"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 agosto 2008

Notizie dei cristiani in Iraq

By Baghdadhope

Fonte e foto:
Ankawa.com
Kirkuk: Si erano già incontrati per pregare insieme per la pace e la riconciliazione in Iraq lo scorso 19 agosto. Sono i capi di tutte le componenti religiose e politiche di Kirkuk. Se il primo incontro di preghiera era avvenuto nella moschea sunnita di Domez, il secondo, che ha visto la partecipazione dei vari segmenti che compongono il tessuto sociale di Kirkuk – religiosi, politici e militari, sunniti, sciiti e cristiani, arabi, curdi e turcomanni – si è svolto nella Cattedrale Caldea del Sacro Cuore della città dove Monsignor Luis Sako ha chiesto di pregare per la pace, base della coesistenza, di rinunciare alla violenza ed all’intolleranza, ed a lavorare insieme per i diritti di ogni componente della società.


Bassora: Ordinazione sacerdotale per la chiesa Armena Apostolica nell'antica chiesa dedicata alla Vergine Maria (1870) alla presenza del vescovo dell'Iraq, Monsignor Avak Asadourian, e di rappresentanti delle chiese siro cattolica, siro ortodossa e caldea.
Erbil: Santa Messa celebrata nella chiesa Assira dell'Est di Mar Gewargis da Monsignor Gewargis Sliwa, vescovo dell'Iraq, della Giordania e della Russia. Concelebranti Padre Ishan Dawood Philips e Padre Shmuel Bahran, parroco della chiesa dedicata a San Giovanni Battista.

Ein Baqara: Inaugurazione della chiesa di Mar Addai Apostolo ad opera di Mar Thoma, vescovo di Nineveh dell'Antica Chiesa Assira dell'Est.

News of the Christians in Iraq

By Baghdadhope
Source and photos: Ankawa.com

Kirkuk: They had already met to pray together for peace and reconciliation in Iraq on the 19 of August. They are the heads of all religious and political components of Kirkuk. If the first prayer meeting had taken place in the Sunni mosque of Domez, the second, which saw the participation of the various segments that make up the social fabric of Kirkuk - religious, political and military, Sunnis, Shiites and Christians, Arabs, Kurds and Turkmens -- was held in the Chaldean Cathedral of the Sacred Heart of the city where Archbishop Luis Sako asked everyone to pray for peace, the basis of coexistence, to renounce violence and intolerance, and to work together for the rights of every component of the society.

Basra: priestly ordination for the Armenian Apostolic church in the old church dedicated to the Virgin Mary (1870) in the presence of the bishop of Iraq, Mgr. Avak Asadourian, and of representatives of the Syriac Catholic, Syriac Orthodox and Chaldean churches.


Erbil: Mass celebrated in the Assyrian of the East church of Mar Gewargis by Mgr. Gewargis Sliwa, bishop of Iraq, Jordan and Russia. Concelebrants: Father Ishan Dawood Philips and Father Shmuel Bahran, parish priest of the church dedicated to St. John the Baptist.

Ein Baqara: Opening ceremony of the church of Mar Addai Apostle by Mar Thoma, bishop of Nineveh of the Ancient Assyrian Church of the East.



29 agosto 2008

La guerra in Iraq al cinema: Torino 8-11 settembre 2008

By Baghdadhope
Per chi si trovasse a Torino tra l’8 e l’11 settembre 2008 Baghdadhope segnala la rassegna:

I giorni dell’Iraq. Il cinema americano ed il conflitto in Medio Oriente

che si terrà al cinema Massimo 3, Via Verdi 18, a fianco della Mole Antonelliana e del Museo Nazionale del Cinema che l’ha progettata con la Cineteca del Comune di Bologna.
Anche se “probabilmente il film definitivo sull’Iraq, se mai ci sarà, lo vedremo solo tra qualche anno” ha scritto il curatore della rassegna, Andrea Peraro, sulla Rivista del Cinema distribuita oggi in allegato a La Stampa (leggi in
PDF) si tratta della prima rassegna di film sulla guerra all’Iraq del 2003 e comprende 6 titoli:
Redacted (USA/Canada 2007) di Brian De Palma. Film presentato alla Mostra di Venezia nel 2007 e mai distribuito nelle sale. Narra la vicenda dello stupro della quattordicenne Abeer Qassim Hamza, e la successive uccisione della vittima della violenza e della sua famiglia avvenute il 12 marzo del 2006 a Mahmoudiya a sud di Baghdad, ad opera di una pattuglia di soldati americani.

Body of War (USA 2007) di Phil Donahue & Ellen Shapiro. La storia di Thomas Young, venticinquenne soldato che solo una settimana dopo il suo arrivo in Iraq fu colpito da una pallottola che lo rese invalido. La sua lotta per affrontare la sua nuova condizione e la sua posizione contraria al conflitto.

The Prisoner o How I planned to kill Tony Blair (USA/Germania 2006) di Petra Epperlein & Michael Tucker. Settembre 2003. Yunis Khatayer Abbas, giornalista iracheno venne imprigionato insieme con i suoi tre fratelli dai soldati americani dopo un’irruzione nella sua casa di Baghdad. Sebbene non ci fossero prove contro di loro i 4 fratelli vennero costretti a confessare di aver progettato l’assassinio di Tony Blair. Fu rilasciato dalla prigione di Abu Ghraib nel 2004.

Standard Operating Procedure (Usa 2008) di Errol Morris. Americani ed iracheni nell’inferno di Abu Ghraib.

The War Tapes (USA 2006) di Deborah Scranton. Steve Pink, Zack Bazzi e Mike Moriarty sono i tre soldati americani che nell’Iraq del 2004 riprendono con le loro videocamere l’orribile realtà che li circonda.

Battle for Haditha (Gran Bretagna 2007) di Nick Broomfield. La vendetta di alcuni soldati americani che per la morte del loro ufficiale in un attacco dei ribelli ad Haditha: 24 morti tra cui donne e bambini.

