"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 settembre 2022

53° anniversario della strage del villaggio di Surya in Iraq. Il ricordo del Cardinale Sako

By Baghdadhope* - Patriarcato Caldeo - Ankawa.com

Il 16 settembre 1969 il piccolo villaggio di Surya, a circa 110 km a nord di Mosul e che appartiene al distretto di Zakho, nel governatorato di Dohuk, fu teatro di un feroce massacro e fu completamente distrutto dal fuoco appiccato alle case dalle truppe del governo iracheno guidato dal partito Baath, tornato al potere con un colpo di stato l'anno prima ed impegnato a contrastare un'eventuale invasione dal territorio della regione del Kurdistan e un eventuale tentativo di colpo di stato curdo. 
Quel settembre un distaccamento di soldati guidati dal sottotenente Abdul Karim al-Juhaishi aveva appena finito di ispezionare il villaggio quando un ordigno esplosivo aveva colpito uno dei veicoli blindati della colonna. L'azione fu attribuita agli abitanti del villaggio e le truppe per vendetta lo bruciarono non prima di aver ferito 22 persone ed averne ucciso altre 38 tra le quali un sacerdote caldeo, Padre Hanna Qasha, che aveva offerto la sua vita in cambio di quella degli abitanti. 
Il 53° anniversario del massacro è stato ricordato dal patriarca caldeo, Cardinale Mar Louis Raphael Sako, che ha voluto condividere il suo personale ricordo di quel giorno quando, studente del seminario di Mosul, venne a conoscenza dei fatti dall'allora rettore, il domenicano Padre Yousef Oumi e da Padre Albert Abouna, insegnante ed apprezzato studioso spentosi lo scorso dicembre a Baghdad, che invitarono gli studenti a recarsi all'ospedale per donare il sangue e salvare una superstite della strage, una donna di nome Rachele.    
Il ricordo dei fatti ha anche però spinto il patriarca caldeo a ricordare come i cristiani d'oriente siano stati perseguitati a partire dal tempi di Sapore II, il re persiano (309-379) che li considerava  la “quinta colonna” dell’impero romano, fino ai tempi odierni che li vede ridotti da un milione e mezzo che erano prima della caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003 a meno di mezzo milione a causa delle ondate di persecuzioni che li hanno presi di mira a Mosul e nella Piana di Ninve, dei rapimenti e delle uccisioni mirate di cui sono stati vittime e dell'acquisizioni illegali dei loro beni immobiliari.
L'oppressione e l'esclusione dei cristiani dalla vita del paese sono dovuti, secondo il Cardinale Sako, al sentire comune e alla mancanza di applicazione della legge contro gli autori di quei crimini che persistono nel loro agire certi dell'impunità.
"C'è bisogno di una nuova era" scrive il prelato che aggiunge, come d'altronde ha sempre fatto da patriarca ma anche, precedentemente, da vescovo, che è necessario rifiutare la legge della giungla e la logica dei blocchi di potere per cambiare il modo di pensare, rifiutare la violenza e consolidare tra i cittadini le relazioni in pace e sicurezza, e che la convivenza deve essere basata sul rispetto, l'armonia il rifiuto delle discriminazioni e dell'odio perché solo su queste basi la violenza e l'ingiustizia possono essere cancellate.