"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

18 febbraio 2016

Parlamento Ue: seminario sul “genocidio” Isis contro minoranze religiose ed etniche

By SIR
 
 In Medio Oriente “siamo in presenza di una vera e propria ‘pulizia culturale e religiosa’. L’Isis è responsabile di una terribile guerra e di una strage continua, che fra l’altro colpisce le minoranze etniche e religiose. Inoltre colpisce i simboli e i luoghi di culto: oltre 100 chiese sono andate distrutte in Iraq tra cui, a gennaio, il più antico monastero di tutto il Paese, quello di sant’Elia…”.
Luigi Morgano, eurodeputato, è tra i relatori del seminario in corso (ore 17.30-19.30) al Parlamento Ue di Bruxelles sul tema “Il genocidio a opera dell’Isis. Urgente necessità di un’azione internazionale”.
Al seminario (organizzato da gruppo del Partito popolare, gruppo dei Socialisti e democratici, gruppo Ecr, Verdi, Liberaldemocratici e Adf International) intervengono fra gli altri mons. Antoine Chbeir, vescovo di Lattaquié (Siria), e padre Douglas Yousif Al-Bazi, sacerdote cattolico caldeo di Baghdad.
Il Parlamento ha approvato a inizio febbraio una risoluzione che parla esplicitamente di “genocidio” verso le minoranze, in specie cristiane, ma non solo. Perché è importante aver sottolineato che si tratta di genocidio? “Vi sono conseguenze giuridiche, oltre che un significato simbolico”, risponde Morgano. “A differenza di altre espressioni diplomatiche, come ad esempio ‘sterminio, di massa’, se, come invita a fare il Parlamento europeo, anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite arrivasse a riconoscere come genocidio le gravi violazioni dei diritti umani in atto contro cristiani, yazidi e altre minoranze religiose, scatterebbero le misure di applicazione previste dalla Convenzione Onu del ’48″. Tali misure sono “volte a prevenire e a reprimere il crimine di genocidio. Non solo, coloro che sono responsabili di tali atti devono essere consegnati alla giustizia e perseguiti per violazioni del diritto internazionale, dalla Corte penale internazionale, come è successo per il Ruanda e l’ex Iugoslavia”.