Tradotto ed adattato da Baghdadhope
Baghdad (AP) — L'Associated Press ha appreso come l'Iraq abbia perso, nella maggior parte dei casi dall'inizio della guerra, più della metà dei cristiani che una volta lo chiamavano casa, e che pochi tra coloro che sono fuggiti pensano di ritornarci. Papa Benededetto XVI ha richiamato l'attenzione sulla loro situazione nel corso di una visita in Medio Oriente questa settimana invitando la comunità internazionale a garantire la sopravvivenza "dell'antica comunità cristiana di quella nobile terra."
Baghdad (AP) — L'Associated Press ha appreso come l'Iraq abbia perso, nella maggior parte dei casi dall'inizio della guerra, più della metà dei cristiani che una volta lo chiamavano casa, e che pochi tra coloro che sono fuggiti pensano di ritornarci. Papa Benededetto XVI ha richiamato l'attenzione sulla loro situazione nel corso di una visita in Medio Oriente questa settimana invitando la comunità internazionale a garantire la sopravvivenza "dell'antica comunità cristiana di quella nobile terra."
Il numero di arabi cristiani è drasticamente diminuito in tutto il Medio Oriente negli ultimi anni, mentre un numero sempre crescente di essi cerca di trasferirsi in Occidente affermando di sentirsi sempre più sgraditi in Medio Oriente e di volere una vita migliore all'estero.
Ma l'esodo è stato particolarmente grave in Iraq - dove la violenza settaria a partire dall'invasione a guida USA del 2003 ha spesso preso di mira i cristiani.
L'AP ha scoperto che centinaia di migliaia di cristiani sono fuggiti. Una situazione che avrà implicazioni pratiche per il futuro dell'Iraq.
Storicamente i cristiani costituivano una grande parte della classe media del paese, ed occupavano posti di lavoro chiave come medici, ingegneri, intellettuali e funzionari pubblici.
L'ultimo censimento ufficiale iracheno nel 1987 contava 1,4 milioni di cristiani nel paese. Ora, secondo la relazione del Dipartimento di Stato americano del 2008 sulla Libertà Religiosa Internazionale, il numero sarebbe sceso tra 550.000 e 800.000.
L'esodo maggiore c'è stato a partire dall'invasione del 2003 suggeriscono varie statistiche ed il Dipartimento di Stato che sostiene che circa 1.2 milioni di cristiani rimanevano nel 2003. I cristiani cominciarono a lasciare l'Iraq dopo la Guerra del Golfo del 1991, nel periodo delle sanzioni economiche e della repressione sotto Saddam Hussein che spingeva le politiche islamiste.
Ma il rivolo si trasformò in un fiume in piena dopo il rovesciamento di Saddam nel 2003 e l'aumento della violenza, ha spiegato un importante parlamentare iracheno cristiano, Younadem Kana.
"Mi auguro di partire per qualsiasi altro posto nel mondo", ha detto Sheeran Surkon, una ventisettenne irachena fuggita in Siria nel 2004 dopo aver ricevuto minacce di morte, dopo la scomparsa del padre e dopo che il suo salone di bellezza era stato fatto esplodere. Ora Sheeran aspetta di essere reinsediata in un altro paese e dice di non poter tollerare la violenza e il nuovo conservatorismo musulmano in Iraq. "Come potrei io, donna, vivere lì?"
Daoud Daoud, 70 anni, un ex funzionario civile della città settentrionale di Mosul, ora passa il tempo aspettando con decine di altri al centro per il reinsediamento di Damasco sperando di raggiungere i suoi figli in Svezia. "L'Iraq che conoscevamo è finito. Non c'è futuro per noi lì."
Più di 2 milioni di rifugiati di tutte le religioni sono fuggiti dall'Iraq dopo l'invasione del 2003. La recente diminuzione della violenza ha spinto alcuni rifugiati musulmani - pochi -a tornare.
Ma sono ancora meno i cristiani che pensano di ritornare secondo l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. "Semplicemente non si sentono abbastanza sicuri. Non possono contare sulla sicurezza dello Stato o di qualsiasi altra forza che li protegga" ha dichiarato il rappresentante dell'UNHCR a Damasco, Philippe Leclerc.
In una relazione dello scorso anno il capo dell'unità per l'Iraq dell'UNHCR ha sottolineato come le probabilità che i cristiani si registrino come rifugiati allo scopo di emigrare verso un paese terzo sia maggiore rispetto agli appartenenti alle altre religioni. "La stragrande maggioranza degli iracheni vorrebbe tornare in Iraq quando le condizioni lo permetteranno con l'importante eccezione delle minoranze religiose, in particolare i cristiani," secondo la relazione.
