Foto Patriarcato Caldeo |
di Louis Raphael Sako *
- Una “convivialità” fondata sul rispetto delle “diversità” come ha ripetuto papa Francesco nella visita in Iraq; la “cittadinanza” come “fondamento” delle relazioni sociali e “appartenenza” alla patria in un’ottica di “uguaglianza”; una “riforma” nel campo educativo per meglio “adattarsi” alle attuali circostanze, alla cultura e alle persone. È quanto sottolinea il patriarca di Baghdad dei caldei, il card Louis Raphael Sako, nel suo intervento alla due giorni di convegno “Cattolici e Sciiti davanti al futuro” in programma ieri e oggi a Roma, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. All’evento partecipano autorevoli esponenti di entrambe le comunità, fra i quali Jawad Al-Khoei, segretario generale dell’Imam Al-Khoei Institute e Mostafa Mohagheegh Damad, teologo e professore di Giurisprudenza Islamica presso l’Università Shahid Beheshti di Tehran, Iran.
Di seguito, i passaggi più significativi dell’intervento del card. Sako:
Di seguito, i passaggi più significativi dell’intervento del card. Sako:
La società di oggi è diversa da quella del passato. Il mondo è cambiato ed è in continuo mutamento, dalla tradizione verso la modernità. Il mondo è diventato un villaggio digitale con i social media, per non parlare delle circostanze politiche, difficili e preoccupanti. Da qui propongo di mandare un appello per la fine della guerra fra Russia e Ucraina e trovare una via diplomatica alla pace.
La nostra missione e le nostre responsabilità come leader religiosi sono universali, includono tutti e non si limitano a una particolare fede.
Dobbiamo contrastare l’ideologia settaria attraverso i nostri discorsi e la formazione, educando le nuove generazioni. Il Dio nel quale crediamo non ci chiede: sei musulmano sciita o sunnita? Sei un cristiano cattolico o ortodosso? La sola domanda che ci pone è: cosa hai fatto per tuo fratello?
Dio ci giudicherà sulla nostra carità.
1 - La convivialità
Dobbiamo impegnarci a promuovere il dialogo e l’amicizia. Rafforzare la vicinanza e la solidarietà fra popoli, religioni e culture diverse, per contribuire alla pace e al benessere dell’umanità, anche con la stretta collaborazione fra tradizione sciita e Chiesa cattolica.
Bisogna riconoscere l’altro e rispettarlo nella sua diversità. Il rispetto delle diversità, come ha ripetuto il papa nella sua visita in Iraq nel marzo 2021, è la base della convivialità.
È una grande ricchezza quando queste differenze sono condivise e messe in comune. Ciò che chiamiamo convivialità significa condividere il pane (العيش )… la base dell’alimentazione, il cibo quotidiano! Non nutrire le persone provoca conflitti. Come ricordava Antoine de Saint-Exupéry il gusto del pane comune “non ha eguale” e la condivisione in amore e purezza dà ancora più gusto.
Nessuno deve essere escluso e rimanere nell’indifferenza.
Questa situazione unica ne fa un luogo di sperimentazione, per superare lo shock delle divisioni e avviare un dialogo interculturale e interreligioso coraggioso e sincero.
La cittadinanza e la convivialità sono un diritto naturale e non elemento secondario da tollerare. Il concetto di tolleranza deriva da سمح “tollere” ciò che vuol dire: ti permetto di essere.
Purtroppo, negli ultimi anni, nella nostra regione e in altre regioni si è diffusa la mentalità estremista che incita all’odio e alla violenza ”in nome della religione”. Questa ideologia va contro la volontà di Dio che “ci ha creati diversi”, rappresenta una minaccia per la vita dei cittadini e la sicurezza dello Stato. Bisogna studiare le cause dell’estremismo e delle violenze commessa in nome della religione, e trovare i modi per sconfiggerle. Vorrei ringraziare il grande ayatollah Ali al-Sistani, la suprema autorità Marjia di Najaf, per la sua posizione.
2. La cittadinanza
La cittadinanza è il fondamento delle relazioni sociali e il suo criterio è l’appartenenza a questa patria. Cittadinanza significa uguaglianza, il rispetto dei diritti, la convivenza e l’armonia tra tutti i cittadini.
Il settarismo e il concetto di ”componenti” non servono all’istituzione di uno Stato nazionale forte e moderno, ma finiscono piuttosto per sostenere una cultura degli interessi speciali, che finisce per incoraggiare l’esclusione. I cristiani sono una popolazione autoctona dell’Iraq e non una comunità che proviene da un altro Paese. Sono gente di questa terra, quindi non è accettabile definirli una “minoranza”. È una “ingiustizia” che, a volte, i cristiani siano “presi di mira” nel loro credo religioso. I diritti dei cristiani dovrebbero essere sacri quanto i diritti degli altri e non possono essere considerati cittadini di seconda classe a causa della loro fede. La diversità e le differenze devono essere una ricchezza, una fonte di energia per la creatività, l’equilibrio e la prosperità.
La strada da percorrere è quella che porta a un modello civile e democratico basato sulla cittadinanza, non un regime settario che distribuisce e modella a proprio piacimento l’identità nazionale e l’unità del Paese. La democrazia è un “tutto indivisibile”.
3. Cambiare il sistema educativo
Il sistema educativo in Iraq non è un sistema che aiuta alla convivialità e alla cultura di oggi. Abbiamo bisogno di una riforma intellettuale efficace nel campo educativo, nelle chiese, nelle moschee e nelle scuole, per adattarsi alla vita, alle circostanze e alla cultura delle persone. In caso contrario, le nostre società finiranno per dirigersi rapidamente verso un terribile destino.
Per concludere, chiederò al governo iracheno di creare un ministero della Convivialità per rafforzare i rapporti e i diritti, anche in una chiave di cittadinanza. E chiedo a Dio Onnipotente di benedirci e di orientare i nostri passi verso un futuro migliore per il nostro Paese e i nostri cittadini.
* patriarca di Baghdad dei Caldei.