Leggi la presentazione della rassegna su: La Rivista del Cinema

NOTA: I films, tranne REDACTED, sono in versione originale con i sottotitoli in italiano

Contatti: 011 8138570/ 011 8138574 Cinema Massimo

27 agosto 2008

Iraq: Arcivescovo denuncia l’aumento dei rapimenti


Tradotto ed adattato da Baghdadhope

Uno dei più importanti vescovi in Iraq ha lanciato un appello perché il governo argini la crescente ondata di rapimenti, ed ha affermato che i cristiani si sentono particolarmente a rischio. Riferendosi alla presunta riluttanza dei media e del governo ad affrontare il problema, l’Arcivescovo Jean Sleiman, ha riferito di "innumerevoli" casi di persone rapite. Il vescovo, che vive nella capitale irachena, ha descritto famiglie ed amici di persone rapite che hanno invocato il suo aiuto per la loro liberazione. Parlando da Baghdad in una intervista con Aid to the Church in Need (UK), l’Arcivescovo Sleiman ha detto: "Abbiamo più problemi, soprattutto i rapimenti.
"I media ignorano la questione",
ha detto, aggiungendo: "è importante chiedere al governo di prestare attenzione a questi temi e non solo alla situazione politica generale."
L’Arcivescovo Sleiman, che assiste la piccola comunità cattolica di rito latino in Iraq, ha aggiunto che il denaro è il motivo principale dei rapimenti, ma che l'estremismo religioso è stato spesso un fattore importante, in particolare per quanto riguarda il rapimento dei cristiani. Nel colloquio l'arcivescovo ha descritto come solo Martedì scorso (19/08/08) ha incontrato un cristiano il cui cognato e il figlio erano stati rapiti e ritrovato morti un mese dopo.
L’incontro con quell’uomo era avvenuto appena 24 ore aver ricevuto una visita da una signora che chiedeva i soldi per pagare il riscatto di 20.000 $ richiesti per la figlia diciannovenne.
L'arcivescovo, un Carmelitano dal Libano, ha continuato: "Non solo i cristiani sono presi di mira, ma essi si sentono profondamente vittime dell'ingiustizia perché non hanno mai svolto alcun ruolo nel conflitto interno al paese."
Ed il problema non è limitato a Baghdad. Nel mese di luglio secondo alcune notizie i cristiani nel nord dell'Iraq hanno formato delle milizie nel tentativo di migliorare la sicurezza. L’Arcivescovo Sleiman non è solo a chiedere di agire nei confronti del problema dei sequestri. Nel mese di maggio, Lord Carey di Clifton, ex arcivescovo di Canterbury, ha girato il video di un appello per la liberazione di cinque britannici - quattro guardie di sicurezza e un esperto informatico - sequestrati a Baghdad un anno prima. Il mese prima, il giornalista britannico Richard Butler era stato liberato dopo due mesi di prigionia nel sud-est della città irachena di Bassora.

IRAQ: Archbishop speaks out as abductions increase

Source: Aid to the Church in Need (UK)

A leading bishop in Iraq has appealed for government action to stem the growing tide of kidnappings, saying that Christians feel especially at risk.
Hitting out at alleged media and government reluctance to confront the problem, Archbishop Jean Sleiman said there were “countless” reports of people being abducted.
The bishop, based in the Iraqi capital, described families and friends of kidnapped people coming to plead for his help to secure their release.
Speaking from Baghdad in an interview with Aid to the Church in Need, Archbishop Sleiman said:
“We have more problems, especially kidnapping."
“The media ignores this matter,”
he said, adding:
“It is important to ask the government to pay attention to these issues and not only the general political situation.”
Archbishop Sleiman, who ministers to Iraq’s small Latin-rite Catholic community, added that money was the main motive for the kidnappings but that religious extremism was often an important factor especially concerning the abduction of Christians.
In the interview the archbishop described how only last Tuesday (19/08/08) he met a Christian man whose brother-in-law and son had been kidnapped and found dead a month later.
The meeting came barely 24 hours after he received a visit from a lady who begged for money for her 19-year-old daughter kidnapped with a ransom request of US$20,000.
The archbishop, a Carmelite from Lebanon, continued:
“It is not only Christians who are targeted but other groups. And yet the Christians feel the injustice of the situation very keenly because they have never played any part in the conflict within the country.”
Nor is the problem confined to Baghdad. In July there were reports that Christians in northern Iraq had formed militia in a bid to improve security.
Archbishop Sleiman is not alone in calling for action over the problem of kidnappings.
In May, Lord Carey of Clifton, the former Archbishop of Canterbury, made a video appealing for the release of five British men – four security guards and one computer expert – who were seized in Baghdad a year earlier.
The month before, British journalist Richard Butler was freed after two months in captivity in the south-eastern Iraqi city of Basra.


Archbishop Sleiman is guest of honour at Aid to the Church in Need’s Westminster Event on Saturday, 27th September. He will be chief celebrant at the 10.30am Mass in Westminster Cathedral and will give the keynote address at the talks being held immediately afterwards in Westminster Cathedral Hall. For more information and to book tickets online, please visit our Events page, or you can contact us on 020 8642 8668.

