"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 marzo 2006

Jill è libera!

Jill è libera!

La notizia della liberazione a Baghdad di Jill Carroll è stata accolta con gioia al Christian Science Monitor, il quotidiano americano per il quale la giovane giornalista (28 anni) lavora. Alle 12.20 di stamane la giornalista rapita a Baghdad il 7 gennaio è stata rilasciata nei pressi di un ufficio dell’Iraqi Islamic Party, (IIP) nel quartiere a maggioranza sunnita di Amariyah.
Il rilascio della giornalista appare anomalo viste le sue modalità, secondo quanto ha dichiarato dal segretario generale dell’IIP, Tariq al-Ashimi, la giovane si è infatti presentata alla porta dell’ufficio vestita secondo i dettami islamici e consegnando alle guardie una lettera datale dai rapitori al momento del rilascio.
Una volta nella sede dell’IIP la Carroll è stata intervistata dalla Baghdad TV, di proprietà dello stesso partito, e le sono stati consegnati dei regali dallo stesso Tariq al-Ashimi.
Subito dopo la giornalista è stata affidata ai soldati americani che erano stati avvertiti della sua presenza negli uffici dell’IIP, ed è stata condotta nella Green Zone di Baghdad dove ha incontrato l’ambasciatore USA in Iraq, Zalmay Khalilzad che l’ha descritta come “in buona salute e di ottimo umore” e che ha negato il pagamento di un riscatto da parte del governo americano.
La Carroll, secondo quanto ha dichiarato la famiglia, era incerta se seguire o no i soldati americani visto che proprio prima del rilascio i suoi rapitori l’avevano avvertita che la Green Zone era infiltrata dai Mujahideen, e che se avesse cooperato con i soldati USA sarebbe stata uccisa. Solo dopo una telefonata al giornalista del CSM a Baghdad, Scott Peterson, l’incertezza è svanita e Jill ha accettato di lasciare gli uffici dell’IIP.
“Sono stata trattata bene” ha dichiarato la Carroll a proposito del suo sequestro “ma non so perché mi hanno rapita.” La giovane ha inoltre dichiarato di essere stata tenuta prigioniera, per gli 82 giorni del suo sequestro, in una casa ben ammobiliata ma con le finestre sigillate ed i vetri oscurati, e che i suoi rapitori le hanno concesso una sola volta di guardare la televisione e di leggere un giornale.
Così isolata la Carroll ha appreso solo oggi che il suo autista era scampato all’agguato, mentre era a conoscenza che il suo interprete e guida, Allan Enwiya, era rimasto ucciso.
Il Christian Science Monitor, commentando la liberazione, fa notare come, non si sa se per caso o per scelta, la Carroll sia stata “consegnata” all’IIP, il cui segretario generale, Tariq al-Ashimi, rivaleggia per influenza nella comunità arabo sunnita irachena proprio con Adnan al-Dulaimi, del Fronte di Concordia Nazionale, il politico che la Carroll aveva cercato di intervistare il giorno del sequestro.

Il quotidiano americano riporta anche un diario della storia di Jill, dal momento del suo sequestro a quello della sua liberazione:

