"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 aprile 2025

Conclave, cardinal Sako: «Sarà breve, due o tre giorni»

By AGTW

   

 I cardinali tornano a riunirsi nella Congregazione, che accompagnerà fino all'inizio del conclave del 7 di maggio. Decine di telecamere all'esterno del colonnato ad attendere i prelati.
«C'è un'atmosfera fraterna e uno spirito di responsabilità», ha affermato il cardinale di Baghdad, Louis Raphael I Sako.
«Sarà un conclave breve, due o tre giorni».

L’Iraq fissa il voto all'11 novembre: la sfida di archiviare guerre e jihadismo

By Asia Newsالعربي الجديد - The New Arab - 
Dario Salvi

Divisioni sul versante sciita, il tentativo della società civile di dar vita a un movimento unitario che garantisca maggiore rappresentatività a livello politico e leader cristiani che invocano una riforma delle quote per un voto a rischio dispersione. Il prossimo 11 novembre gli iracheni saranno chiamati alle urne per le elezioni parlamentari, una tornata elettorale fondamentale per delineare i passi futuri di una nazione che vuole - o almeno sta provando - lasciarsi alle spalle due decenni di guerra e violenze jihadiste. Nei giorni scorsi l’Alta Commissione elettorale irachena (Ihec) ha dato l’annuncio ufficiale, confermato a stretto giro di vite da una nota del gabinetto del primo ministro Mohammed Shia al-Sudani. Un passaggio per nulla scontato in un clima di dibattito intenso legato alle diverse proposte di modifica della legge elettorale, richieste di estensione della durata dell’attuale Parlamento e l’istituzione di un esecutivo di emergenza.

Il fronte sciita
Compreso il Kurdistan iracheno a maggioranza curda, sono circa 29 milioni gli aventi diritto ma solo coloro i quali sono provvisti di schede biometriche potranno votare. Su 314 partiti registrati sono 70 quelli che hanno presentato la candidatura ufficiale, con un processo iniziato il 15 aprile e che prosegue sino al 23 maggio prossimo come riferisce l’Ihec. Le elezioni di novembre saranno la sesta tornata parlamentare dall’invasione dell’Iraq degli Stati Uniti nel 2003. Il governo si trova ora ad affrontare una crescente pressione a seguito a voci - peraltro smentite - di un tentativo del Coordinating Framework di far slittare le urne. L’attuale legislatura, iniziata il 9 gennaio 2022, si concluderà l’8 gennaio del prossimo anno. A differenza dei precedenti con distretto unico per provincia, l’ultimo voto si è svolto con un sistema multi-distrettuale che è stato poi annullato nel marzo 2023 con un terzo decreto che ha reintrodotto il precedente sistema.
Intanto sul versante sciita, a sette mesi dalle urne, sembra prevalere una situazione fluida nella definizione di liste e alleanze. Al-Sudani è in cerca di un secondo mandato e dovrebbe guidare un’ampia lista in grado di assicurargli un cospicuo pacchetto di voti (e seggi parlamentari). Tuttavia, analisti ed esperti riferiscono di una situazione di grande tensione sotto la superficie legata anche alla crescente pressione sulle milizie sciite in Iraq, espressione della “lunga mano” iraniana che per anni ha influenzato le vicende interne del Paese vicino. Il Coordination Framework, alleanza sciita al potere, ha annunciato la sua intenzione di presentarsi in sei liste separate, per poi riunirsi a conclusione del voto. Fra i fattori di contrasto vi è la decisione del premier di avviare colloqui col presidente siriano ad interim Ahmed al Sharaa, oltre a invitarlo al summit della Lega Araba a Baghdad il mese prossimo. Sharaa è osteggiato da molti sciiti per i suoi trascorsi jihadisti, l’affiliazione ad Al Qaeda e il ruolo nella deposizione di Bashar al Assad. Un fattore che si somma a quello del disarmo delle milizie sciite. Vi è infine il ruolo del potente leader Muqtada al Sadr, il quale ha annunciato a marzo l’intenzione di non partecipare alle prossime elezioni, anche se ha dato istruzioni ai suoi seguaci di aggiornare - regolarizzandola - la posizione elettorale.

