Baghdadhope
“Baghdad ha perduto la sua bellezza e non ne è rimasto che il nome.
Rispetto a ciò che essa era un tempo, prima che gli eventi la colpissero e gli occhi delle calamità si rivolgessero a lei, essa non è più che una traccia annullata, o una sembianza di emergente fantasma.”
Ibn Battuta
Baghdad, 19 luglio 2014
27 giugno 2025
Iraqi ISIS suspect tied to Damascus church bombing
Guerra “dei 12 giorni”, Patriarca caldeo Sako: le strategie per “imporre nuovi regimi” possono peggiorare la situazione
‘Each new conflict’ in region ‘reopens old wounds,’ says Chaldean Catholic archbishop in Iraq
19 giugno 2025
Lutto nella chiesa caldea. Si è spento il vescovo di Alqosh, Monsignor Thabet Mekko
S.E. Mons. Thabet Habib Yousif Al Mekko è nato il 14 febbraio 1976 a Karemlesh (Iraq).
Ha conseguito la laurea in Scienze geologiche presso l’Università di Mosul e ha quindi iniziato il percorso seminaristico a Roma dove ha ottenuto il Baccalaureato presso la Pontificia Università Urbaniana e la Licenza in Patrologia presso l’Istituto Patristico Augustinianum.
Rientrato in Iraq, è stato ordinato sacerdote il 25 luglio 2008 a Karamlesh.
Ha svolto il servizio pastorale a Karemlesh fino all’invasione della Piana di Ninive nell’agosto 2014 e ha poi accompagnato i fedeli rifugiati ad Erbil. Rientrato a Karemlesh nel settembre 2017, è stato Parroco seguendo da vicino i progetti di ricostruzione e continuando l’attività di insegnamento di Patrologia e Teologia presso il Babel College.
Finora è stato Protosincello dell’Arcieparchia di Mosul dei Caldei.
1 giugno 2025
President Aoun meets with Patriarch Sako during his visit to Chaldean Patriarchate in Iraq
30 maggio 2025
Chaldean Patriarch Sako presides over Divine Liturgy at Notre-Dame Cathedral on World Day for Eastern Christians
Les chrétiens européens ont perdu le dynamisme de la mission chrétienne, du témoignage, de la Foi (cardinal Sako)
Quelle est la particularité de l’Église chaldéenne, et quelle est sa situation aujourd’hui ?
Vous avez participé à l’élection du pape Léon XIV, qu’espérez-vous de ce nouveau pontificat ?
Qu’attendez-vous des chrétiens français et européens, et de tous ceux qui se recueilleront dans cette chapelle dédiée aux chrétiens d’Orient ?
Les chrétiens d’Orient parviennent donc à garder l’espérance ?
Le Patriarche Sako rencontre les Chaldéens de France: Notre unité fait notre force
Iraqi Christians: An Ancient People Driven into Exile
Over ten years later, barely twenty Christian families have returned to this city now burdened with painful memories. The Iraqi government has shown little investment in reconstruction, and only thanks to NGOs have some churches been renovated and now ring their bells again. Additionally, Christian-owned lands, shops, and workshops have been taken over by new owners, complicating the return of displaced persons, for whom no public policy exists. This uprooting is only the first step toward exodus.
Dilan Adamat, from the NGO The Return, sadly notes that fear is pushing Christians to leave their ancestral lands: “Here, you always have to fight, and people are tired. There is deep exhaustion from all these security, legal, and social pressures”[7].
The Hammurabi Organization denounces this and proposes countermeasures: “We are witnessing a real demographic shift—they are distributing land to Shiites in Christian areas. We demand the creation of protected districts where land would be reserved for Christians!” Harassed and intimidated, Christians are often pressured into selling their land to the highest bidder. In Bartella, just twenty kilometers from Mosul, Christians now make up only a quarter of the population, whereas they were the majority in 2014. This plays into Iran’s project of establishing a Shiite crescent, in which Christians are merely obstacles to be moved aside.
[1] Iraq – Country Profile 2024, Open Doors France, https://www.portesouvertes.fr/persecution-des-chretiens/profils-pays/irak
[2] Shlama Foundation. “Population of Assyrians in Irak.” Shlama.org, 2025. https://www.shlama.org/population
[5] Interview of the ECLJ with the Hammurabi Human Rights Organization, May 20, 2025.
