"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

13 settembre 2018

Rapporto dell'indagine sulla risposta delle istituzioni ecclesiali alla crisi siriana e irachena - 2017/2018

By Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale in Il Sismografo blogspot

L’attuale situazione umanitaria in Siria e in Iraq configura una crisi prolungata e complessa con un grave impatto sulle popolazioni civili locali e sui paesi limitrofi. Sette anni dopo l’inizio del conflitto in Siria, infatti, i dati delle Nazioni Unite restano allarmanti e dimostrano quanto ancora siano ingenti ed urgenti i bisogni delle persone colpite dalla crisi e quanto lavoro sia necessario nel quadro della risposta ad essa.
In Siria, più di 13 milioni di persone sono in stato di bisogno; vi sono 6,6 milioni di sfollati interni, mentre 5,6 milioni sono i rifugiati registrati nei paesi limitrofi, principalmente in Turchia, Libano e Giordania. In Iraq, 8,7 milioni di persone sono in stato di necessità, di cui più di 4 milioni di bambini. La presente indagine, alla sua terza edizione, copre 7 paesi – Siria, Iraq, Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Cipro – e presenta dati relativi alla risposta alla crisi umanitaria delle istituzioni ecclesiali negli anni 2017-2018. I dati raccolti sono stati forniti da 84 istituzioni ecclesiali: 53 agenzie caritative d’ispirazione cattolica, 10 diocesi di Siria e Iraq e 21 istituti religiosi operanti in Siria, Iraq, Libano e Giordania. Essi fanno riferimento a fondi mobilitati, beneficiari raggiunti, settori d’intervento prioritari, difficoltà e problematiche riscontrate, orientamenti identificati per il prossimo futuro. Tra gli obiettivi principali dell’indagine vi è quello di ottenere un quadro complessivo unitario della risposta della rete ecclesiale alla crisi umanitaria siriana e irachena e di identificare linee comuni di riflessione e orientamenti condivisi di azione per il prossimo futuro.
Nell’indagine coesistono e si integrano due dimensioni del lavoro della Chiesa: il lavoro umanitario, svolto nei confronti di tutte le persone in stato di bisogno, in conformità con i principi e gli standard umanitari, e quello specifico di assistenza e supporto alle comunità cristiane locali colpite dalla crisi. Ciascuna istituzione, sulla base del proprio mandato e della propria missione, opera nel contesto di crisi secondo le proprie specificità e priorità d’intervento. Lo studio contiene quindi elementi di riflessione e orientamenti riguardanti entrambi gli aspetti. L’indagine, quindi, da un lato focalizza l’attenzione sui dati relativi all’anno 2017 e su quelli di previsione del 2018, dall’altro analizza le tendenze registrate dal 2014.
L’analisi mostra come il biennio 2017-2018 costituisca un periodo molto significativo per la risposta alla crisi. Con la sua evoluzione, infatti, cambiano e si evolvono anche i bisogni delle popolazioni e il lavoro degli attori umanitari e si rileva una sempre più marcata differenziazione tra i diversi paesi. Nonostante in Siria il conflitto continui in alcune zone del paese – dove si deve far ancora fronte a bisogni di prima necessità -, l’indagine mostra come per la prima volta ci si stia proiettando verso il futuro anche nelle attività di risposta alla crisi, con la fine della fase acuta dell’emergenza nella maggior parte delle aree d’intervento e il passaggio alla fase di early recovery. 2 In continuità con gli anni passati, due elementi caratterizzano l’azione della rete ecclesiale: la multisettorialità e la capillarità. L’azione della Chiesa è infatti distribuita su un’ampia varietà di settori d’intervento e molti programmi coprono più settori contemporaneamente. La capillarità può essere declinata con riferimento alla distribuzione geografica degli interventi – pur con i limiti imposti dalla sicurezza - e all’elevato numero di risorse umane impiegate.
A livello geografico, le azioni della rete ecclesiale hanno un’estensione territoriale molto vasta: in Siria si focalizzano principalmente nelle zone di Aleppo e Damasco, in Iraq nel nord del paese e nella piana di Ninive, in Libano e Giordania e Turchia rispettivamente a Beirut, Amman, Istanbul e nelle aree di confine con la Siria, dove si concentra il maggior numero di rifugiati. I dati raccolti testimoniano inoltre quanto la rete ecclesiale sia in grado di mobilitare un elevato numero di risorse umane impegnate nelle attività di risposta all’emergenza, in continua crescita di anno in anno: vi sono attualmente più di 5.800 professionisti e più di 8.300 volontari nei sette paesi, che si uniscono a sacerdoti e religiosi operanti in loco.

