"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 aprile 2020

Patriarca Sako: la pandemia rafforza spiritualità e solidarietà islamo-cristiana

By Asia News

Nell’emergenza coronavirus, anche in Iraq “si sono registrati episodi di grande e aiuto e solidarietà fra cristiani e musulmani”, una “vicinanza umana e sociale” che si è concretizzata “in molti modi: nello stesso quartiere una persona più ricca distribuisce sacchi alimentari ai bisognosi”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il primate caldeo, card Louis Raphael Sako, raccontando la situazione del Paese arabo nel contesto della pandemia di Covid-19, che ha causato sinora quasi 1700 contagi e 83 vittime ufficiali. “Anche la Chiesa irakena - aggiunge il porporato - si è prodigata donando 90 mila dollari, distribuiti alle varie parrocchie e che i sacerdoti hanno usato per aiutare le persone, senza distinzioni di religione”. 
Aiuti e solidarietà che, in queste settimane, corrono lungo un doppio binario. “Pure alcune moschee e musulmani - afferma il patriarca Sako - stanno aiutando e la loro opera è andata a beneficio di alcuni cristiani. In un contesto di emergenza, quando una persona viene a chiedere aiuto non si fanno discriminazioni”. La pandemia, prosegue, “ha favorito anche un ritorno alla religione, o meglio alla fede… C’è bisogno di Dio, di un aiuto soprannaturale, di una ragione sul senso della vita e del mondo. Ciò spinge anche a una conversione, a un ritorno ai valori spirituali”.
Sebbene il governo di Baghdad abbia allentato alcune chiusure, fra le persone “vi è ancora paura diffusa ad uscire”. Molti in realtà, racconta il card Sako, “non rispettano una legge, ma seguono l’istinto e restano a casa, usando internet e il cellulare per mantenere i contatti, avere notizie, seguire le liturgie come la messa che celebriamo ogni sera e trasmettiamo sulla pagina Facebook del patriarcato caldeo”. 
Migliaia di famiglie si collegano e seguono la messa. “Le case - spiega il porporato - sono diventate delle vere e proprie chiese domestiche, la spiritualità si è rafforzata e anche il legame con i caldei della diaspora”. In occasione della Pasqua la rete e i social hanno permesso di mantenere vivi i rapporti con la comunità in tutto il Paese, in una fase di reclusione e distanziamento “perché il virus non conosce confini, anche se il clima o altri fattori possono aver aiutato a limitare i contagi”. 
“Per la Pasqua - confida il patriarca - abbiamo ricevuto molte lettere e messaggi di auguri, anche da leader religiosi musulmani e autorità politiche fra le quali il presidente irakeno e il neo Primo Ministro. Fra i molti auguri, uno mi ha colpito in modo particolare: una autorità religiosa musulmana che ha usato la parola ‘festa di resurrezione’ e mi ha detto che ‘Cristo è veramente risorto’. Sono rimasto molto colpito”. 
L’emergenza coronavirus “cambierà la realtà, si dovrà cercare un nuovo ordine, rafforzare la solidarietà e rispettare la vita, basta guerre, armi, avere cura per l’ambiente e lottare contro l’inquinamento, curare la nostra casa comune” prosegue il primate caldeo. “Sono convinto - aggiunge - che in futuro non vi saranno più guerre di religione o civiltà, quanto conflitti di natura sempre più economica”. Ecco perché serviranno “maggiore giustizia sociale, uguaglianza fra nazioni, non si possono più trascurare i poveri. L’ordine mondiale voluto dagli Usa nei primi anni duemila ormai è finito”. 
Da ultimo, il card Sako rivolge un pensiero ai musulmani per l’inizio (oggi) del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico. “La religione ha un messaggio, viene da Dio e il centro è l’uomo che deve vivere nel rispetto e nella dignità. Basta con la violenza e gli scontri settari, bisogna costruire una società degna per tutti i cittadini. Questo - conclude - è un tempo di amore e misericordia, non di violenza. Cristiani, ebrei, musulmani… il messaggio religioso non è solo per un gruppo specifico ma è per tutti, ogni uomo deve vivere la propria spiritualità con Dio”.