[6] Interview with Roland (name has been changed), May 13, 2025.
[7] Interview of the ECLJ with Dilan Adamat from the NGO The Return, May 12, 2025.
[8] Mohammad Salami, EISMEA, “Analysis of the Impact of Militias in Iraq: Strategies to Mitigate Their Influence,” February 21, 2024, https://eismena.com/article/analyse-de-limpact-des-milices-en-irak-strategies-pour-attenuer-leur-influence-2024-02-21
President Barzani reiterates support for safeguarding Christian endowments
Homélie du cardinal Sako Durant la messe à notre Dame de Paris le 25 mai 2025
Patriarca caldeo: Leone XIV e le Chiese d’Oriente fra migrazione, dialogo e sinodalità
18 maggio 2025
Pope needs ‘good people’ to work with Eastern Churches, says Chaldean patriarch
“We can explain the realities of our countries,” he said.
17 maggio 2025
Sako: «Siamo stremati da decenni di guerre. Leone XIV ci ha incoraggiati»
Racconta così in un’intervista a Tempi il cardinale iracheno Louis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in prima fila mercoledì in aula Paolo VI per assistere alla prima udienza giubilare di Leone XIV, dedicata proprio ai partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali.
Eminenza, che cosa le ha risposto Leone XIV in Conclave?
Mi ha detto: “Ha ragione, andate avanti con coraggio”. E all’udienza ci ha rivolto un discorso molto bello, ci ha davvero incoraggiato. Il Papa ha detto che le Chiese orientali sono «un tesoro inestimabile». La Chiesa è universale, è una e unita nella fede integrale in Cristo, ma al suo interno è diversa per espressione, cultura, storia, lingua. Questo patrimonio, come ha detto il Papa, va conservato, arricchito e rispettato da parte delle Chiese latine.
La presenza dei cristiani in Medio Oriente, come ha ricordato anche Leone XIV, è minacciata. Solo negli ultimi vent’anni il suo paese, l’Iraq, ha subito la guerra del 2003, l’esplosione del terrorismo, l’invasione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive da parte dell’Isis, discriminazioni di ogni tipo. E il capo dello Stato, due anni fa, ha cercato di estrometterla dalla guida della Chiesa caldea con una mossa senza precedenti. Qual è la situazione dei cristiani oggi in Iraq?
La sicurezza è sicuramente migliorata rispetto al passato, ma la gente non ha fiducia nel futuro. Tante famiglie continuano a lasciare l’Iraq. Noi abbiamo bisogno della vicinanza del Santo Padre, dei fedeli e dei responsabili delle Chiese occidentali perché ci sostengano moralmente, certo, ma anche politicamente. Dovete chiedere che i diritti umani vengano rispettati in tutto il mondo, anche da noi.
Nel marzo 2021 papa Francesco è stato il primo pontefice a visitare l’Iraq. Quel viaggio vi è stato di aiuto?
Sì. Francesco aveva capito le nostre necessità, ha visitato sei paesi del Medio Oriente per mostrarsi vicino e ha saputo dialogare con il mondo musulmano usando il linguaggio dell’amicizia. Con la sua condotta e la sua umiltà ha aiutato a cambiare un po’ la mentalità della gente. Spero che Leone XIV riesca a pensare a noi, come gli ho chiesto al Conclave.
Mercoledì papa Prevost ha sottolineato che «ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura». Di che cosa c’è bisogno perché i fedeli possano restare in Iraq e in tutto il Medio Oriente?
Ci serve una cosa sola: la pace. Dobbiamo fare di tutto per portare la pace. Basta tensioni, basta conflitti, basta settarismo, basta corruzione. Se ci sono problemi, bisogna risolverli con una diplomazia morbida e non con le armi. I responsabili dell’Occidente devono lavorare per evitare le guerre. Per il resto non ci manca nulla, perché da noi la mentalità è comunitaria e non individualista come da voi. I rapporti familiari e comunitari sono forti: dove uno lavora, tutti mangiano. In Iraq prima del 2003 vivevano 1,5 milioni di cristiani. Oggi meno di 200 mila.
I fedeli orientali riescono a mantenere la propria identità anche all’estero?
