By Tempi.it 11 aprile 2012
Leone Grotti
L'arcivescovo di Mosul Amel Nona nega a tempi.it le notizie di esplosioni e uccisioni di cristiani, che si sarebbero verificate negli ultimi giorni secondo l'agenzia Dpa e Avvenire, e al contrario afferma: «Qui ci sono segnali positivi, erano anni che non celebravamo una Pasqua così. È un bene per l'Iraq che l'America si sia ritirata».
«Non so nulla di esplosioni né del rapimento e uccisione di un cristiano qui a Mosul. Se fosse successo, ne sarei a conoscenza». L'arcivescovo di Mosul Amel Nona smentisce così a tempi.it la notizia diffusa dall'agenzia tedesca Dpa, e ripresa anche da Avvenire, della morte di sei persone a Mosul, Iraq, 400 km a nord della capitale Baghdad. Nell'articolo si parla anche di «una nuova escalation di violenza alimentata da odio settario, soprattutto dopo il completamento del ritiro delle truppe statunitensi, a dicembre scorso», ma l'arcivescovo al contrario afferma: «Dopo tanti anni, per la prima volta le cose stanno migliorando».
Come hanno passato i cristiani la Pasqua a Mosul?
Questa volta è stato diverso rispetto agli altri anni: l'abbiamo vissuta bene, come non succedeva dal 2003 (quando gli Usa sono entrati in Iraq il 20 marzo, ndr). La gente, quella che non se ne è andata dal paese (in città rimangono appena 1500 famiglie di cristiani, ndr), si è recata in massa nelle chiese. Solo in quelle aperte, ovviamente. Abbiamo potuto anche celebrare la Messa di sera, cosa che non succedeva da tempo. È dal 2003 che non passavamo una Pasqua così bella.
Eppure i cristiani sono sempre sotto attacco in Iraq.
Sì, ma quelli che sono rimasti nutrono ancora la speranza che il paese possa migliorare. Qui a Mosul, ad esempio, ci sono dei segnali positivi: il livello della sicurezza è migliorato anche se, ovviamente, c'è ancora molto da fare. Non solo. Vedere tanta gente che piena di speranza frequenta la chiesa in questi giorni ci ha dato una grande fiducia di potere restare in questa terra e testimoniare la nostra fede. Speriamo che il nostro futuro sia luminoso.
A dicembre gli americani se ne sono andati. La situazione è migliorata o peggiorata?
Peggiorata no. I gruppi armati che combattevano gli americani ora non hanno più niente da fare e hanno cessato la guerriglia, che lasciava sempre sul campo vittime civili innocenti. È meglio che ci abbiano lasciati soli perché così possiamo decidere del nostro futuro senza i militari. Da questo punto di vista, è stato positivo per l'Iraq che gli americani se ne siano andati.
Come hanno passato i cristiani la Pasqua a Mosul?
Questa volta è stato diverso rispetto agli altri anni: l'abbiamo vissuta bene, come non succedeva dal 2003 (quando gli Usa sono entrati in Iraq il 20 marzo, ndr). La gente, quella che non se ne è andata dal paese (in città rimangono appena 1500 famiglie di cristiani, ndr), si è recata in massa nelle chiese. Solo in quelle aperte, ovviamente. Abbiamo potuto anche celebrare la Messa di sera, cosa che non succedeva da tempo. È dal 2003 che non passavamo una Pasqua così bella.
Eppure i cristiani sono sempre sotto attacco in Iraq.
Sì, ma quelli che sono rimasti nutrono ancora la speranza che il paese possa migliorare. Qui a Mosul, ad esempio, ci sono dei segnali positivi: il livello della sicurezza è migliorato anche se, ovviamente, c'è ancora molto da fare. Non solo. Vedere tanta gente che piena di speranza frequenta la chiesa in questi giorni ci ha dato una grande fiducia di potere restare in questa terra e testimoniare la nostra fede. Speriamo che il nostro futuro sia luminoso.
A dicembre gli americani se ne sono andati. La situazione è migliorata o peggiorata?
Peggiorata no. I gruppi armati che combattevano gli americani ora non hanno più niente da fare e hanno cessato la guerriglia, che lasciava sempre sul campo vittime civili innocenti. È meglio che ci abbiano lasciati soli perché così possiamo decidere del nostro futuro senza i militari. Da questo punto di vista, è stato positivo per l'Iraq che gli americani se ne siano andati.