Curdi e società civile
In queste settimane i partiti curdi di opposizione hanno avviato intense trattative volte a formare una coalizione unitaria, cercando di ridisegnare il panorama politico per interrompere il predominio dei due principali schieramenti: il Partito democratico del Kurdistan (Kdp) e l’Unione patriottica del Kurdistan (Puk). Protagonisti dell’iniziativa il Gruppo giustizia del Kurdistan insieme all’Unione islamica del Kurdistan (Kiu) e il Fronte popolare, che hanno portato a un accordo preliminare. Di contro anche il Kdp e il Puk stanno valutando la possibilità di candidarsi con una lista comune nelle aree contese, nel tentativo di assicurarsi una rappresentanza più forte in queste regioni sensibili. Nel mirino le province di Diyala, Kirkuk, Ninive e Saladin, già teatro di tensione tra i governi di Baghdad ed Erbil. Questi territori sono ricchi di petrolio e hanno una notevole importanza strategica. Le dispute derivano da cambiamenti demografici, in particolare dallo spostamento forzato di curdi e turcomanni e dall’insediamento di arabi sotto Saddam Hussein.
Fra gli altri elementi di novità in vista del voto vi è il tentativo di movimenti della società civile e gruppi politici di creare un’alternativa ai partiti tradizionali, a dispetto dei dubbi sulla reale efficacia. Pur avendo partecipato alle precedenti elezioni, sono considerati dagli elettori come incapaci di portare un reale cambiamento o attuare le riforme promesse, tra cui la fine della spartizione settaria del potere e la rotazione delle cariche. Secondo alcune fonti i movimenti potrebbero dividersi in due alleanze, formate però da gruppi con scarso seguito e sostenute da finanziamenti provenienti da partiti tradizionali. Circa venti gruppi politici - tra cui il Movimento Nazil Akhud Haqqi, il National Home Party e la corrente Our Cause - si sono riuniti per discutere di una coalizione unificata, ricevendo però poco sostegno dall’elettorato.
Il Partito comunista iracheno e i suoi alleati tradizionali stanno cercando di formare uno schieramento più ampio, promuovendo una piattaforma di riforme contro la corruzione e il settarismo. Tuttavia, gli attivisti più giovani hanno in gran parte respinto questi sforzi, diffidando dei gruppi che in precedenza erano entrati nel governo attraverso il sistema di condivisione - e spartizione - del potere.
“L’idea delle alleanze e delle elezioni ha perso gran parte del suo impatto e del suo significato” per l’incapacità di determinare “un reale cambiamento” sottolinea l’analista politico Ali al-Hajimi in un’intervista all’edizione araba di The New Arab. L’obiettivo è creare un fronte capace di opporsi alle continue violazioni delle libertà pubbliche e private, dell’instabilità e della diffusione di armi incontrollate. Tuttavia, l’analista Abdullah al-Rikabi avverte che “l’attuale legge elettorale è progettata per servire i grandi partiti con potere finanziario e influenza geografica” mentre i movimenti civili risultano ancora oggi in una posizione di svantaggio.

Quote cristiane
Fra i temi al centro della prossima tornata elettorale vi è infine quello della rappresentatività delle minoranze, in particolare di quella cristiana per la quale si è speso nelle scorse settimane anche il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Baghdad dei caldei. Poco più di un mese fa il porporato, in questi giorni a Roma per il Conclave chiamato a eleggere il successore di papa Francesco, ha lanciato un appello sottolineando come l’attuale processo elettorale non abbia garantito una reale rappresentatività alla minoranza cristiana in Parlamento. Dietro alle sue parole lo scontro durissimo col Movimento Babilonia, fazione “cristiana” in realtà collegata a milizie sciite filo-iraniane attive in Iraq e capeggiata dal sedicente leader cristiano “Rayan il Caldeo”. Ad oggi quattro dei cinque seggi riservati ai cristiani nel Consiglio dei rappresentanti sono infatti appannaggio di un gruppo che persegue politiche e interessi lontani dai bisogni della minoranza.
Il primate incoraggia i cristiani a registrarsi e partecipare convinti al voto, ma chiede anche che vengano presi opportuni provvedimenti, perché “la nostra attuale rappresentanza è scorretta e ci rifiutiamo di essere usati come propellente per gli interessi degli altri.
Nel Parlamento nove seggi sono attualmente riservati alle minoranze su 329, con un seggio ciascuno per Yazidi, Shabak, Mandei e Curdi Feyli. I cinque seggi cristiani sono distribuiti per regione fra Baghdad, Dohuk, Erbil, Ninive e Kirkuk, tutte città con comunità cristiane di considerevoli dimensioni. La vittoria del Movimento Babilonia nel 2021 è stata fonte di controversia, mentre il quinto seggio è andato ad un indipendente.
Il parlamentare Joseph Sliwa ha sottolineato come i vincitori “non rappresentano veramente i cristiani, poiché il 90% dei voti ottenuti proveniva da non cristiani”; difatti, i fedelissimi di Rayan il Caldeo hanno vinto grazie alla mobilitazione dello Shiite Coordination Framework, coalizione di partiti musulmani sciiti.
L’appello del card. Sako è una ulteriore conferma dell’importanza della rappresentatività cristiana, comunità ridotta ad un terzo negli ultimi 20 anni a causa della guerra e delle violenze confessionali.

