"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 febbraio 2014

Patriarca caldeo e Gran Muftì: azione comune fra cristiani e musulmani per la pace in Iraq

di Joseph Mahmoud

Una visita di "cortesia" volta a rafforzare i rapporti di amicizia e "fratellanza" fra la comunità cristiana e musulmana, oltre che ad "allargare" le basi di una "azione comune" per raggiungere l'obiettivo di una "pace duratura" nel Paese. È questo lo spirito che ha animato l'incontro fra il Patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako e Sheikh Rafi Taha Al-Rifai, Gran Muftì d'Iraq, che si è tenuto nella residenza del leader religioso musulmano a Sulayamaniyya, capoluogo del governatorato di al-Sulaymaniyya, nel Kurdistan irakeno. 
L'incontro risale al 31 gennaio scorso, ma i dettagli sono filtrati solo in questi giorni sul sito ufficiale del Patriarcato caldeo, che racconta l'atmosfera del faccia a faccia fra i due leader religiosi e gli obiettivi comuni fissati. La delegazione cristiana era composta anche dal nunzio apostolico in Iraq mons. Giorgio Lingua, dal vescovo ausiliare mons. Shlemon Warduni e dai tre nuovi vescovi della Chiesa caldea, ordinati nei giorni scorsi. 
Sua Beatitudine ha illustrato al leader islamico le sofferenze della comunità cristiana, del passato e del presente, sottolineando inoltre il "nostro compito comune" di capi religiosi, che è quello di "sacrificio, dialogo, comprensione reciproca" e azione finalizzata al "bene" e alla "carità", secondo quanto prescrivono "i dettami dell'islam e del cristianesimo". La violenza, aggiunge Mar Sako, non risolve i problemi "ma è foriera di ulteriore violenza".
Il Patriarca ha raccontato il dramma "dell'esodo dei cristiani" e il "dolore" provato durante la visita a "centri di accoglienza di Kirkuk ed Erbil" nel nord dell'Iraq. Egli ha infine lanciato un appello "ai nostri fratelli musulmani, sunniti e sciiti, perché possano giudicare con criterio la realtà attuale" e favoriscono "la coesistenza e l'armonia" reciproca. 
Sheikh Rafi Taha Al-Rifai ha ringraziato Mar Sako e la delegazione cristiana per la visita di cortesia e ha sottolineato fin dall'inizio del suo intervento il valore centrale "della persona", elemento comune alle due religioni. Il leader sunnita ha descritto come "buone" le relazioni islamo-cristiane, di un passato caratterizzato da "condivisione" reciproca anche se oggi vi sono elementi che fomentano "le divisioni". 
L'incontro fra i due leader religiosi è un forte segnale in direzione della pace, in un Paese spesso martoriato da violenze e che in queste prime settimane del 2014 ha già raggiunto un livello di forte preoccupazione. Centinaia i morti dall'inizio dell'anno, in una serie di attentati sanguinari, la tensione ha ormai raggiunto i livelli del biennio di sangue 2005/6: nel 2013 le vittime ufficiali sono state 8.868.