da Baghdad e da altre province.
Nella tragedia che si è consumata e la cui portata non è ancora definita nei numeri, il patriarca caldeo sottolinea anche un elemento di speranza: “Sto vedendo - racconta - la solidarietà degli iracheni, di tutti: cristiani, musulmani, curdi, arabi che hanno espresso vicinanza, che si sono offerti per ospitare i bisognosi, che hanno inviato aiuti”. Atteso nei prossimi giorni a Roma per il Sinodo, il card. Sako si fermerà ancora per qualche ora a Qaraqosh “per partecipare ai funerali di un primo gruppo di persone, almeno una quarantina, anche se è ancora adesso difficile identificare le vittime perché i cadaveri sono carbonizzati. Al momento non si sa nemmeno quale sia la sorte degli sposi”.
La solidarietà degli iracheni, conclude, “è un segno di speranza, ma non bisogna aspettare queste stragi perché si verifichi, ma va rafforzata ogni giorno, nella quotidianità, che è anche il modo per evitare che tragedie simili si possano consumare in futuro”.
La solidarietà degli iracheni, conclude, “è un segno di speranza, ma non bisogna aspettare queste stragi perché si verifichi, ma va rafforzata ogni giorno, nella quotidianità, che è anche il modo per evitare che tragedie simili si possano consumare in futuro”.
In Iraq gli standard di sicurezza sono poco rispettati sia nel settore delle costruzioni che in quello dei trasporti. Dopo decenni di conflitto, le infrastrutture fatiscenti del Paese sono regolarmente teatro di incendi o incidenti domestici mortali. Nel luglio 2021 un incendio nell’unità Covid di un ospedale nel sud ha causato la morte di oltre 60 persone. Pochi mesi prima, ad aprile, le bombole di ossigeno sono esplose in un incendio in un ospedale di Baghdad, uccidendo più di 80 persone.