"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014
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22 giugno 2009

Reliquie di Padre Ragheed Ganni a Roma nel secondo anniversario della sua morte. Padre Youkhanna: "Un sordo, persistente dolore"

By Baghdadhope

Domenica 7 giugno 2009 si è svolta nella cappella del Pontificio Collegio Irlandese di Roma una messa in ricordo di Padre Ragheed Ganni, il sacerdote cattolico caldeo iracheno ucciso a sangue freddo insieme a tre suddiaconi della chiesa del Santo Spirito a Mosul il 3 giugno 2007, e che dal 1996 al 2003 aveva studiato presso l’ ateneo pontificio.

Baghdadhope ne ha parlato con Padre Amer Youkhanna, anch’egli sacerdote della diocesi di Mosul e studente presso il collegio irlandese che ha celebrato la messa di suffragio.
“E’ stata una celebrazione commovente. Tutte quelle persone presenti a ricordare il nostro amico e fratello Padre Ragheed. C’era il rettore del collegio, Mons. Liam Bergin, il vescovo emerito della Diocesi di Down & Connor, Mons. Patrick Walsh, tutto lo staff e gli studenti.” Nel corso della celebrazione ci sono stati dei momenti precisi a ricordo di Padre Ragheed?
“Certo. Alla fine della messa, in rito latino ed in lingua inglese, ho recitato in italiano ed aramaico, ed insieme agli altri tre studenti iracheni del collegio, uno degli inni che la nostra tradizione liturgica dedica ai martiri della fede. Due sacerdoti hanno poi portato all’altare due reliquie donate dalla Diocesi di Mosul al Collegio Irlandese e che, dopo essere state benedette sull’altare sono state collocate provvisoriamente al fondo della cappella in una teca di vetro. Sono una stola di Padre Ragheed ed il libro di preghiere che usava a Roma e che veniva dall’Irlanda, e precisamente da Lough Derg, un importante luogo di pellegrinaggio nella contea di Donegal dove Padre Ragheed aveva trascorso molto tempo.”
Le reliquie saranno quindi spostate in altro luogo?
"Durante l’omelia Mons. Bergin ha detto come l’intenzione è quella di donare la stola alla Basilica di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina mentre il libro di preghiere verrà definitivamente sistemato nel Collegio Irlandese. Oltre a ciò un ritratto di Padre Ragheed entrerà a far parte del grande mosaico che il collegio ha commissionato al genio creativo del gesuita Padre Marko Ivan Rupnik a ricordare il primo martire del Collegio Irlandese morto per la sua fede nel XXI secolo.”
Padre Amer, la diocesi di Mosul è quella che ha pagato il prezzo più alto alla violenza in Iraq. Oltre a Padre Raghhed ed ai tre suddiaconi uccisi con lui ricordiamo Padre Paul Iskandar, un sacerdote siro ortodosso anche lui ucciso a sangue freddo e soprattutto Mons. Faraj P. Raho, il vescovo rapito e morto a Mosul lo scorso anno. Lei vive a Roma ma è in contatto con Mosul, può dirci se e cosa hanno cambiato queste morti nella vita della diocesi?
“Molto nel cuore della gente. I fedeli che hanno partecipato a tutte messe di commemorazione di Padre Ragheeed e di Mons. Raho. Coloro che li ricordano per quello che erano, uomini e sacerdoti coraggiosi che non esitavano a testimoniare la propria fede in una situazione evidentemente pericolosa. Con amarezza, invece, devo confessare che poco altro è cambiato. Passati i momenti immediatamente successivi alle morti e le parole di dolore la chiesa locale sembra aver dimenticato quei martiri. Nel documento finale dell’ultimo sinodo tenutosi a fine aprile, il primo al quale non partecipava Mons. Raho, un vescovo morto non per malattia o incidente ma per un orribile atto criminoso, non è stato fatto neanche un accenno alla sua figura, all’eredità spirituale che ha lasciato nella sua diocesi. Questo mi ha profondamente rattristato. Avrei voluto leggere in quel documento i segni di un sinodo più rivolto ai cuori dei fedeli in memoria del martirio di Mons. Raho e di tutti i martiri della fede.”
Ed a lei, Padre Amer, che segni hanno lasciato le morti di due persone così vicine? “Un dolore sordo, persistente, che in alcune occasioni si riacutizza. Con Padre Ragheed ho perso un fratello, con Mons. Raho un padre. Non è facile ma ora conosco, ancora più di prima, il valore della fede in Dio ed il compito che ho nel diffonderla.”

Clicca su "leggi tutto" per il testo della Preghiera per i martiri

PONTIFICIO COLLEGIO IRLANDESE
Secondo anniversario del martirio di Padre Ragheed Ganni
20 gennaio 1972 - 3 giugno 2007
"Solennità della Santissima Trinità"