28 aprile 2025

Cardinali verso il Conclave: grandi manovre, in campo i decani

By Quotidiano Nazionale
Nina Fabrizio

Il lutto per un Papa dura nove giorni. Ma i vespri celebrati ieri sera a Santa Maria Maggiore dal collegio cardinalizio in “corpore”, sono più che sufficienti per cominciare a voltare pagina ed entrare nel vivo dello studio dei candidati alla successione di Francesco in vista dell’extra omnes. Siamo ancora in una fase – mentre oggi si riunisce la quinta congregazione generale –, in cui i cardinali, particolarmente gli over 80 non elettori, lanciano volentieri messaggi, illuminano possibili identikit, indicano strade e lasciano cadere suggestioni.
È un conclave molto aperto del resto quello che potrebbe partire già il 5 maggio, al più tardi il 10. La decisione è attesa per oggi. Ed è in questa fase che chi vuole incidere in qualche modo deve far sentire anche se felpata la propria voce. Come fa Christoph Schönborn, arcivescovo emerito di Vienna, grande collaboratore delle riforme di Francesco, che solo il gennaio scorso ha raggiunto i fatidici 80 uscendo dal conclave ma rimanendo una figura influente: “Serve un Papa che raccolga l’eredità di Bergoglio che ci ha fatto capire che siamo tutti, indistintamente, figli di Dio”.
Entra più nel merito, Louis Raphael Sako, cardinale elettore e patriarca cattolico iracheno, nominato proprio da Francesco e che lui stesso riuscì a portare in un Iraq ancora dilaniato dal post conflitto in uno dei viaggi più a rischio per Francesco poiché si era nel pieno della pandemia ma ci furono anche dei concreti rischi attentati.
“Ora non si possono fare passi indietro con l’Islam – avverte Sako –. È una grande sfida per noi minoranza cristiana in Medio Oriente. Siamo minacciati e costretti ad andare via. Il prossimo Papa deve avere un rapporto molto vicino ai cristiani d’Oriente, per incoraggiarli a rimanere e sperare. Ma deve essere vicino anche all’Islam per vivere insieme nel segno del rispetto reciproco”.
Parla anche il cardinale Pietro Parolin, uno dei più alti allo stato attuale nel borsino dei papabili, particolarmente dopo il capolavoro diplomatico del faccia a faccia tra Trump e Zelensky sotto le volte della basilica di San Pietro. Lo fa dal contesto solenne della prima messa dei novendiali ma le sue parole potrebbero suonare già come un programma di governo.
“Papa Francesco – ha detto nell’omelia a san Pietro rivolgendosi in particolare ai giovani – è stato testimone luminoso di una Chiesa che si china con tenerezza verso chi è ferito e guarisce con il balsamo della misericordia e ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole. Soprattutto non può mai esserci la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente”.
Dal sagrato di Santa Maria Maggiore, parla anche il cardinale maliano, Jean Zerba, non elettore. “Di Francesco deve rimanere l’insegnamento che siamo stati tutti creati da Dio, e quindi ne viene l’attenzione ai più poveri, ai piccoli. Il prossimo Papa sarà dall’Africa? Per noi la Chiesa non è Africa, o Asia, o Europa, è l’uomo. Non mi piace questa divisione conservatori-progressisti, cerchiamo un profilo più grande di questo, un uomo ricco, ricco di umanità”.
Tirando le somme, il profilo che emerge sempre di più è quello di una figura universale, dialogante, non incasellato in qualche etichetta, un diplomatico forse, oppure un pastore di una periferia proiettata sulla scena globale.

27 aprile 2025

Il sogno del patriarca di Bagdad : "Ora un padre, pastore e catechista"

Giovanni Panettiere

Su quale debba essere il profilo del successore di papa Francesco il cardinale Louis Sako ha le idee chiare. E ha anche un nome già stampato in mente. Il 76enne patriarca di Bagdad dei caldei ha ricevuto la berretta rossa dalle mani di Bergoglio nel 2018 e nelle scorse ore è atterrato a Roma per il funerale del Pontefice e per partecipare alle congregazioni generali e al suo primo Conclave. 
La confessione di rito orientale, che l’alto prelato presiede, incarna l’80% della minoranza cristiana in Iraq, 250mila persone su un totale ridotto in quindici anni da 1,5 milioni di fedeli a 300mila per via della sanguinaria decimazione ordita dai tagliagole dell’Isis. Sako fa parte della schiera dei cardinali del global south che riempirà la metà dei seggi in Cappella Sistina dove saranno 71 le nazioni rappresentate. "Alcuni osservatori temono che l’internazionalizzazione di questo Conclave produca una frammentazione dei voti, io non la vedo così – chiarisce in un perfetto italiano –. Questa diversità è una ricchezza, testimonia la Chiesa universale, non è un problema. Tutti cercheremo il Papa giusto per il nostro tempo".

Lei come se lo immagina?
"Spero in un padre, pastore e catechista, capace di lavorare in gruppo, non da solo. Adesso c’è un vuoto dopo la morte di Francesco, in particolare in Occidente. Serve un Pontefice che sia un Papa per tutti, non solo per Roma, un uomo che sappia cogliere i segni dei tempi sul dialogo interreligioso, in particolare con l’Islam, che è la seconda religione nel mondo, sulle donne, sull’urgenza della pace, anche commerciale".
Se l’aspettava la morte in convalescenza di Francesco?
"Sì, era tutto chiaro. La ripresa c’era, ma era troppo lenta. è uscito dal Gemelli per morire a Santa Marta. Per il Vaticano non era degno che un Papa morisse in ospedale, non è mai successo".
Nel 2021 lei accompagnò papa Francesco nel suo storico viaggio in Iraq, un Paese dilaniato dalle guerre e a forte maggioranza musulmana. Che rapporto è stato quello di Bergoglio con l’Islam?
"Ha cercato un dialogo interreligioso non accademico, incarnato nella vita della gente. Ha incontrato di persona il Grande Ayatollah Alì Al-Sistani a Najaf, la città sacra dello sciismo mondiale. Hanno sostenuto insieme la necessità della difesa dei diritti umani, della vita, il mutuo rispetto fra le fedi. Nel 2019, con il Grande imam di Al-Azhar, papa Francesco ha firmato l’inedita Dichiarazione di Abu Dhabi, per riscoprire la fratellanza universale e promuovere la giustizia e la pace, andando oltre pregiudizi e paure fra cristiani e musulmani".
Non teme che tutto questo possa essere archiviato?
"Paura non ne ho, perché sarebbe molto difficile, dopo il pontificato di Bergoglio. accettare un Papa nuovo per così dire classico, tradizionalista".
Le frange conservatrici sono al lavoro, e non da oggi, per intessere le loro trame e spingere i loro candidati... "Lo so e devo dire che è normale in questa fase. È anche una questione di formazione, storia ed età".
Quale deve essere la priorità del successore di Francesco? 
"Mi auguro metta al centro i temi della pace e del dialogo. Deve finire la mentalità della guerra che non appiana, ma acuisce le tensioni".
Il Conclave sarà lungo?
"Penso di no".
Ha già un nome in testa?
"Sì, ce l’ho, ma non lo dico ovviamente. In Conclave ci sono tanti bravi cardinali".
L’Italia potrebbe tornare ad avere un Papa italiano? 
"Aspettiamo, vediamo, perché no?".

