"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 maggio 2025

Conclave, è corsa contro il tempo. “C’è grande confusione”

Andrea Gualtieri

«Che grande confusione». Il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo è appena arrivato da Giacarta. È stato uno degli ultimi tre elettori che ieri si sono aggregati alle Congregazioni generali, ha prestato giuramento di riservatezza in mattinata e poi si è tuffato nelle riunioni, ansioso di farsi un’idea prima di entrare, domani pomeriggio, nella Cappella Sistina. A fine giornata, dopo aver ascoltato quasi cinquanta interventi, confessa di essere più disorientato di prima: «Abbiamo sentito tante voci, non è facile tirare le somme». L’unica cosa che gli appare chiara è che si andrà avanti in continuità con Francesco. Sì, ma come e soprattutto con chi? «Vedremo, dobbiamo riflettere».
Il tempo, però, è quasi scaduto. Stamattina i cardinali affrontano l’ultima maratona di interventi: più o meno altri venticinque, fino alle 12 e 30. Poi basta, è ora di trasferirsi a Santa Marta dove potranno portare i bagagli già da stamattina e, se lo vorranno, dormire stasera prima della messa pro eligendo pontifice fissata per le 10 di domani nella basilica vaticana.

Il cardinale Radcliffe autografa una palla da baseball al collezionista: "Magari è il prossimo Papa"
Resteranno quindi solo i conciliaboli e i colloqui individuali per scegliere il nuovo Papa. Ammesso di avere un recapito diretto del confratello. «Il problema è che non ci conosciamo, non è possibile che un’occasione di confronto del genere avvenga solo quando poi dobbiamo affrettarci a scegliere il Papa, ora si rischia che il Conclave duri tre o quattro giorni», si lascia andare l’iracheno Louis Sako: «Io sono cardinale da sette anni, finora ci siamo ritrovati quando venivano concesse le nuove porpore, ma al di là di qualche scambio di parole, in quei casi non sono previste discussioni così aperte sulla situazione della Chiesa a Roma e nel mondo. Sarebbe opportuno rendere il concistoro un’istituzione concreta, non solo formale».
Sembra essere il grande tema che aleggia sul preconclave. E che, nello stesso tempo, rischia di condizionarlo. C’è da capire chi ha un’idea più convincente di «collegialità». «Il Papa non può decidere da solo sulle grandi questioni», dice ad esempio Sako.
E nello stesso tempo c’è da declinare l’altro tema su cui Bergoglio ha insistito in modo martellante, la sinodalità.
L’interpretazione che ne è stata data durante lo scorso pontificato ha ricevuto nelle riunioni attacchi frontali da parte dei gruppi più conservatori e anche da qualche voce di frontiera come quella del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, salesiano di 93 anni, vescovo emerito di Hong Kong inviso al governo cinese che lo ha persino imprigionato. «A suo tempo mi avevano rilasciato il passaporto per il funerale di papa Benedetto, due giorni a Roma; questa volta dieci giorni», ha raccontato. E dopo aver elogiato la personalità di papa Francesco, si è lanciato in un discorso che è stato fatto poi circolare sui social. Un affondo nel quale si descrive un sinodo snaturato: era «uno strumento storico del magistero della Chiesa», ma ora «non è più il sinodo dei vescovi». Affermazioni che hanno ovviamente suscitato le reazioni dei bergogliani più stretti, in un susseguirsi di interventi nei quali è stato chiamato in causa anche il diritto canonico.
Tutto senza alzare i toni, assicura un porporato già esperto di Conclave nell’elogiare la ricchezza del confronto. «Sì — conferma il cardinale spagnolo Santos Abril y Castelló ci sono tante voci ed è molto interessante ascoltarle. Non tutte, in verità. Ma non le dirò mai quali sono state noiose».
È l’altra partita che si gioca in queste ore. In quegli interventi da dieci minuti, che in qualche caso sforano fino a venti, ci sono nomi papabili che dilapidano il credito di fiducia e altri la cui personalità emerge all’improvviso. Tra questi ultimi, sembra farsi strada il filippino Pablo Virgilio Siongco David, 66 anni vescovo di Kalookan. E se la confusione si trasformasse in sorpresa?