di Angela Zurzolo
“Il Cairo scrive, Beirut pubblica e Baghdad legge”, diceva un proverbio. L'Iraq era conosciuto per la sua cultura letteraria. Decenni di guerra hanno fatto sì che l'analfabetismo spazzasse via la possibilità di coltivare questo amore. Ma si può far rinascere, insieme alla consapevolezza dei diritti umani.
“Il Cairo scrive, Beirut pubblica e Baghdad legge”, diceva un proverbio. L'Iraq era conosciuto per la sua cultura letteraria. Decenni di guerra hanno fatto sì che l'analfabetismo spazzasse via la possibilità di coltivare questo amore. Ma si può far rinascere, insieme alla consapevolezza dei diritti umani.
“Come possiamo costruire un sistema democratico che rispetti i valori dei diritti umani in un paese la cui popolazione ha sofferto la tirannia, la brutalità e l'umiliazione per decenni, così da non riuscire più a credere di avere dei diritti naturali?”.
“Come è possibile diffondere una cultura dei diritti umani tra chi è ostaggio dell'analfabetismo culturale derivante da decenni di sforzi dittatoriali sistematici?”.
La risposta è il cinema.
Per questo il Baghdad Eye – Human Rights Film Festival, tenutosi tra il 25 e il 28 febbraio, ha puntato sul grande schermo per combattere la corruzione, il degrado, la violenza e la discriminazione contro le donne, per far conoscere i diritti dei bambini e rivendicare la libertà di espressione.
Tra i film presentati al festival, "Speak your mind" di Emad Ali, che denuncia l'uccisione di 253 giornalisti iracheni sin dal 2003 e racconta l'esperienza di tre di essi: Ibrahum Jassam, arrestato dalle forze Usa e morto nelle carceri, Ibrahim al Katib, rimasto paralizzato in seguito all'attacco di un'autobomba, e Kowthar, minacciato di morte e rapito e costretto a lasciare il paese.
In "One day in Kadhimiya prison", Oday Salah ha documentato invece la vita delle donne all'interno di una prigione di Baghdad, e mai prima d'ora era stato concesso ad un regista di girare all'interno di un carcere in Iraq.
L'americano James Longley ha raccontato in "Sarl's Mother" la lotta di una madre che vuole salvare il figlio di 10 anni dall'Aids. La donna si rivolge agli ospedali e ai ministeri ma scopre che il sistema sanitario iracheno è tutt'altro che migliorato con l'arrivo degli statunitensi.
Infine Yahya Hassan Al Allaq ha presentato "Kola", la storia di una bambina irachena rimasta sola e per questo costretta a fingersi un ragazzo per proteggersi dai pericoli della strada.
Ma al Baghdad Eye Human Rights Film Festival non c'era solo l'Iraq.
Da "The power of the powerless" - che narra la storia degli abitanti della Repubblica Ceca a venti anni dalla caduta del comunismo - ai bambini russi ed egiziani (di "Living Skin" di Fawzi Saleh), che lavorano nel settore conciario, rischiando la pelle con gli acidi e le sostanze chimiche tossiche.
In scena anche "Enemies of happiness" della danese Eva Muvald, un racconto fedele alla storia di una delle sole tre donne afghane che si sono presentate alle elezioni parlamentari e che, durante la sua campagna, ha ricevuto minacce ma anche il sostegno dalla gente umile.
Ha chiuso la rassegna "First love" di Dima Abu Ghoush, una sottile indagine sui primi amori di tre donne palestinesi.
L'americano James Longley ha raccontato in "Sarl's Mother" la lotta di una madre che vuole salvare il figlio di 10 anni dall'Aids. La donna si rivolge agli ospedali e ai ministeri ma scopre che il sistema sanitario iracheno è tutt'altro che migliorato con l'arrivo degli statunitensi.
Infine Yahya Hassan Al Allaq ha presentato "Kola", la storia di una bambina irachena rimasta sola e per questo costretta a fingersi un ragazzo per proteggersi dai pericoli della strada.
Ma al Baghdad Eye Human Rights Film Festival non c'era solo l'Iraq.
Da "The power of the powerless" - che narra la storia degli abitanti della Repubblica Ceca a venti anni dalla caduta del comunismo - ai bambini russi ed egiziani (di "Living Skin" di Fawzi Saleh), che lavorano nel settore conciario, rischiando la pelle con gli acidi e le sostanze chimiche tossiche.
In scena anche "Enemies of happiness" della danese Eva Muvald, un racconto fedele alla storia di una delle sole tre donne afghane che si sono presentate alle elezioni parlamentari e che, durante la sua campagna, ha ricevuto minacce ma anche il sostegno dalla gente umile.
Ha chiuso la rassegna "First love" di Dima Abu Ghoush, una sottile indagine sui primi amori di tre donne palestinesi.
by Baghdadhope
SING YOUR SONG
15 ms. 2011 Iraq
Regia: Omar Falah
Majid è un talentuoso giovane cantante di musica popolare irachena. Gentile, educato e con una forte presenza scenica vive e lavora nella provincia di Nasriyah, nell'Iraq meridionale.
