By AgenSIR - Patriarcato caldeo
21 dicembre 2023
“Un attacco alla comunità cristiana irachena”: il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, torna a puntare l’indice contro la decisione del presidente dell’Iraq, Abdul Latif Rashid, di revocare il decreto 147 del 2013, emanato dal suo predecessore Jalal Talabani, che riconosce il patriarca, nominato dalla Santa Sede, capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo”, oltre che “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”.
Una decisione – “improvvisa, provocatoria, offensiva e scioccante” – che risale agli inizi di luglio di quest’anno e che dal 23 ottobre scorso, riguarda anche altri “13 capi di chiese cristiane irachene, tra questi ortodossi e copti” come spiega al Sir il patriarca caldeo che, da Erbil dove si trova da mesi, parla di “manovre politiche per mettere le mani sui beni ecclesiastici”.
Il decreto, che rientra in una tradizione che risale al Califfato Abbaside e all’Era Ottomana, riconosce la nomina pontificia del patriarca a capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo” e lo rende di fatto “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”. Una tradizione antica arrivata fino all’avvento dell’attuale presidente della Repubblica che però l’ha bocciata come incostituzionale.
Da qui la domanda del card. Sako: “Se il Presidente Latif Rashid ha improvvisamente scoperto l’incostituzionalità di questi decreti di lunga tradizione, perché allora non abolisce anche l’attuale consuetudine (che ha solo 15 anni) che vuole eletto un curdo a Presidente della Repubblica, uno sciita a primo ministro e un sunnita a presidente del parlamento?”
Per il patriarca caldeo quanto sta avvenendo è “un fenomeno molto strano che prende di mira i cristiani” cittadini originari dell’Iraq.
“Esiste un piano nascosto per islamizzare l’Iraq, sfollare i cristiani e liberare il Paese dalle minoranze religiose?” incalza Mar Sako che non esita a vedere dietro tutto questo le trame di Ryan al-Kildani, meglio noto come Ryan il Caldeo, capo delle Brigate Babilonia, milizie armate filo iraniane nate per combattere l’Isis, di stanza nella Piana di Ninive, e rappresentate in Parlamento da quattro deputati (sui cinque totali concessi alla minoranza cristiana, ndr).
“I cristiani stanno perdendo la fiducia e vogliono emigrare. Chi resta subisce la pressione di queste milizie. Basti pensare che solo a Qaraqosh, nella Piana di Ninive, sono emigrate almeno 100 famiglie cristiane. Se questo esodo continuerà l’Iraq si svuoterà dei cristiani”.
Da qui una preghiera per il Natale: “preghiamo per realizzare l’annuncio degli angeli, siamo circondati da guerre, tutti cercano interesse e potere e per averli compiono del male agli altri. Preghiamo per la pace nel mondo e nei cuori”.
Una decisione – “improvvisa, provocatoria, offensiva e scioccante” – che risale agli inizi di luglio di quest’anno e che dal 23 ottobre scorso, riguarda anche altri “13 capi di chiese cristiane irachene, tra questi ortodossi e copti” come spiega al Sir il patriarca caldeo che, da Erbil dove si trova da mesi, parla di “manovre politiche per mettere le mani sui beni ecclesiastici”.
Il decreto, che rientra in una tradizione che risale al Califfato Abbaside e all’Era Ottomana, riconosce la nomina pontificia del patriarca a capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo” e lo rende di fatto “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”. Una tradizione antica arrivata fino all’avvento dell’attuale presidente della Repubblica che però l’ha bocciata come incostituzionale.
Da qui la domanda del card. Sako: “Se il Presidente Latif Rashid ha improvvisamente scoperto l’incostituzionalità di questi decreti di lunga tradizione, perché allora non abolisce anche l’attuale consuetudine (che ha solo 15 anni) che vuole eletto un curdo a Presidente della Repubblica, uno sciita a primo ministro e un sunnita a presidente del parlamento?”
Per il patriarca caldeo quanto sta avvenendo è “un fenomeno molto strano che prende di mira i cristiani” cittadini originari dell’Iraq.
“Esiste un piano nascosto per islamizzare l’Iraq, sfollare i cristiani e liberare il Paese dalle minoranze religiose?” incalza Mar Sako che non esita a vedere dietro tutto questo le trame di Ryan al-Kildani, meglio noto come Ryan il Caldeo, capo delle Brigate Babilonia, milizie armate filo iraniane nate per combattere l’Isis, di stanza nella Piana di Ninive, e rappresentate in Parlamento da quattro deputati (sui cinque totali concessi alla minoranza cristiana, ndr).
“I cristiani stanno perdendo la fiducia e vogliono emigrare. Chi resta subisce la pressione di queste milizie. Basti pensare che solo a Qaraqosh, nella Piana di Ninive, sono emigrate almeno 100 famiglie cristiane. Se questo esodo continuerà l’Iraq si svuoterà dei cristiani”.
Da qui una preghiera per il Natale: “preghiamo per realizzare l’annuncio degli angeli, siamo circondati da guerre, tutti cercano interesse e potere e per averli compiono del male agli altri. Preghiamo per la pace nel mondo e nei cuori”.