26 agosto 2008

Seminaristi iracheni: un "miracolo"

By Baghdadhope

Sono arrivati a Monaco di Baviera il 23 dopo un lungo giro in Europa con un visto cecoslovacco e la benedizione ed il sostegno del Patriarca caldeo, il Cardinale Mar Emmanuel III Delly.
20 studenti del seminario maggiore caldeo di Mar Shimoun (San Pietro) di Erbil, accompagnati da tre sacerdoti, il rettore ed il vice rettore del seminario, Padre Bashar Warda e Padre Fadi Lion, e Padre Nadheer Dakko, all’inizio di agosto hanno lasciato l’Iraq alla volta di Praga da cui si sono poi recati a Roma dove hanno potuto visitare i luoghi della cristianità e gioire di una città bellissima e meno caotica del solito e da dove si sono spostati per vistare Assisi. Un viaggio importante per gli studenti che non solo non erano mai stati non solo in Italia ma non avevano mai neanche lasciato l’Iraq.
Un viaggio che sarà ricordato nella storia del seminario caldeo anche perché è la prima volta che gli studenti trascorrono insieme un periodo all’estero. Fino a quest’anno, infatti, e da quando l’istituzione è stata trasferita da Baghdad ad Erbil per motivi di sicurezza, durante le feste di Natale e Pasqua, e durante i caldissimi mesi estivi, gli studenti usavano recarsi nei villaggi del nord del paese e nelle città per portare conforto ai cristiani ed iniziare a mettere in pratica gli insegnamenti che li accompagneranno nella loro scelta di vita sacerdotale.
A giugno sembrava che il viaggio potesse saltare. Voci sempre più insistenti volevano che il gruppo si sarebbe recato invece in Australia per la GMG ma le difficoltà trovate nell’ottenere i visti per Sydney hanno fatto pendere l’ago della bilancia per l’Europa.
Dopo il periodo a Roma i seminaristi ed i sacerdoti, tranne Padre Bashar Warda già tornato in Iraq, sono arrivati a Monaco dove sono stati accolti dal sacerdote caldeo della città, Padre Peter Patto e da Padre Douglas Al Bazi, e domenica pomeriggio, nella Mariahilfkirche è stata celebrata una messa che li ha visti tutti protagonisti.
Ad officiare la celebrazione sono stati Padre Peter Patto e Padre Fadi Lion, accompagnati dagli iracheni Padre Nadheer Dakko, Padre Marcus Marogi, e Padre Douglas Al Bazi, e da un sacerdote tedesco che ha cura delle comunità cristiane di lingua araba che non hanno, come quella caldea, un proprio sacerdote residente di riferimento. Ai seminaristi è stato invece affidato il non meno importante compito di accompagnare il rito con i canti liturgici che hanno commosso i circa 300 fedeli convenuti per l’occasione da Monaco e da altre città tedesche.
La Messa, salmodiata in aramaico ed arabo, è iniziata con il discorso di benvenuto di Padre Peter Patto che ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento e la fortuna della comunità cittadina di poter incontrare i seminaristi e pregare per il loro cammino sacerdotale. Un cammino che Padre Fadi Lion non ha esitato a definire nell’omelia un vero e proprio "miracolo" considerando i tempi difficili che la comunità irachena cristiana sta vivendo.
All’atmosfera solenne della messa è seguita quella gaia della festa per tutti i partecipanti allietata dal cibo iracheno che la comunità ha preparato in abbondanza.
Così, tra piatti di briani, dolma e kubba, la comunità caldea in Germania ha incontrato i propri futuri sacerdoti. Ha scambiato con loro notizie e ricordi, come quel’ex insegnante di catechismo che in patria aveva avuto tra i suoi studenti uno dei sacerdoti ed uno dei seminaristi che ancora ricordava i suoi paterni rimbrotti, o quella donna commossa che ha ritrovato in uno dei seminaristi il figlio di un’amica con cui aveva trascorso la gioventù.
“Bisogna avere fede e coraggio per decidere di diventare sacerdote in Iraq di questi tempi” ha dichiarato a Baghdadhope Padre Douglas Al Bazi che si è detto “orgoglioso” dei giovani seminaristi.
E non c’è dubbio: lui sa di cosa parla. Lui che fu rapito e rilasciato dopo 11 giorni di prigionia, che porta ancora in una gamba una scheggia risultato di una sparatoria, che ha corso il rischio di morire quando una bomba fu lasciata lungo il muro di cinta della sua chiesa a Baghdad.
Che ha vissuto e vive da sacerdote negli anni più duri della recente storia del suo paese.

Iraqi seminarists: a "miracle"

By Baghdadhope

They arrived to Monaco of Bavaria on the 23 of August after a long tour in Europe with a Czechoslovakian visa and the blessing and support of the Chaldean Patriarch, Cardinal Mar Emmanuel III Delly.
20 students of the major Chaldean seminary of Mar Shimoun (San Pietro) in Erbil, accompanied by three priests, the rector and vice rector of the seminary, Father Bashar Warda and Father Fadi Lion, and Father Nadheer Dakko, at the beginning of August left Iraq for Prague from where they traveled to Rome where they could visit the places of Christianity and enjoy a beautiful and less chaotic than usual city from where they went to visit Assisi.
An important journey important for students who not only had never been in Italy but had never even left Iraq. A journey that will be remembered in the history of the Chaldean seminar also because this is the first time that students spend a period abroad together. Until this year, in fact, and since the institution was transferred from Baghdad to Erbil for security reasons, during the Christmas and Easter time, and during the hot summer months, students used to go to the villages in the north of the country and in other cities to bring comfort to Christians and start putting into practice the lessons that will accompany them in their choice of priestly life. In June it seemed that the journey could jump. According to some rumours the group would instead travelled to Australia for WYD, but the difficulties in obtaining visas for Sydney guided the choice to Europe.
After a period in Rome the seminarists and the priests, except for Father Bashar Warda already returned to Iraq, arrived in Monaco where they were welcomed by the city Chaldean priest, Father Peter Patto, and by Father Douglas Al Bazi, and on Sunday afternoon, in Mariahilfkirche was celebrated a mass that saw them all protagonists. To officiate the celebration were Father Peter Patto and Father Fadi Lion, accompanied by the Iraqis Fr. Nadheer Dakko, Fr.Marcus Marogi, and Fr. Douglas Al Bazi, and by a German priest in charge of the Christian Arabic-speaking communities that do not have, such as Chaldean, a resident priest of reference.
The seminarists were entrusted with the no less important task to accompany the rite with the liturgical hymns that moved the approximately 300 faithful gathered for the occasion by Monaco and other German cities. The Mass, sang in Aramaic and Arabic, began with the welcome speech by Father Peter Patto who stressed the exceptional nature of the event and the fortune for the community to meet the seminarists and to pray for their priestly path. A path that Father Fadi Lion did not hesitate to define in his homily a “miracle” considering the difficult times that the Iraqi Christian community is experiencing.
The solemn atmosphere of the Mass was followed by that of a happy party gladdened by Iraqi food prepared in abundance by the ladies of the community. Thus, among courses of briani, dolma and kubba, the Chaldean community in Germany met its future priests exchanging with them news and memories, as that former catechism teacher who, at home, had had among his students one of the priests and a seminarist who still remembered his paternal rebukes, or that affected woman who recognized in one of the seminarists the son of a friend with whom she had spent her youth.
"You need faith and courage to decide to become a priest in Iraq in these days," said to Baghdadhope Father Douglas Al Bazi who added to be "proud" of young seminarists. And there is no doubt that he knows what he talks about. He who was kidnapped and released after 11 days of imprisonment, who still bears in a leg a splinter as the result of a shooting, who ran the risk of dying when a bomb was left near the boundary wall of his church in Baghdad.
He who lived and lives as a priest in the hardest years of the recent history of his country.