15 ms. 2011 Iraq
Regia: Omar Falah
Majid è un talentuoso giovane cantante di musica popolare irachena. Gentile, educato e con una forte presenza scenica vive e lavora nella provincia di Nasriyah, nell'Iraq meridionale.
Il film narra i problemi e le pressioni che Majid e la sua band devono affrontare a causa dei gruppi estremisti islamici ed il disprezzo dei funzionari locali nei loro confronti. Gli uni e gli altri considerano infatti l'arte ed il canto come peccaminosi e proibiti.
Majid e la sua band vanno però avanti ed affrontano le sfide loro poste perchè l'arte rimanga viva nella loro città.
SPEAK YOUR MIND
15 ms. 2011 Iraq
Regia: Emad Ali
I giornalisti iracheni hanno pagato un prezzo altissimo per la difesa della libertà di espressione e pensiero. Dal 2003 253 giornalisti di origine irachena sono stati uccisi, un numero che riflette le tragedie che hanno vissuto con il deterioramento delle condizioni di sicurezza in Iraq.
Majid e la sua band vanno però avanti ed affrontano le sfide loro poste perchè l'arte rimanga viva nella loro città.
SPEAK YOUR MIND
15 ms. 2011 Iraq
Regia: Emad Ali
I giornalisti iracheni hanno pagato un prezzo altissimo per la difesa della libertà di espressione e pensiero. Dal 2003 253 giornalisti di origine irachena sono stati uccisi, un numero che riflette le tragedie che hanno vissuto con il deterioramento delle condizioni di sicurezza in Iraq.
Il film narra le esperienze di tre giornalisti iracheni: Ibrahim Jassam, che, arrestato dalle forze statunitensi, trascorse un anno e mezzo in prigione senza alcuna accusa; Ibrahim Al Katib, paralizzato da una scheggia penetratagli nel cervello e proveniente da un'auto bomba; Kowthar, che fu sequestrato e ccontinuò a ricevere minacce di morte fino a che fu costretto a lasciare l'Iraq nel novembre del 2010.
KOLA
19 ms. 2011 Iraq
Regia: Yahya Hassan Al-Allaq
Jinan, una bambina di dieci anni, diventa l'unica fonte di sostentamento per la sua numerosa famiglia perchè il padre si è ammalato. Per svolgere i suoi compiti senza rischi nell'ambiente ostile si traveste da maschio.
ONE DAY IN KADHIMIYA PRISON
50 MS. 2011 IRAQ
Regia: Oday Salah
One day in Kadhimiya prison è il primo film a documentare la vita delle donne in una delle prigioni di Baghdad.
Le riprese di questo film mostrano le esperienze delle donne e la deprimente atmosfera della prigione. Mai si era potuto girare un film della vita in prigione con tale libertà di azione nè in Iraq, nè in altri paesi della regione. Il film è come uno sguardo che spazia liberamente tra le prigioniere, il personale amministrativo e quello carcerario. Sono storie di donne narrate da donne con le proprie parole ed il proprio stile, con semplicità, esagerazione e spontaneità e senza nessuna interferenza da parte del regista.
SARI’S MOTHER
21 ms. 2006 USA
Director: James Longley
KOLA
19 ms. 2011 Iraq
Regia: Yahya Hassan Al-Allaq
Jinan, una bambina di dieci anni, diventa l'unica fonte di sostentamento per la sua numerosa famiglia perchè il padre si è ammalato. Per svolgere i suoi compiti senza rischi nell'ambiente ostile si traveste da maschio.
ONE DAY IN KADHIMIYA PRISON
50 MS. 2011 IRAQ
Regia: Oday Salah
One day in Kadhimiya prison è il primo film a documentare la vita delle donne in una delle prigioni di Baghdad.
Le riprese di questo film mostrano le esperienze delle donne e la deprimente atmosfera della prigione. Mai si era potuto girare un film della vita in prigione con tale libertà di azione nè in Iraq, nè in altri paesi della regione. Il film è come uno sguardo che spazia liberamente tra le prigioniere, il personale amministrativo e quello carcerario. Sono storie di donne narrate da donne con le proprie parole ed il proprio stile, con semplicità, esagerazione e spontaneità e senza nessuna interferenza da parte del regista.
SARI’S MOTHER
21 ms. 2006 USA
Director: James Longley
Sari’s Mother è un breve documentario che narra la lotta di una madre irachena per Sari, il suo bambino di dieci anni che sta morendo di AIDS. La famiglia Zegun vive nell'area turbolenta di Mahmudiyah, nel centro dell'Iraq.e si guadagna da vivere vendendo latte e burro. Il film inizia con gli elicotteri americani che volano basso sui loro campi. La madre di Sari pratica al figlio le iniezioni ma le condizioni del bambino peggiorano di giorno in giorno con il cedere del suo sistema immunitario. La madre cerca aiuto negli ospedali e nei ministeri di Baghdad per scoprire che il sistema sanitario è in condizioni peggiori sotto l'occupazione americana di quanto lo fosse prima della guerra.