Iraq's Cardinal Louis Sako hopes interfaith dialogue will be priority for next pope

Mina Aldroubi
April 26, 2025

The successor to Pope Francis should continue his work of promoting interfaith dialogue, especially between Christians and Muslims, Cardinal Louis Sako, the head of Iraq’s Chaldean Catholic Church, told The National.
Promoting harmony between religions was one of the hallmarks of Francis’s 12-year papacy, along with speaking up for the poor, the marginalised and people suffering the effects of war. The pontiff’s funeral will be held in Rome on Saturday, five days after he passed away at the age of 88.
Cardinal Sako, 76, is one of 136 cardinals who will be gathering in Rome to choose the next pope by secret ballot. Only cardinals aged under 80 are allowed to vote.
“I wish the next pope can be as humble, humanitarian as Pope Francis. I hope he will consider and promote dialogue between religions, especially Islam as it is the next biggest religion after Christianity, so that dialogue between religions will be kept going,” he said.
The pope is usually chosen from among the church’s college of cardinals, and Cardinal Sako has received the endorsement of the Iraqi government as a candidate to succeed Pope Francis.
Cardinal Sako said the death of Francis, who he described as “a shield for humanity”, was a big loss to the world and especially for the Middle East, which is going through a time of increased tension.
He was a spiritual and humanitarian person who left a mark on the world as he attempted to modernise the church and the world. He stood against corruption and oppressors and supported those who were neglected and persecuted,” he said.
His last meeting with Pope Francis was in October, which lasted about 15 minutes, Cardinal Sako said.
“I feel like a father has left us,” he added. “I was in total shock when I heard the news.”
Cardinal Sako was born in Zakho, northern Iraq, and has played a central role in interfaith dialogue in the country. Pope Francis elevated him to cardinal in June 2018, and visited Iraq in 2021 in what was seen as a major show of support to the country's Christian population.
Many Iraqi Christians fled abroad after sectarian warfare broke out in the wake of the 2003 US-led invasion. The plight of those who remained grew worse when ISIS seized large areas of northern and western Iraq in 2014 and persecuted religious minorities. The extremist group was defeated and driven out of the territory it seized by the end of 2017.
However, Christians have not seen much improvement until now, Cardinal Sako said.
“We are suffering immensely and there is little that has changed for the Christians of Iraq. Many are still unable to return to their homes as it remains unsafe,” he said.
Iraq’s Prime Minister Mohammed Al Sudani said this week that Cardinal Sako had his “unwavering support” to become the next pope.
“We reaffirm our unwavering support for His Beatitude Cardinal Louis Raphael I Sako, the sole nominee from the Middle East to succeed the late Pope Francis (may his soul rest in peace) as the head of the Holy See in the Vatican,” Mr Al Sudani said in a statement.
Speculation about the next pope has seen cardinals from Europe, the US, Africa, Asia, and the Middle East cited as possible successors to Francis.
“There is no nomination or general election for the pope’s position, however, wherever there is a cardinal in the world, the country to which they belong nominates them for the position,” Cardinal Sako said.
Christianity in Iraq dates back to the first century AD, when the apostles Thomas and Thaddeus are believed to have preached the gospel on the fertile floodplains of the Tigris and Euphrates rivers.