23 agosto 2008

Messa caldea a Banneux, Belgio

By Baghdadhope

Anche quest’anno Monsignor Philippe Najim, Procuratore della chiesa caldea presso la Santa Sede e Visitatore Apostolico per l’Europa ha compiuto un viaggio apostolico che ha toccato la Danimarca, l’Olanda ed il Belgio. Tutti paesi che, sebbene in misura minore di latri come la Svezia e la Germania, ospitano numerose famiglie caldee che hanno lasciato l’Iraq sia prima che dopo l’ultima guerra del 2003.
In un’intervista a Baghdadhope Mons. Najim ha descritto questa esperienza.

“Per prima cosa mi sono recato in Danimarca dove vivono circa 400 famiglie caldee concentrate a Copenhagen ed ad Arhus, la seconda città del paese, e dove tornerò a dicembre prossimo inaugurazione della prima chiesa interamente dedicata al rito caldeo in Danimarca. Mesi fa, infatti, è stato siglato un accordo a proposito con il vescovo cattolico di Copenhagen, Monsignor Czeslaw Kozon e da settembre inizieranno i lavori nella chiesa in vista dell’inaugurazione. La chiesa, che avrà anche una sala in grado di ospitare 70 persone e dove svolgere le attività pastorali servirà la comunità di Copenhagen. Quella di Arhus, a 300 Km dalla capitale, potrà continuare a frequentare la locale chiesa dei gesuiti. Dopo la Danimarca sono andato ad incontrare la comunità che vive in Olanda e che conta circa 750 famiglie in sei città e dove ho celebrato una messa a Born”
Poi l’incontro di Banneux, nel luogo delle apparizioni mariane a Mariette Beco nel 1933..
“Si, come ogni anno la comunità caldea in Europa si ritrova a Banneux dove celebra una Santa Messa nel Santuario della Madonna dei Poveri il 15 di agosto. Considerata la concomitante presenza in Europa di Monsignor Shleimun Warduni, Patriarca Vicario di Baghdad che proprio in quei giorni aveva celebrato l’ordinazione di tre subdiaconi per la chiesa caldea di Stoccarda, la messa è stata celebrata da lui mentre a me è stata affidata la predicazione. C’erano circa 3500 persone provenienti da molti paesi europei ed addirittura qualche famiglia proveniente dagli Stati Uniti.
A concelebrare c’erano diversi sacerdoti. Padre Sami Al Rais da Essen, Padre Cesar Sliwa da Stoccarda, Padre Ra’ad Washan da Vienna, Padre Faris Toma dalla Danimarca, Padre Suleyman Oz dal Belgio, un sacerdote che studia a Roma e due monaci caldei che vivono a Roma. Alla Santa Messa, durata due ore, è seguito un incontro con la comunità nei giardini del Santuario. Tutta la giornata, vissuta in un bel clima di comunione spirituale è stata importante. La presenza di Monsignor Warduni come rappresentante del Patriarcato ha testimoniato l’attenzione verso la diaspora in questi tempi difficili, ed è stata anche un’occasione per riunire le comunità europee ed i loro sacerdoti”

In vista anche dell’imminente ritiro spirituale che si svolgerà in Grecia?
“Si. All’inizio di settembre presso la chiesa dell’Esarcato Cattolico Bizantino di Atene dove la nostra comunità si riunisce, ci sarà un ritiro spirituale per i sacerdoti in Europa che io presiederò. Una volta terminato il ritiro, e grazie alla disponibilità di Monsignor Dimitrios Salachas, passeremo un paio di giorni di vacanza in una casa dell’episcopato sul mare. Sarà un modo per i sacerdoti di conoscersi meglio e di scambiare le proprie impressioni ed idee sul ruolo di pastori delle comunità in diaspora. “
Un bel modo di terminare il suo viaggio apostolico..
“Certamente. E’ stata una bella esperienza coronata dal successo del’ottenimento di un’altra chiesa per la comunità caldea in Europa, e dalla presenza di tanti sacerdoti e tanti fedeli che hanno così dimostrato il loro forte legame con la chiesa che non si spezza neanche lontani dalla madrepatria. Il legame che ci ha reso e ci rende forti.”

Chaldean Mass in Banneux, Belgium

By Baghdadhope

Also this year Mgr. Philip Najim, Procurator of the Chaldean church to the Holy See and Apostolic Visitor for Europe made an apostolic journey visiting Denmark, Holland and Belgium. All countries that, even less than others such as Sweden and Germany, are home to many Chaldean families who left Iraq both before and after the last war of 2003.
In an interview with Baghdadhope Mgr. Najim described this experience.