DATI 2017

Secondo le informazioni raccolte, la rete ecclesiale nel 2017 ha allocato più di 286 milioni USD per la risposta alla crisi nei sette paesi e raggiunto all’incirca 4,6 milioni di beneficiari. Il dato è particolarmente significativo perché è il più elevato dal 2014 e testimonia come l’impegno della Chiesa non solo sia rimasto costante, ma si sia consolidato e rafforzato negli anni, adattandosi ai cambiamenti contestuali. Dai dati analizzati si rileva che, nel 2017, il 35% dei fondi (ca. 100 milioni USD) è stato destinato alla Siria, il 30% al Libano, il 17% all’Iraq e il 9% alla Giordania. Nell’anno 2017 i settori d’intervento prioritari risultano essere i seguenti: - Istruzione, con più di 73 milioni USD, di cui 45 milioni allocati in Libano; 

- Aiuto alimentare, con più di 54 milioni USD, fortemente influenzato dalle azioni in Siria, cui è stato destinato l’83% dei fondi di tale settore; 
- Sanità, con circa 30 milioni USD (11% dei fondi totali allocati), di cui il 38% destinato alla Siria. Seppure tali dati siano in continuità con quelli degli anni precedenti, lo studio rileva invece come comincino ad essere evidenti alcuni primi segnali di nuovi orientamenti: percentuali significative dell’aiuto, infatti, sono allocate alle azioni di livelihood (si intendono qui tutte quelle attività atte a fornire e rafforzare mezzi di sussistenza alle famiglie, attività generatrici di reddito, formazione professionale, creazione di opportunità lavorative), al sostegno per gli affitti e la riabilitazione delle case (soprattutto in Iraq), al supporto psicosociale e alla protezione legale (in particolare in Libano).

DATI 2018 (dati di previsione, aggiornati al mese di luglio) 

Il 2018 può essere definito come un anno di sostanziale cambiamento nella risposta alla crisi, parallelamente all’evoluzione del contesto politico in Siria e in Iraq. Diminuisce progressivamente una risposta di tipo puramente emergenziale, mentre si rafforza il lavoro su programmi di resilienza e early recovery, con uno sguardo ad azioni di maggiore impatto nel medio-lungo termine. In Siria vi sono ancora zone dove gli aiuti di prima necessità restano prioritari, ma in altre zone del paese, così come nel nord dell’Iraq e nei paesi limitrofi, l’attenzione si rivolge a come dare alle famiglie maggiore stabilità per riscostruirsi un futuro.
In Iraq diventa centrale il fenomeno dei ritorni volontari nella piana di Ninive, dove si concentrano gli aiuti della Chiesa nel paese. Secondo le informazioni raccolte, nel 2018 la rete ecclesiale ha mobilitato circa 230 milioni USD e raggiunto 3,9 milioni di beneficiari. Sebbene il dato sia inferiore a quello del 2017, va valutato come particolarmente significativo perché è un dato di previsione aggiornato al luglio 2018, che tuttavia già dimostra una tenuta dell’impegno della rete ecclesiale a fronte di una crisi prolungata. La Siria resta il paese in cui sono allocate il maggior numero di risorse (31%), ma con una distribuzione più omogenea rispetto al passato tra i vari paesi: il 25% dei fondi è destinato al Libano, il 22% all’Iraq e il 15% in Giordania. Va tuttavia rilevato come, rispetto al 2017, diminuiscano in valore assoluto i fondi destinati a Siria e Libano, restino pressoché stabili quelli allocati in Iraq e aumentino quelli destinati alla Giordania. L’analisi dei settori d’intervento prioritari mostra chiaramente i cambiamenti in atto, ancora a livello embrionale nel 2017:- L’istruzione resta il settore prioritario, con più di 46 milioni USD allocati, di cui il 50% in Libano; 
- La sanità cresce nel valore dei fondi allocati (18% del totale) e vede la Siria come il paese in cui sono destinati il 50% dei fondi di settore (in crescita rispetto agli anni precedenti): - Crescono i fondi allocati per le attività di livelihood (10% del totale), con programmi realizzati soprattutto in Libano (41%). Diminuiscono invece in modo significativo i fondi allocati per l’aiuto alimentare (31 milioni USD in meno rispetto al 2017, 7% del totale utilizzati in prevalenza in Siria) e per la fornitura di beni non alimentari (5% del totale, prevalentemente destinati a Siria e Iraq).


