"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

20 novembre 2020

Ministra cristiana per immigrazione e rifugiati guida il piano di chiusura dei campi profughi


La cristiana caldea Evan Faeq Yakoub Jabro, attuale Ministra irachena per l’immigrazione e i rifugiati, ha iniziato a mettere in atto il piano disposto a ottobre dal governo di Baghdad, che prevede la chiusura entro il prossimo marzo di tutti i campi profughi disseminati sul territorio nazionale. 
La realizzazione del piano si rivela tutt’altro che agevole, e le prime indicazioni espresse dalla Ministra sui criteri guida che dovrebbero ispirarlo sono state già accolte da critiche e polemiche. Molti dei campi accolgono sfollati interni fuggiti dalle regioni nord-irachene che nel 2014 erano cadute sotto il dominio jihadista dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh). La volontà governativa di chiudere i campi risponde a esigenze economiche e di ordine pubblico, e le difficoltà nella realizzazione del piano sono dovute principalmente alle resistenze di molti profughi che non intendono fare ritorno alle rispettive aree di provenienza, dove la perdurante insicurezza e la mancanza di lavoro rendono difficile immaginare un futuro sereno per le proprie famiglie. 
Nei giorni scorsi la Ministra Evan Jabro ha incontrato funzionari della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, dove hanno trovato rifugio anche decine di migliaia di cristiani fuggiti nel 2014 da Mosul e dai villaggi della Piana di Ninive. In quella occasione, la Ministra ha proposto di offrire agli sfollati accolti nel Kurdistan iracheno la possibilità di integrarsi stabilmente nel tessuto socio-economico in cui attualmente vivono, accantonando la prospettiva del ritorno volontario alle proprie terre d’origine. 
Nel corso dell’incontro, la Ministra ha portato ad esempio anche la vicenda del Campo Profughi “Vergine Maria”, che ospita a Baghdad famiglie cristiane fuggite dal Nord Iraq davanti all’avanzare delle milizie jihadiste: i rifugiati di quel campo profughi – ha riferito Evan Jabro – hanno chiesto di stabilizzare la loro presenza a Baghdad, declinando la proposta di sussidi volti a favorire il loro ritorno nelle aree d’origine. 
Il piano di chiusura dei campi profughi disposti dal governo iracheno riferisce il portale ankawa.com - è stato criticato da Ali al Bayati, membro dell’Alto Comitato per i diritti umani in Iraq, secondo il quale, se davvero si vogliono risparmiare le risorse destinate ai rifugiati, invece di chiudere i campi conviene eliminare lo stesso ministero per l’immigrazione e i rifugiati, accorpando i suoi uffici e dipendenti ad altri dicasteri governativi. 
Evan Jabro, chiamata lo scorso giugno a gestire le politiche del governo iracheno riguardo alla emergenza migratoria e del ricollocamento degli sfollati interni, insegna biologia e si è distinta in passato per l’attenzione alle emergenze sociali riguardanti le giovani generazioni, solitamente trascurate dai blocchi che dominano la politica irachena. In passato, Evan Jabro ha lavorato con la ONG Al-Firdaws, fondata da Fatima Al-Bahadly nel 2003, e impegnata a elaborare progetti sociali e di lavoro indirizzati soprattutto a donne e giovani. La Ministra ha ricoperto anche il ruolo di consigliere del Governatore di Mosul per le questioni relative alle minoranze, e alle elezioni politiche irachene del maggio 2018 aveva concorso come candidata all’assegnazione di uno dei 5 seggi riservati alle minoranze cristiane, secondo il “sistema delle quote”.