By Fondazione Opera Diocesana Patronato San Vincenzo
«Voi cristiani d’Europa a volte vi vergognate perfino della vostra fede e questo, credetemi, ci fa soffrire molto. Per noi essere cristiani, difendere la fede – anche davanti a chi ci perseguita – è motivo d’onore e d’orgoglio. Il vostro comportamento a volte ci sorprende e rattrista».
Monsignor Antoine Audo, 69 anni, non è un vescovo come tutti gli altri. Arriva da Aleppo. Sopravvive in uno dei buchi neri del conflitto siriano. Dice Messa tra le rovine di una citta conosciuta, un tempo, come uno dei cuori pulsanti della presenza cristiana in Siria. Eppure mentre ti racconta la tragedia sua e dei suoi fedeli sembra quasi più angustiato per la crisi ideale di un’Europa e di un Occidente incapaci di vedere il dramma dei suoi fratelli.
«Voi europei dovreste battervi per impedire che i cristiani abbandonino la Siria. Damasco, la predicazione di S. Paolo, Antiochia sono elementi fondanti della nostra comune tradizione cristiana. Invece sembrate aver dimenticato i valori, la fede e la moralità – denuncia monsignor Audo in un incontro organizzato a Roma da «Aiuto alla chiesa che soffre» – ma fate molta attenzione. Regalando al fanatismo islamista e ai suoi seguaci la convinzione di poter cacciare i cristiani dal Medioriente li convincerete di poter aspirare alla conquista dell’Europa. Perché voi forse non ci fate caso, ma loro perseguono proprio questo disegno».
Come vivono i cristiani d’Aleppo?
«Sopravviviamo da 4 anni nella morsa di un assedio spietato. Siamo a soli 40 chilometri dalla Turchia, nazione che ospita i ribelli, li finanzia e li aiuta ad attaccarci. La città è divisa in due, i ribelli sono nella città vecchia e da due mesi mancano acqua ed elettricità mentre le bombe piovono ovunque. In quattro anni d’assedio l’80 per cento degli abitanti ha perso il lavoro. E due terzi dei cristiani hanno abbandonato la città. Un tempo eravamo 150mila, oggi 50mila. Chi resta è condannato a vivere in un clima di violenza e paura costante. Del resto questo è il compito assegnato a quei fanatici. Devono terrorizzarci e farci partire».
Come fa a dirlo?
«Non ci credete? Guardate cos’hanno fatto a Malula o nei quartieri cristiani di Homs. A Qaryten, tre settimane fa, hanno rapito i cristiani e distrutto il monastero. Nel nord est della Siria hanno raso al suolo 36 villaggi assiro cristiani, per questo ad Aleppo temiamo di far la fine dei cristiani di Mosul. Quei fanatici non si muovono a caso, seguono un disegno preciso. Puntano a svuotare il Medioriente dai Cristiani, minaccia che rappresenta un pericolo straordinario non solo per noi, ma per tutta la cristianità».
Chi c’è dietro questo disegno?
«Non certo i musulmani di Siria. La gran parte di loro ha poco a che fare con la persecuzione dei cristiani. La strategia viene da fuori. É opera dei Fratelli Musulmani, dei gruppi salafiti e degli stati che li appoggiano».
E lo Stato Islamico?
«Quella è solo una messa in scena, una commedia per coprire una strategia ben più vasta e segreta. Il cosiddetto Stato Islamico ha una missione limitata nel tempo, ma per ora serve ai loro scopi».
I cristiani sono accusati di appoggiare Bashar Assad… «Esser contro l’estremismo islamista, non significa essere a favore del regime. Semplicemente conosciamo l’ideologia di chi ci minaccia e siamo stati testimoni di cos’è successo in Iraq e altri Paesi a causa di quei fanatici. I media dovrebbero guardarsi dalla falsa propaganda. A volte sembrerebbe che tutti i patriarchi, tutti i vescovi, tutti i cristiani siano al servizio del regime. Un po’ d’intelligenza e di rispetto per favore. Noi cristiani siamo gente libera, non gli schiavi del potere».
Perché accusa i media? «
Perché c’é un problema d’interessi economici. Nel nome di questi ultimi qui in Occidente siete pronti a svendere intere comunità. Di fronte all’interesse economico sembrate pronti ad ignorare le vite di centinaia di migliaia di cristiani».
Cosa deve fare l’Europa?
«Deve battersi perché i cristiani restino in Siria e non abbandonino città e case. Dovete bloccare chi finanzia e arma gli estremisti islamisti. Dovete contribuire ad una soluzione politica raggiunta grazie ad un negoziato. Nessuno potrà mai imporre alla Siria una soluzione decisa esternamente».
E per i cristiani che scappano in Europa?
«Aiutate tutti quelli che hanno bisogno, ma non incoraggiateli a venir da voi. Non illudeteli che l’Occidente sia un paradiso. Dobbiamo restare a casa nostra. Solo così permetteremo che la Siria torni ad esser un paradiso».