Card. Sako: tra Francesco e al-Sistani ‘dialogo di vita, oltre l’accademia

Dario Salvi
23 aprile 2025 

“A ottobre, l’ultima volta che l’ho incontrato di persona, mi ha detto che l’Iraq è nel suo cuore. Una frase che mi ha colpito molto, perché ha parlato di tutto il Paese, dei cristiani e degli iracheni in generale”. È il ricordo di papa Francesco affidato ad AsiaNews dal patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, secondo cui “la memoria e la presenza” del pontefice argentino deceduto il 21 aprile scorso sono ancora vive nel Paese arabo. Una nazione martoriata da guerre e violenze confessionali che il papa stesso aveva visitato nel recente passato, portando sollievo e conforto. “Le parole di Francesco - prosegue il porporato - sono un richiamo anche per il futuro papa: deve essere per tutti, non solo per cristiani ma anche per quanti non credono. Deve essere un messaggero di pace e di fratellanza. Papa Francesco ha saputo leggere e cogliere meglio di chiunque altro i segni dei tempi”.
Fra le tappe più significative del pontificato di papa Francesco vi è certamente il viaggio apostolico in Iraq del marzo 2021: il mondo era ancora colpito dalla pandemia di Covid-19 e solo da poche settimane era iniziata la campagna di vaccinazione che, a distanza di oltre un anno, avrebbe restituito al pianeta una parvenza di normalità. Ciononostante, il pontefice ha intrapreso una visita dalla portata storica in un Paese che portava ancora i segni del conflitto interno seguito all’invasione statunitense del 2003, che aveva determinato la caduta del dittatore Saddam Hussein; a questo si sono poi sommate le gravissime violenze confessionali per mano dei gruppi jihadisti, in particolare dello Stato islamico (SI, ex Isis), col suo retaggio di sangue e brutalità.
Superati timori e incertezze, il papa ha viaggiato in diverse zone del Paese visitando la capitale, Baghdad, e ancora Mosul, la metropoli del nord a lungo “cuore” del califfato di al-Baghdadi. Fra le altre tappe ricordiamo Ur dei Caldei, dove da poco è stata inaugurata una chiesa dedicata ad Abramo, il padre comune delle tre grandi religioni monoteiste; infine Najaf, dove ha incontrato il grande ayatollah Ali al-Sistani, massima carica dell’islam sciita iracheno che ieri ha diffuso un messaggio di cordoglio in memoria del pontefice. “Era tenuto in alta considerazione spirituale e godeva di grande rispetto tra molte persone in tutto il mondo, per il suo ruolo distinto - ha scritto il leader sciita - nel promuovere questioni di pace, tolleranza e solidarietà con gli oppressi e i perseguitati in tutto il mondo”.
Con la sua presenza il papa ha restituito dignità, e visibilità, a una popolazione cristiana che negli ultimi 20 anni è stata decimata a causa delle guerre, dello sfollamento e dell’emigrazione forzata passando da quasi 1,5 milioni di fedeli a poco più di 300mila attuali. “Venendo fra noi - sottolinea il card. Sako - egli ha inviato un messaggio agli iracheni e a tutte le nazioni del Medio oriente: basta guerre, basta violenza. E ancora - prosegue il porporato - il bisogno di rispettare la dignità umana e la libertà delle persone, unita all’incoraggiamento alla minoranza cristiana esortandola a rimanere nella propria terra. Era per noi un profeta che è venuto a dirci coraggio, non abbiate paura”.
Il patriarca caldeo si trova in queste ore a Erbil, per una serie di incontri e conferenze ma in serata sarà di rientro a Baghdad, dove partirà venerdì 25 aprile diretto a Roma per concelebrare i funerali del pontefice e prendere parte al conclave come cardinale elettore. “In Iraq, come in tutto il mondo, la gente è commossa e triste per questa morte” che, pur a fronte delle condizioni di salute precarie del pontefice è “giunta comunque improvvisa, quasi inaspettata”. “Stamattina ero a una conferenza, alla presenza di quasi mille fra ministri e capi religiosi. Intervenendo ho voluto ricordare quanto bene ha fatto il papa per la Chiesa e per il mondo. Tutti sono rimasti colpiti per la sua morte, per noi è come aver perduto una voce profetica: di pace, speranza, umiltà e sensibilità, di vicinanza alla gente e, in particolare, di quanti soffrono. Una voce - prosegue - che si è levata contro le guerre, contro l’estremismo religioso, per il dialogo, visitando sei Paesi a maggioranza musulmana e firmando il documento sulla fratellanza”.
Infine, un ultimo pensiero è riservato allo storico incontro con al-Sistani, che non è rimasto solo una foto nell’album dei ricordi ma ha saputo tradursi in occasioni - ed eventi - concreti nel prosieguo di dialogo, di relazioni e di fraternità. “Al-Sistani ha inviato una lettera di condoglianze per il papa - conclude il porporato - ricordando quanto fosse una persona ‘molto grande’, un messaggero di speranza. L’incontro con al-Sistani è diventato origine di un rapporto, perché proprio questa è stata una delle grandezze di papa Francesco: aver oltrepassato il dialogo accademico, per creare un dialogo vivo, di vita reale fra persone”.

23 aprile 2025

Baghdad ricorderà Papa Francesco con una messa il giorno prima delle esequie

By Baghdadhope* -Patriarcato caldeo

Foto Patriarcato caldeo
Una messa per ricordare Papa Francesco sarà celebrata venerdì mattina a Baghdad nella cattedrale caldea di San Giuseppe. 
La santa messa non sarà celebrata dal patriarca della chiesa caldea, il Cardinale Mar Louis Raphael Sako già partito per Roma per partecipare alle esequie del papa ed al successivo Conclave e che è accompagnato dal vicario patriarcale Monsignor Basel Yaldo, ma dall'incaricato d'affari della nunziatura apostolica a Baghdad, padre Charles Lwanga Ssuuna, mentre al corepiscopo Padre Nadheer Dakko è affidata temporaneamente la sede patriarcale. 

La messa, come si legge sul sito del patriarcato, sarà espressione di gratitudine per la generosità del defunto pontefice ed in ricordo della storica visita dal lui compiuta in Iraq nel 2021.
Un'altra messa sarà celebrata al ritorno a Baghdad del patriarca Cardianle Sako.



“Per me Papa Francesco è stato un padre che ascolta"

di Louis Raphael Sako*

Papa Francesco era un fenomeno.
Ho conosciuto altri Papi, ma Francesco era diverso.
La sua semplicità, la spontaneità, il suo senso umano e la sua spiritualità sono stati per me molto commoventi.
Quando lo ho Incontrato e stato per me un padre che ascolta e risponde, e non come un giudice.
A livello umano è stato una voce profetica contro le guerre e l’ingiustizia. Ha compreso il mondo musulmano e portato avanti il dialogo in maniera concreta con le sue visite nei Paesi arabi. Ricordo in particolare il Documento sulla fratellanza firmato ad Abu Dhabi nel 2018 insieme al Grande Imam Ahmed al Tayyeb e la visita al Grande Ayatollah Ali al-Sistani nella città di Najaf, in Iraq. Papa Francesco ha ripetuto che tutti siamo fratelli. Lui ha condannato L’estremismo. Ha rinnovato la Chiesa.
Ora riposi nella pace presso il nostro Padre celeste.