I segni del forte esodo sono evidenti all'interno della chiesa di San Giuseppe nel quartiere borghese di Karradah a Baghdad. Pochi giorni fa solo 100 cristiani, in maggioranza donne e bambini, hanno assistito alla messa nella chiesa che potrebbe facilmente contenerne 1000.
L'incenso profumava l'aria mentre i parrocchiani cantavano inni in arabo ed in siriaco antico - simile all'aramaico parlato da Gesù
"Quando sono arrivato qui nella mia parrocchia a Karrada c'erano 2.000 famiglie", ha detto Mons. Luis al-Shabi, 70 anni, che ha iniziato il suoi sacerdozio nella chiesa di San Giuseppe 40 anni fa. "Ma ora ce ne sono solo 1000 - la metà".
La situazione è peggiore nel quartiere meridionale di Dora a Baghdad - da dove 30.000 cristiani che vi abitavano prima della guerra sono fuggiti. Nel tranquillo quartiere c'è ora una sola chiesa ed una manciata di cristiani.
Quando un gruppo di famiglie cristiane recentemente ha tentato di tornare a Dora due donne sono stati uccise, ha detto in un'intervista dopo l'incontro con il Papa nella vicina Giordania il cardinale iracheno Emmanuel III Delly.
Alcuni cristiani citano la violenza come causa della loro fuga. Iracheni di tutte le religioni ed etnie sono stati uccisi, ma i cristiani avevano la sfortuna di vivere in alcuni dei peggiori campi di battaglia, tra cui Dora e la città settentrionale di Mosul, entrambe roccaforti di al-Qaeda.
Alla fine dello scorso anno i cristiani di Mosul sono stati vittime di vere e proprie esecuzioni così come di una serie di attentati. Nel marzo dello scorso anno il corpo dell'arcivescovo caldeo di Mosul è stato trovato in una fossa un mese dopo essere stato rapito da uomini armati dopo aver celebrato una messa.*
Per ora gli attacchi contro i cristiani a Mosul sembrano essere diminuiti. Ma un prete che ha rifiutato di dare il suo nome per paura ha detto all'AP che "nonostante l'attuale calma in città i cristiani temono ancora le persecuzioni".
La violenza isolata continua. Domenica scorsa in un villaggio fuori Mosul il corpo di un bambino cristiano di 5 anni rapito una settimana prima è stato trovato dalla polizia, parzialmente sbranato dai cani.
La perdita del poco potere che la comunità aveva sotto Saddam ha anche svolto un ruolo nell'esodo cristiano.
Banditi dall'esercito, dai servizi di sicurezza o dalle posizioni politiche di alto livello sotto Saddam, i cristiani in Iraq erano spesso medici, ingegneri, proprietari terrieri, e soprattutto dipendenti pubblici che affollavano i ministeri in qualità di tecnocrati che facevano funzionare il paese.
Ma i ministeri sono ora controllati da potenti figure delle comunità musulmane sunnita e sciita che preferiscono distribuire posti di lavoro ai familiari ed ai conoscenti in base a diverse e recenti indagini anti-corruzione del governo iracheno.
"Non si tratta da parte del governo di una politica di discriminazione, quanto piuttosto di monopolizzazione del potere e dell'abuso dello stesso per gli interessi propri e della propria setta", ha dichiarato il parlamentare cristiano Kana.
Kana ed altri affermano anche che molti cristiani partono perché pensano che l'agenzia dell'ONU per i rifugiati delle Nazioni Unite potrebbe favorirli per il reinsediamento - una cosa che l'ONU non fa.
"Le persone più vulnerabili hanno la priorità, e tra di loro ci sono gli iracheni cristiani... ma il fatto di essere cristiani non significa che saranno favoriti", ha dichiarato Leclerc, il funzionario delle Nazioni Unite, aggiungendo che, tuttavia, paesi come la Germania hanno dichiarato di voler accettare per il reinsediamento più cristiani perché particolarmente presi di mira.
Kana critica spramente questa politica: "forse stanno cercando di salvare qualcuno ma stanno distruggendo la comunità... una popolazione storica ed originaria di questo paese."
Questo argomento non è importante per un rifugiato come George Khoshaba Zorbal, di un'importante famiglia cristiana di Baghdad che in passato pubblicava il periodico della chiesa.
Ora vive di elemosine in un affollato appartmamento di Damasco con altri 8 membri della famiglia e dice "Non tornerò mai più. Ho paura che la situazione non migliorerà nenache tra 10 anni."
Associated Press writers Zeina Karam and Albert Aji in Damascus, Sameer Yacoub in Baghdad, and an AP employee in Mosul contributed to this report.
* Il corpo di Mons. Faraj Paulus Raho, rapito il 29 febbraio, fu ritrovato il 13 marzo. Nota di Baghdadhope