By Asia News - Kurdistan 24 (Dr. Karaman Aziz)
Nel tentativo di salvaguardare il fragile patrimonio cristiano iracheno, il patriarca di Baghdad dei caldei ha lanciato un appello urgente al primo ministro Mohammed Shia al-Sudani, per fermare quelli che definisce “tentativi di distruggere gli storici cimiteri cristiani” della provincia di Najaf. Al loro posto, denuncia il card. Louis Raphael Sako in una riflessione pubblicata sul sito del patriarcato, le autorità locali vogliono sostenere dei piani di sviluppo commerciale che finirebbero per cancellare una testimonianza storica di grande valore.
Secondo quanto riferisce il primate della Chiesa caldea, da “fonti affidabili a Najaf” - città 160 km a sud della capitale - arrivano campanelli di allarme in merito a “tentativi di trasferire il controllo di cimiteri storici cristiani” a investitori e imprenditori, con l’obiettivo di “realizzare progetti” nel campo dell’edilizia. Da qui l’iniziativa del porporato, che si è rivolto direttamente al capo del governo per bloccare l’esproprio e mantenere viva la memoria di una presenza cristiana nell’area.
Secondo la nota, il card. Sako ha chiesto ad al-Sudani di “intervenire e fermare la violazione dei luoghi santi cristiani”, identificando specificamente il “cimitero di Manathira” e il “cimitero di Umm Kheshm per la Manathira cristiana” come a rischio di “minaccia imminente”. “Questi siti storici - ha proseguito il porporato - devono essere sorvegliati e recintati. Inoltre, essi non devono essere vincolati ai progetti di investimento privato, che finirebbero per cancellarli completamente”.
Inquadrando il suo appello in termini di interesse nazionale, il cardinale ha sostenuto che queste aree possiedono un immenso valore culturale ed economico, che va oltre la comunità cristiana ma riguarda tutta la popolazione irachena, musulmani compresi. Il card. Sako prosegue sottolineando che la storia diversificata dell’Iraq precede di molto la sola era islamica, comprendendo “gli accadi, i sumeri, i caldei, i babilonesi, gli assiri, gli arabi, i persiani, i cristiani e infine i musulmani”.
Nella prospettiva di diversificare gli introiti per le casse dello Stato, il primate caldeo ha quindi ricordato come la conservazione - e la promozione - di questi siti finirebbe per rilanciare anche la stessa economia del Paese. “Questi siti archeologici, insieme ai santuari sciiti di Najaf e Karbala, sono luoghi di pellegrinaggio sui quali si può investire adeguatamente in modo che, a lungo termine, diventino mete turistiche e religiose” ha osservato il card. Sako. Egli lancia un ulteriore avvertimento alle autorità, aggiungendo che “fare affidamento solo sui proventi del petrolio non è sostenibile perché un giorno il greggio finirà”.
Questo appello arriva in un contesto di crisi esistenziale per una delle comunità cristiane più antiche del mondo, regione oggi teatro in molte zone di persecuzioni, violenze, abusi e violazioni che finiscono per incentivare l’esodo e svuotare la regione di una sua componente primaria. Del resto l’Iraq prima dell’invasione statunitense del 2003 aveva al suo interno circa 1,5 milioni di cristiani; tuttavia, decenni di conflitti, instabilità e persecuzioni mirate hanno visto quel numero crollare a meno di 200mila oggi.
La campagna genocida del 2014 da parte dello Stato islamico (Isis) contro i cristiani e altre comunità religiose nella Piana di Ninive e nel nord dell’Iraq - oltre alla vicina Siria - hanno segnato una deriva catastrofica. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire, chiese e antichi monasteri sono stati profanati o distrutti e un profondo senso di vulnerabilità è stato impresso nella memoria collettiva della comunità. Anche dopo la sconfitta militare dell’Isis la crisi è proseguita, come l’esodo. Inoltre, i (pochi) cristiani di ritorno hanno affrontato una nuova serie di ostacoli, tra cui un ambiente fragile in tema di sicurezza, cambiamenti demografici nelle loro città storiche e il problema sistemico dell’appropriazione delle proprietà.
Il tentativo di sviluppare cimiteri storici a Najaf è visto da molti come un altro esempio di questa “lenta cancellazione” della loro presenza fisica e culturale dal panorama iracheno. Il patriarca ha infine aggiunto che questa eredità cristiana è stata arricchita anche da celebri poeti arabi cristiani come Imru’ al-Qais e al-Nabigha al-Dhubyani, che hanno svolto un ruolo fondamentale nel plasmare la letteratura araba.
Archeologia arte e letteratura costituiscono un patrimonio dal grande valore economico, storico e culturale, tanto da rappresentare il vero “oro nero” dell’Iraq come aveva dichiarato in passato lo stesso primate caldeo. Sin dai tempi in cui era arcivescovo di Kirkuk, infatti, il card. Sako era solito denunciare i pericoli corsi da un “bene universale” da salvaguardare da furti, traffico illegale e persino dai cambiamenti climatici, perché da solo vale “più del petrolio”. Un compito di tutti gli iracheni, non solo i cristiani, richiamato dal patriarca anche nel 2016 durante la “Conferenza internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree teatro in conflitto” ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. (EAU)