By Fides
La causa per la canonizzazione dell’Arcivescovo caldeo Paulos Faraj Rahho sta procedendo “senza intoppi, e, a Dio piacendo”, il Vescovo martire sarà presto dichiarato beato, “insieme a padre Raghiid Ganni, e ai suoi compagni, e a suor Cecilia del Sacro Cuore”.
Con queste parole il Cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, ha voluto confortare le speranze di quanti – in Iraq e nel resto del mondo – attendono di vedere innalzare all’onore degli altari alcune figure di martiri che con le loro vicende hanno segnato il cammino recente delle comunità cristiane autoctone della Mesopotamia. Le “rassicurazioni” patriarcali sono state espresse lunedì 14 marzo, durante l’omelia della Divina Liturgia celebrata dal Patriarca Sako nella cappella della sede patriarcale di Baghdad, a 14 anni dal martirio dell’Arcivescovo Rahho.
Con queste parole il Cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, ha voluto confortare le speranze di quanti – in Iraq e nel resto del mondo – attendono di vedere innalzare all’onore degli altari alcune figure di martiri che con le loro vicende hanno segnato il cammino recente delle comunità cristiane autoctone della Mesopotamia. Le “rassicurazioni” patriarcali sono state espresse lunedì 14 marzo, durante l’omelia della Divina Liturgia celebrata dal Patriarca Sako nella cappella della sede patriarcale di Baghdad, a 14 anni dal martirio dell’Arcivescovo Rahho.
Paulos Rahho, a quel tempo Arcivescovo di Mosul, fu rapito il 29 febbraio 2008 da un commando di uomini armati, che bloccarono l’auto su cui viaggiava e uccisero subito l’autista e due suoi accompagnatori. Dopo giorni di serrate trattative per la sua liberazione, il suo corpo senza vita fu ritrovato il 12 marzo, nei pressi di un cimitero abbandonato nel distretto di Karama.
Nel periodo successivo al 2003, anno dell’operazione militare a guida USA che aveva causato il crollo del regime di Saddam Hussein, la città di Mosul fu teatro di una escalation di violenze, crimini e rapimenti che presero di mira in maniera accentuata appartenenti alle locali comunità cristiane.
Il Sinodo dei Vescovi caldei già nel settembre 2016 aveva messo all’ordine del giorno di una sua riunione la necessità di avviare i processi di canonizzazione per martirio riguardanti l’Arcivescovo Rahho, suor Cecilia Moshi Hanna - uccisa a Baghdad nel 2002 – e padre Raghiid Ganni e i tre diaconi – Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho e Gassan Isam Bidawid – uccisi insieme a lui dal commando di terroristi che il 3 giugno 2007 aveva assaltato a Mosul la chiesa dello Spirito Santo.
Il 27 agosto 2019, il vescovo Francis Kalabat, a capo dell’eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Detroit (USA), ha firmato la conclusione della fase diocesana delle cause di canonizzazione dell’Arcivescovo Rahho, di Suor Cecilia e di padre Raghiid insieme ai suoi tre compagni di martirio. Una copia degli atti e dei documenti raccolti durante la fase diocesana dei processi è stata inviata alla Congregazione per le Cause dei Santi.
Alla fine di ottobre del 2019 si era conclusa a Baghdad anche la fase diocesana della Causa di Beatificazione e Dichiarazione di Martirio dei 48 servi di Dio trucidati il 31 ottobre 2010 nella capitale irachena dal commando terrorista che assaltò la chiesa siro cattolica intitolata a Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.