* Cardinale e Patriarca della Chiesa caldea

Al-Sudani confirms his backing for Cardinal Sako's candidacy to succeed the late Pope Francis

April 22, 2025

Prime Minister Mohammed S. Al-Sudani affirmed support for His Beatitude Cardinal Louis Raphaël I Sako, the sole nominee from the Middle East to succeed the late Pope Francis (may his soul rest in peace) as the head of the Holy See in the Vatican.
Prime Minister Mohammed S. Al-Sudani said in a statement on platform X obtained by the Iraqi news agency INA that “We reaffirm our unwavering support for His Beatitude Cardinal Louis Raphaël I Sako, the sole nominee from the Middle East to succeed the late Pope Francis (may his soul rest in peace) as the head of the Holy See in the Vatican. His Beatitude is widely respected both locally and internationally, and he plays a vital role in advancing peace and fostering interfaith tolerance.”
Al-Sudani also said that “Iraq has long been one of the most significant homelands for followers of the Christian faith, who have lived in harmony and brotherhood with other religious communities throughout history.”
The prime minister concluded “Today, Iraq remains a land where all Christian denominations are represented—embodying a spirit of love and unity among believers of diverse religions.”

For Iraqi Christians, Pope Francis’ visit was a rare moment of hope

By ABC4
Qassim Abdul-Zahra - Stella Martany, Associated Press
April 22, 2025 

The death of Pope Francis has sent shockwaves through Iraq’s Christian community, where his presence once brought hope after one of the darkest chapters in the country’s recent history.
His 2021 visit to Iraq, the first ever by a pope, came after years of conflict and displacement. Just a few years before that, many Iraqi Christians had fled their homes as Islamic State militants swept across the country.
Christian communities in Iraq, once numbering over a million, had already been reduced to a fraction of their former number by decades of conflict and mass emigration.
In Mosul, the site of some of the fiercest battles between Iraqi security forces and the Islamic State, Chaldean Archbishop Najeeb Moussa Michaeel recalled the pope’s visit to the battle-scarred city at a time when many visitors were still afraid to come as a moment of joy, “like a wedding for the people of Mosul.”
“He broke this barrier and stood firm in the devastated city of Mosul, proclaiming a message of love, brotherhood, and peaceful coexistence,” Michaeel said.
As Francis delivered a speech in the city’s al-Midan area, which had been almost completely reduced to rubble, the archbishop said, he saw tears falling from the pope’s eyes.
Sa’dullah Rassam, who was among the Christians who fled from Mosul in 2014 in the face of the IS offensive, was also crying as he watched the pope leave the church in Midan that day.
Rassam had spent years displaced in Irbil, the seat of northern Iraq’s semiautonomous Kurdish region, but was among the first Christians to return to Mosul, where he lives in a small house next to the church that Francis had visited.
As the pope’s convoy was leaving the church, Rassam stood outside watching, tears streaming down his face. Suddenly the car stopped, and Francis got out to greet him.
“It was the best day of my life,” Rassam said. The pope’s visit “made us feel loved and heard, and it helped heal our wounds after everything that happened here,” he said.
The visit also helped to spur a drive to rebuild the city’s destroyed sites, including both Muslim and Christian places of worship.
“After the wide international media coverage of his visit, many parties began to invest again in the city. Today, Mosul is beginning to rise again,” Michaeel said. “You can see our heritage reappear in the sculptures, the churches and the streets.”

Building ties across communities
Chaldean Patriarch Cardinal Louis Raphael Sako told The Associated Press that Francis had built strong relationships with the Eastern rite churches — which are often forgotten by their Latin rite counterparts — and with Muslim communities.
The patriarch recalled urging Francis early in his papacy to highlight the importance of Muslim-Christian coexistence.
After the pope’s inaugural speech, in which he thanked representatives of the Jewish community for their presence, Sako said, “I asked him, ‘Why didn’t you mention Muslims?’… He said, ‘Tomorrow I will speak about Muslims,’ and indeed he did issue a statement the next day.”
Francis went on to take “concrete steps to strengthen relationships” between Christians and Muslims through visits to Muslim-majority countries — including Egypt, the United Arab Emirates, Bahrain and Jordan as well as Iraq — Sako said. “He brought Muslims and Christians together around shared values.
His three-day visit to Iraq “changed Iraq’s face — it opened Iraq to the outside world,” Sako said, while “the people loved him for his simplicity and sincerity.”
The patriarch said that three months before the pope’s death, he had given him a gift of dates from Iraq, and Francis responded that he “would never forget Iraq and that it was in his heart and in his prayers.”
During his visit to Iraq, Francis held a historic meeting with the country’s top Shiite cleric, Grand Ayatollah Ali al-Sistani, at the latter’s home in Najaf.
Sistani’s office in a statement Monday expressed “deep sorrow” at the pope’s death, saying he was “greatly respected by all for his distinguished role in serving the causes of peace and tolerance, and for expressing solidarity with the oppressed and persecuted across the globe.”
The meeting between the two religious leaders had helped to “promote a culture of peaceful coexistence, reject violence and hatred, and uphold values of harmony based on safeguarding rights and mutual respect among followers of different religions and intellectual traditions,” it said.

