By AgenSIR
Foto ACI Mena |
La chiesa di San Paolo di Mosul è simbolo della sopravvivenza dei cristiani nella città martire irachena, perché, dopo la distruzione dell’arcivescovado nel 2004, era diventata il punto di riferimento della comunità. È stata la prima campana a suonare da quando la milizia terroristica dell’Isis ha preso il controllo della città nel giugno 2014.
Domenica 13 novembre i cristiani provenienti da diverse parti della Piana di Ninive in Iraq sono accorsi in chiesa per ascoltare di nuovo la voce delle loro campane. “Speriamo che tutti i residenti originari tornino alle loro case e sperimentino sicurezza e stabilità e prosperino nel seno della loro città”, ha detto l’arcivescovo caldeo di Mosul Michael Najeeb Moussa, durante la cerimonia. Cristiani e musulmani hanno lavorato insieme per rimettere le campane sul tetto della chiesa.
Con gli aiuti ricevuti, l’arcivescovo Moussa ha potuto restaurare la chiesa di San Paolo, dove ora ha il suo vescovado. Ma ciò è una eccezione perché tutte le 35 chiese di Mosul sono state distrutte dall’Isis o rase al suolo durante la riconquista.
Finora sono state restaurate solo altre due chiese siro-cattoliche, così come parti del monastero caldeo di San Giorgio, uno dei grandi centri spirituali della chiesa nel passato.
Dalla riconquista militare di Mosul nel 2017, solo una cinquantina di famiglie cristiane sono tornate nella città.
Lo scorso settembre, una delegazione dell’Ico, guidata dal vescovo di Linz, mons. Werner Freistetter, ha visitato Mosul: insieme a Moussa è stata presa visione delle distruzioni e profanazioni subite dalle chiese, oltre pregare sui luoghi visitati da Papa Francesco nel marzo 2021.