PROBLEMATICHE IDENTIFICATE E PRIORITA’ D’INTERVENTO FUTURE
L’indagine mostra come, con il passare degli anni, problematiche e difficoltà vadano sempre più differenziandosi tra i diversi paesi. Tra le principali difficoltà identificate, in Siria resta prevalente la questione della sicurezza e dell’accesso in alcune aree del paese, legata all’instabilità della situazione socio-politica, che è tuttavia identificata come preoccupazione peculiare in tutti i paesi. I fondi limitati rispetto ai bisogni manifestati sono una problematica trasversale, seppure identificata come prevalente soprattutto nei paesi limitrofi a Siria e Iraq. Relativamente ai settori d’intervento, l’indagine mostra come, nonostante per la rete ecclesiale siano ambiti prioritari, istruzione e sanità restino anche quelli in cui i bisogni sono più ingenti. Per il settore del livelihood e della creazione si opportunità lavorative, vi è una preoccupazione condivisa di sempre maggiori bisogni non sufficientemente coperti. Una lettura trasversale indica inoltre l’importanza di rafforzare le azioni nei settori del supporto psicosociale e del peacebuilding. 
Coerentemente con questo quadro, l’orientamento relativo ai settori d’intervento in cui la rete ecclesiale intende focalizzare e rafforzare la propria azione nel prossimo futuro vedono tra le priorità trasversali l’istruzione e il livelihood. Operando un distinguo tra i diversi paesi, in Siria seguono la sanità e il supporto psicosociale, in Iraq il sostegno per alloggio e affitti e il peacebuilding, nei paesi limitrofi il supporto psicosociale e la sanità.

DATI COMPLESSIVI 2014 – 2018 
 Secondo i dati raccolti, la rete ecclesiale dal 2014 ha mobilitato più di 1 miliardo USD per la risposta alla crisi, attingendo a fonti di finanziamento pubbliche (fondi governativi e delle istituzioni internazionali) e private (donazioni, fondazioni, fondi della Chiesa cattolica). A testimonianza dell’impegno rilevante della Chiesa in questa crisi complessa e di lunga durata e dell’attenzione ai suoi sviluppi, si nota un aumento pressoché costante dal 2014 al 2017 e una flessione nel dato di previsione del 2018, che tuttavia conferma un impegno notevole (la cifra resta superiore a 200 milioni USD).