“Our favorite pope”
In Irbil, Marvel Rassam recalled joining the crowds who packed into a stadium to catch a glimpse of the pope.
The visit brought a sense of unity, Rassam said, “as everyone attended to see him, and not only the Catholics.”
“He was our favorite pope, not only because he was the first to visit Iraq, but he was also very special and unique for his humility and inclusivity,” he said.
At St. Joseph Chaldean Cathedral in Baghdad, where Francis led a Mass during his 2021 visit, church pastor Nadhir Dako said the pope’s visit had carried special weight because it came at a time when Christians in Iraq were still processing the trauma of the IS attacks.
“We, the Christians, were in very difficult situation. There was frustration due to the forcible migration and the killing that occurred,” Dako said. “The visit by the pope created a sort of determination for all Iraqis to support their Christian brothers.”

Papa Francesco: card. Sako (Iraq), “perdiamo voce profetica di pace in un mondo di guerre”

21 aprile 2025

“Una grande tristezza. Con Papa Francesco perdiamo una voce forte e autorevole di pace e di dialogo, in un momento in cui il mondo vive guerre e tensioni, morti, distruzioni. Perdiamo una voce profetica, un uomo di grande apertura che ha avuto attenzione per tutti. Un padre e un pastore. Ricordiamo la sua cura e predilezione per il Medio Oriente, per la Terra Santa, la sua vicinanza ai nostri popoli e Paesi. Ricordiamo sempre la sua visita in Iraq, primo Papa in visita apostolica nel nostro Paese: venne per promuovere la pace, il perdono, il dialogo interreligioso, per esprimere solidarietà alla comunità cristiana locale, provata da anni di conflitti settari e persecuzioni. Quei tre giorni di visita sono stati per noi come il Paradiso”. Con queste parole il card. Raphael Louis Sako, patriarca caldeo di Baghdad, ricorda al Sir Papa Francesco, morto questa mattina in Vaticano. 
“In queste ore – aggiunge il patriarca caldeo – molti esponenti del mondo musulmano e autorità del Paese, stanno presentando le loro condoglianze per questa grande perdita. Oggi sentiamo ancora di più il bisogno di ascoltare una voce che dica basta guerre, basta violenza”.

13 aprile 2025

Holy Week’s Milestones for Discipleship, Easter Message of His Beatitude Patriarch Sako

April 15, 2025

Note
Liturgically,fasting ends on the eve of Palm Sunday. The days of this Holy Week acquire a festive glamor: the morning Gospel procession with candles, incense burner, and palm branches; the morning ܡܘܬܒܐ hymns, followed by the Vigil hymns ܩܠܐ ܕܫܗܪܐ and the Baptismal Hymn in preparation to celebrate the Holy Saturday. Holy Saturday is named after catechumen who were formed and trained to receive Baptism, the light of faith, on the eve of Easter (See Huthra, Part 2, p. 333).
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The milestones of this Holy Week, as narrated in the Gospel, are effective testimonies, far from being routine rituals, it actually represents essential and meaningful liturgy for Christian discipleship. Therefore, and based on its compulsory nature, we should be curious to discover spiritual richness of it.
Jesus is the role model to be emulated. Let us focus on Him in making our decision to be his disciples, in a way that nothing deter us from following Him. Even when we made a mistake, there is always a room for reconciliation.
Gospel readings of this week emphasize themes of great importance for understanding what happened to Jesus, his message, and the attitudes of those around him, it reveals the intentions and true positions: Judas’ betrayal (for money), induced by devil (John 13: 2), leading a crowd to arrest Jesus, and the kiss was a sign —hypocrisy! (Luke 22: 47). The soldiers mocked him. Peter denied him three times, but Jesus’ gaze was enough to restore him “as a new” disciple (Luke 22: 61), later assuming the role of the Head of Jesus Apostles.
Yes, telling the truth is required!
Let us turn to other comforting factors: John the son of Zebedee remained with Jesus whereas other disciples escape; the faithfulness of the women (Marys), followed him as disciples at every stage of his life to the end; Simon of Cyrene who carried the cross on his behalf; Veronica who wiped the blood and sweat from his face, so Jesus imprinted his image not only on her handkerchief, but in her heart. Regarding the attitude of the two thieves crucified with him, the first mocked him, while the second admitted that he had done nothing wrong and asked him: “Remember me when you come into your kingdom” (Luke 23: 42).
The Jewish authorities (priests, scribes, elders, Pharisees, Sadducees, etc.) are working hard to find evidence against Jesus to get rid of him, while the civil authorities (provincial Pilate and King Herod) are playing fox game (Luke 13: 32). Joseph of Arimathea, a member of the Sanhedrin (Jewish council), a righteous man who cares about Jesus’ burial (Luke 23: 50-55).
It might be reasonable that we, or those around us, match our manner in a positive or negative way to one of the people mentioned above.
Salvation, Jesus puts a lot of emphasize on salvation, since it was the main purpose of his coming to the earth. Everything happens within the framework of salvation.
Faith, The disciples must work to ensure that their faith does not decline. Faith is a deep feeling, a relationship of love, and trust in God, not a “facade”. Faith is a “being” that guides our behavior, not something we possess and consume.
Prayer, Luke uses the verb pray and the word prayer six times this week. Prayer fortifies us against temptation: “Watch and pray that you may not undergo the test” (Matthew 26: 41). Jesus prays in the Garden of Olives, teaching us to pray intimately to God, especially in difficult times. The disciple must be listening to God to be able to distinguish between the right path and the twisted one. Falling and rising again are signs of repentance and regret. God never closes his door to those who pray.
Jesus has absolute trust in God. Jesus rejected everything (temptations and trials) to remain faithful to God his Father and to his mission. His trust in God was absolute. It is true that joy is absent in suffering, but it returns powerfully with the appearances of the Risen Lord to His disciples.

