By Radio Vaticana
Dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003, circa l’80% dei cristiani iracheni hanno lasciato Paese.
Ad affermarlo all’agenzia Apic è padre Paul Sati, religioso redentorista caldeo originario di Mossul e da poco responsabile della comunità caldea di Anversa, in Belgio.
Ospite in questi giorni dell’annuale pellegrinaggio della sezione svizzera dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre all’Abbazia benedettina di Einsiedeln, il religioso non ha esitato a parlare di un vero e proprio “inverno arabo” in Iraq. Dalla fine del regime circa un migliaio di cristiani sono stati assassinati e una sessantina di chiese sono state bersaglio degli attacchi degli estremisti: “Quelle che una volta era la culla della civiltà e del cristianesimo - ha osservato - è oggi un luogo dove i cristiani sono minacciati, perseguitati o cacciati, e devono nascondersi”.
Padre Sati ha ricordato, tra l’altro, il sanguinoso attentato del 31 ottobre 2010 contro la cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad, costato la vita a una cinquantina di fedeli, la lunga lista di assassinii di leader religiosi, tra cui quelli dell’arcivescovo di Mossul Paulos Faraj Rahho, di padre Rajhid Ganni, rettore della chiesa caldea del santo Spirito ucciso insieme a tre diaconi all’uscita della messa e quello del prete ortodosso Paulos Amer Iskandar, sgozzato dagli islamisti.
Il sacerdote ha puntualizzato che i cristiani non sono l’unico bersaglio degli islamisti che colpiscono anche tanti musulmani o esponenti di altre minoranze religiose.
Resta tuttavia il fatto - ha sottolineato - che la vita dei cristiani in Iraq è molto meno sicura adesso che durante il regime di Saddam Hussein e questo spiega perché si sia registrato il più grande esodo di cristiani dall’Iraq in questi ultimi decenni. Nel corso di quest’ultimo secolo si calcola che circa tre milioni di cristiani abbiano lasciato il Paese, ma nell’ultimo decennio questo movimento ha subito una brusca accelerata. Da rilevare che prima della prima guerra mondiale, quando la regione era sotto il dominio ottomano, i cristiani rappresentavano circa un quarto della popolazione irachena.
Dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003, circa l’80% dei cristiani iracheni hanno lasciato Paese.
Ad affermarlo all’agenzia Apic è padre Paul Sati, religioso redentorista caldeo originario di Mossul e da poco responsabile della comunità caldea di Anversa, in Belgio.
Ospite in questi giorni dell’annuale pellegrinaggio della sezione svizzera dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre all’Abbazia benedettina di Einsiedeln, il religioso non ha esitato a parlare di un vero e proprio “inverno arabo” in Iraq. Dalla fine del regime circa un migliaio di cristiani sono stati assassinati e una sessantina di chiese sono state bersaglio degli attacchi degli estremisti: “Quelle che una volta era la culla della civiltà e del cristianesimo - ha osservato - è oggi un luogo dove i cristiani sono minacciati, perseguitati o cacciati, e devono nascondersi”.
Padre Sati ha ricordato, tra l’altro, il sanguinoso attentato del 31 ottobre 2010 contro la cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad, costato la vita a una cinquantina di fedeli, la lunga lista di assassinii di leader religiosi, tra cui quelli dell’arcivescovo di Mossul Paulos Faraj Rahho, di padre Rajhid Ganni, rettore della chiesa caldea del santo Spirito ucciso insieme a tre diaconi all’uscita della messa e quello del prete ortodosso Paulos Amer Iskandar, sgozzato dagli islamisti.
Il sacerdote ha puntualizzato che i cristiani non sono l’unico bersaglio degli islamisti che colpiscono anche tanti musulmani o esponenti di altre minoranze religiose.
Resta tuttavia il fatto - ha sottolineato - che la vita dei cristiani in Iraq è molto meno sicura adesso che durante il regime di Saddam Hussein e questo spiega perché si sia registrato il più grande esodo di cristiani dall’Iraq in questi ultimi decenni. Nel corso di quest’ultimo secolo si calcola che circa tre milioni di cristiani abbiano lasciato il Paese, ma nell’ultimo decennio questo movimento ha subito una brusca accelerata. Da rilevare che prima della prima guerra mondiale, quando la regione era sotto il dominio ottomano, i cristiani rappresentavano circa un quarto della popolazione irachena.