No, non è possibile. La gente deve rimanere in Medio Oriente. Siamo una minoranza, è vero, ma la nostra vocazione è quella di restare e testimoniare la fede con la nostra condotta di vita diversa, aiutando le altre persone ad aprirsi. Noi siamo missionari in Medio Oriente. Un giorno arriverà la libertà di coscienza, ne sono sicuro, le cose cambieranno ma bisogna incoraggiare questi cristiani a restare e a sperare.
Leone XIV vi ha detto che impiegherà «ogni sforzo perché la pace di Cristo si diffonda». Proprio in questi giorni il presidente Donald Trump è in Medio Oriente. Che cosa vi aspettate?
I capi di Stato devono incontrarsi e attraverso un dialogo coraggioso e sincero lavorare per la pace, la riconciliazione e il dialogo. Noi siamo stremati, negli ultimi 20 anni, ma anche prima, non abbiamo avuto altro che guerre. È ora di dire basta perché la guerra distrugge soltanto.
Lei era accanto a Prevost al Conclave quando è stato eletto papa. Che impressione le ha fatto?
Sì, ero alla sua destra. Come tanti altri, non l’avevo mai conosciuto prima. È un uomo semplice, sereno, umile che sa ascoltare e dialogare. Ha accettato l’elezione con grande serietà e noi gli abbiamo espresso la nostra obbedienza.
Gli ha suggerito qualcosa oltre a dirgli di ricordarsi dei cristiani d’Oriente?
Sì, gli ho detto di lavorare con collaboratori scelti, fidati, perché nessuno può fare nulla da solo. Nelle nostre Chiese orientali facciamo l’esperienza del sinodo generale con i nostri vescovi e abbiamo anche un sinodo permanente. Ci incontriamo spesso per chiedere consiglio e discutere di tutto. Questo è davvero fondamentale perché neanche il papa è perfetto, non può conoscere tutto e ha bisogno di essere aiutato a capire per poter discernere e infine decidere.
Conclave, cosa è successo al primo voto: ora tutto torna
In un'intervista a Repubblica ha svelato che solo alla fine, quando è diventato chiaro che sarebbe diventato Papa, era "un po’ commosso", Parlando dell'esperienza vissuta accanto a lui come "compagno di banco" in Conclave, Sako ha detto: "Non lo conoscevo prima. Abbiamo parlato, è un uomo semplice, umile, sereno".
La serenità mantenuta da Robert Prevost anche all'avvicinarsi dell'elezione sarebbe stata indice di una certa sicurezza, secondo il patriarca di Baghdad.
"Secondo me era quasi convinto perché fin dall’inizio ha avuto tanti voti, che poi sono aumentati e aumentati. Era sereno", ha sottolineato.
Il cardinale Joseph Tobin, invece, ha raccontato che a un certo punto del Conclave Prevost aveva la testa tra le mani.
"Aspettava lo svolgimento dell’elezione - ha commentato Sako - bisogna immaginare che eravamo 133 cardinali, votavamo uno dopo l’altro, mettendo la scheda nell’urna, poi lo spoglio. Ci voleva tempo".
Quando i voti per l'ex cardinale americano hanno iniziato ad aumentare, ha raccontato sempre Sako, "io ho scherzato un po'". E ancora: "Ho fatto solo qualche commento scherzoso sul processo elettorale un po’ rigido. Nella nostra tradizione eleggiamo il patriarca e il sistema è più flessibile, qui i canoni hanno una rigidità assoluta. Lui sorrideva".
Dopo l'elezione, invece, gli ha detto che "bisogna che pensi al Medio Oriente dove c’è molta sofferenza e ingiustizia. Il futuro dei cristiani in quella regione è essere o non essere. C’è bisogno della nostra amicizia e della nostra vicinanza - ha raccontato il patriarca di Baghdad -. E lui era d’accordo. Anche nell’incontro che abbiamo avuto dopo il Conclave con il Papa io sono intervenuto per ricordare che non dobbiamo dimenticare tutte le sfide del Medio Oriente, e che dobbiamo continuare quello che papa Francesco ha fatto per il dialogo con l’islam".
Un gesto di popolo per i cristiani perseguitati
15 maggio 2025
Il Comitato Nazarat da dieci anni, ogni 20 del mese, si riunisce nelle piazze di varie città italiane a pregare per i fratelli vessati a causa della loro fede. Con testimonianze e incoraggiamenti preziosi.