"First of all I went to Denmark where about 400 Chaldean families live, concentrated in Copenhagen and in Arhus, the second largest city in the country, and where I will return on next December for the inauguration of the first church dedicated to the Chaldean rite in Denmark. Months ago, in fact, an agreement was signed with the Catholic bishop of Copenhagen, Mgr. Czeslaw Kozon and on September the works will begin in the church for the official opening. The church, which will also have a hall able to accommodate 70 people and where to carry out pastoral activities serve the community of Copenhagen. That of Arhus, 300 km from the capital, will continue to attend the local church of the Jesuits. After Denmark I went to meet the community who lives in Holland and has about 750 families in six cities and I celebrated a mass in Born"
Then the meeting in Banneux, in the place of the Marian apparitions at Mariette Beco in 1933 ..
"Yes, like every year, the Chaldean community in Europe gathers in Banneux where a mass is celebrated in the Shrine of Our Lady of the Poor on August 15.
Given the concomitant presence in Europe of Mgr. Shleimun Warduni, Patriarch Vicar of Baghdad who in those days had celebrated the ordination of three sub-deacons for the Chaldean church in Stuttgart, the mass was celebrated by him while I was entrusted with the preaching. There were about 3500 people from many European countries and even some families from the United States. There were also several priests. Father Sami Al Rais from Essen, Father Cesar Sliwa from Stuttgart, Father Ra'ad Washan from Vienna, Father Faris Toma from Denmark, Father Suleyman Oz from Belgium, a priest actually studying in Rome and two Chaldean monks who live in Rome. The two hours long mass was followed by a meeting with the community in the gardens of the Shrine. All the day was a moment of beautiful and important spiritual communion climate. The presence of Mgr. Warduni as a representative of the Patriarchate testified the attention to the diaspora in these difficult times, and was also an opportunity to bring together the European community and their priests."
In view of the imminent spiritual retreat to be held in Greece?
"Yes. In early September at the church of the Byzantine Catholic Exarchate in Athens where our community meets, there will be a spiritual retreat for the priests in Europe that I will preside. After it, and thanks to the kindness of Archbishop Dimitrios Salachas, we will spend a few days of vacation in a house of the arcbishopric near the sea. It will be a way for priests to know each other better and exchange their impressions and ideas on the role of pastors of the diaspora communities."
A nice way to end your apostolic journey ..
"Certainly. It has been a good experience crowned by the success of another church for the Chaldean community in Europe and by the presence of so many priests and faithful who showed through it their strong bond with the church, a bond not broken by their being far from their motherland. The bond that made and makes us strong."

22 agosto 2008

Chiesa Caldea e Chiesa Assira dell’Est. Chi va e chi viene.

