By SIR
La persecuzione dei cristiani in Iraq in musica. “Siamo una cosa sola”: è il titolo del brano cantato dall’arcivescovo caldeo di Erbil (Kurdistan) Bashar Matti Warda insieme alla band londinese “Ooberfuse” nel quale si mette in evidenza la difficile situazione dei cristiani in Iraq.
La canzone si apre proprio con le parole dell’arcivescovo che recita il Padre Nostro in aramaico, la lingua di Gesù. L’idea è nata dopo una visita a Erbil dei membri della band, Hal St John e Cherrie Anderson, durante la quale hanno potuto conoscere molti cristiani scampati alla furia dei miliziani dello Stato islamico. “Lo Stato islamico è un cancro che deve essere estirpato anche con misure dure” dice l’arcivescovo che spera, con questo brano, di raggiungere i più giovani e sensibilizzarli così al problema.
Dal canto suo il leader della band, St John, ricorda che “è la prima volta nella storia che un leader religioso mediorientale abbraccia le forme della cultura popolare per promuovere il messaggio cristiano di amore e di speranza". Dopo il brano adesso arriva anche il video che sarà diffuso il prossimo 18 aprile (clicca qui). Girate nei campi profughi di Mar Elia, a Erbil e in quello delle Nazioni Unite di Bakhira, le immagini mostrano la difficile vita dei rifugiati nei campi e le loro speranze di tornare presto alle loro case e riprendere la vita di tutti i giorni, casa, lavoro, studio. Lo scorso febbraio monsignor Warda si era recato in Inghilterra per una serie di incontri e di testimonianze. A Londra è avvenuto l’incontro con gli Ooberfuse che già avevano inciso un brano per la liberazione di Asia Bibi, “Free Asia Bibi”.
La persecuzione dei cristiani in Iraq in musica. “Siamo una cosa sola”: è il titolo del brano cantato dall’arcivescovo caldeo di Erbil (Kurdistan) Bashar Matti Warda insieme alla band londinese “Ooberfuse” nel quale si mette in evidenza la difficile situazione dei cristiani in Iraq.
La canzone si apre proprio con le parole dell’arcivescovo che recita il Padre Nostro in aramaico, la lingua di Gesù. L’idea è nata dopo una visita a Erbil dei membri della band, Hal St John e Cherrie Anderson, durante la quale hanno potuto conoscere molti cristiani scampati alla furia dei miliziani dello Stato islamico. “Lo Stato islamico è un cancro che deve essere estirpato anche con misure dure” dice l’arcivescovo che spera, con questo brano, di raggiungere i più giovani e sensibilizzarli così al problema.
Dal canto suo il leader della band, St John, ricorda che “è la prima volta nella storia che un leader religioso mediorientale abbraccia le forme della cultura popolare per promuovere il messaggio cristiano di amore e di speranza". Dopo il brano adesso arriva anche il video che sarà diffuso il prossimo 18 aprile (clicca qui). Girate nei campi profughi di Mar Elia, a Erbil e in quello delle Nazioni Unite di Bakhira, le immagini mostrano la difficile vita dei rifugiati nei campi e le loro speranze di tornare presto alle loro case e riprendere la vita di tutti i giorni, casa, lavoro, studio. Lo scorso febbraio monsignor Warda si era recato in Inghilterra per una serie di incontri e di testimonianze. A Londra è avvenuto l’incontro con gli Ooberfuse che già avevano inciso un brano per la liberazione di Asia Bibi, “Free Asia Bibi”.