By Fides
Il Parlamento iracheno ha riconosciuto anche il siriaco e l'armeno tra
le lingue ufficiali del Paese, insieme al linguaggio parlati dai
Turkmeni. La legge sulle lingue ufficiali è stata approvata dalla
Camera dei Rappresentanti martedì 7 gennaio, e costituisce il punto
d'arrivo di dieci anni di sforzi e mobilitazioni per far riconoscere a
livello legislativo un principio già affermato dalla Costituzione, che
lo garantiva come espressione dell'uguaglianza dei diritti esercitati da
tutti i cittadini iracheni. Di fatto, fino ad oggi, le uniche lingue
riconosciute come ufficiali dall'amministrazione pubblica erano l'arabo e
il curdo.
Il provvedimento – riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides – è stato accolto con soddisfazione dalle comunità cristiane interessate.
“Il siriaco, la lingua di Cristo, la lingua dei nostri antenati, di Babilonia e dell'Assiria è tornato a essere una lingua ufficiale in Iraq” ha dichiarato Yonadam Kanna, parlamentare iracheno e Segretario generale dell'Assyrian Democratic Movement. La legge troverà applicazioni concrete soprattutto nelle aree abitate con maggior densità dai cristiani armeni e siri, come la Piana di Ninive e i Governatorati di Dahuk e Erbil.
Nel momento drammatico vissuto dal Paese, di nuovo ferito dagli scontri settari e aggredito anche militarmente dalle milizie jihadiste, il provvedimento legislativo riafferma a suo modo la vocazione plurale, interetnica e interconfessionale che sola può garantire la sopravvivenza dell'Iraq come Nazione.
Il provvedimento – riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides – è stato accolto con soddisfazione dalle comunità cristiane interessate.
“Il siriaco, la lingua di Cristo, la lingua dei nostri antenati, di Babilonia e dell'Assiria è tornato a essere una lingua ufficiale in Iraq” ha dichiarato Yonadam Kanna, parlamentare iracheno e Segretario generale dell'Assyrian Democratic Movement. La legge troverà applicazioni concrete soprattutto nelle aree abitate con maggior densità dai cristiani armeni e siri, come la Piana di Ninive e i Governatorati di Dahuk e Erbil.
Nel momento drammatico vissuto dal Paese, di nuovo ferito dagli scontri settari e aggredito anche militarmente dalle milizie jihadiste, il provvedimento legislativo riafferma a suo modo la vocazione plurale, interetnica e interconfessionale che sola può garantire la sopravvivenza dell'Iraq come Nazione.