"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 novembre 2020

Corte d’Appello accoglie il ricorso contro gli espropri illegali di terre di cristiani nel Kurdistan iracheno


La Corte d’Appello di Dohuk, nel Kurdistan iracheno, ha riaperto il caso giudiziario relativo alle appropriazioni illegali di terreni e immobili appartenenti a proprietari cristiani, concentrati in particolare nella valle di Nahla.
Con un pronunciamento emesso nei giorni scorsi, la Corte d'Appello ha bocciato la gestione del caso giudiziario finora condotta da un tribunale penale inferiore. Secondo la Corte d'appello, il tribunale inferiore ha affrontato il caso in maniera negligente e inappropriata, senza compiere adeguate verifiche sui i titoli legali di proprietà dei beni immobili contesi. Da tali documenti emerge chiaramente che i terreni e gli immobili al centro del caso giudiziario appartengono alle famiglie di 117 agricoltori cristiani caldei, siri e assiri, espropriati illegalmente dei loro beni da possidenti curdi, nel corso degli ultimi anni. Secondo fonti locali, la sentenza definitiva sul destino dei beni espropriati illegalmente sarà presto emessa dalla stessa Corte d’Appello di Dohuk.
Le appropriazioni abusive su larga scala di terreni e beni immobiliari appartenenti a famiglie cristiane sire, assire e caldee della regione del Kurdistan iracheno, come riferito dalla Agenzia Fides furono denunciate con particolare veemenza a partire dal 2016. Secondo le denunce presentate, gli espropri illegali venivano messi in atto da concittadini curdi, che operavano singolarmente o in maniera coordinata con altri membri del proprio clan familiare. 
Già a quel tempo, nel solo governatorato di Dohuk, esisteva una lista di 56 villaggi in cui l'area di terreno sottratto illegalmente a famiglie cristiane era pari a 47.000 acri. Negli ultimi anni, gli espropri illegali hanno preso di mira in maggior parte terre e case appartenenti a cristiani che hanno lasciato l'area soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per sfuggire ai conflitti regionali e alle violenze settarie e tribali esplose con maggior virulenza dopo gli interventi militari delle coalizioni internazionali in territorio iracheno. All’inizio di ottobre anche l’Ufficio di Presidenza della Regione autonoma del Kurdistan iracheno aveva disposto la creazione di una Commissione ad hoc incaricata di verificare, documentare e perseguire i sistematici espropri illegali di terreni e beni immobiliari denunciati da proprietari cristiani registrati negli ultimi anni, soprattutto nel Governatorato di Dohuk.