By Radiovaticana
I cristiani in Iraq sono un facile obiettivo delle persecuzioni perché sono colti, educati e non possiedono armi: la denuncia è della Federazione dei caldei d’America e del suo direttore esecutivo, Joseph Kassab, che all’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ha confermato che la comunità cristiana nel Paese è diminuita da un milione e 200mila persone ad appena 300mila. “La maggior parte è stata costretta a fuggire nel nord – sono le sue parole riferite dall’agenzia Sir – altri hanno chiesto asilo politico in Europa o in Paesi confinanti come Libano, Giordania, Siria, Turchia ed Egitto”. Quello che può fare l’opinione pubblica contro questa diaspora è pressione sul governo affinché i fedeli possano tornare nelle terre che abitano da migliaia di anni, in un’area che è considerata la culla del Cristianesimo. “Noi desideriamo la pace, non amiamo combattere – chiosa Kassab – senza i cristiani l’Iraq non sarà più lo stesso Paese”.
Clicca qui per leggere l'intera intervista a Joseph Kassab (in inglese)
I cristiani in Iraq sono un facile obiettivo delle persecuzioni perché sono colti, educati e non possiedono armi: la denuncia è della Federazione dei caldei d’America e del suo direttore esecutivo, Joseph Kassab, che all’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ha confermato che la comunità cristiana nel Paese è diminuita da un milione e 200mila persone ad appena 300mila. “La maggior parte è stata costretta a fuggire nel nord – sono le sue parole riferite dall’agenzia Sir – altri hanno chiesto asilo politico in Europa o in Paesi confinanti come Libano, Giordania, Siria, Turchia ed Egitto”. Quello che può fare l’opinione pubblica contro questa diaspora è pressione sul governo affinché i fedeli possano tornare nelle terre che abitano da migliaia di anni, in un’area che è considerata la culla del Cristianesimo. “Noi desideriamo la pace, non amiamo combattere – chiosa Kassab – senza i cristiani l’Iraq non sarà più lo stesso Paese”.
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