By Terrasanta.net, 16 settembre 2012
di Carlo Giorgi,
(Beirut) - «È tempo di togliere di mezzo le barriere che ci sono tra noi, tra cristiani e cristiani come tra cristiani e musulmani».
Monsignor Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk in Iraq, è presente oggi a Beirut per la Messa del Papa. E per far sentire la sua voce ha preso la parola, sorprendendo un po' tutti, durante il briefing con i giornalisti di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana: «I musulmani – ha detto il presule ai giornalisti - non sono violenti e molti hanno condannato le violenze che vi sono state in questi giorni. Il Papa ha esortato a pregare per i musulmani e mi è parsa una cosa bellissima. Per quanto riguarda noi cristiani, poi, essere divisi tra noi è una debolezza ed è una contro-testimonianza». In questo senso, monsignor Sako si è detto particolarmente felice del dono dell'esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, consegnata dal Papa e ha dichiarato di sperare che porti i suoi frutti.
Monsignor Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk in Iraq, è presente oggi a Beirut per la Messa del Papa. E per far sentire la sua voce ha preso la parola, sorprendendo un po' tutti, durante il briefing con i giornalisti di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana: «I musulmani – ha detto il presule ai giornalisti - non sono violenti e molti hanno condannato le violenze che vi sono state in questi giorni. Il Papa ha esortato a pregare per i musulmani e mi è parsa una cosa bellissima. Per quanto riguarda noi cristiani, poi, essere divisi tra noi è una debolezza ed è una contro-testimonianza». In questo senso, monsignor Sako si è detto particolarmente felice del dono dell'esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, consegnata dal Papa e ha dichiarato di sperare che porti i suoi frutti.
Delle centinaia di iracheni venuti a Beirut per ascoltare il Papa almeno 200 sono giovani del cammino neocatecumenale: «In Iraq sono nate dieci comunità neocatecumenali negli ultimi anni - racconta Marcello, dalla piazza gremita della Messa, catechista italiano da anni responsabile della formazione delle comunità mediorientali -.Sono felice di poter ringraziare pubblicamente la Chiesa libanese! L'incontro di ieri dei giovani con il Papa ha portato tra i nostri ragazzi dei frutti molto belli. Il popolo iracheno vive ancora una dispersione totale. La fuga dal Paese è come un'epidemia da cui non ci si salva; prima o poi ti tocca e te ne vai. I vescovi naturalmente ripetono che occorre rimanere, che non bisogna abbandonare il Paese. Ma per molti cristiani sono solo slogan, sono parole che di solito non riescono a incidere e purtoppo rimangono in superficie... In tanti anni di isolamento la Chiesa irachena ha conservato la fede, ma si è chiusa. Questa esortazione apostolica è provvidenziale perché cambia lo sguardo e apre la Chiesa del Medio Oriente all'evangelizzazione e non a chiudersi sui nazionalismi, perché questo porta alla guerra. I nostri giovani, che sono chiusi ed isolati, ieri sera si sono sentiti parte di un popolo in festa, hanno ricevuto senza ambiguità il messaggio di amore per il Papa. Quando siamo tornati ai nostri alloggi, ieri sera, erano pieni di allegria!».