22 gennaio 2025
Il parlamento e il governo iracheno sono chiamati a “tenere conto della diversità culturale, etnica e religiosa dell’Iraq e a lavorare con la comunità internazionale in conformità con le leggi irachene, con le leggi internazionali e con i diritti umani in modo che la legislazione sia solida, mantenga gli equilibri, rafforzi le relazioni e crei riavvicinamento e soddisfazione tra le diverse componenti”.
È quanto ribadisce il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, che interviene così sulla recentissima approvazione, in parlamento, di tre leggi, tra cui emendamenti alla legge sullo status personale del Paese che, secondo gli oppositori, legalizzerebbero di fatto il matrimonio infantile, anche di bambine di soli nove anni di età.
Il parlamento e il governo iracheno sono chiamati a “tenere conto della diversità culturale, etnica e religiosa dell’Iraq e a lavorare con la comunità internazionale in conformità con le leggi irachene, con le leggi internazionali e con i diritti umani in modo che la legislazione sia solida, mantenga gli equilibri, rafforzi le relazioni e crei riavvicinamento e soddisfazione tra le diverse componenti”.
È quanto ribadisce il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, che interviene così sulla recentissima approvazione, in parlamento, di tre leggi, tra cui emendamenti alla legge sullo status personale del Paese che, secondo gli oppositori, legalizzerebbero di fatto il matrimonio infantile, anche di bambine di soli nove anni di età.
Secondo quanto riportato dai media, gli emendamenti conferiscono alle corti islamiche maggiore autorità sulle questioni familiari, tra cui matrimonio, divorzio ed eredità.
Gli attivisti sostengono che ciò indebolisce la legge irachena sullo status personale del 1959, che ha unificato il diritto di famiglia e stabilito tutele per le donne. La legge irachena attualmente stabilisce i 18 anni come età minima per il matrimonio nella maggior parte dei casi.
I sostenitori di queste modifiche, auspicate principalmente dai legislatori sciiti conservatori, le difendono come un mezzo per allineare la legge ai principi islamici e ridurre l’influenza occidentale sulla cultura irachena.
Per Mar Sako “uno Stato laico rappresenta l’opzione migliore perché non contrasta con i valori religiosi e non si sostituisce ai chierici. La Costituzione civile – aggiunge il patriarca – equipara tutti i cittadini di diverse religioni e sette. Allo stesso modo, le autorità religiose non dovrebbero imporre la loro legislazione alla società. La religione è al servizio delle persone. Pertanto, lo Stato dovrebbe adottare la legge sullo stato personale in vigore nella maggior parte dei paesi del mondo, compresi i paesi arabi, e lasciare la pratica religiosa agli individui in base alla loro appartenenza religiosa o settaria. La religione appartiene agli individui, non allo Stato”.
Il cardinale non usa mezzi termini: “È scioccante che la modifica della legge sullo status personale torni indietro in questioni relative alle libertà, ai diritti delle donne, ai matrimoni precoci che sono una violazione della sacralità dell’infanzia, al divorzio e alle questioni relative all’eredità, alla custodia dei figli e ai diritti delle minoranze. Questa modifica smantella il tessuto nazionale”.
Da Mar Sako anche critiche al divieto di bevande alcoliche definito “una violazione della libertà personale”. Piuttosto che vietare sarebbe più opportuno limitarne l’uso agli adulti sopra i 21 anni di età, consentirne il consumo all’interno di locali e ristoranti, ma soprattutto “educare alla moderazione nel mangiare e nel bere” anche per non danneggiare la salute. Il patriarca caldeo chiede al parlamento e al governo di impegnarsi per affrontare la corruzione e l’illegalità morale ed etica, per costruire uno Stato di diritto, rispettabile e giusto che si prenda cura di tutti i suoi cittadini, uno Stato che educhi generazioni civili alla convivenza armoniosa. Ultima richiesta da parte di Mar Sako riguarda il sistema delle quote delle minoranze rappresentate in Parlamento: “Il governo e l’Alta Commissione elettorale indipendente dovrebbero limitare il voto per i seggi delle quote cristiane solo alla componente cristiana” evitando così l’interferenza di altri partiti che portano avanti una propria agenda politica che nulla ha a che vedere con quella dei cristiani. “I cristiani devono votare per chi effettivamente li rappresenta”.
Per Mar Sako “uno Stato laico rappresenta l’opzione migliore perché non contrasta con i valori religiosi e non si sostituisce ai chierici. La Costituzione civile – aggiunge il patriarca – equipara tutti i cittadini di diverse religioni e sette. Allo stesso modo, le autorità religiose non dovrebbero imporre la loro legislazione alla società. La religione è al servizio delle persone. Pertanto, lo Stato dovrebbe adottare la legge sullo stato personale in vigore nella maggior parte dei paesi del mondo, compresi i paesi arabi, e lasciare la pratica religiosa agli individui in base alla loro appartenenza religiosa o settaria. La religione appartiene agli individui, non allo Stato”.
Il cardinale non usa mezzi termini: “È scioccante che la modifica della legge sullo status personale torni indietro in questioni relative alle libertà, ai diritti delle donne, ai matrimoni precoci che sono una violazione della sacralità dell’infanzia, al divorzio e alle questioni relative all’eredità, alla custodia dei figli e ai diritti delle minoranze. Questa modifica smantella il tessuto nazionale”.
Da Mar Sako anche critiche al divieto di bevande alcoliche definito “una violazione della libertà personale”. Piuttosto che vietare sarebbe più opportuno limitarne l’uso agli adulti sopra i 21 anni di età, consentirne il consumo all’interno di locali e ristoranti, ma soprattutto “educare alla moderazione nel mangiare e nel bere” anche per non danneggiare la salute. Il patriarca caldeo chiede al parlamento e al governo di impegnarsi per affrontare la corruzione e l’illegalità morale ed etica, per costruire uno Stato di diritto, rispettabile e giusto che si prenda cura di tutti i suoi cittadini, uno Stato che educhi generazioni civili alla convivenza armoniosa. Ultima richiesta da parte di Mar Sako riguarda il sistema delle quote delle minoranze rappresentate in Parlamento: “Il governo e l’Alta Commissione elettorale indipendente dovrebbero limitare il voto per i seggi delle quote cristiane solo alla componente cristiana” evitando così l’interferenza di altri partiti che portano avanti una propria agenda politica che nulla ha a che vedere con quella dei cristiani. “I cristiani devono votare per chi effettivamente li rappresenta”.