Holy Week Highlights
Palm Sunday: Jesus enters Jerusalem before his crucifixion, riding a donkey. The crowds cheer and honor him. These cheers are worthless because the same crowds shouted before the Roman governor: “Crucify him, crucify him!” It is a shameful stance!
Among the healings performed by Jesus this week, was the restoration of sight to Timeous’ son (Mark 10: 46-52). We see the blind man throw off his coat (his past) and approach Jesus, calling him “Rabboni” – my Lord, and Jesus healed him. The Gospel says that he followed Jesus on the “way“, i.e., he became his disciple. This is a wonderful gesture, expressing the “discipleship” to which we should aspire.
Holy Thursday, service, is at the heart of Easter celebration, expressed by Jesus’ washing disciples’ feet, “for I am among you as the one who serves” (Luke 22: 27). In the same way: the celebration of the Eucharist (the bread as the given body and the wine as the new covenant, as mentioned in the First Epistle of Saint Paul to the Corinthians 11/ 23-25, which is traced back to the year 51 AD, i.e. before the Gospel was written), so, communion and unity with Christ in a vertical relationship, while our relationship with each other is horizontal. We should give to those in need from our money and time, like the Good Samaritan (Luke 10): “Go and do likewise, and you will live” (Luke 10: 37).
Jesus mentioned a “new covenant” signifies the rise of a new people beginning with his disciples.
At this Supper, Jesus announces his Testament: “I have given you a model to follow, so that as I have done for you, you should also do” (John 13: 15) and regarding the Eucharist: “do this in memory of me” (Luke 22: 19).
Therefore, disciples and clergy authority, lies in their commitment to service. For, our priesthood authority does not come from us, but from the One who entrusted it to us: “the root supports you… So do not become haughty“ (Romans 11: 18-20). Our “value” comes from him.
We are simply and joyfully servants of charity, not princes. An attitude of service must override all the rules of wrong behavior to which we have become accustomed. Unfortunately, the danger of overriding the concept of service remains today, just as it was in Jesus’ time (the request of the sons of Zebedee, Mark 10: 35-45).
Death is not the end. Jesus was certain that his life would not end in such a tragic way. We feel from the beginning that there is a move toward victory, toward a different form of existence. Afterward, we saw how the cross was transformed into glory and celebration of resurrection. It is like a second Exodus. Jesus’s apparitions to his disciples give them the strength and joy to embark on a new life and bear witness to him. Their faith and confidence in his resurrection makes them grow, strengthens their relationship with him, and enhances their journey of love for him and for one another.

Happy Easter to you all
especially that Christians around the world are celebrating EASTER together this year.

I wish peace and security for our country and for the troubled world

Consacrata ad Ur la chiesa dedicata al profeta Abramo.

By Baghdadhope* - Patriarcato caldeo
11 aprile 2025


La chiesa di Abramo ad Ur, il luogo dove Papa Francesco celebrò la santa messa il 6 marzo 2021 durante il primo e storico viaggio apostolico in Iraq, è stata consacrata giovedì 10 aprile con una messa celebrata dal patriarca della chiesa caldea, il Cardinale Mar Louis Sako, coadiuvato dal suo assistente patriarcale Monsignor Basel Yaldo ed alla presenza di sacerdoti e fedeli provenienti da Baghdad e Bassora e fedeli da anche dalla città meridionale di Al- Amarah.
Le intenzioni della santa messa sono state dedicate alla guarigione di Papa Francesco ed al suo ritorno al servizio della Chiesa, alla chiesa caldea ed alla pace in Iraq e nel mondo. 
Nell'omelia il Cardinale Sako ha spiegato che la nuova chiesa è stata intitolato al profeta Abramo perché sia un luogo santo dedicato all'adorazione ed alla dedizione a Dio, dedizione che non ha senso alcuno senza la fede ed il desiderio di viverla appieno. In questo senso la chiesa di Abramo rappresenta il cuore del fedele che vuole essere la casa di Dio, un cuore che nella Bibbia è l'essere stesso del fedele, i suoi pensieri, le sue emozioni e non la devozione che traspare all'esterno.  
E' l'apostolo Paolo che dice: "Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio..." (Romani 12:1) Il credente cristiano dovrebbe ricercare questo obiettivo sacro per crescere in tutti gli aspetti della sua vita, ascoltando e glorificando la parola di Dio. Il Cardinale Sako ha poi proseguito ringraziando il dott. Adour Fatohui Qatlam che ha donato la cifra necessaria alla costruzione della chiesa nel luogo della nascita di Abramo, il Padre dei Fedeli e gli ingegneri Talib Daoud Al-Rikabi e Sinan Abdul-Moneim Dado che l'hanno progettata. Ha poi espresso la speranza che la chiesa possa diventare un luogo di incontro per gli iracheni di tutte le fedi ed un luogo di pellegrinaggio da tutto il mondo "per rafforzare i legami di fratellanza e i valori di amore, rispetto e convivenza.