By Il Sole 24 ore
Un'antica città cristiana a due passi dal più sacro e venerato luogo di culto dell'Islam sciita, Najaf, città santa nel centro-sud dell'Iraq: l'antica Mesopotamia.
Siamo nel sito di al-Hira, importante centro urbano di epoca preislamica. Qui, nel IV secolo d.C., la dinastia araba dei Lakhmidi stabilì la capitale del proprio regno costruendo mirabili chiese e palazzi come il leggendario al Hawarnaq nel quale, secondo la tradizione, il re Nu'man si convertì al Cristianesimo.
Ne parla l'archeologo Shakir al Jabri: "Malgrado la sua importanza storica e archeologica, al Hira non ha mai ricevuto adeguate attenzioni. Le indagini archeologiche, condotte in modo sporadico negli anni '30 e '50 del secolo scorso, sono state riprese nel 2007 a seguito dei lavori di ampliamento dell'aeroporto di Najaf".
Gli ultimi scavi hanno portato alla luce le fondazioni di numerosi edifici in mattoni. Rinvenuti circa 2.100 reperti tra i quali iscrizioni, monete e frammenti ceramici riferibili al V-VII secolo d.C. Poi dal 2010, più nulla perchè i lavori sono stati interrotti per mancanza di finanziamenti.
"La salvaguardia del patrimonio archeologico e culturale del paese non è fra le priorità del governo", si lamenta al Jabri e così questo frammento di storia che ha resistito per secoli rischia di sparire per sempre.
Siamo nel sito di al-Hira, importante centro urbano di epoca preislamica. Qui, nel IV secolo d.C., la dinastia araba dei Lakhmidi stabilì la capitale del proprio regno costruendo mirabili chiese e palazzi come il leggendario al Hawarnaq nel quale, secondo la tradizione, il re Nu'man si convertì al Cristianesimo.
Ne parla l'archeologo Shakir al Jabri: "Malgrado la sua importanza storica e archeologica, al Hira non ha mai ricevuto adeguate attenzioni. Le indagini archeologiche, condotte in modo sporadico negli anni '30 e '50 del secolo scorso, sono state riprese nel 2007 a seguito dei lavori di ampliamento dell'aeroporto di Najaf".
Gli ultimi scavi hanno portato alla luce le fondazioni di numerosi edifici in mattoni. Rinvenuti circa 2.100 reperti tra i quali iscrizioni, monete e frammenti ceramici riferibili al V-VII secolo d.C. Poi dal 2010, più nulla perchè i lavori sono stati interrotti per mancanza di finanziamenti.
"La salvaguardia del patrimonio archeologico e culturale del paese non è fra le priorità del governo", si lamenta al Jabri e così questo frammento di storia che ha resistito per secoli rischia di sparire per sempre.