I Tuoi servi Ti applaudano:
Pregate o Santi Martiri Maestri della fede, perché ci sia tranquillità nel mondo, le guerre cessino ed i conflitti si allontanino da noi, affinché la Chiesa possa lodare Dio per bocca dei suoi figli.
E i Tuoi giusti Ti glorifichino: Perché i Santi Martiri che Ti hanno glorificato con la loro sofferenza e Ti hanno reso testimonianza con il loro sangue siano davanti a Te, intercessori per i peccatori perché siano perdonati nel giorno del giudizio.
E cantino la gloria del Tuo Regno: I Martiri hanno visto la Gloria del Tuo Regno davanti a loro quando venivano immolati dai loro persecutori e sopportavano con gioia i tormenti inflitti nel loro corpo, ed il nostro Signore Gesù ha accolto le loro anime.
Il loro sangue è prezioso ai Suoi occhi: veneriamo le reliquie dei Martiri che hanno resistito nelle difficoltà con onore e con i canti dello Spirito Santo, per trovare un sostegno nella bontà di coloro che amano Dio nel giorno in cui saranno ricompensati per i loro meriti.
Sia glorificato il Signore nei cieli: O Martiri, predicatori di Cristo Re, le vostre corone sono nei cieli e sulla terra le vostre assemblee, così nei cieli e nelle profondità brillino le vostre memorie, o seminatori della quiete in tutto il pianeta.
Pregate il Signore e siate forti: O Martiri, pregate per ottenere clemenza dal Dio misericordioso, perché si stabilisca la Sua pace nei quattro lati del mondo, e quando si manifesterà il nostro Signore e i vostri corpi saranno portati sulle nuvole pregate affinché possiamo ereditare il Regno con Voi.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo: Sia glorificata la forza che si è stabilita nelle reliquie dei Santi la cui voce tuona in tutto il mondo, essendo poste nelle chiese sgorghino da esse aiuti spirituali e si manifesti la verità per la forza delle loro parole.
Dai secoli e per i secoli Amen, Amen: O Martire, che hai amato la purezza per tutti i giorni della tua vita, sei stato prescelto senza macchia per Cristo e per il tuo comportamento nell’assemblea dei santi la tua anima dimora tra gli angeli.
Che tutto il popolo dica; Amen, Amen: O nostro Vivificante, dà a noi il mezzo che Tu pensi sia di aiuto perché non sappiamo che cosa chiedere, ed una cosa sola chiediamo: sia compiuta la tua volontà in noi e la Tua misericordia sia per noi una difesa.
*Cristo che hai promesso: “A chiunque chiede risponderò, e a chiunque bussa alla mia porta aprirò” non allontanare dai Tuoi fedeli la Tua misericordia e la Tua grazia perché in Te si rifugiano per trovare aiuto.



Relics of Fr. Ragheed Ganni in Rome in the second anniversary of his death. Fr. Youkhanna: "A dull, persistent pain"

By Baghdadhope

On Sunday June 7, 2009, in the chapel of the Pontifical Irish College in Rome there was a mass in memory of Father Ragheed Ganni, the Iraqi Chaldean Catholic priest killed in cold blood along with three sub-deacons of the church of the Holy Spirit in Mosul on June 3, 2007, and who from 1996 to 2003 studied at the pontifical university.

Baghdadhope spoke with Father Amer Youkhanna, himself a priest of the diocese of Mosul and a student at the Irish College who celebrated the Mass in honor of Father Ragheed. "It was a moving celebration. All those people gathered to remember our friend and brother Father Ragheed. There was the rector of the College, Msgr. Liam Bergin, the bishop emeritus of the Diocese of Down and Connor, Msgr. Patrick Walsh, the whole staff and the students."
During the celebration were there specific moments in remembrance of Father Ragheed?
"Sure. At the end of the Mass celebrated according to the Latin rite and in English, I recited in Italian and Aramaic, and together with the other three Iraqi students of the college, one of the hymns that our liturgical tradition dedicates to the martyrs of the faith. Two priests led to the altar two relics donated the Diocese of Mosul to the Irish College that after being blessed on the altar have been placed temporarily at the bottom of the chapel in a glass display case. They are one stole of Father Ragheed and the prayer book he used when living in Rome and that came from Ireland, and specifically from Lough Derg, a major pilgrimage site in Donegal County where Father Ragheed spent a long time."
The relics will be moved to another place?
"In his homily Msgr Bergin said that the intention is to donate the stole to the Basilica of San Bartholomew on the Tiber Island while the prayer book will be placed permanently in the Irish College. In addition to this a portrait of Father Ragheed will be part of a great mosaic the College commissioned to the creative genius of the Jesuit Father Marko Ivan Rupnik and will recall the first martyr of the Irish College who died for his faith in the XXI century."
Father Amer, the diocese of Mosul paid the highest price for the violence in Iraq. In addition to Father Ragheed and the three sub-deacons killed with him we remember Father Paul Iskandar, a Syriac Orthodox priest who was also killed in cold blood, and especially Archbishop Faraj P. Raho, the bishop who was kidnapped and died in Mosul on last year. You live in Rome but you are in contact with Mosul, can you tell us if and how those deaths changed the life of the diocese? "They changed much in the heart of the people. The faithful who took part to all the masses of commemoration of Father Ragheed and Msgr. Raho. Those who remember them for what they were, brave men and priests who did not hesitate to witness their faith in an obviously dangerous situation. With bitterness, however, I must confess that little else changed. After the moments immediately after the deaths, and the words of pain, the local church seems to have forgotten those martyrs. In the final document of the synod held in late April, the first to which Msgr. Raho did not participate, a bishop who died not because of a illness or an accident but because of a horrible criminal act, there was not even a hint at his figure, at the spiritual heritage he left in his diocese. I was deeply saddened. I wanted to read in that document the signs of a synod addressed more to the hearts of the faithful in remembrance of the martyrdom of Archbishop Raho and all the martyrs of the faith. "
And you, Father Amer, what signs did the deaths of two people so close to you leave to you?
"A dull, persistent pain that sometime become worse. With Father Ragheed I lost a brother, with Monsignor Raho a father. It is not easy but now I know, even more than before, the value of the faith in God and the task I have in spreading it."