«Voi cristiani d’Europa a volte vi vergognate perfino della vostra fede e questo, credetemi, ci fa soffrire molto. Per noi essere cristiani, difendere la fede – anche davanti a chi ci perseguita – è motivo d’onore e d’orgoglio. Il vostro comportamento a volte ci sorprende e rattrista».
Monsignor Antoine Audo, 69 anni, non è un vescovo come tutti gli altri. Arriva da Aleppo. Sopravvive in uno dei buchi neri del conflitto siriano. Dice Messa tra le rovine di una citta conosciuta, un tempo, come uno dei cuori pulsanti della presenza cristiana in Siria. Eppure mentre ti racconta la tragedia sua e dei suoi fedeli sembra quasi più angustiato per la crisi ideale di un’Europa e di un Occidente incapaci di vedere il dramma dei suoi fratelli.
«Voi europei dovreste battervi per impedire che i cristiani abbandonino la Siria. Damasco, la predicazione di S. Paolo, Antiochia sono elementi fondanti della nostra comune tradizione cristiana. Invece sembrate aver dimenticato i valori, la fede e la moralità – denuncia monsignor Audo in un incontro organizzato a Roma da «Aiuto alla chiesa che soffre» – ma fate molta attenzione. Regalando al fanatismo islamista e ai suoi seguaci la convinzione di poter cacciare i cristiani dal Medioriente li convincerete di poter aspirare alla conquista dell’Europa. Perché voi forse non ci fate caso, ma loro perseguono proprio questo disegno».
Come vivono i cristiani d’Aleppo?
«Sopravviviamo da 4 anni nella morsa di un assedio spietato. Siamo a soli 40 chilometri dalla Turchia, nazione che ospita i ribelli, li finanzia e li aiuta ad attaccarci. La città è divisa in due, i ribelli sono nella città vecchia e da due mesi mancano acqua ed elettricità mentre le bombe piovono ovunque. In quattro anni d’assedio l’80 per cento degli abitanti ha perso il lavoro. E due terzi dei cristiani hanno abbandonato la città. Un tempo eravamo 150mila, oggi 50mila. Chi resta è condannato a vivere in un clima di violenza e paura costante. Del resto questo è il compito assegnato a quei fanatici. Devono terrorizzarci e farci partire».
Come fa a dirlo?
«Non ci credete? Guardate cos’hanno fatto a Malula o nei quartieri cristiani di Homs. A Qaryten, tre settimane fa, hanno rapito i cristiani e distrutto il monastero. Nel nord est della Siria hanno raso al suolo 36 villaggi assiro cristiani, per questo ad Aleppo temiamo di far la fine dei cristiani di Mosul. Quei fanatici non si muovono a caso, seguono un disegno preciso. Puntano a svuotare il Medioriente dai Cristiani, minaccia che rappresenta un pericolo straordinario non solo per noi, ma per tutta la cristianità».
Chi c’è dietro questo disegno?
«Non certo i musulmani di Siria. La gran parte di loro ha poco a che fare con la persecuzione dei cristiani. La strategia viene da fuori. É opera dei Fratelli Musulmani, dei gruppi salafiti e degli stati che li appoggiano».
E lo Stato Islamico?
«Quella è solo una messa in scena, una commedia per coprire una strategia ben più vasta e segreta. Il cosiddetto Stato Islamico ha una missione limitata nel tempo, ma per ora serve ai loro scopi».
I cristiani sono accusati di appoggiare Bashar Assad… «Esser contro l’estremismo islamista, non significa essere a favore del regime. Semplicemente conosciamo l’ideologia di chi ci minaccia e siamo stati testimoni di cos’è successo in Iraq e altri Paesi a causa di quei fanatici. I media dovrebbero guardarsi dalla falsa propaganda. A volte sembrerebbe che tutti i patriarchi, tutti i vescovi, tutti i cristiani siano al servizio del regime. Un po’ d’intelligenza e di rispetto per favore. Noi cristiani siamo gente libera, non gli schiavi del potere».
Perché accusa i media? «
Perché c’é un problema d’interessi economici. Nel nome di questi ultimi qui in Occidente siete pronti a svendere intere comunità. Di fronte all’interesse economico sembrate pronti ad ignorare le vite di centinaia di migliaia di cristiani».
Cosa deve fare l’Europa?
«Deve battersi perché i cristiani restino in Siria e non abbandonino città e case. Dovete bloccare chi finanzia e arma gli estremisti islamisti. Dovete contribuire ad una soluzione politica raggiunta grazie ad un negoziato. Nessuno potrà mai imporre alla Siria una soluzione decisa esternamente».
E per i cristiani che scappano in Europa?
«Aiutate tutti quelli che hanno bisogno, ma non incoraggiateli a venir da voi. Non illudeteli che l’Occidente sia un paradiso. Dobbiamo restare a casa nostra. Solo così permetteremo che la Siria torni ad esser un paradiso».