By Baghdadhope

Per un vescovo della chiesa Assira dell’Est che passa alla chiesa Caldea un sacerdote della chiesa Caldea cambia nome e viene accolto dalla chiesa Assira dell’Est.
Pochi mesi fa era stata la volta di
Mar Bawai Soro, sospeso nel novembre 2005 dal sinodo della chiesa Assira dell’Est, che chiese la piena comunione con la chiesa cattolica e l’unione con quella Caldea. Una richiesta caldamente appoggiata ed accolta da Mgr. Sarhad Y. Jammo, vescovo caldeo dell’eparchia degli Stati Uniti occidentali che aveva ripetutamente sottolineato la necessità dell’unione tra le due chiese, ma che è ancora da definire ufficialmente nel corso del sinodo della chiesa caldea che, secondo notizie ufficiose, si terrà all’inizio del prossimo anno.
Adesso, invece, è il turno di un sacerdote caldeo della chiesa di Nostra Signora Protettrice dei Raccolti di Campbellfield, un sobborgo di Melbourne, in Australia.
Sebbene non ci siano, ad ora, dichiarazioni ufficiali a proposito da parte dei vertici della chiesa Assira dell’Est, sono sempre più numerose le testimonianze di chi il 15 agosto ha assistito nella chiesa di Mart Mariam a Fairfield al giuramento di fedeltà nei confronti della chiesa assira e del suo patriarca, Mar Dinkha IV, di Padre Faiz Dawood Jarjis.
Secondo le notizie diffuse su diversi siti assiri
Padre Faiz, che ha ora assunto il nome di Hurmizd Dawood Gewargis, il 30 luglio scorso ha inviato una lettera con la richiesta di entrare a far parte della chiesa assira al vescovo australiano della stessa, Mar Meeelis Zaia, ed il 17 agosto vi è stato ufficialmente accolto e destinato a servire nella chiesa di Mar Gewargis a Melbourne.
Padre Faiz/Hurmizd è nato nel 1975 a Komane in Iraq ed ha conseguito il baccalaureato in Teologia presso il Babel College. Nel 2001 è stato ordinato diacono dall’allora vescovo ed ora Patriarca della Chiesa Caldea Mar Emmanuel III Delly, e nel 2002 sacerdote dall’allora patriarca caldeo Mar Raphael Bedaweed che lo destinò a servire nella diocesi di Amadhiya retta da Monsignor Rabban Al Qas. Nel 2005 è diventato sacerdote della chiesa di Nostra Signora Protettrice dei Raccolti di Campbellfield.
In attesa di dichiarazioni ufficiali non si può fare a meno di notare un paio di coincidenze che farebbero pensare ad un periodo di crisi della chiesa caldea in Australia.
La terra meta di molti iracheni cristiani che vi si sono rifugiati per sfuggire all’embargo ed alle guerre che hanno caratterizzato la recente storia della madrepatria non aveva, fino al 2006, un vescovo caldeo, e la cura della comunità era affidata, dal 1978, al vicario patriarcale Monsignor Zouhair Toma. Nel 2006, per decisione di Papa Benedetto XVI, fu eretta l’eparchia caldea di Oceania, affidata a Monsignor
Jibrail Kassab, già vescovo di Bassora.
Nel luglio scorso, durante la Giornata mondiale della Gioventù, iniziarono a filtrare notizie di questa crisi. Secondo una notizia dell’Australian Associated Press subito ripresa dal quotidi
ano Herald Sun il 6 luglio la funzione officiata nella cattedrale di Saint Patrick a Melbourne dall’arcivescovo cattolico della città, Monsignor Denis Hart, fu disturbata da due diversi gruppi di protesta. Uno che chiedeva una maggior interessamento del Papa in procinto di arrivare in Australia ai problemi delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. L’altro, formato da fedeli della chiesa caldea di Nostra Signora Protettrice dei Raccolti di Campbellfield, che chiedeva il ritorno di un loro sacerdote, Padre Khalid Marogi che, a detta del portavoce del gruppo, era stato allontanato dalla chiesa senza preavviso.
Fin qui i fatti
, confermati dall’Arcidiocesi di Melbourne che, per bocca del suo Vicario Generale,. Monsignor Les Tomlinson, ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale i rappresentanti della comunità caldea cittadina hanno discusso della protesta presso la sede dell’arcivercovado.
Ma cosa era successo? Cosa aveva spinti i fedeli caldei, in genere rispettosi dell’autorità ecclesiastica, a fare irruzione in una chiesa durante la messa?
In mancanza di dichiarazioni ufficiali a proposito ci si può rifare alle indiscrezioni che in quei giorni tennero banco sui siti assiri e che vennero anche riferite da alcune fonti caldee non ufficiali. Secondo quelle fonti tutto si dovrebbe far risalire alla richiesta fatta alle chiese caldee di Melbourne da parte di Monsignor Jibrail Kassab di trasferire i fondi su un conto di Sydney, richiesta che avrebbe trovato una forte opposizione tra i sacerdoti ed i fedeli di Melbourne, mensilmente impegnati a pagare le rate di un prestito erogato dal Catholic Fund per le proprietà delle chiese caldee della città che, come accade per le chiese di quel rito non site in Iraq o in Medio Oriente, sono controllate dalla Chiesa Cattolica.
Qualche settimana prima della clamorosa protesta, Monsignor Kassab avrebbe informato i sacerdoti di Melbourne di una sua prossima visita per discutere la faccenda, ed in effetti sarebbe arrivato in città accompagnato da alcuni fedeli di Sydney ed un avvocato, per trovare però la chiesa di Nostra Signora Protettrice dei Raccolti vuota e chiusa. Dopo ore di inutile attesa Monsignor Kassab si sarebbe rivolto all’Arcivescovo cattolico, Monsignor Denis Hart che avrebbe affermato non essere nel diritto dei sacerdoti tenere un simile comportamento. La giornata, veniva riferito, sarebbe terminata con l’arrivo della polizia e di un fabbro che, su richiesta del vescovo caldeo, avrebbe forzato le serrature e permesso l’entrata negli uffici della chiesa, e con un aspro confronto tra Monsignor Kassab ed i sacerdoti ed alcuni fedeli della chiesa intanto comparsi sulla scena.
Successivamente a quegli eventi Monsignor Hart avrebbe sospeso da ogni suo incarico Padre Khalid Marogi, uno dei sacerdoti della chiesa, decisione che avrebbe causato la protesta nella cattedrale di Saint Patrick terminata con la consegna di una lettera indirizzata all’Arcivescovo da parte dei fedeli caldei in cui si sarebbe richiesto il ritorno del sacerdote intanto trasferitosi a Sydney.
Questo è ciò che si dice sia successo. Se l’uso del condizionale è d’obbligo in casi che, come questo, non sono stati resi noti da fonti ufficiali, è però vero che secondo una fonte certa, l’Arcidiocesi di Melbourne, Monsignor Denis Hart ha ritirato la lettera – e si sottintende la decisione - datata 27 giugno 2008 ed ispirata da Monsignor Kassab concernente la presenza di Padre Khalid Marogi a Campbellfield sulla base del fatto che la questione deve essere risolta unicamente tra il sacerdote ed il vescovo che detiene l’autorità sul clero e sui fedeli della sua diocesi.
Può darsi che la visita di Monsignor Kassab a Melbourne non sia andata proprio come è stata raccontata, sia nella motivazione sia nello svolgimento – avvocati, arcivescovi, polizia, fabbri – ma è certo che il fatto che Monsignor Hart abbia disconosciuto la propria decisione riguardo a Padre Marogi conferma che essa fosse stata effettivamente presa, e che il sacerdote fosse stato sollevato da ogni incarico.
Parlare di periodo di crisi della chiesa caldea in Australia non appare quindi esagerato o troppo allarmistico: difficile potrebbe essere la rinascita di un rapporto di fiducia tra Monsignor Kassab e Padre Marogi, e Padre Jarjis è diventato sacerdote della chiesa Assira dell’Est.
Cosa succederà in futuro?