7 gennaio: Jill Carroll viene rapita nel quartiere sunnita di Adil, a Baghdad, ed il suo interprete, Allan Enwiya viene ucciso. Il CSM chiede il silenzio stampa sul nome della giornalista rapita
10 gennaio: il nome di Jill Carroll viene svelato dai media
15 gennaio: Il Jordan Times, quotidiano giordano per la quale la Carroll ha lavorato pubblica un editoriale intitolato “La nostra Jill” in cui si richiede la sua liberazione.
17 gennaio: La Tv satellitare Al Jazeera manda in onda il primo video di Jill ed informa che la richiesta dei suoi rapitori è la liberazione, entro 72 ore, di tutte le donne detenute nelle carceri irachene.
18 gennaio: Vari gruppi islamici, come la Iraq's Muslim Scholars Association, l’Egypt's Muslim Brotherhood, la Iraq Journalists' League e la Iraqi Accordance Front, chiedono il rilascio di Jill. Un altro editoriale a sostegno della sua liberazione viene pubblicato da quotidiano giordano Al Ghad.
19 gennaio: Otto organizzazioni per i diritti umani egiziani chiedono il rilascio. Alla richiesta si associa la guida suprema dei Fratelli Musulmani in Egitto, Mohamed Mahdi Akef.
20 gennaio: Scade il primo ultimatum deciso dai rapitori. Jim Carroll, il padre di Jill appare sulle TV arabe Al Jazeera ed Al Arabiya. Manifestazione per il rilascio alla Moschea di Parigi organizzata da Reporters Without Borders. Richiesta di rilascio anche da parte di Adnan al-Dulaimi che la Carroll avrebbe dovuto intervistare il giorno del suo rapimento.
21 gennaio: A favore del rilascio si dichiara la delegazione del Council on American-Islamic Relations (CAIR) appositamente arrivata a Baghdad.
23 gennaio: Montasser al-Zayat, a capo del Liberties Committee of the Egyptian Lawyers' Syndicate, e Saeed Syam, alto rappresentante of Hamas (Islamic Resistance Movement) nella Striscia di Gaza Strip, chiedono il rilascio.
26 gennaio: 400 detenuti, tra cui 5 donne , vengono rilasciati dalle prigioni irachene. Alle richieste di liberazione si associano 37 politici ed intellettuali arabi.
29 gennaio: Seconda richiesta di liberazione da parte di Adnan al-Dulaimi
30 gennaio: Al Jazeera manda in onda il secondo video di Jill che indossa il velo islamico e che singhiozza davanti le telecamere. Secondo lo speaker della TV araba, la cui voce copre quella di Jill, ella si appella alle truppe americane in Iraq ed al Ministero dell’Interno iracheno perché rilascino le donne ancora prigioniere. Il video è datato 28 gennaio.
1 febbraio: Il Jordan Times chiede di nuovo la liberazione di Jill. Stessa richiesta da parte del quotidiano di Baghdad New Sabah e di Waddah Khanfar, direttore di Al Jazeera, a nome dei giornalisti della TV araba.
5 febbraio: Una gigantografia di Jill viene esposta al Comune di Roma, verrà rimossa solo oggi 30 marzo.
7 febbraio: Reporters Without Borders organizza una manifestazione a Parigi per i trenta giorni di detenzione di Jill. Sono presenti anche l’attrice Juliette Binoche, la giornalista francese Florence Aubenas, anch’essa rapita a Baghdad, ed il giornalista del CSM Peter Ford.
9 febbraio: La TV kuwaitiana Al Rai manda in onda il terzo video di Jill che afferma di star bene ma che il tempo sta scadendo. Nel video la giornalista afferma essere il 2 e non il 9 di febbraio.
10 febbraio: Il proprietario della TV Al Rai dichiara che, secondo fonti vicine ai rapitori, la Carroll è detenuta nella zona centrale di Baghdad, è affidata ad un gruppo di donne che lei aiuta nelle faccende domestiche, ed è in buone condizioni psicologiche.
14 febbraio: Sattam Hameed Farhan al-Gaood, ex dirigente del deposto regime iracheno, chiede la liberazione di Jill. Al Iraqiya, una TV irachena inizia a trasmettere dei servizi che sottolineano l’amore di Jill per l’Iraq e che ne chiedono il rilascio.
15 febbraio: Muhammad Krishan, giornalista tunisino di Al Jazeera, chiede il rilascio di Jill attraverso le pagine del giornale palestinese Al Quds Al Arabi.
16 febbraio: Alla University of Massachusetts-Amherst, dove Jill ha studiato, manifestazione studentesca a favore del suo rilascio.
21 febbraio: Reporters Without Borders lancia una settimana internazionale di supporto alla liberazione di Jill. Alla University of Michigan-Ann Arbor gli studenti vegliano alla luce delle candele per Jill.
27 febbraio
: Il Ministro degli Interni iracheno, Bayan Jabr dichiara alla TV USA di conoscere i responsabili del sequestro e che la giornalista è ancora viva.
Marzo: Su vari giornali e su vari blogspots inizia una campagna a favore della liberazione di Jill.
20 marzo: Reporters Without Borders scopre una gigantografia di Jill a Place de la Nation a Parigi. La foto è affiancata da quelle di due giornalisti iracheni ancora in ostaggio, Reem Zeid and Marwan Khazaal.
30 marzo: Jill è libera!

Fonte: http://www.csmonitor.com/2006/0331/p01s01-woiq.html