Nell’estate 2014, poche settimane dopo la proclamazione del Califfato, l’Isis prende il controllo di un ampio territorio fra Siria e Iraq. Nella piana di Ninive, nella notte fra il 6 e il 7 agosto 125mila cristiani iracheni sono costretti ad abbandonare le loro terre e abitazioni dirigendosi verso il Kurdistan interno, mentre altri 110mila restano come rifugiati nella zona di Erbil.
Da allora in poi, ogni 20 del mese, l’iniziativa prosegue non solo a Rimini, ma allargandosi ad altre tredici città italiane e alcune estere, con il coinvolgimento di monasteri e clausure d’Italia e d’Europa.
Un “appello all’umano” - questo il sottotitolo dato alla preghiera - che cerca di recuperare, con l‘intercessione della Vergine Maria, le ragioni per una convivenza, appunto, umana in questo mondo percorso da divisioni etnico-religiose, violenze, guerre, oggi purtroppo ancora più gravi e apparentemente insanabili.
Ma che c’entra Rimini con tutto questo?
Rimini è una città a vocazione internazionale e con proiezioni anche verso Oriente; storicamente e geograficamente è un centro d’accoglienza e d’incontro; non potevamo non muoverci - nell’assistere alla tragedia delle popolazioni che parlano la lingua stessa di Gesù, l‘aramaico, e che vivevano in quelle terre da duemila anni, ben prima della nascita dell’Islam.
Le persecuzioni contro i cristiani e contro altre minoranze religiose nell'ultimo decennio sono emerse, terribilmente, non solo nel Medio Oriente ma anche in altre zone dell’Asia e in Africa: pertanto il momento di preghiera in piazza ogni mese è servito a conoscere e a prendere coscienza di queste situazioni.
«Una Chiesa senza martiri è una Chiesa senza Gesù. Loro con il loro martirio, la loro testimonianza, con la loro sofferenza, anche dando la vita seminano cristiani per il futuro». (Papa Francesco, Santa Marta 30 gennaio 2017).
I martiri oggi sono in numero maggiore di quelli dei primi secoli e a molti di loro è riservata la stessa crudeltà patita dai cristiani dell’origine.
Questa particolare e continua attenzione che la Chiesa rivolge ai martiri testimoni della fede in Gesù fino alla morte non ci ha lasciato indifferenti. È la condizione a cui noi tutti siamo chiamati: rendere ragione a noi stessi ed al mondo dell’incontro vivo e vero che abbiamo fatto con Gesù. Se Cristo è la risposta adeguata alla nostra domanda di felicità, di pienezza, di verità non possiamo non gridarlo al mondo. In questi anni abbiamo scoperto che la preghiera è veramente l’affermare la Signoria di Cristo su ognuno di noi ed è l’inizio innanzitutto del nostro cambiamento.
I nostri fratelli perseguitati alla domanda «di che cosa avete più bisogno?» rispondono “della vostra preghiera”.
Il vescovo siro-cattolico di Mosul, monsignor Yohanna Petros Mouche ebbe a dire: «Abbiamo conservato la nostra fede e non abbiamo appena salvato la nostra vita ma la fede che ci permette di vivere».
Siamo grati alla Fraternità di Comunione e Liberazione che con un messaggio di Davide Prosperi per il decennale ci ha scritto: «Mi unisco alle vostre preghiere nella certezza che è proprio nella nostra unità anzitutto che possiamo dare gioiosa testimonianza al mondo della nostra appartenenza a Cristo, sostenendoci come fratelli e sorelle anche nella persecuzione».
E citando don Giussani (Una rivoluzione di sé): «È attraverso me, te, ma attraverso me in quanto unito a te in nome Suo, cioè un quanto uniti a Lui, è attraverso noi, è attraverso la nostra unità, che la morte e la risurrezione di Cristo investono il mondo. Dobbiamo smarrirci o, come dire, stupirci perché ci perseguiteranno sempre?! Il potere, di qualunque natura sia, perseguiterà sempre. È la legge della storia. Come dice san Paolo: perseguitati, riviviamo, sempre schiacciati e sempre vivi».
Commovente è stata l’apertura di una busta arrivata da Casa Santa Marta. Era una lettera, con firma autografa, di papa Francesco, in occasione del nostro decennale. «Grazie per la testimonianza di amabile carità, di vicinanza e specialmente di unione al dolore delle popolazioni ferite dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’odio e dall’avidità… Auspico che quanti aderiscono ai momenti di preghiera, con cuore ardente e colmi di Spirito continuino a farsi promotori di una cultura del rispetto verso tutti…dove ciascuno possa gustare il pane della comunione e la letizia della solidarietà».
