By AgenSIR
8 novembre 2021
“Se c’è un Paese che intende normalizzare i rapporti con noi, perché no? Noi siamo disponibili. La pace è un vantaggio per tutti”.
È quanto dichiara l’ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, in una lunga intervista concessa al sito www.strumentipolitici.it. Tanti gli argomenti toccati da Eydar che dal settembre del 2019 ricopre la carica di ambasciatore di Israele in Italia. Parlando degli Accordi di Abramo (13 agosto 2020) che formalizzarono le relazioni diplomatiche tra Israele e gli Emirati Arabi e di lì a poco con il Bahrein, il Marocco, e all’inizio del 2021 con il Sudan, Eydar afferma: “Anche per l’Iraq, saremo lieti di stabilire rapporti di pace e di commercio e sono certo che ci saranno tanti ebrei desiderosi di visitare Baghdad, alla ricerca delle loro radici, me compreso. Questa terra ha dato i natali al primo patriarca, Abramo, ed esistono rapporti storici, lunghi 3000 mila anni. Baghdad storicamente ci ricorda l’antica Babilonia, dove 2600 anni fa viveva la più numerosa comunità ebraica al mondo e lì vi rimase nel corso dei secoli. Il Talmud babilonese, un testo fondamentale per la nostra cultura, fu scritto proprio in quella città”. “Gli ebrei – ricorda l’ambasciatore israeliano – hanno dato un forte contributo alla formazione dell’Iraq moderno in ogni campo: culturale, sociale, economico e anche giuridico e politico. Ma questo non li ha aiutati quando gli arabi iracheni si sono uniti ai nazisti. Alla fine, tutta la comunità è stata costretta a lasciare l’Iraq per trovare rifugio nel neonato Stato d’Israele. Gli ebrei iracheni hanno vissuto per dieci anni in tende e baracche nei campi profughi. Vorrei aggiungere che non sono solo i palestinesi a vivere questa condizione, perché anche gli esuli ebrei purtroppo hanno raggiunto cifre non indifferenti (recenti studi stimano che nel secolo scorso dai soli Paesi arabi e dall’Iran ne furono cacciati 850mila, di cui 135mila dall’Iraq)”. “Siamo aperti ad estendere gli accordi siglati a Washington anche a Baghdad, perché non è un interesse esclusivo d’Israele. Gli accordi – sostiene il diplomatico –
È quanto dichiara l’ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, in una lunga intervista concessa al sito www.strumentipolitici.it. Tanti gli argomenti toccati da Eydar che dal settembre del 2019 ricopre la carica di ambasciatore di Israele in Italia. Parlando degli Accordi di Abramo (13 agosto 2020) che formalizzarono le relazioni diplomatiche tra Israele e gli Emirati Arabi e di lì a poco con il Bahrein, il Marocco, e all’inizio del 2021 con il Sudan, Eydar afferma: “Anche per l’Iraq, saremo lieti di stabilire rapporti di pace e di commercio e sono certo che ci saranno tanti ebrei desiderosi di visitare Baghdad, alla ricerca delle loro radici, me compreso. Questa terra ha dato i natali al primo patriarca, Abramo, ed esistono rapporti storici, lunghi 3000 mila anni. Baghdad storicamente ci ricorda l’antica Babilonia, dove 2600 anni fa viveva la più numerosa comunità ebraica al mondo e lì vi rimase nel corso dei secoli. Il Talmud babilonese, un testo fondamentale per la nostra cultura, fu scritto proprio in quella città”. “Gli ebrei – ricorda l’ambasciatore israeliano – hanno dato un forte contributo alla formazione dell’Iraq moderno in ogni campo: culturale, sociale, economico e anche giuridico e politico. Ma questo non li ha aiutati quando gli arabi iracheni si sono uniti ai nazisti. Alla fine, tutta la comunità è stata costretta a lasciare l’Iraq per trovare rifugio nel neonato Stato d’Israele. Gli ebrei iracheni hanno vissuto per dieci anni in tende e baracche nei campi profughi. Vorrei aggiungere che non sono solo i palestinesi a vivere questa condizione, perché anche gli esuli ebrei purtroppo hanno raggiunto cifre non indifferenti (recenti studi stimano che nel secolo scorso dai soli Paesi arabi e dall’Iran ne furono cacciati 850mila, di cui 135mila dall’Iraq)”. “Siamo aperti ad estendere gli accordi siglati a Washington anche a Baghdad, perché non è un interesse esclusivo d’Israele. Gli accordi – sostiene il diplomatico –
Gli Accordi di Abramo, che il presidente Usa, Biden, porterà avanti, aggiunge Eydar, “non dipendono dalla volontà di un singolo leader, ma sono il risultato di un lungo processo e gli Stati arabi moderati che vi hanno aderito, lo hanno fatto in virtù dei vantaggi derivanti dalla collaborazione con il nostro Paese, che si traducono in investimenti, turismo, energia, tecnologia, agricoltura. Gli americani hanno sponsorizzato gli Accordi, che proseguono e forse a breve si aggiungerà un altro Paese”.
Circa i negoziati fra Israele e Libano per la risoluzione della delicata questione delle Zone economiche esclusive l’ambasciatore punta l’indice contro “Hezbollah, cioè l’Iran. Beirut oggi sta attraversando forse una delle peggiori crisi del paese. Israele è disposta a raggiungere un compromesso per il bene della popolazione, ma a bloccare il tavolo dei negoziati è ancora Hezbollah, cioè l’Iran. Il Paese degli ayatollah non intende aiutare Beirut, ma vuole destabilizzare e controllare per circondare Israele”.
Eydar si sofferma anche sulle relazioni diplomatiche fra Israele e Italia, definite “profonde e in alcuni casi intime. Ci sono collaborazioni in diversi settori: intelligence, cyber security, acqua, hi-tech. In piena pandemia abbiamo portato una delegazione di medici dall’ospedale Sheba in Piemonte, per condividere la nostra esperienza nella lotta al Covid. Il nostro augurio è che la solidità di questo legame possa manifestarsi anche nell’arena internazionale”. In questo ambito il diplomatico israeliano auspica che l’Italia “voti contro il rinnovo del mandato di alcuni organi onusiani, la cui unica ragione d’essere è quella di promuovere un’agenda anti-israeliana”. “Dolorosa”, infine, viene definita da Eydar l’istituzione, voluta dall’Onu, di una commissione d’inchiesta volta a far luce sulle presunte violazioni dei diritti umani in Israele, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania prima e dopo il 13 aprile scorso. “L’Italia si è astenuta e da parte nostra l’astensione significa trattare Israele e Hamas allo stesso modo e questo ci rammarica, perché il mio popolo – conclude – ama l’Italia più di qualsiasi altra nazione in Europa”.