"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 aprile 2019

Card Sako: oltre i social, a Pasqua studiare i testi per rinnovare la fede ed essere testimoni


Il mio invito per la Settimana Santa è di “leggere i testi della passione di Gesù e della resurrezione”, per capire gli avvenimenti, anche attuali, in modo “migliore e più profondo”. È quanto scrive il primate caldeo, il card Louis Raphael Sako, in un messaggio rivolto a sacerdoti e fedeli della comunità caldea in Iraq e nel mondo, in occasione della Pasqua. Nella missiva, inviata per conoscenza ad AsiaNews, il porporato invita a “rinnovare la nostra fiducia in Cristo, la nostra speranza, la nostra comunione e la nostra unità” perché si possa dire tutti a gran voce: “È risorto, Hallelujah”. 
In questa settimana di digiuno, riflessione e preghiera il card Sako ricorda la lotta in atto contro la “povertà” intellettuale e il “declino spirituale” presente “in molte istituzioni”, spesso favorito da un accesso sin troppo “facile” ad informazioni distorte favorito “dai social media”. Questo è un tempo privilegiato, avverte, “per andare avanti nel cammino di unità e per cercare la pace nel mondo”.
“La Chiesa ha bisogno di un numero maggiore di preti validi - ammette il primate caldeo - di uomini di preghiera, di leadership, saggezza, coraggio, servizio e sacrificio”. Servono persone, aggiunge, in grado di capire “i cambiamenti culturali, sociali e politici” e le sfide correnti, per “vivere il loro sacerdozio con dedizione, lealtà, creatività e gioia”, mettendo da parte “lamentele, freddezza e noia”.
Rinnovando l’invito a operare “per la santificazione della Chiesa”, egli esorta sacerdoti e fedeli a “lavorare con passione, umiltà e sincerità”. “Vivendo in una società al 95% musulmana - aggiunge - dobbiamo trovare una risposta alla domanda quotidiana: come possiamo essere testimoni dell’amore universale di Gesù”. E per la nazione irakena e tutta l’area mediorientale, che attraversano una fase “complessa e problematica”, vale il monito di Cristo: “Non abbiate paura”.
I cristiani, afferma il porporato, devono avere fiducia in Gesù e nutrire la speranza perché essa è fondata “sulla fede, altrimenti sarà solo una parola vuota e senza significato”. “Abbiamo speranza - avverte - perché Dio ci ama come suoi figli” e le “sofferenze della nostra Chiesa non devono indebolire l’attaccamento alla nostra identità, alle radici e alla madrepatria”.
Infine, il primate caldeo ricorda l’importanza del perdono in questo periodo che è il più importante nella vita della Chiesa. “Come esseri umani - sottolinea - non possiamo rivendicare la perfezione, perché siamo debili e commettiamo errori”. Tuttavia, ciò che conta è che “siamo sufficientemente umili da chiedere perdono. E mi auguro che ciascuno di noi abbia lo stesso coraggio che ha avuto la Chiesa nel riconoscere i propri errori!”.
“Ciononostante, questi errori - conclude il porporato - non meritano una critica così feroce da influenzare in modo negativo la relazione tra i fedeli e la Chiesa stessa. […] Questo è il punto su cui papa Francesco insiste con maggiore forza e che chiede a tutti noi vescovi di fare”.