Cardinal denies controversial conclave interview in Iraq imbroglio
May 15, 2025
Sako told The Pillar Wednesday that an Iranian-backed militia was spreading misinformation about him, the cause of a social media maelstrom that has engulfed the cardinal since soon after the conclave concluded.
In the interview, the Iraqi cardinal — patriarch of the Chaldean Catholic Church — seemingly described the voting process at the May 7-8 conclave.
In the course of the interview, Sako is heard explaining the way in which support grew for electing Pope Leo XIV during the course of the conclave.
But as the interview proceeded, Sako also disclosed an apparent procedural irregularity in one round of voting. “There was a mishap: one of the cardinals placed two ballots into the box. There were 133 cardinals in total — two were absent due to illness — so the total became 134 ballots found,” Sako apparently said.
The ballots were apparently stuck together, Sako appeared to recount, recalling that the cardinal who submitted them said it was a mistake, with Sako seeming to suggest that the accidental ballot had been left blank, and thus did not materially impact the process “But no one paid it much attention,” the cardinal apparently told interviewers, before moving on to discuss his personal interactions with Prevost, and his hopes for the pope’s approach to Eastern Catholics.
When it aired May 9, the interview became immediately controversial in Iraq — with both Catholics and non-Catholic Iraqis taking to social media to criticize it.
At issue, according to several sources, was that Sako was seen to have improperly disclosed the confidential deliberations of the conclave.
And because the cardinal was the first Iraqi to participate in a conclave in centuries — something that had been widely celebrated in Iraqi media in the weeks prior — critics said his disclosures were a source of shame for the Chaldean Catholic Church, and for Iraq itself.
While in recent weeks, numerous cardinals have given interviews discussing elements of the conclave, despite official canonical obligations of secrecy, Sako was one of few to face public pushback for it.
But Sako now claims not to have given the interview at all. Amid widespread pushback, Sako issued a statement May 11, saying that accounts attributed to him about the conclave “are false,” and that the cardinal had not “given any written or visual interviews since May 9.”
In fact, “the only article about the conclave, which he proudly wrote about his experience, was positive and is posted on the patriarchate website,” said the May 11 statement.
According to multiple sources in the Chaldean Catholic Church, Sako’s statement was widely understood to be a denial that he had actually given the May 9 Charity Radio TV interview — effectively, a claim that the interview was a kind of digital manipulation or fabrication.
And as the cardinal faced more pushback for that claim, he issued another statement May 12, entitled “Evil will never win.”
In that text, Sako claimed he was the victim of “strangely organized campaigns of provocation on social media platforms, using vulgar language that lacks taste, decency, accuracy, and truth.”
“This evil will not last, because only good is true and lasting,” the cardinal added.
In response to questions about the May 9 interview, Sako told The Pillar by email that he had not given it at all. “I had several positive interviews [in Rome], but not in Iraq nor in Arabic,” he wrote.
The cardinal claimed that the confusion was caused by the Babylon Brigade, an Iranian-backed militia affiliated with Iraqi strongman politician Rayan al-Kildani, with whom Sako has publicly feuded for years.
“Babylon [Brigade] militia is since the beginning against me because of my position against corruption, sectarianism, and other things,” the cardinal wrote. “Therefore it published false informations about the conclave, which I did not [say], Sako added. Sako did not explain how an interview aired in which he seemed to participate, if he did not actually give the interview, or how the Iraqi Babylon Brigade might have co-opted Real Charity TV, which could itself not be reached for comment.
13 maggio 2025
Giubileo Chiese orientali. Card. Sako (patriarca caldeo): “Dialogo di vita e sinodalità il nostro contributo”
In questa prospettiva “Papa Leone XIV ha indicato subito la strada. Io spero che tra i tanti suoi collaboratori possano esserci anche alcuni delle Chiese orientali per mostrare l’universalità della Chiesa”.
Essere a Roma per il Giubileo delle Chiese orientali, conclude Mar Sako, “rappresenta un segno di collegialità e comunione: la Chiesa è una e non deve essere pensata in modo settario, orientali e occidentali. Nessuno deve essere dimenticato o marginalizzato”.