Chaldean Church and Assyrian Church of the East. Who comes and who goes

By Baghdadhope

For a bishop of the Assyrian Church of the East joining the Chaldean Church, a Chaldean priest changes his name and is accepted by the Assyrian Church of the East. A few months ago was the turn of Mar Bawai Soro who, suspended in November 2005 by the synod of the Assyrian Church of the East, asked for the full communion with the Catholic church and the union with the Chaldean one. A request strongly supported and welcomed by Mar Sarhad Y. Jammo, bishop of the Chaldean Eparchy of western United States who had repeatedly stressed the need of the union between the two churches, but that is yet to be officially discussed during the synod of the Chaldean church that, according to some unofficial reports, will be held at the beginning of next year.
Now, however, it is the turn of a priest of the Chaldean church of Our Lady Guardian of Plants in Campbellfield, a suburb of Melbourne, Australia. Although by now there are not official statements by the hierarchy of the Assyrian Church of the East, increasingly numerous are the testimonies of those who on August 15 assisted in the church of Mart Mariam in Fairfield to Father Faiz Dawood Jarjis’s loyalty oath to the church and its Patriarch Mar Dinkha IV. According to the news spread by several Assyrian sites, Father Faiz, who has now taken the name of Hurmizd Dawood Gewargis, on July 30 sent a letter with the request to join the Assyrian Church of the East to its Australian bishop, Mar Meelis Zaia, and on August 17 he was officially accepted and ordered to serve in the church of Mar Gewargis in Melbourne.
Father Faiz/Hurmizd was born in 1975 in Komane, Iraq, and got a BA in Theology at Babel College. In 2001 he was ordained deacon by the then bishop and now Chaldean Church Patriarch, Mar Emmanuel III Delly, and in 2002 he was ordained priest by the then Chaldean Patriarch Mar Raphael Bedaweed who ordered him to serve in the diocese of Amadhiya led by Mgr. Rabban Al Qas. In 2005 he became a priest of the Church of Our Lady Guardian of Plants in Campbellfield.
Waiting for official statements about this event it can be interesting to note some coincidences that could lead us to think of a period of crisis in the Chaldean church in Australia. The land the was the destination of many Iraqi Christians who fled the embargo and the wars that marked the recent history of the motherland had not, until 2006, a Chaldean bishop, and the care of the community was entrusted since 1978 to the Patriarchal Vicar Mgr. Zouhair Toma. In 2006, following a decision by Pope Benedict XVI the Chaldean Eparchy of Oceania was erected and entrusted to Mgr. Jibrail Kassab, former bishop of Basra.
Last July, during the World Youth Day, the news of this crisis began to be divulged. According to a piece of news by Australian Associated Press immediately published by the Herald Sun on July 6, a mass officiated in the Cathedral of Saint Patrick in Melbourne by the catholic archbishop of the city, Mgr. Denis Hart, was disturbed by two different groups of protestors. One calling for greater involvement of the Pope in the problems of the victims of sexual abuse by priests. The other, formed by faithful of the Chaldean church of Our Lady Guardian of Plants in Campbellfield, asking for the return of their priest, Father Khalid Marogi who, according to the spokesman of the group, was removed from the church without notice.
So far the facts, confirmed by the Archdiocese of Melbourne, the General Vicar of which, Mgr. Les Tomlinson, issued a statement reporting that the Chaldean community representatives discussed the protest at the headquarters of the archbishopric.
But what had happened? What had driven the Chaldean faithful, usually respectful of ecclesiastical authority, to break into a church during a Mass?
In the absence of official statements we can refer to the indiscretions that in those days were a major issue on the Assyrians sites and were also reported by some unofficial Chaldean sources. According to those sources the problems should be traced back to the request made to the Chaldean churches in Melbourne by Mgr. Jibrail Kassab to transfer their funds into a bank account in Sydney, a request that would have found a strong opposition among the priests and the faithful of Melbourne, monthly committed to pay the installments of a loan granted by the Catholic Fund for the properties of the Chaldean churches of the town that, as it is in the case of churches of that rite not in Iraq or in the Middle East, are controlled by the Catholic Church.
A few weeks before the clamorous protest, Mgr. Kassab would have informed the priests in Melbourne of his next visit to discuss the topic, and he would have arrived in the city accompanied by some faithful from Sydney and a lawyer, to find the Church of Our Lady Guardian of Plants empty and closed. After hours of futile waiting Mgr.Kassab would have called the Catholic Archbishop Denis Hart who would have said it was not in the rights of the priests to have such a behaviour. The day, was reported, would have finished with the arrival of the police and of a locksmith who, at the request of the Chaldean bishop, would have forced the locks permitting the entry in the offices of the church, and with a bitter confrontation between Mgr.Kassab and some priests and faithful of the church meanwhile appeared on the scene. Following those events Mgr.Hart would have suspended from all his duties Father Khalid Marogi, one of the priests of the church, a decision that would have caused the protest in the Cathedral of Saint Patrick ended with the delivery of a letter addressed to the Archbishop by the Chaldean faithful asking for the reinstatement of the priest who meanwhile had moved to Sydney.
This is what it is said to have happened. If the use of the conditional tense is mandatory in cases that were not disclosed by official sources, as in this one, it is true that according to a certain source, the Archdiocese of Melbourne, Mgr. Denis Hart withdrew his letter - and it is understood his decision - dated June 27, 2008 “written at the behest of Mgr. Kassab … affecting Father Marogi’s presence at Campbellfield” on the grounds that the issue must be resolved solely between the priest and the bishop who holds authority over the clergy and the faithful of his diocese.
Maybe the visit of Mgr. Kassab in Melbourne was not exactly as it was told, both in its motivation and performance - lawyers, archbishops, police, locksmiths - but it is certain that the same fact that Mgr. Hart disregarded his decision on Father Marogi confirms that it had been actually taken, and that the priest had been relieved from his post.
So talking about the period of crisis of the Chaldean church in Australia does not seem exaggerated or too alarmist: difficult could be the rebirth of a relationship of trust between Mgr. Kassab and Father Marogi and Father Jarjis has become a priest of the Assyrian Church in the East.
What will happen in the future?

