Un abbraccio sotto gli occhi del Cristo Risorto dipinto da Perugino e l'annuncio dell'iscrizione di uno dei Padri più venerati della tradizione siro-orientale nel Martirologio Romano. A trent'anni dalla firma della Dichiarazione cristologica comune, volta a riaffermare la comune fede in Cristo, e a quaranta dalla prima visita a Roma di un Patriarca assiro, Chiesa cattolica e Chiesa Assira d'Oriente continuano sulla strada del dialogo e della preghiera, verso il ripristino della piena e completa comunione visibile.
La Dichiarazione cristologica comune, firmata l'11 novembre 1994 da San Giovanni Paolo II e dal Catholicos Patriarca Mar Dinkha IV, ha rappresentato il tema centrale dell'incontro, avvenuto nel Palazzo Apostolico, tra Papa Francesco e Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente. Presenti all'incontro anche i membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d'Oriente, istituita dalla stessa Dichiarazione e che ha recentemente avviato una nuova fase di dialogo sulla liturgia nella vita della Chiesa.
Il "grazie" del Pontefice è andato proprio ai membri della Commissione mista per il loro impegno. «Infatti, senza il vostro lavoro, questi accordi dottrinali e pastorali non sarebbero stati possibili», ha detto nel suo discorso Papa Francesco, e ha aggiunto: «Mi rallegro della pubblicazione di un libro commemorativo, con i vari documenti che segnano le tappe del nostro cammino verso la piena comunione, con prefazione comune di Vostra Santità e mia. In effetti, il dialogo teologico è indispensabile nel nostro cammino verso l’unità, giacché l’unità a cui aneliamo è unità nella fede, a condizione che il dialogo della verità non venga mai separato dal dialogo della carità e dal dialogo della vita: un dialogo umano, totale».
La piena unità nella fede, ha sottolineato il Vescovo di Roma, «è già raggiunta dai santi delle nostre Chiese. Sono loro le nostre guide migliori sulla via verso la piena comunione. Per questo, con l’accordo di Vostra Santità e del Patriarca della Chiesa Caldea, e incoraggiato anche dal recente Sinodo della Chiesa cattolica, sono lieto di annunciare che il grande Isacco di Ninive, uno dei Padri più venerati della tradizione siro-orientale, riconosciuto come un maestro e un santo da tutte le tradizioni, sarà introdotto nel Martirologio Romano».
Monaco e vescovo nella seconda metà del VII secolo, nato nell'attuale Qatar, dove visse una prima esperienza monastica, Isacco fu ordinato vescovo della antica Chiesa d'Oriente per la città di Ninive, nei pressi dell'attuale Mosul (Iraq), dal catholicos di Seleucia-Ctesifonte, Giorgio I. Dopo alcuni mesi di episcopato, chiese di ritornare alla vita monastica e si ritirò nel monastero di Rabban Shabur a Beth Huzaye (nell'attuale Iran sud-occidentale). Qui compose varie collezioni di discorsi a contenuto ascetico-spirituale che lo hanno reso celebre.
Nonostante appartenesse a una Chiesa che non era più in comunione con nessun'altra, perché non aveva accettato il Concilio di Efeso del 431, gli scritti di Isacco furono tradotti in tutte le lingue parlate dai cristiani: greco, arabo, latino, georgiano, slavo, etiope, rumeno e altre. Isacco divenne così un'importante autorità spirituale, soprattutto nei circoli monastici di tutte le tradizioni, che lo venerarono rapidamente tra i loro santi e padri.
Per la sua intercessione, ha auspicato il Papa, «i cristiani del Medio Oriente possano rendere sempre testimonianza a Cristo Risorto in quelle terre martoriate dalla guerra. E continui a fiorire l’amicizia tra le nostre Chiese, fino al giorno benedetto in cui potremo celebrare insieme sullo stesso altare e ricevere la comunione dello stesso Corpo e Sangue del Salvatore».
L'inclusione di Sant'Isacco nel Martirologio Romano, sottolinea un comunicato diffuso dal Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, «dimostra che la santità non si è fermata con le separazioni ed esiste al di là dei confini confessionali. Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: 'riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare' (Unitatis Redintegratio 4)».
«Si augura» si legge ancora nel Comunicato del Dicastero «che l’inserimento nel Martirologio Romano di Isacco di Ninive, testimone del prezioso patrimonio spirituale cristiano del Medio Oriente, contribuirà alla riscoperta del suo insegnamento e all’unità di tutti i discepoli di Cristo».