(Rio de Janeiro, dagli inviati del SIR) - “Amiamo papa Francesco dal primo momento che lo abbiamo visto. Lo invitiamo in Iraq perché sia messaggero di pace e benedica la nostra terra”.
Puntano in alto i giovani iracheni e lanciano da Rio de Janeiro il loro invito a Papa Bergoglio. Sono qui in 168, accompagnati da don Saad Sirop Hanna, il sacerdote caldeo iracheno rapito a Baghdad il 15 di agosto del 2006 e liberato un mese dopo. I giovani presenti alla Gmg provengono da Baghdad (il gruppo più numeroso con 110 giovani), da Kirkuk, Duhok e Basra e alloggiano nella chiesa moronita di Nossa Senhora de Libano. Ieri sera a Copacabana hanno incontrato i giovani degli Stati Uniti ed hanno unito le loro bandiere per inviare “ai loro rispettivi governanti un messaggio di pace”. “Noi giovani iracheni - dice Joseph Bandly, 29 anni di Baghdad - amiamo la vita e amiamo la nostra terra. Siamo qui per raccontare al mondo la nostra storia e la nostra cultura. Siamo testimoni di una civiltà antichissima che non può morire. E noi giovani di questa terra siamo chiamati a essere coloro che genereranno il cambiamento nelle nostre società. Ma bisogna pregare perché stiamo vivendo una situazione di difficoltà, perché cadano tutti i regimi che impongono le loro leggi con violenza e si costruisca una società fondata sulla democrazia e la pace. I giovani vogliono democrazia. La guerra? E’ terribile, toglie la luce agli occhi e getta nella oscurità”.