Joseph Tulloch
16 ottobre 2025
Era il 2014 quando il sedicente Stato islamico (Is) prese il potere nel nord dell'Iraq, stabilendo a Mosul, la seconda città più grande del Paese, costruita sulle rovine dell'antica Ninive, la sua capitale.
I luoghi sacri appartenenti alle molte minoranze dell'Iraq, cristiani, yazidi e altri, furono profanati e i credenti furono costretti a fuggire. Quando la città fu finalmente liberata, nel 2017, dopo un assedio durato un anno, i pochi residenti che vi tornarono trovarono le loro case distrutte e gli edifici religiosi vandalizzati. Quello che seguì fu un lungo e faticoso processo di ricostruzione, tutt'altro che semplice e ancora lontano dall'essere completato.
Tuttavia, ieri, mercoledì 15 ottobre, è stato raggiunto un importante traguardo, con l'inaugurazione di due storiche chiese restaurate nel cuore del centro storico di Mosul. Chiese che, ha spiegato il patriarca Louis Raphaël Sako, capo della Chiesa caldea irachena “sono le nostre radici, la nostra storia e abbiamo bisogno di mantenerle vive".
Un segno di speranza
I politici locali, il clero cristiano e i fedeli si sono quindi riuniti nella chiesa ortodossa siriana di Mar Toma, che risale al VII secolo, e nella chiesa caldea di Al-Tahira, del XVIII secolo. La prima era stata utilizzata come prigione dall’Is, che aveva anche gravemente danneggiato la Porta dei Dodici Apostoli, del XIII secolo, e scolpita in farsh, un marmo locale.
Fadi, 27 anni, è uno dei membri del team franco-iracheno che ha lavorato al restauro della porta. Cristiano e residente a Mosul, Fadi si è formato per tre anni prima di iniziare a lavorare al progetto. La riapertura delle chiese è "un segno di speranza – ha spiegato ai media vaticani – mostra ai cristiani che vivono all'estero che le cose stanno migliorando qui e che possono tornare a casa".
I politici locali, il clero cristiano e i fedeli si sono quindi riuniti nella chiesa ortodossa siriana di Mar Toma, che risale al VII secolo, e nella chiesa caldea di Al-Tahira, del XVIII secolo. La prima era stata utilizzata come prigione dall’Is, che aveva anche gravemente danneggiato la Porta dei Dodici Apostoli, del XIII secolo, e scolpita in farsh, un marmo locale.
Fadi, 27 anni, è uno dei membri del team franco-iracheno che ha lavorato al restauro della porta. Cristiano e residente a Mosul, Fadi si è formato per tre anni prima di iniziare a lavorare al progetto. La riapertura delle chiese è "un segno di speranza – ha spiegato ai media vaticani – mostra ai cristiani che vivono all'estero che le cose stanno migliorando qui e che possono tornare a casa".
L'impegno de L'Ouvre d'Orient
La chiesa di Mar Toma è stata riconsacrata nel corso di una cerimonia ortodossa la scorsa settimana, mentre per la riconsacrazione di Al-Tahira si è aspettato fino ad oggi. Le inaugurazioni, invece, sono state un evento laico che ha segnato l'apertura ufficiale delle porte delle chiese al pubblico di Mosul e la fine di un progetto di restauro iniziato nel 2022. Protagonista importante di questo progetto è stato ALIPH, un fondo dedicato alla protezione e alla riabilitazione del patrimonio culturale in tutto il mondo. Per il restauro delle due chiese, ALIPH ha lavorato con L'Oeuvre d'Orient, ente di beneficenza cattolico francese che si concentra principalmente sul servizio ai cristiani in Medio Oriente.
La chiesa di Mar Toma è stata riconsacrata nel corso di una cerimonia ortodossa la scorsa settimana, mentre per la riconsacrazione di Al-Tahira si è aspettato fino ad oggi. Le inaugurazioni, invece, sono state un evento laico che ha segnato l'apertura ufficiale delle porte delle chiese al pubblico di Mosul e la fine di un progetto di restauro iniziato nel 2022. Protagonista importante di questo progetto è stato ALIPH, un fondo dedicato alla protezione e alla riabilitazione del patrimonio culturale in tutto il mondo. Per il restauro delle due chiese, ALIPH ha lavorato con L'Oeuvre d'Orient, ente di beneficenza cattolico francese che si concentra principalmente sul servizio ai cristiani in Medio Oriente.
Le campane suonano ancora
"Si tratta di una grande festa non solo per i cristiani di Mosul, ma per tutti i suoi abitanti”, è stata l’indicazione di monsignor Hugues de Woillemont, direttore generale di L'Oeuvre d'Orient.
"Il culto riprenderà qui”, sono state le sue parole, “e le campane della Chiesa”, un tempo caratteristica nota del paesaggio sonoro urbano di Mosul, “suoneranno di nuovo”.
"Si tratta di una grande festa non solo per i cristiani di Mosul, ma per tutti i suoi abitanti”, è stata l’indicazione di monsignor Hugues de Woillemont, direttore generale di L'Oeuvre d'Orient.
"Il culto riprenderà qui”, sono state le sue parole, “e le campane della Chiesa”, un tempo caratteristica nota del paesaggio sonoro urbano di Mosul, “suoneranno di nuovo”.