I fragili equilibri demografici della Piana di Ninive - regione irachena di tradizionale radicamento storico delle comunità cristiane autoctone della Mesopotamia – tornano al centro di polemiche politiche che vedono contrapporsi rappresentanti del governo della Regione autonoma del Kurdistan a esponenti locali che fanno capo al governo centrale di Baghdad.
A lanciare l'allarme – riferiscono i media locali – è Khalil Jamal
Alber, direttore generale per gli affari cristiani presso il Ministero
per le dotazioni religiose (Awqaf) del governo della Regione autonoma
del Kurdistan iracheno. Secondo Khalil Alber, le Forze di mobilitazione
popolare – milizie di matrice sciita presenti sul territorio della Piana
di Ninive – starebbero ponendo in atto un vero e proprio tentativo di
modificare la composizione multi-religiosa e multi-etnica della
popolazione della Piana, a scapito della componente cristiana. Tale
programma verrebbe condotto attraverso il trasferimento nella regione di
popolazione sciita proveniente anche dall'Iraq meridionale, attraverso
forme di intimidazione e di pressione sociale e attraverso espropri
appropriazioni anche illegali di beni immobiliari appartenenti a
famiglie cristiane. Rientrerebbero in tale programma anche i progetti
immobiliari avviati in alcuni centri abitati della Piana, destinati a
ospitare popolazione sciita. Nelle forme di intimidazione diffusa a
danno dei cristiani sarebbero coinvolti – secondo quanto riferito da
Khalil Alber – anche esponenti della gruppo etnico religioso Shabak. E
ci sarebbbero pressioni per spingere i cristiani emigrati per sfuggire
al dominio jihadista della Stato Islamico (Daesh) a vendere le proprie
case, rinunciando definitivamente a ogni ipotesi di ritorno alle proprie
case.
All'allarme lanciato dal funzionario del governo della Regione autonoma
del Kurdistan hanno risposto esponenti del Consiglio provinciale della
Piana di Ninive, secondo i quali la composizione multireligiosa e
multietnica della popolazione della Piana di Ninive continua a essere
tutelata, molte organizzazioni stanno aiutando i reimpatri delle
famiglie cristiane, e nelle città e nei villaggi della Piana riaprono i
negozi e vengono restaurate le case devastate e la maggior parte dei
luoghi di culto.