By Asia News
di Joseph Mahmoud
Una visita di "cortesia" volta a
rafforzare i rapporti di amicizia e "fratellanza" fra la comunità
cristiana e musulmana, oltre che ad "allargare" le basi di una "azione
comune" per raggiungere l'obiettivo di una "pace duratura" nel Paese. È
questo lo spirito che ha animato l'incontro fra il Patriarca caldeo Mar
Louis Raphael I Sako e Sheikh Rafi Taha Al-Rifai, Gran Muftì d'Iraq, che
si è tenuto nella residenza del leader religioso musulmano a
Sulayamaniyya, capoluogo del governatorato di al-Sulaymaniyya, nel
Kurdistan irakeno.
L'incontro risale al 31 gennaio scorso, ma i dettagli sono filtrati solo in questi giorni sul sito ufficiale del Patriarcato caldeo,
che racconta l'atmosfera del faccia a faccia fra i due leader religiosi
e gli obiettivi comuni fissati. La delegazione cristiana era composta
anche dal nunzio apostolico in Iraq mons. Giorgio Lingua, dal vescovo
ausiliare mons. Shlemon Warduni e dai tre nuovi vescovi della Chiesa
caldea, ordinati nei giorni scorsi.
Sua Beatitudine ha illustrato al leader islamico le sofferenze della
comunità cristiana, del passato e del presente, sottolineando inoltre il
"nostro compito comune" di capi religiosi, che è quello di "sacrificio,
dialogo, comprensione reciproca" e azione finalizzata al "bene" e alla
"carità", secondo quanto prescrivono "i dettami dell'islam e del
cristianesimo". La violenza, aggiunge Mar Sako, non risolve i problemi
"ma è foriera di ulteriore violenza".
Il Patriarca ha raccontato il dramma "dell'esodo dei cristiani" e il
"dolore" provato durante la visita a "centri di accoglienza di Kirkuk ed
Erbil" nel nord dell'Iraq. Egli ha infine lanciato un appello "ai
nostri fratelli musulmani, sunniti e sciiti, perché possano giudicare
con criterio la realtà attuale" e favoriscono "la coesistenza e
l'armonia" reciproca.
Sheikh Rafi Taha Al-Rifai ha ringraziato Mar Sako e la delegazione
cristiana per la visita di cortesia e ha sottolineato fin dall'inizio
del suo intervento il valore centrale "della persona", elemento comune
alle due religioni. Il leader sunnita ha descritto come "buone" le
relazioni islamo-cristiane, di un passato caratterizzato da
"condivisione" reciproca anche se oggi vi sono elementi che fomentano
"le divisioni".
L'incontro fra i due leader religiosi è un forte segnale in direzione
della pace, in un Paese spesso martoriato da violenze e che in queste
prime settimane del 2014 ha già raggiunto un livello di forte
preoccupazione. Centinaia i morti dall'inizio dell'anno, in una serie di
attentati sanguinari, la tensione ha ormai raggiunto i livelli del
biennio di sangue 2005/6: nel 2013 le vittime ufficiali sono state
8.868.