"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

26 agosto 2008

Seminaristi iracheni: un "miracolo"

By Baghdadhope

Sono arrivati a Monaco di Baviera il 23 dopo un lungo giro in Europa con un visto cecoslovacco e la benedizione ed il sostegno del Patriarca caldeo, il Cardinale Mar Emmanuel III Delly.
20 studenti del seminario maggiore caldeo di Mar Shimoun (San Pietro) di Erbil, accompagnati da tre sacerdoti, il rettore ed il vice rettore del seminario, Padre Bashar Warda e Padre Fadi Lion, e Padre Nadheer Dakko, all’inizio di agosto hanno lasciato l’Iraq alla volta di Praga da cui si sono poi recati a Roma dove hanno potuto visitare i luoghi della cristianità e gioire di una città bellissima e meno caotica del solito e da dove si sono spostati per vistare Assisi. Un viaggio importante per gli studenti che non solo non erano mai stati non solo in Italia ma non avevano mai neanche lasciato l’Iraq.
Un viaggio che sarà ricordato nella storia del seminario caldeo anche perché è la prima volta che gli studenti trascorrono insieme un periodo all’estero. Fino a quest’anno, infatti, e da quando l’istituzione è stata trasferita da Baghdad ad Erbil per motivi di sicurezza, durante le feste di Natale e Pasqua, e durante i caldissimi mesi estivi, gli studenti usavano recarsi nei villaggi del nord del paese e nelle città per portare conforto ai cristiani ed iniziare a mettere in pratica gli insegnamenti che li accompagneranno nella loro scelta di vita sacerdotale.
A giugno sembrava che il viaggio potesse saltare. Voci sempre più insistenti volevano che il gruppo si sarebbe recato invece in Australia per la GMG ma le difficoltà trovate nell’ottenere i visti per Sydney hanno fatto pendere l’ago della bilancia per l’Europa.
Dopo il periodo a Roma i seminaristi ed i sacerdoti, tranne Padre Bashar Warda già tornato in Iraq, sono arrivati a Monaco dove sono stati accolti dal sacerdote caldeo della città, Padre Peter Patto e da Padre Douglas Al Bazi, e domenica pomeriggio, nella Mariahilfkirche è stata celebrata una messa che li ha visti tutti protagonisti.
Ad officiare la celebrazione sono stati Padre Peter Patto e Padre Fadi Lion, accompagnati dagli iracheni Padre Nadheer Dakko, Padre Marcus Marogi, e Padre Douglas Al Bazi, e da un sacerdote tedesco che ha cura delle comunità cristiane di lingua araba che non hanno, come quella caldea, un proprio sacerdote residente di riferimento. Ai seminaristi è stato invece affidato il non meno importante compito di accompagnare il rito con i canti liturgici che hanno commosso i circa 300 fedeli convenuti per l’occasione da Monaco e da altre città tedesche.
La Messa, salmodiata in aramaico ed arabo, è iniziata con il discorso di benvenuto di Padre Peter Patto che ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento e la fortuna della comunità cittadina di poter incontrare i seminaristi e pregare per il loro cammino sacerdotale. Un cammino che Padre Fadi Lion non ha esitato a definire nell’omelia un vero e proprio "miracolo" considerando i tempi difficili che la comunità irachena cristiana sta vivendo.
All’atmosfera solenne della messa è seguita quella gaia della festa per tutti i partecipanti allietata dal cibo iracheno che la comunità ha preparato in abbondanza.
Così, tra piatti di briani, dolma e kubba, la comunità caldea in Germania ha incontrato i propri futuri sacerdoti. Ha scambiato con loro notizie e ricordi, come quel’ex insegnante di catechismo che in patria aveva avuto tra i suoi studenti uno dei sacerdoti ed uno dei seminaristi che ancora ricordava i suoi paterni rimbrotti, o quella donna commossa che ha ritrovato in uno dei seminaristi il figlio di un’amica con cui aveva trascorso la gioventù.
“Bisogna avere fede e coraggio per decidere di diventare sacerdote in Iraq di questi tempi” ha dichiarato a Baghdadhope Padre Douglas Al Bazi che si è detto “orgoglioso” dei giovani seminaristi.
E non c’è dubbio: lui sa di cosa parla. Lui che fu rapito e rilasciato dopo 11 giorni di prigionia, che porta ancora in una gamba una scheggia risultato di una sparatoria, che ha corso il rischio di morire quando una bomba fu lasciata lungo il muro di cinta della sua chiesa a Baghdad.
Che ha vissuto e vive da sacerdote negli anni più duri della recente storia del suo paese.