By Baghdadhope
Secondo quanto dichiarato da Ron Redmond, portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) nel corso di una conferenza stampa tenuta il 5 maggio presso il Palazzo delle Nazioni di Ginevra, il miglioramento della situazione in Iraq ha portato l’UNHCR a rivedere per la prima volta dalla fine del 2007 le linee guida che stabiliscono i criteri di accettazione dei richiedenti asilo iracheni. Linee guida che in ogni caso rappresentano per i governi che ospitano sul proprio territorio dei rifugiati iracheni solo un suggerimento e non un obbligo.
Precedentemente, secondo il parere dell’UNHCR tutti gli iracheni provenienti dai governatorati del centro e del sud del paese - a parte coloro che appartenevano a categorie escluse come chi aveva commesso crimini di guerra - dovevano essere considerati rifugiati. La differenza nelle linee guida ora riviste è che per quanto riguarda gli iracheni di quei governatorati la valutazione dell’accettabilità di richiesta di rifugio non sarà automatica ma da valutare caso per caso.
Diverso è però il caso di quegli iracheni che pur provenendo dal centro e dal sud appartengono a gruppi specifici identificati come a rischio e che dovrebbero “ricevere un trattamento di favore”. Questi gruppi includono i membri delle minoranze religiose ed etniche, i pubblici ufficiali, coloro che si pensa siano oppositori dei gruppi armati e delle fazioni politiche, coloro che hanno avuto rapporti di lavoro con le forze multinazionali o con compagnie straniere, alcuni professionisti (non specificati), coloro che lavorano nel campo dell’informazione, per le Nazioni Unite o per le ONG, gli attivisti dei diritti umani e gli omosessuali.
Nel caso degli iracheni provenienti dai governatorati di Baghdad, Diyala, Kirkuk e Salah Al-Din, così come per quelli provenienti dai tre governatorati di Dohuk, Erbil e Sulaymaniyah (costituenti la regione autonoma del Kurdistan) ma che non sono originari di quei luoghi l’UNHCR suggerisce la protezione internazionale ed invita i governi stranieri a non obbligarli a tornare in Iraq, mentre per quelli che sono originari dei tre governatorati componenti il Kurdistan il suggerimento dell’UNHCR rimane quello della valutazione dei singoli casi.
Il miglioramento della situazione in Iraq, comunque, non è secondo l’UNHCR sufficiente a giustificare una politica di incoraggiamento al ritorno in Iraq dei rifugiati all’estero o l’applicazione generica delle clausole di esclusione che di fatto cancellano lo status di rifugiato. Per questa ragione il suggerimento è che coloro che già beneficiano della protezione internazionale mantengano lo status di rifugiati.
Precedentemente, secondo il parere dell’UNHCR tutti gli iracheni provenienti dai governatorati del centro e del sud del paese - a parte coloro che appartenevano a categorie escluse come chi aveva commesso crimini di guerra - dovevano essere considerati rifugiati. La differenza nelle linee guida ora riviste è che per quanto riguarda gli iracheni di quei governatorati la valutazione dell’accettabilità di richiesta di rifugio non sarà automatica ma da valutare caso per caso.
Diverso è però il caso di quegli iracheni che pur provenendo dal centro e dal sud appartengono a gruppi specifici identificati come a rischio e che dovrebbero “ricevere un trattamento di favore”. Questi gruppi includono i membri delle minoranze religiose ed etniche, i pubblici ufficiali, coloro che si pensa siano oppositori dei gruppi armati e delle fazioni politiche, coloro che hanno avuto rapporti di lavoro con le forze multinazionali o con compagnie straniere, alcuni professionisti (non specificati), coloro che lavorano nel campo dell’informazione, per le Nazioni Unite o per le ONG, gli attivisti dei diritti umani e gli omosessuali.
Nel caso degli iracheni provenienti dai governatorati di Baghdad, Diyala, Kirkuk e Salah Al-Din, così come per quelli provenienti dai tre governatorati di Dohuk, Erbil e Sulaymaniyah (costituenti la regione autonoma del Kurdistan) ma che non sono originari di quei luoghi l’UNHCR suggerisce la protezione internazionale ed invita i governi stranieri a non obbligarli a tornare in Iraq, mentre per quelli che sono originari dei tre governatorati componenti il Kurdistan il suggerimento dell’UNHCR rimane quello della valutazione dei singoli casi.
Il miglioramento della situazione in Iraq, comunque, non è secondo l’UNHCR sufficiente a giustificare una politica di incoraggiamento al ritorno in Iraq dei rifugiati all’estero o l’applicazione generica delle clausole di esclusione che di fatto cancellano lo status di rifugiato. Per questa ragione il suggerimento è che coloro che già beneficiano della protezione internazionale mantengano lo status di rifugiati.