ELEMENTI DI RIFLESSIONE E ORIENTAMENTI PER IL FUTURO
Dall’indagine scaturiscono alcune riflessioni comuni e condivise e alcuni importanti orientamenti per il lavoro della rete ecclesiale nel prossimo futuro: - Istruzione, sanità e supporto psicosociale restano settori prioritari d’intervento, ma la sfida maggiore è rappresentata oggi dalla risposta a un sempre maggiore bisogno di stabilità per il futuro delle famiglie, attraverso programmi di sviluppo agricolo-economico, di rilancio del tessuto sociale ed economico, di formazione professionale, di avvio di attività lavorative;
- Il rafforzamento di capacità degli attori locali è un impegno importante della rete ecclesiale, che si è ampliato e consolidato negli anni. Esso resta un aspetto essenziale anche per il futuro, soprattutto in un momento in cui competenze e sistemi di gestione sul terreno sono chiamati ad adeguarsi ai cambiamenti in atto; 
- Nell’aiuto ai rifugiati nei paesi limitrofi alla Siria, è necessario prestare un’attenzione crescente alle comunità di accoglienza. Non possono essere sottovalutate le crescenti tensioni intercomunitarie ed è quanto mai importante continuare a lavorare sulla coesione sociale, su un accesso equo ai servizi pubblici, un sostegno alle persone più vulnerabili delle comunità ospitanti, un supporto adeguato alle infrastrutture dei paesi di accoglienza, in particolare nei settori sanitario ed educativo; 
- Il ritorno nelle comunità di origine è uno dei temi centrali della risposta alla crisi e uno degli ambiti prioritari su cui si focalizzerà l’azione della Chiesa nei prossimi anni. Attualmente il fenomeno riguarda prevalentemente l’Iraq e la piana di Ninive (dove la maggior parte di coloro che fanno ritorno sono famiglie cristiane), mentre è più limitato in Siria. Il lavoro che molti organismi stanno realizzando si focalizza sulla risposta ai bisogni più urgenti, tra cui il supporto per la riabilitazione delle case, ma non mancano iniziative importanti per attività di sostegno psicosociale e accompagnamento spirituale e pastorale.
A questo si uniscono i primi interventi di ricostruzione di strutture scolastiche, sanitarie e di siti religiosi. Importante in questo ambito è anche il lavoro di sensibilizzazione affinché siano garantite le condizioni di sicurezza e dignità per un ritorno nelle comunità di origine; - L’attenzione specifica ai bisogni delle comunità cristiane e al loro futuro nella regione mediorientale, così come ai loro bisogni materiali, spirituali e pastorali, costituisce un elemento peculiare per la Chiesa, sia a livello di azioni in loco che di sensibilizzazione a livello locale e internazionale; 
- La collaborazione ecumenica ed interreligiosa è un ulteriore elemento importante del lavoro della rete ecclesiale: nella maggior parte dei casi la collaborazione riguarda partner locali con cui vengono realizzati progetti a favore delle vittime della crisi, in un ampio ventaglio di attività; 
- Gli istituti religiosi (ordini, congregazioni, società di vita apostolica) hanno un ruolo centrale nella risposta alla crisi, sia per il servizio pastorale che svolgono, sia per il lavoro in settori specifici di competenza, quali la sanità, l’istruzione e il supporto psicosociale; - La protezione legale è un settore d’interesse e impegno specifico delle istituzioni ecclesiali: in Libano, ad esempio, è uno dei settori prioritari d’intervento, ma anche in Giordania, Turchia e Cipro l’assistenza e rappresentanza legale, l’accompagnamento dei rifugiati nelle procedure giuridico-amministrative, la tutela dei minori non accompagnati sono aspetti peculiari del lavoro della rete ecclesiale(non mancano iniziative di tutela giuridica delle persone più vulnerabili e privi dei mezzi necessari anche in Siria e in Iraq).
Un rilevante lavoro in questo senso viene svolto anche in Europa, dove le istituzioni ecclesiali costituiscono un costante punto di riferimento per migranti e richiedenti asilo, ma anche per istituzioni governative e della società civile. In questo quadro, vanno anche segnalate le iniziative di corridoi umanitari e sponsorship private per il supporto a famiglie con minori e malati; 
- La rete ecclesiale è fortemente impegnata anche in attività di advocacy, che si diversificano secondo gli obiettivi e il mandato di ogni istituzione: attività e iniziative di sensibilizzazione sui bisogni e i diritti dei rifugiati; attività di fundraising per raccogliere fondi in favore di progetti da realizzarsi in aree affette dalla crisi; attività di sensibilizzazione e denuncia sulla situazione dei cristiani in Siria, in Iraq e più in generale in Medio Oriente, spesso legate a iniziative concrete di supporto alle comunità cristiane; appelli per una pace sostenibile in Siria e nell’intera regione, per una soluzione pacifica e duratura del conflitto; 
 - Infine, comune e condiviso è l’appello affinché l’attenzione sulla crisi e sulla situazione delle popolazioni locali resti elevata e l’impegno per rispondere ai loro bisogni non venga meno.