"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 maggio 2024

Cristiani in Iraq: esodo e rinascita. Incontro con Mons Felix Dawood Al Shabi


Persecuzione, esodo… e ora rinascita, dentro il filo della speranza. Si racchiude in queste poche parole la storia di una Chiesa, quella in Iraq, che ha attraversato gli ultimi vent’anni pagando duramente la fedeltà al Vangelo, fino al martirio.
Non si possono dimenticare, a questo proposito, il giovane parroco Ragheed Ganni, l’Arcivescovo di Mosul Paul Faraj Rahho, o i 58 fedeli uccisi durante una Messa a “Nostra Signora della Salvezza” di Baghdad. Una Chiesa, però, rimasta salda, «come albero piantato lungo l’acqua […], che non smette di produrre frutto» (Geremia 17,8), quel frutto che oggi si incomincia a vedere.
Era l’ottobre 2006 quando, in seguito alla fondazione dello Stato Islamico d’Iraq, divenuto poi Stato Islamico d’Iraq e Siria (ISIS), iniziava la più feroce oppressione degli ultimi cento anni contro una minoranza cristiana in Medio Oriente.
L’apice fu raggiunto tra il 2014 e il 2016 con alcune centinaia di miliziani, provenienti dalla Siria, che costrinsero gli abitanti dei villaggi della Piana di Ninive alla fuga immediata, dopo aver instaurato il Califfato a Mosul.
Ai cristiani fu dato l’ultimatum di convertirsi all’Islam, pagare una multa (500 dollari per adulto) o scappare. La morte era l’alternativa.
E così, fino al 2017, circa 120.000 persone sono vissute in campi profughi, come sfollati interni, mentre centinaia di chiese, edifici religiosi e scuole venivano distrutti o gravemente danneggiati. Sconfitto l’ISIS in Iraq, la vita per i cristiani è ricominciata, anche se solo metà dei rifugiati è rientrata nelle proprie case, preferendo gli altri stabilirsi in luoghi più sicuri e con maggiori possibilità (specialmente a Erbil), oppure emigrare negli Stati Uniti, in Australia, in Europa. A fronte di un milione di fedeli nel 2005 (circa 2,5% della popolazione totale) si è arrivati a non più di 250.000 (circa lo 0,4%).

E oggi? Qual è la situazione? Quali difficoltà permangono?
Il Centro culturale Paolo VI e la Parrocchia di San Fedele di Como, in collaborazione con la Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, propongono l’incontro Cristiani in Iraq. Esodo e rinascita, in programma mercoledì 8 maggio, alle ore 21, presso la basilica di San Fedele in Como.
Porterà la sua testimonianza il Vescovo di Zakho dei Caldei (Iraq), Sua Ecc.za Mons Felix Dawood Al Shabi.
Al termine, il dott. Maurizio Giammusso, referente di Aiuto alla Chiesa che Soffre – sezione di Milano, esporrà alcuni interventi umanitari, pastorali e di edilizia (scuole, asili, Università cattolica di Erbil), messi in atto dalla fondazione pontificia a sostegno della Chiesa in Iraq.
Solo nel 2023 sono stati finanziati ben 32 progetti di aiuto, per un valore complessivo di circa 1.300.000 euro. Ingresso libero.

Si raccolgono offerte a sostegno della Chiesa in Iraq.
Per informazioni: segreteria@ccpaolosesto.it