"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 agosto 2025

I ragazzi iracheni: torniamo da Roma carichi di speranza per il nostro Paese

Davide Imeneo - Avvenire

Per 110 giovani iracheni, il Giubileo dei giovani è stato un nuovo inizio, un’opportunità per rinvigorire il cammino di fede. Provenienti da diverse città dell’Iraq – Bagdad, Karakosh, Erbil, Duhok e Zakho – e appartenenti alle comunità neocatecumenali di rito caldeo e siro-cattolico, questi ragazzi hanno ripreso la via di casa con una certezza nuova: «Torneranno in Iraq rafforzati nella fede – spiega don Daniele Casturà, missionario italiano e responsabile dell’équipe itinerante del Cammino neocatecumenale – dopo un’esperienza che loro stessi hanno definito fortissima e unica».
Il pellegrinaggio a Roma si è rivelato un tempo di grazia capace di generare frutti concreti: «Questo darà loro la possibilità di testimoniare la freschezza dell’amore di Dio ai loro coetanei e nelle loro chiese molto sofferenti. Il ritorno di questi pellegrini sarà una grande iniezione di speranza per tutti – aggiunge don Daniele – e soprattutto porteranno in loro semi di nuove vocazioni e di nuove famiglie cristiane costruite sulla roccia, che è Cristo».
Questo cambiamento è il culmine di un cammino iniziato un anno fa, con un percorso di preparazione al Giubileo che ha coinvolto tutti i giovani delle comunità irachene. Ogni mese, in due diverse zone del Paese, si sono tenuti incontri per meditare sui messaggi del Papa ai giovani e fare un’attenta lettura e meditazione sui brani della Scrittura. Una settimana prima della partenza, l’intero gruppo si è riunito per un incontro spirituale, per entrare insieme nello spirito del pellegrinaggio.
Il viaggio ha incluso tappe nei luoghi di alcuni grandi santi: Francesco e Chiara d’Assisi, Carlo Acutis, padre Pio, Michele Arcangelo, e soprattutto san Tommaso, a Ortona, «primo evangelizzatore delle terre irachene». I giovani hanno anche incontrato seminaristi del Redemptoris Mater di Macerata e le monache benedettine di Barletta, ascoltando testimonianze vocazionali che li hanno aiutati a riflettere sulla propria chiamata.
Durante il Giubileo, i momenti più significativi sono stati la Veglia e l’Eucaristia con il Papa, e l’incontro di ieri con l’équipe internazionale responsabile del Cammino Neocatecumenale. In quell’occasione, «dopo aver ascoltato l’annuncio del Kerygma fatto dall’iniziatore del Cammino neocatecumenale Kiko Argüello, racconta don Daniele, sei giovani del nostro gruppo hanno espresso la volontà di seguire il Signore nel sacerdozio ministeriale e nove ragazze nella missione e nella vita contemplativa. Siamo rimasti veramente sorpresi e meravigliati di questi grandi doni». Un Giubileo, dunque, che non si conclude a Roma, ma continua nelle parrocchie e nelle comunità del Medio Oriente: giovani che tornano come segni viventi di una speranza nuova, pronti a edificare il futuro sulle fondamenta di una fede più matura, più consapevole e più gioiosa.

Iraq: 11 anni fa l’invasione dell’Isis della Piana di Ninive. Card. Sako (patriarca caldeo), “continuano le discriminazioni contro i cristiani”

By AgenSIR - Patriarcato caldeo

Undici anni dopo il tragico attacco ai cristiani da parte dello Stato Islamico (Isis), “l’ansia dei cristiani e l’ossessione per la migrazione continuano a crescere, in assenza di misure efficaci per proteggere i loro diritti, la loro sicurezza e i loro servizi”.
La denuncia è del patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, che, in un messaggio diffuso dal Patriarcato caldeo, ricorda la data del 6 agosto del 2014 quando i miliziani dello Stato Islamico dilagarono nella Piana di Ninive, costringendo i 120mila cristiani che l’abitavano a fuggire verso il Kurdistan iracheno.
Da lì in poi si susseguirono saccheggi e incendi delle proprietà cristiane, di case e chiese.
A distanza di anni, nonostante estorsioni, molestie, intimidazioni e discriminazioni a livello politico e di lavoro, che subiscono da parte di milizie attive nella Piana di Ninive, rimarca il cardinale, “i cristiani restano saldi nella loro fede.
La lettera rossa ‘N’ (ن), Nazareni, sulle porte delle loro case resta impressa nella loro memoria, ispirandoli a rifiutare l’ingiustizia e a testimoniare Cristo con fedeltà”. Mar Sako lancia un appello al Governo iracheno “affinché si assuma la responsabilità di proteggere la popolazione cristiana autoctona e di tutelarne i diritti. Questa causa è una necessità umanitaria e un imperativo nazionale, per cui la salvaguardia delle libertà e dei diritti dei cristiani e delle altre minoranze non deve essere determinata solo da considerazioni demografiche, ma da misure giuste ed eque”.
Il patriarca caldeo ribadisce che i cristiani “sono abitanti originari di queste terre, incarnano una ricca cultura e un ricco patrimonio; rimangono fedeli alla loro patria; hanno svolto un ruolo essenziale nella vita della Nazione irachena nei campi dell’istruzione, della cultura, della medicina e dei servizi sociali; e possono ancora contribuire alla rinascita e al progresso dell’Iraq”. “La comunità cristiana – conclude – merita sicurezza e giustizia per garantire la sua continua presenza sulla propria terra e una pacifica convivenza nella tolleranza, nel rispetto e nell’armonia”.

Does the Eleventh Anniversary of the Christians’ Exodus Promise Peaceful Change


Patriarch Louis Raphael Sako

On the eleventh anniversary of the drastic attack on Christians, by members of Islamic State (ISIS), resulted in displacing them from Mosul and towns of Nineveh Plain, accompanied by looting and burning of their properties, homes and Churches, the anxiety of Christians and obsession of migration continue to grow, in the absence of effective measures to protect their rights, security, and services. In addition to the seizing control of their towns in Nineveh Plain by militia groups that are practicing extortion, harassment, intimidation, as well as the abduction of their parliament quotas and governmental job opportunities.
Despite these tough challenges, Christians remain steadfast in their faith: the red letter “N” (ن) on the doors of their homes remaining etched in their memories, inspiring them to refuse injustice and bearing witness to Christ with fidelity, regardless of the sacrifices and hardship.
We call on the Government, which represents all Iraqi people, to shoulder its responsibilities of protecting this indigenous Christian population and upholding their rights.
This cause is a humanitarian necessity and a national imperative, for which preserving the freedoms and rights of Christians and other minorities must be determined not by demographic considerations only, but by just and equitable measures; for they are original inhabitants of these lands, who embody a rich culture and heritage; who remain loyal to their homeland; who have played an essential role in the life of Iraqi nation in the fields of education, culture, medicine and social services; and who can still contribute to Iraq’s renaissance and progress.
Consequently, the Christian community deserve security and justice to ensure their continued presence on their land and a peaceful coexistence in tolerance, respect and harmony.