"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

11 luglio 2019

Nel 2003 a Mosul vivevano 35 mila cristiani. Oggi solo 40

By Tempi

Sono passati due anni dal 9 luglio 2017, quando Mosul, la seconda città più importante dell’Iraq, è stata riconquistata da Baghdad e strappata ai terroristi dello Stato Islamico. Da allora, dei 15 mila cristiani che vivevano in città prima dell’arrivo dell’Isis nel 2014 ne sono rientrati soltanto 40. Gli altri «hanno troppa paura per restare la notte», dichiara ad Aid to the Church in need padre Amanuel Adel Kloo, l’unico sacerdote residente a Mosul.

«I CRISTIANI HANNO TROPPA PAURA»
«I cristiani sono pochissimi perché hanno ancora troppa paura»
, afferma il prete ricordando che nel 2003, prima dell’invasione americana, vivevano a Mosul ben 35 mila cristiani. Una presenza che affonda le sue radici lontano nel tempo, ben 1800 anni fa. In città regna ancora l’insicurezza e i sentimenti favorevoli ai jihadisti sarebbero ancora troppo forti, nonostante la cacciata dell’Isis.

Padre Kloo rivela che circa mille cristiani studiano all’Università di Mosul, ma non osano trasferirsi e ogni sera tornano a dormire nei villaggi della Piana di Ninive. Qualche altro centinaio di cristiani lavora in città, senza però risiedervi.

«RICOSTRUISCO UNA CHIESA»
Il sacerdote iracheno siro-cattolico sta cercando di restaurare almeno una chiesa, quella dell’Annunciazione, per incoraggiare il ritorno dei cristiani: «Speriamo che la chiesa apra nel giro di tre mesi e che quando aprirà le porte la gente torni. Abbiamo ancora bisogno di molte cose per permettere ai cristiani di rientrare: serve una scuola, un complesso abitativo per chi è povero e non ha le risorse per ricostruire la propria casa. Faccio affidamento sul ritorno di centinaia di persone».

Come spiegato da padre Kloo, i cristiani sono ancora traumatizzati dal trattamento ricevuto. Nel 2014 l’Isis ha imposto a tutti di scegliere tra la conversione all’islam, la fuga o la morte. Tutte le case dei cristiani sono state requisite, dopo essere state marchiate con la lettera “N” per nazareni, e molte distrutte. Durante l’interregno dei terroristi, la popolazione è stata vessata e torturata, esecuzioni pubbliche di massa erano all’ordine del giorno.