4 novembre 2025
“Un ritorno alle ricche radici storiche e di civiltà, senza cadere nell’estremismo; porre il bene comune del Paese al di sopra degli interessi privati; uscire dalle dispute settarie, etniche e politiche che danneggiano tutti; istituire uno Stato civile laico, basato sulla cittadinanza, la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e la dignità”: sono alcune delle indicazioni suggerite dal patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in vista del voto parlamentare del prossimo 11 novembre. Dopo aver invitato, in due messaggi ravvicinati, gli iracheni ad andare a votare per scegliere candidati “capaci, integri ed onesti”, il patriarca torna sul tema con un testo, diffuso dai canali del Patriarcato, in cui elenca, in una sorta di decalogo, una serie di punti per lui imprescindibili necessari per ‘Rendere l’Iraq di nuovo grande’. Uno slogan, spiega il cardinale, ripreso anche da Mark Savaya, imprenditore caldeo, inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iraq, e da alcuni intellettuali iracheni che “aspirano a vedere l’Iraq come un paese sovrano, dotato di capacità legislativa, esecutiva e finanziaria”.
Tuttavia, avverte Mar Sako, per far tornare grande l’Iraq “serve l’impegno di tutti gli iracheni con la collaborazione dei Paesi amici”. Tra i punti ineludibili elencati nel suo ‘decalogo’ il cardinale evidenzia la necessità di “una costituzione che garantisca il diritto di cittadinanza a tutte le componenti della società e sostenga il loro diritto alla piena partecipazione alla vita pubblica con garanzie di sicurezza”. Per Mar Sako, inoltre, “la situazione attuale del Paese chiede una nuova legislazione commisurata ai cambiamenti culturali e sociali, e le riforme delle vecchie leggi ereditarie e dello status personale che contraddicono il diritto internazionale”.
Non meno importante è “la lotta alla corruzione e il recupero dei fondi saccheggiati nella tesoreria dello Stato. La ricchezza del paese appartiene ai cittadini e dovrebbe essere distribuita equamente”.
Un paese libero e sovrano, aggiunge il patriarca caldeo, non può prescindere dal “ritenere responsabili coloro che sono coinvolti in rapimenti, omicidi e atti terroristici, prestare attenzione all’istruzione, all’educazione”.
Il messaggio del cardinale termina con un appello al futuro Governo “affinché motivi gli iracheni formati e competenti emigrati all’estero a tornare e ad unirsi al processo di riforma del Paese. Le riforme sono l’unico modo per salvare l’Iraq dal caos ed evitare che diventi incapace di garantire sicurezza, libertà, dignità e servizi pubblici al suo popolo”.
Tuttavia, avverte Mar Sako, per far tornare grande l’Iraq “serve l’impegno di tutti gli iracheni con la collaborazione dei Paesi amici”. Tra i punti ineludibili elencati nel suo ‘decalogo’ il cardinale evidenzia la necessità di “una costituzione che garantisca il diritto di cittadinanza a tutte le componenti della società e sostenga il loro diritto alla piena partecipazione alla vita pubblica con garanzie di sicurezza”. Per Mar Sako, inoltre, “la situazione attuale del Paese chiede una nuova legislazione commisurata ai cambiamenti culturali e sociali, e le riforme delle vecchie leggi ereditarie e dello status personale che contraddicono il diritto internazionale”.
Non meno importante è “la lotta alla corruzione e il recupero dei fondi saccheggiati nella tesoreria dello Stato. La ricchezza del paese appartiene ai cittadini e dovrebbe essere distribuita equamente”.
Un paese libero e sovrano, aggiunge il patriarca caldeo, non può prescindere dal “ritenere responsabili coloro che sono coinvolti in rapimenti, omicidi e atti terroristici, prestare attenzione all’istruzione, all’educazione”.
Il messaggio del cardinale termina con un appello al futuro Governo “affinché motivi gli iracheni formati e competenti emigrati all’estero a tornare e ad unirsi al processo di riforma del Paese. Le riforme sono l’unico modo per salvare l’Iraq dal caos ed evitare che diventi incapace di garantire sicurezza, libertà, dignità e servizi pubblici al suo popolo”.