Kirkuk, leader cristiani e musulmani pregano per la pace nel Paese

Fonte: Asianews

Kamikaze, auto-bombe che seminano morte e distruzione, uccisione mirate contro esponenti governativi. In questi ultimi due giorni in diverse zone del Paese si sono registrati attacchi contro la popolazione civile e i leader politici, ma dall’Iraq arrivano anche segnali di speranza, persone che non vogliono cedere alla logica della violenza dei terroristi.
Oggi a mezzogiorno nella moschea sunnita al-Rashid a Domez, nel Kurdistan iracheno, più di 250 capi religiosi sunniti, sciiti, kurdi e turkmeni, assieme a una delegazione del clero cristiano di dieci persone guidate dall’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, hanno tenuto una preghiera comune “per promuovere la pace” e “porre fine alle violenze” nel Paese.
L’iniziativa è partita dall’imam Ali Iman, guida religiosa della comunità musulmana sunnita locale, che ha chiamato a raccolta i vertici delle diverse fedi ed etnie della regione per “pregare per la pace e la stabilità” di Kirkuk e di tutto l’Iraq. Durante la cerimonia i capi spirituali delle varie comunità hanno pregato per le vittime degli attentati del mese scorso; un segnale forte che sta a ribadire il desiderio comune di lavorare “per il bene” del Paese e “isolare le cellule terroristiche che vogliono solo seminare morte e distruzione”.
Oltre alle preghiere, ciascun leader ha tenuto un discorso ai presenti sottolineando il significato dell’iniziativa odierna e la volontà comune di collaborare per garantire stabilità e sicurezza. Il primo a parlare, su invito dell’imam, è stato proprio l’arcivescovo caldeo mons. Louis Sako, il quale ha voluto esordire citando il salmo 133 della Bibbia nel quale si ricorda “come è bello e giocondo che dei fratelli si incontrino” e stiano “assieme”. Un passo che ribadisce l’importanza dello sforzo comune all’insegna della pace, pur senza dimenticare le differenze che ogni comunità di fedeli e ogni etnia porta con sé: una differenza che, al contrario, può essere fonte preziosa di sviluppo e di crescita. Mons. Sako ha inoltre ribadito che “se si vuole vivere in pace e in libertà”, bisogna essere in grado di “lasciarsi alle spalle il passato”, chiudere le “pagine tristi” che hanno insanguinato la storia recente dell’Iraq e “aprire tutti insieme un nuovo capitolo” che porti prosperità. “Basta con la violenza, la morte, la distruzione – ha aggiunto l’arcivescovo di Kirkuk – perché Dio ci ha creato per vivere assieme nella gioia e nella pace”. Il prelato ha inoltre riportato l'esempio di San Francesco d'Assisi, un vero "strumento della pace" che ha sempre promosso "il dialogo" e sconfessato la logica "dei conflitti". Al termine del suo intervento hanno preso la parola anche il rappresentante del leader sciita Muqtada al Sadr, l’imam sunnita della moschea di al-Rashid, un leader kurdo e un esponente della comunità araba. Dai leader politici è anche giunto "l'apprezzamento per il lavoro svolto dall'arcidiocesi" a favore della pace a Kirkuk. A conclusione dell'incontro di preghiera tutti i leader hanno partecipato a un pranzo all'insegna della "fraternità" e della "concordia".
Questi segnali di speranza contrastano però con le notizie che arrivano da altre zone del Paese: questa mattina un gruppo di guerriglieri ha assassinato il governatore della provincia di Diyala, Raad Rasheed Mulla Jawad. Nell’attacco è deceduto anche il segretario del governatore. Nel pomeriggio a Ramadi, nell'ovest dell'Iraq, un'autobomba ha ucciso quattro agenti e un civile. Ieri, sempre a Ramadi, un kamikaze si è fatto saltare in aria nei pressi di un check-point della polizia uccidendo cinque agenti della sicurezza. Secondo fonti della polizia vi sono anche sei agenti e quattro civili feriti in modo grave. L’attacco è avvenuto all’indomani della strage che domenica mattina, nella zona sunnita di Baghdad, ha causato la morte di altre 15 persone. Anche in questo caso si tratterebbe di un attentatore suicida che si è fatto esplodere vicino a un posto di blocco delle forze dell’ordine.

In Kirkuk Christian and Muslim leaders pray for peace in the country

Source: Asianews

In the last two days attacks by suicide bombers and car bombs have sown death and destruction among the civilian population and targeted government and other political leaders. But there are also signs of hope, people who do not want to give in to the logic of violence perpetrated by terrorists.
Today at noon in the Sunni al-Rashid Mosque in Domez, Iraqi Kurdistan, more than 250 religious leaders, Sunnis, Shiites, Kurdish and Turkmen, as well as a ten-member Christian delegation led Mgr Louis Sako, archbishop of Kirkuk, held a joint prayer “to promote peace and end the violence” in the country.
The initiative came from Imam Ali Iman, head of the local Sunni community, who called upon the leaders of the various faiths and ethnic groups in the region “to pray for peace and stability’ in Kirkuk and across Iraq.
During the ceremony the spiritual leaders of the various communities prayed for the victims of last month’s attacks.
This is a strong signal that reiterates a desire to work together for “the good” of the country and “isolate the terrorist cells that want to sow death and destruction.”
In addition to prayers each leader address those present stressing the meaning of today’s initiative and the joint willingness to cooperate to ensure stability and security.
Invited by the imam the first to speak was Mgr Louis Sako himself who began quoting from Psalm 133 which says “How good it is, how pleasant, where the people dwell as one!”
The initiative underscores the importance of making a joint effort on behalf of peace whilst not forgetting the differences that each community of faithful and each ethnic group possesses, differences which can instead be a precious source for development and growth.
“If we want to live in peace and freedom we must be able to leave the past behind us,” Monsignor Sako said; “turn the sad pages” that have been the cause of bloodshed in Iraq’s recent history; and “open together a new chapter” that brings prosperity.
We have had enough violence, death and destruction,” the archbishop of Kirkuk said. “God created us to live in peace and joy.”
After his address a representative for Shia leader Muqtada al Sadr, the Sunni imam of the Al-Rashid Mosque, a Kurdish leader and a representative of the Arab community spoke.
This morning in Dyala province the local governor, Raad Rasheed Mulla Jawad, and his secretary were murdered.
In the afternoon in Ramadi, in western Iraq, a car bomb killed four police agents and a civilian.
Also in Ramadi, but yesterday, a suicide bomber blew himself up near a police checkpoint killing five agents. Police sources report that six other agents as well as five civilians were seriously injured in the attack. The latter came a day after another violent incident left 15 people dead in a Sunni area of Baghdad. In this case the suicide bomber blew himself up near a police roadblock.